I cambiamenti in atto sono tanti e sono sotto gli occhi di tutti noi: le persone, forse complice anche la crisi, (che non è una parola con un significato negativo, ma appunto una parola che sottintende la necessità di aggiustamenti), sono più attente ai consumi, specie a quelli alimentari, ma non solo. C'è un settore in forte crescita, che è quello del biologico. Le persone hanno voglia di dedicare più tempo e più risorse a procurarsi un cibo che sia più in sintonia con l'organismo umano e con l'ambiente.
Cambiamenti per una vita bioregionale
Nei decenni del boom economico avevamo imparato che potevamo avere cibo di tutti i tipi in abbondanza e a poco prezzo, ma a prezzo (sembra un gioco di parole) della nostra salute fisica e mentale e di quella dell'ambiente. L'importante era produrre di più con la scusa di "nutrire gli affamati" e torna in mente lo slogan "Nutrire il Pianeta" dell'EXPO 2015... ancora ci raccontano la favola della fame nel mondo come se le morti per fame che disgraziatamente forse ancora esistono, dipendessero dalla scarsa redditività delle nostre colture e non dalla dissennatezza dei governi che comandano in questi luoghi sfortunati della terra, che non trovano di meglio che farsi guerre tra tribù e bande rivali, spendendo cifre abnormi per armamenti e in costi umani e rubare dalle casse statali per il proprio tornaconto personale... e allora giù con i pesticidi, i diserbanti ed i concimi chimici.
Le produzioni in esubero per noi occidentali vengono poi per caso devolute in beneficenza ai paesi poveri? Non c'è dubbio, anzi, c'è un gran da fare nella ricerca di nuovi sbocchi per esportare queste "eccedenze", soprattutto se di pregio (prodotti di origine animale come formaggi e salumi).
E' vero che la specie umana si è diffusa sul pianeta in maniera abnorme, popolando ogni angolo dai deserti ai ghiacci artici, ma chi ce l'ha fatto fare? Come le popolazioni animali se lasciate in libertà si autoregolano, aumentando e diminuendo a seconda delle risorse disponibili, così dovrebbe fare l'uomo, senza voler riprodurre e mantenere gli individui umani sempre e comunque, anche in difetto di salute e di cibo. Ma non voglio fare un discorso catastrofista.
La coscienza dell'essere umano dovrebbe aumentare fino a portare spontaneamente ad una riduzione delle nascite, soprattutto nelle zone dove questo problema comincia a farsi sentire ( anche per il discorso dei posti di lavoro, che meriterebbe comunque un discorso a parte: il lavoro ci sarebbe per tutti, basterebbe che ognuno facesse un po' e non che chi ce l'ha deve lavorare 8 ore al giorno e chi non ce l'ha deve farsi mantenere con i sussidi...).
Questi ed altri argomenti potrebbero essere facilmente affrontati e risolti applicando l'ecologia profonda e il bioregionalismo ed un tocco di spiritualità laica potrebbe far si che tutti questi problemi venissero affrontati pensando che siamo su questa Terra di passaggio ma che forse c'eravamo anche prima e forse dopo, ma che comunque, anche se non ci crediamo, il nostro spirito è lo stesso che anima tutti gli altri esseri viventi e non solo e che siamo tutti una unica grande famiglia che si arrabatta per vivere secondo un programma che ci è stato impartito nei secoli, dall'egoismo e avidità umani e di cui faremmo bene a sbarazzarci.
Quante attività inutili, quanti pensieri negativi inutili e dannosi, che ci animano, spesso dal mattino quando ci svegliamo!
E pensare che la vita potrebbe essere ed è sempre così bella e varia, stimolante, se riusciamo a scorgere negli occhi del nostro vicino, dei nostri compagni, figli, genitori, noi stessi, il nostro Sé!
Caterina Regazzi
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