lunedì 28 agosto 2017

"Mal d'Africa" - Il clima sta cambiando cosa ne sarà dell'Italia?


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Cerchiamo di capire cosa sta accadendo al nostro clima, soprattutto capire perché al centro e al sud sono scomparsi gli antichi e benefici temporali estivi. Dobbiamo parlare ormai di “Mal d’Africa” e non nel senso di nostalgia per la sua natura selvaggia, ma per i guai che da qualche decennio ci sta procurando non ultimo sul clima. 

Per prima cosa chiariamo che se non ci fosse il Mar Mediterraneo l’Italia confinerebbe direttamente con la Libia e con la Tunisia, quindi possiamo definirci quasi una regione “Nord Africana”. 

Secondo punto, a causa del riscaldamento globale del pianeta la fascia tropicale si è espansa di oltre 200 Km sia a nord che a sud, coinvolgendo così parte del Mediterraneo e “cacciando” fuori dal “mare nostrum” l’Anticiclone delle Azzorre, che per secoli e secoli è riuscita quasi sempre a creare una barriera invalicabile ai flussi di caldo torrido del Sahara. Ora l’Alta Pressione delle Azzorre raramente ci fa visita in estate perché ormai si è posizionata tra il Portogallo e l’Islanda, per cui le lingue di caldo torrido sahariano non hanno più problemi a raggiungerci. 

Terzo punto: non dimentichiamo che il mar Mediterraneo è diventato molto caldo in superficie per cui è fortemente aumentata la sua evaporazione. Questo fenomeno in estate a volte può creare una barriera invisibile che in parte riesce a deviare le fresche correnti atlantiche, le quali volendo poi entrare in Italia sono ostacolate dalla barriera naturale delle Alpi. E allora? Forse è il caso di pensare ad adattarci a questa nuova situazione climatica e, quindi, reimpostare il nostro futuro…

Filippo Mariani
(accademia kronos)

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Italia come il "Sahara", la siccità è un dramma 

Le piogge, o meglio, i temporali estivi non si vedono. Se si eccettuano i pochi break rinfrescanti, ma con precipitazioni che hanno "premiato" principalmente il Nord Italia, su molte regioni è da mesi che non piove decentemente. O non piove proprio... Guardando i modelli matematici di previsione si va alla ricerca, giustamente, di quella "scintilla" che possa far cambiare le carte in tavola. Dopo 3 mesi di caldo, talvolta eccezionale, aspettiamo le prime perturbazioni atlantiche. E ora che l'autunno incombe, almeno sulla carta, la speranza è che l'acqua dal cielo possa cadere il prima possibile. La siccità è una piaga. Fa parte del nostro clima estivo, questo è vero, ma mai come quest'anno è venuta a mancare quella componente temporalesca così preziosa nel corso della stagione secca. Se poi ci mettiamo una primavera altrettanto avara d'acqua, beh, allora c'è poco da stare allegri. Se manca l'acqua i primi a soffrirne siamo noi. Noi perché l'agricoltura, la vegetazione, i suoli, sono tutti elementi che direttamente o indirettamente ci riguardano. Soffrono i corsi d'acqua, i bacini di raccolta, insomma le preziose riserve idriche. Perché l'allarme rientri v'è necessità di giorni e giorni di pioggia. Ma pioggia benefica, non di eventi estremi. Già, perché ora c'è il rischio che l'evento estremo si verifichi. La quantità d'energia presente nel Mediterraneo è talmente tanta che alle prime, vere perturbazioni potrebbero accadere cose sgradite. Speriamo, a questo punto, che un minimo di normalità si ripresenti in forma di perturbazioni atlantiche "old style". Passaggi perturbati ripetuti capaci di innescare fenomeni insistenti, diffusi e non violenti. Ce la faremo? Ai posteri l'ardua sentenza... 

Pubblicato da: Ivan Gaddari di Meteo Giornale mtg 

2 commenti:

  1. Commento di Clenz Domus Venece: "...un male forse necessario... come il debbio che spesso serviva ai pastori e coltivatori delle zone aride di Sardegna e altre zone d'Italia. Africa è terra di Afrodite, Venere, defraudare le sue ricchezze, ingannare le sue popolazioni, può solo scatenare l'ira dei suoi Kami, delle sue divinità, che, se diedero avvio alla nascità della Razza Umana nella Valle del Rift e il Giardino di Mele del Golfo di Eden, allora posson pure riassorbire la sua stessa creazione per provare a rifarne un altra.. Africa misteriosa, chi pensa chi conoscerla davvero in profondità? infine, se l'Italia è un pezzo di Africa staccatosi e mandato in prestito all'Europa, tramite la cesura delle Alpi al continente (forse anche la Spagna tramite la cesura dei Pirenei) forse avrà un compito di intermediazione primario verso i nord atlantici europei."

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  2. Commento di Giulio D'Andrea: “Il problema è che con i cambiamenti climatici alcune zone dell'Africa prima coltivabili ora non lo sono più, quindi l'emigrazione da quelle zone è naturale quanto inevitabile. Allora bisogna chiedersi: ok sono migranti economici, ma che fine vogliamo far fare a quella gente? Vogliamo Pagare la Libia affinché tenga questa gente nelle sue prigioni a pane e acqua? Oppure vogliamo dare a questa gente una possibilità di integrazione in Europa? Dare una possibilità non significa essere buonisti, ma lasciare che si compia una selezione naturale: i migliori riusciranno a integrarsi gli altri, i delinquenti, saranno rimpatriati, emarginati o andranno nelle patrie galere...”

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