domenica 2 settembre 2018

Paganesimo, naturalismo e le radici bioregionali


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Il culto di Dioniso al tempo della sacralità della natura
E' tempo che i laici reagiscano alla retorica religiosa ma NON estraniandosi dalla propria comunità, bensì rivendicando orgogliosamente le proprie radici nella tolleranza e nella libertà di pensiero dei tempi “pagani”.
Se consideriamo che il paganesimo non è stato una religione, bensì un atteggiamento tollerante verso tutti i modi di pensare e tutte le tradizioni, non avremo difficoltà a mantenere intatta la nostra laicità pur recuperando pienamente il folclore gioioso delle nostre radici più profonde.
Uno dei simboli più forti della sacralità della natura, oltre all'immagine della Dea Madre,  è  fornito da Dionisio o Bacco o Libero, dio del vino della gioia e delle orge di Grecia e Roma. Moltissime sono le similitudini fra i misteri di Dionisio (conosciuto da 13 secoli prima di Cristo) ed il “mito cristiano”.
Dioniso (uomo che divenne Dio), era venerato come “Dio liberatore” (dalla morte) perché una volta defunto discese agli inferi ma dopo alcuni giorni tornò sulla terra.
Proprio questa sua capacità di resurrezione offriva ai suoi adepti la speranza di una vita ultraterrena tramite il suo divino intervento. Anche per essere ammessi al culto dionisiaco era necessario essere battezzati, introdotti al tempio e sottoposti ad un rigido digiuno.
Altra somiglianza fra il culto di Dionisio e quello ben più tardo di Gesù è nel rituale che prevedeva l’omofagia (consumazione della carne e del sangue di un animale, identificato con Dioniso stesso), come segno di unione mistica con il suo corpo ed il suo sangue.
Dioniso inoltre era strettamente connesso con i cicli vitali della natura alla quale venivano legati il concetto di resurrezione (primavera) e morte (autunno) proprio come manifestazione della morte e la resurrezione del Dio.
Anche gli antichissimi simboli di Dioniso: la vite,  il melograno e l’ariete diventano tutti al completo i simboli attribuiti dai cristiani a Gesù. Due corrispondono perfettamente (la vite ed il melograno) ed uno corrisponde con una minima, anzi trascurabile variazione: (l’ariete di Dionisio viene ringiovanito e diventa Agnus Dei – agnello di Dio).
Robert Graves in Greek Myths ha scritto: “… Dioniso, anche detto «colui che è nato due volte» una volta affermato il suo culto in tutto il mondo, ascese al cielo e ora siede alla destra di Zeus come uno dei Dodici Grandi”
Marcus Prometheus
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