Bozza:
Un’Arca
per l’Italia - Un
progetto politico libero, trasparente, aperto, inclusivo, a
conduzione diffusa.
Indice
Paragrafi 1 e 2: considerazioni sulla situazione
attuale e sulla necessità di cambiare strategia
Paragrafi 3 e 4: proposta per essere più efficaci
nel cambiamento
Paragrafi 5 e 6: la proposta per fare politica in
modo nuovo
Appendice: possibili iniziative per rinnovare il
sistema “Italia” e che possono essere sottoposte anche a reti
analoghe, da discutere tra coloro che decideranno di salire
sull’Arca.
Dando seguito
allo spirito “paritetico e aperto” che anima questo documento
abbiamo inoltre elencato le petizioni e gli appelli
di cui siamo a conoscenza e alcuni siti di iniziative
simili all’Arca che riteniamo interessanti e che
potrebbero essere fiumi che confluiscono nel grande fiume del
cambiamento che tutti auspichiamo.
Quella che segue
vuole essere una bozza, integrabile con il
contributo di tutt♥
coloro che vorranno salire sull’Arca, condividendone valori di base
e finalità e decidendone insieme il percorso.
Sappiamo
bene che gli impegni di ciascuno potrebbero ostacolare l’adesione a
un nuovo progetto.
La
nostra proposta, tuttavia, prevede proprio che questa miriade di
attività e di impegni individuali vengano messi a sistema, con il
fine di dar forma a una grande Arca capace di incidere nella società
e nella vita politica del Paese.
1) Premessa
Nella storia i
cambiamenti radicali, spesso inattesi ancorché temuti, sono arrivati
all’improvviso e a volte per cause imprevedibili. Questi eventi
hanno spesso spinto popoli diversi a dare vita ad alleanze che hanno
permesso, grazie anche a nuove visioni, di scongiurare declini
irreversibili.
Quando arrivano tali
momenti è auspicabile avere un paracadute, un’alternativa già
predisposta e potenzialmente capace di far nascere ed assicurare le
aspettative di un miglioramento generalizzato. Un’alternativa oggi
si sta configurando nel nostro Paese, così come nel mondo intero.
Le entità
portatrici di nuovi paradigmi di civiltà sono molteplici e
differenziate per la specificità delle loro lotte nei diversi campi:
giuridico, sociale, economico, ecologico, culturale, educativo.
Molto
probabilmente, finita la pandemia, tutto potrebbe tornare come
prima a meno che non si pongano le basi per una grande e inedita
alleanza. Possiamo capirlo e possiamo farlo.
Quest’appello è
rivolto proprio a quelle persone e a tutte quelle isole
dell’arcipelago progressista, che hanno lavorato, spesso
nell’indifferenza dei media, e che si sono attivate nei momenti più
importanti degli ultimi anni come per il referendum del 2006, contro
il presidenzialismo, in quelli del 2011 per l’acqua pubblica e del
2016 contro lo stravolgimento della Costituzione e, come ultimo segno
dei tempi, in occasione degli scioperi degli studenti di tutto il
mondo contro il cambiamento climatico.
E’ rivolto anche a
tutte quelle persone che fanno parte del tessuto produttivo italiano,
alle aziende, alle piccole e medie imprese che devono essere aiutate
nella difficile fase di transizione dall’economia tradizionale
all’economia sostenibile.
E’ proprio con
l’attenzione alle singole specificità e competenze acquisite nei
diversi raggruppamenti che vorremmo creare ponti in questo
arcipelago. Siamo infatti consapevoli che l’unione garantirà
la qualità della proposta politica, proprio perché in essa
coesistono e interagiscono conoscenze diverse e qualificate.
Ci rivolgiamo
pertanto a tutte le persone di buona volontà e ai gruppi radicati
sul territorio per creare una grande alleanza che sia forte,
competente, generosa e capace di assumersi le responsabilità di una
nuova politica nei modi e nei metodi di una civiltà senza soprusi,
che tutti noi abbiamo già sognato ed elaborato in varie forme.
2) L’effetto Covid 19
Il Covid 19 ci ha
fatto capire che è il momento di cambiare strategie. Questo periodo
di confusione e fragilità sociale, come sta già avvenendo, sarà
utilizzato per far passare provvedimenti emergenziali e iniziative
che in altri momenti troverebbero la nostra opposizione.
In questi mesi
infatti, l’umanità intera fronteggia un virus invisibile che ha
fatto irruzione nelle nostre vite agli inizi del 2020 e che ha già
causato tante vittime e ha messo in crisi la narrazione dominante,
sia sul piano economico che sul piano sociale. La
situazione emergenziale è stata l’occasione
per riportare al centro del dibattito
la necessità di “guarire” alcuni beni/servizi pubblici come la
sanità, il senso e la funzione di alcune istituzioni quali l’Unione
Europea, nonché i valori della solidarietà, i diritti
costituzionali e l’attenzione al sociale. E’ stata anche
l’occasione per un rinnovato fermento nel mondo del volontariato
che ha portato ad una insolita produzione di appelli e di proposte.
Oggi la società
italiana è caratterizzata dalla presenza di un elevato numero di
gruppi, ONG, movimenti e associazioni impegnati a migliorarla ma,
dobbiamo riconoscerlo, a fronte di tanto lavoro hanno ottenuto e
ottengono risultati assai limitati. A conferma di quanto appena detto
ricordiamo che: non ci sono leggi efficaci e organiche per
contrastare il cambiamento climatico, gli aerei da guerra F35 sono in
costruzione, la povertà e l’esclusione aggrediscono nuove fasce
sociali, il TAV e la distruzione del territorio vanno avanti, gli
attentati ai diritti costituzionali continuano, da tre tornate
elettorali stiamo votando senza poter eleggere liberamente i nostri
rappresentanti, gli strumenti per poter esercitare la sovranità
popolare sono tuttora pochi e complicati come il referendum
abrogativo e l’iniziativa di legge popolare.
In epoche recenti
abbiamo assistito, talvolta anche con grandi speranze, al lancio
di diverse iniziative volte a dar vita a nuovi movimenti politici.
Tutte abortite, perché incentrate sempre sull’accattivante
centralità del leader carismatico o perché gestite da gruppi
ristretti troppo autoreferenziali oppure perché fagocitate dai
partiti. Non
possiamo restare a guardare!
3) Cosa proponiamo.
Incoraggiati
dall’esistenza di diverse aggregazioni nascenti, proponiamo di dare
vita al progetto “Un’Arca per l’Italia” ovvero alla creazione
di una rete paritetica, orizzontale e senza leader, dove i suoi
membri siano sempre “protagonisti” e decidano in modo democratico
e trasparente le linee generali d’azione. Una rete in cui i
valori unificanti e fondanti siano pochi e forti:
- I principi ispiratori della Costituzione italiana del ‘48
- La nonviolenza
- Il riequilibrio del rapporto Popoli della Terra - Pianeta Vivente
- Il passaggio dalla visione “mors tua vita mea” alla visione “vita tua, vita mea” cioè il passaggio dalla competizione alla cooperazione.
Sull’Arca si
sale perché insieme siamo più forti. Ogni organizzazione mantiene
la propria identità, la propria funzionalità e i propri obiettivi
in un percorso di crescita e confronto: la diversità è ricchezza.
La procedura per
l’individuazione di specifiche iniziative da effettuare insieme
sarà basata sul metodo del consenso: “si lavora su ciò
che unisce, si continua a discutere su ciò che divide”.
Si lavora per gruppi
tematici con reciproci momenti di scambio a geometria variabile,
alternati a momenti generali, meno frequenti, di coordinamento e di
indirizzo, garantendo sempre il massimo livello possibile di
democrazia e di partecipazione.
Funzioni e poteri
verranno distribuiti con metodi democratici e criteri meritocratici
tra tutti gli appartenenti alla rete a seconda delle competenze e
delle disponibilità che ciascuno vorrà offrire gratuitamente. Di
sicuro serviranno facilitatori e referenti per le aree tematiche e le
attività, non capi, non portavoce stabili.
Data la
difficoltà della missione, è auspicabile che la rete sia composta
da una moltitudine di gruppi radicati sui territori e ben distribuiti
su tutta la penisola in grado di funzionare anche autonomamente.
A questo proposito
ci sentiamo di poter lanciare fin d’ora un concorso di idee per
perseguire due obiettivi:
1) la creazione di
una modalità di comunicazione complementare e sussidiaria alla
rete internet che permetta, in situazioni straordinarie,
di poter mantenere la comunicazione tra i vari gruppi (es. uso di
radio trasmittenti),
2) l’elaborazione
di modelli d’ingegneria sociale per l’ideazione di nuovi modelli
di partecipazione
4)
Per un più efficace uso delle nostre risorse
Di fatto siamo
perennemente costretti a impiegare buona parte delle nostre risorse e
del nostro tempo per “mettere pezze” agli effetti delle cattive
leggi o provvedimenti approvati dal parlamento, dalle regioni e dai
comuni.
Continuiamo a
lavorare “a valle” (sugli effetti) senza mai andare “a monte”
(sulle cause). Se in questi 40 anni invece di lavorare a
compartimenti stagni ottenendo poco, i gruppi, i movimenti e le
associazioni avessero lavorato in rete dedicando una modesta frazione
delle loro energie per collaborare tutti insieme al perseguimento di
un obiettivo ogni due / tre anni, molto probabilmente, ora,
avrebbero raggiunto più obiettivi.
Se vogliamo
migliorare l’Italia dobbiamo ottenere consenso ed essere in
grado di comunicare una diversa visione della società e,
possibilmente, di dimostrare concretamente (principalmente con i
nostri stili di vita e di relazione rispetto alla comunità in cui
viviamo) quali siano i benefici per le persone che questa diversa
visione comporta. Dobbiamo fare in modo che le nostre proposte e i
nostri valori di riferimento vengano capiti in profondità, che ci
sia un linguaggio e una narrazione comune il più possibile diffusa e
interiorizzata.
Erica Chenoweth
(docente di diritti umani e affari internazionali presso la Harvard
Kennedy School) ha effettuato una interessante ricerca1
che ha analizzato 323 campagne (violente e nonviolente) effettuate da
gruppi e movimenti dal 1900 a al 2006 dalla quale risulta che i
movimenti nonviolenti hanno sempre avuto più successo e che occorre
ottenere la partecipazione attiva di almeno il 3,5% della popolazione
per raggiungere l’obiettivo. Per l’Italia ciò richiederebbe
circa 2.100.000 persone. (N.B. la ricerca ha studiato movimenti puri
e non movimenti con finalità politiche, in ogni caso la riteniamo
interessante anche per la nostra rete).
Per raggiungere i
nostri obiettivi ci sembra necessario:
- Contribuire con le nostre reti locali, con i nostri (scarsi) mezzi, a migliorare la qualità dell’informazione in Italia, a far circolare informazioni per noi importanti spesso trascurate o presentate in modo parziale dai media e dai social dominanti. A nostro favore abbiamo un buon numero di esperti, il radicamento sui territori e le nostre “facce” note e credibili localmente
- Tornare nelle piazze a parlare direttamente alle persone del nostro progetto sempre a partire da temi concreti e comprensibili, utili alle persone
- Organizzare eventi “popolari” basati su elementi quali la musica e il buon cibo (che si riallaccia al valido lavoro effettuato dal mondo dell’economia solidale e sociale) nei quali inserire brevi momenti di riflessione e formazione
- Organizzare flash mob o iniziative spettacolari alla “Greenpeace”
- Organizzare momenti di formazione/informazione pubblici su temi strategici visibili anche via web (es. la Costituzione italiana e i diritti civili, i meccanismi con cui la finanza internazionale tiene sotto scacco intere nazioni, la relazione tra stili di vita, modelli economici e cambiamenti climatici, le politiche culturali e di lavoro per i giovani ecc.)
- Attuare iniziative “pratiche” di utilità pubblica
- Costituire gruppi di lavoro che usufruiscano anche dell’apporto di esperti di enti, associazioni e gruppi affini tra loro per le problematiche trattate
- Prevedere forme di autofinanziamento o crowd funding
5) La differenza col passato
La differenza
radicale di questa proposta rispetto a quelle del passato è che la
rete da creare dovrà strutturarsi in modo che possa partecipare alle
elezioni con lo scopo di mandare nelle istituzioni (parlamento,
regioni, comuni) persone selezionate dalla rete stessa.
Infatti uno dei
compiti dell’Arca sarà quello della ricerca di possibili
candidati che dovrà essere effettuata con grande anticipo sulle
scadenze elettorali da tutti i gruppi in tutti i territori del Paese.
Infatti solo candidat♥
con una conoscenza diretta dei territori e una attività svolta per
il bene comune e per congrui periodi di tempo potrà validare le
candidature della rete. Alla fine del percorso costitutivo la rete
dovrà diventare non solo un organismo capace di fare campagne
(sempre scelte col metodo del consenso) ma anche, grazie ad un ampio
pubblico dibattito, un organismo a
“salda democrazia reticolare e costituzionale” 2
Specifichiamo infine
che il percorso descritto in queste pagine non può essere
improvvisato. Coloro che parteciperanno a questa rete
probabilmente avranno maturato una esperienza di attivismo
associativo. Il passaggio da questa dimensione a quella della
politica attiva richiederà una formazione che avrà bisogno
di tempi adeguati.
Il progetto
“Un’Arca per l’Italia” è infatti una impresa complessa
che richiede di prevedere inizialmente soprattutto formazione interna
e sensibilizzazione della cittadinanza con campagne legate a problemi
di interesse sociale come quello del recupero dei diritti civili
(vedi Appendice paragrafo A) o attività proposte da partecipanti
alla rete e ritenute importanti da tutti gli altri. Poi, accanto a
questa attività, si potrebbe pensare di formare delle liste civiche
locali per partecipare alle elezioni amministrative.
6) Come scongiurare le esperienze negative già vissute?
Occorre trovare
nuove modalità di fare politica grazie a:
- regole condivise che permettano di imbrigliare le pulsioni umane (sete di soldi, di potere e di autoaffermazione): es. rotazione delle cariche, deleghe chiare, limite al numero di mandati per le funzioni sia interne alla rete sia per le cariche nelle istituzioni esterne, ecc.
- momenti di confronto cadenzati con la “base” sull’operato dei delegat♥ e degli elett♥ nelle istituzioni
- privilegiare la collettività e il gruppo, preferire la sostanza all’immagine
- porre al centro della politica la persona e le sue esigenze per vivere serenamente
- procedure decisionali partecipate
Un’
approfondita riflessione dovrà poi essere riservata alle modalità
per per la formazione delle liste elettorali, per evitare le lotte
che si scatenano anche nelle “migliori famiglie”; lotte che
oltre a far disperdere preziose energie, minerebbero alla base
l’unità e la serenità di questa rete. Perché allora non pensare
a strumenti per evitare tutto ciò, come il sorteggio andando
a estrarre i candidati da un paniere di persone (credibili,
competenti e rappresentativi delle varie fasce d’età e dei
territori) selezionate e proposte dai gruppi e le associazioni che
fanno parte della rete?
Ovviamente queste
sono solo alcune delle domande/risposte che richiedono di essere
discusse per arrivare ad una sintesi da approvare con decisioni
assembleari sulla base di mozioni elaborate con il contributo di
tutti i nodi territoriali.
Dato infine che il
“convitato di pietra” è il potere finanziario, sensibile alle
ragioni del profitto e dell’immagine, la rete dovrebbe poter
organizzare efficaci campagne di pressione, di disapprovazione
sociale e boicottaggi.
Cosa potrà fare
allora questa Rete?
- vivere la politica come servizio, come un diritto/dovere verso la collettività,
- pensare di non avere mai in mano la verità e quindi continuare a ricercare, a confrontarsi e ad ascoltare anche portatori di esperienze e visioni diverse,
- fare formazione specifica e preventiva a chi vuole iniziare a fare politica attiva (es. come funziona la macchina amministrativa, la nonviolenza, ecc.),
- organizzare seminari di formazione e confronto con tutti gli aderenti della rete (sulla nonviolenza, sulla Costituzione, su come funziona l’amministrazione pubblica, sugli strumenti per rendere compiuta la partecipazione della cittadinanza ecc.),
- programmare la partecipazione alle elezioni,
- collaborare con altre reti affini,
- valorizzare e diffondere tutte le esperienze già attuate dalle nostre organizzazioni che dimostrino che un mondo sostenibile e migliore è possibile.
Il metodo del consenso funziona
sempre?
Anche se forse è prematuro vogliamo
ricordare che il metodo del consenso funziona bene quando ci
sono situazioni “aperte” che permettono agli aderent♥
di aderire o meno ad una scelta. Questo metodo può però rivelarsi
inadeguato quando si entra nell’ambito della politica quando si
devono prendere decisioni specifiche e in tempi brevi.
Occorre, quindi
porsi il problema del cambio di “fondamentale” che influenza
l’impostazione di tutto il resto.
Questo fondamentale
ha un nome: “fiducia” o “canale fiduciario attivo”.
In altre parole
occorre, per poter essere efficaci nell’ambito politico, che ci sia
un gruppo di persone in grado di prendere decisioni. Queste persone
devono avere queste caratteristiche:
- avere una storia
segnata dal primato della condivisione e del servizio
- saper ascoltare e facilitare un
percorso di gruppo ( “è meglio sbagliare insieme che far giusto da
soli”)
- essere coscienti della necessità di
individuare e formare altre persone per pianificare il loro ricambio.
7) Considerazione finale.
Qualcuno potrebbe
pensare che questo progetto è un bel sogno di anime belle. Noi
rispondiamo dicendo che questo progetto potrà iniziare a divenire
realtà nella misura in cui le persone smetteranno di aspettare che
qualcuno risolva i problemi per loro e decideranno di diventare,
grazie ad un nuovo e diverso atteggiamento verso la “Politica”,
protagonisti e artefici del loro presente e futuro.
Hanno contribuito alla stesura di
questo documento:
Roberto Brambilla
Luigi Branchetti
Silvano Caveggion
Valentina
Di Cesare
Luca
Ferroni
Guido
Grossi
Giovanni Mastronardi
Paola Monti
Marco Pitò
Marco Stucchi
Richiediamo commenti e proposte di
integrazioni
Per contatti: r.brambilla@mclink.it
1 https://tedxboulder.com/speakers/erica-chenoweth
https://www.youtube.com/watch?v=k4KBVZ3tbOQ&feature=emb_title
2
che ci piaccia o no, la nostra Costituzione (art. 49) individua con
il termine “partito” l’organismo che serve anche per
elaborare un programma e proporre dei candidat♥
da sottoporre al voto degli italian♥.
Con l’aggettivo “costituzionale” ci riferiamo alla
Costituzione del ‘48
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