Il cambiamento climatico acuisce l'impatto degli eventi atmosferici estremi e aumenta i rischi sanitari legati in particolare alle ondate di calore
Presentato, di recente, il dossier di Legambiente, in collaborazione con il Ministero dell'Ambiente, “Le città italiane alla sfida del clima”, con risultati utili e interessanti per definire l'entità degli impatti dei mutamenti climatici nelle nostre città.
Dal 2010, 101 Comuni italiani hanno subito, nel loro territorio, impatti dovuti a fenomeni atmosferici estremi, con 204 eventi tra allagamenti, frane, esondazioni con danni alle infrastrutture e/o al patrimonio storico.
I cambiamenti climatici in corso necessitano di nuove modalità di risposta alle situazioni di emergenza ed ai pericoli che minacciano, in particolare, le città. Sono necessarie nuove forme di pianificazione e di gestione delle aree urbane per mettere in sicurezza i cittadini e ridurre gli impatti sui quartieri e sulle infrastrutture dei centri urbani.
Le città sono il cuore delle sfida climatica in tutto il mondo perché è nelle aree urbane che si produce la quota più rilevante di emissioni ed è qui che l’intensità e la frequenza di fenomeni meteorologici estremi sta determinando danni crescenti, mettendo in pericolo vite umane e provocando gravi danni a edifici ed infrastrutture.
Conoscere le zone urbane a maggior rischio è molto utile per pianificare e ottimizzare gli interventi durante le emergenze ed indirizzare l'assistenza, ma anche per realizzare interventi di adattamento, come la reintroduzione di alberi e prati al posto di superfici asfaltate, in modo da favorire il naturale deflusso delle acque nella falda e rivestendo i tetti con vegetazione o materiali riflettenti.
Conoscere le zone urbane a maggior rischio è molto utile per pianificare e ottimizzare gli interventi durante le emergenze ed indirizzare l'assistenza, ma anche per realizzare interventi di adattamento, come la reintroduzione di alberi e prati al posto di superfici asfaltate, in modo da favorire il naturale deflusso delle acque nella falda e rivestendo i tetti con vegetazione o materiali riflettenti.
Tutto questo richiede di attivare un sistema di risposta più efficace, in base alle caratteristiche dei diversi territori, a volte condizionati da fenomeni di dissesto idrogeologico, altre dalle conseguenze di una gestione disinvolta del consumo di suolo, dell'edilizia o della rete di smaltimento delle acque.
Oltre ai danni più visibili causati dal maltempo, dobbiamo fare i conti anche con gli impatti sanitari dovuti alla maggiore frequenza e intensità delle ondate di calore. Gli studi realizzati dal Dipartimento di epidemiologia del servizio sanitario nazionale della Regione Lazio, nell'ambito del “Piano operativo nazionale per la prevenzione degli effetti del caldo sulla salute”, evidenziano dati preoccupanti relativi alle città italiane.
Nell'estate del 2015, le temperature superiori alle medie, nel periodo di luglio, nelle città del Nord e del Centro (fino a 4°C superiori ai valori di riferimento con picchi che hanno raggiunto i 41°C), associate ad elevati tassi di umidità hanno aumentato il disagio termico della popolazione.
Nell'estate del 2015, le temperature superiori alle medie, nel periodo di luglio, nelle città del Nord e del Centro (fino a 4°C superiori ai valori di riferimento con picchi che hanno raggiunto i 41°C), associate ad elevati tassi di umidità hanno aumentato il disagio termico della popolazione.
L'effetto è stato un aumento della mortalità giornaliera nella popolazione con età superiore ai sessantacinque anni nel mese di luglio 2015, con incrementi compresi tra +15% e +55%.
Le città, quindi, devono poter affrontare la sfida dei cambiamenti climatici ma per riuscire in questo intento, riducendo rischi e impatti, occorre attuare strategie di adattamento mirate e gestite a livello nazionale e locale.
Le città, quindi, devono poter affrontare la sfida dei cambiamenti climatici ma per riuscire in questo intento, riducendo rischi e impatti, occorre attuare strategie di adattamento mirate e gestite a livello nazionale e locale.
Per Legambiente una politica idonea deve prevedere l'elaborazione di Piani Clima delle città, cioè di uno strumento che consenta di individuare le aree a maggiore rischio, di rafforzare la sicurezza dei cittadini anche in collaborazione con la Protezione civile, in modo da elaborare progetti di adattamento di fiumi, delle infrastrutture, dei quartieri. Il Ministero dell'Ambiente dovrebbe svolgere un ruolo di indirizzo e di coordinamento rispetto all'azione dei Comuni.
(Fonte: Arpat)
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