Due anni fa stavo conducendo una delle
tante e belle riunioni nelle scuole del Parco Naturale Regionale dei Monti
Lucretili (dove ho la fortuna di lavorare come educatore ambientale) per
presentare l’area protetta, la natura, la cultura e le problematiche ambientali
nell’ambito del “Consiglio delle Ragazze e dei Ragazzi del Parco”. Alla fine di
una di queste riunioni, in una classe di scuola media, un bambino si alzò e disse: “Professore tutto quello che lei ci ha
spiegato sull’ambiente è storia vecchia, il problema adesso sono le scie
chimiche!”
Io prontamente risposi innanzitutto
dicendo che ero d’accordo, per quello che si è venuto a sapere le scie chimiche
sono veramente un problema, e poi mi complimentai con il bambino per la sua
interessante osservazione.
Ora dunque la riflessione è questa: devono
forse essere i bambini e le bambine a fare capire agli adulti che ci sono delle
nuove emergenze ambientali e che la scuola e gli operatori del settore non sono
preparati a parlarne?
Ormai l’educazione ambientale è presente a
vari livelli in tutte le scuole ma quali sono in effetti gli argomenti che
ancora non vengono affrontati o che se affrontati non lo sono in modo chiaro e
ecologicamente corretto? Vediamone tre significativi.
Il primo è proprio quello delle scie
chimiche, è in atto ormai un nuovo modo di fare la guerra, la guerra del clima,
qualcuno giustamente ha detto di “rendere la terra stessa un arma” tramite
modificazioni climatiche indotte artificialmente attraverso le emissioni degli
aerei. Senza dilungarmi troppo ormai si sa bene che dagli aerei fuoriesce di
tutto, metalli pesanti, composti chimici, molecole tossiche nano-particelle…
Il secondo è quello del problema
dell’elettromagnetismo (cellulari, computer, wi-fi, cordless, ecc.) e dei suoi
effetti tanto dannosi su noi umani ma anche su piante e animali. Effetti
devastanti, mortali, catastrofici ma fin’ora sempre sottaciuti grazie all’opera
di disinformazione delle multinazionali del settore. E le bambine e i bambini
sono le persone più sensibili dato che se noi adulti qualche minima protezione
biologica l’abbiamo, loro molto di meno… E intanto mettere il wi-fi nelle
scuole, in tutte le classi, sembra un segno di progresso…! (basterebbe invece
usare i cavi…).
Il terzo riguarda la corretta
alimentazione che dal punto di vista ecologico non può che essere vegana e
crudista come insegna l’ecologia profonda riguardo al valore e dignità di ogni
essere vivente nel rispetto dei cicli della vita e di quelli stagionali e della
possibilità di ogni specie di avere diritto al proprio habitat, alla libertà e
la propria evoluzione. Ma come insegnarlo a scuola dove la maggior parte delle
insegnanti hanno ancora uno stile alimentare carnivoro-patriarcale (per non
dire “crudele”)?
Per finire riprendendo un po’ tutte le
questioni si tratta di ridefinire la nostra idea di civiltà considerando che
attualmente e da migliaia di anni siamo tutti assoggettati (il pianeta, le
donne e gli animali in primo luogo), alla società cosiddetta patriarcale che
vede nella sottomissione e nella distruzione (del naturale per l’artificiale –
il progresso) il proprio senso di essere.
Invece un altro mondo è possibile. Gli
studi di Marija Gimbutas sulla Civiltà dell’Antica Europa neolitica hanno
dimostrato senza ombra di dubbio che proprio qui in Europa i nostri antenati
avevano un altro modello di civiltà, matrilineare, egualitaria, rispettosa
della natura (la Madre Terra, la Grande Dea) e dei cicli naturali… Poi con
l’avvento del patriarcato tutto è cambiato e in molto peggio…
Ora però possiamo
resistere, sperare, sognare e agire ecologicamente in senso globale ma anche e
soprattutto locale, quotidiano e bioregionale verso… un antico futuro.
di Stefano Panzarasa
(Rete Bioregionale Italiana)
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