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domenica 19 agosto 2012

Documento per l'etica universale ed il bioregionalismo - Paolo D'Arpini, Fabio Caporali, Franco Libero Manco

Speranza per il futuro


Alcune immagini per descrivere il sentire bioegionale e  dell'ecologia profonda:

".... in questo periodo di profonda crisi economica, morale e sociale l’unica salvezza per l’umanità può derivare dalla consapevolezza che ogni cosa, e noi stessi, veniamo dalla terra e torniamo alla terra. La fantasia creativa della nostra vita ha un valore solo se gioiosamente siamo in grado di godere di quel che spontaneamente la terra ci offre. Il nostro vuole essere un ritorno al Paradiso Terrestre, nel giardino fiorito in cui siamo nati ed in cui possiamo vivere creativamente, conservandolo per i nostri figli e nipoti. Bioregionalismo è anche amministrazione del territorio, lo dice la parola stessa (Bios  Regere). Ci vuole uno scossone intellettuale  nella nostra attitudine, occorre avviare  un bio-ragionamento anche politico. Dobbiamo entrare nelle maglie profonde del pensiero umano e del contesto sociale in cui viviamo ed ottemperare al dovere di manifestare il “bioregionalismo” in questa società, sia urbana che rurale, tecnologica e semplicistica, complessa e facile, insomma serve uno scatto di reni e di cervello..."


(Paolo D’Arpini, referente Rete Bioregionale Italiana)

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"L’identità umana è caratterizzata dalla capacità di costruire idee. Le idee sono rappresentazioni della realtà, raffigurano cioè la realtà così come essa ci appare. Le idee, come mappe della realtà, aiutano ad orientarci in essa per vivere con soddisfazione fisica e psichica. L’attuazione delle idee dà luogo alle attività quotidiane della vita umana per soddisfare i bisogni del corpo e dello spirito. Più le idee che rappresentano la realtà sono fedeli alle sue caratteristiche, tanto più sono vere. Scienza e filosofia hanno il compito di ricercare razionalmente nuove idee e di accertarne la verità, ossia l’adesione al reale. L’ecosistema è una nuova idea, maturata durante lo sviluppo del pensiero filosofico e scientifico ed espressa formalmente nel XX secolo. E’ un idea totalizzante della realtà: è come un “affresco” che la rappresenta tutta nel suo divenire. L’idea di ecosistema è come una nuova “rivelazione”, poiché mostra come effettivamente la natura è organizzata e quali risultati consegue (biodiversità, servizi ecologici, sostenibilità). In questo nuovo quadro epistemologico, l’umanità può trovare il fondamento per una nuova stagione culturale, la “primavera” ecologica, prima tappa di un nuovo ciclo culturale di umanesimo ecologico. I nuovi significati emergenti sono quelli sistemici: il rispetto del limite, il riconoscimento della indispensabilità delle relazioni e dell’appartenenza cosmica, l’impegno responsabile per la sostenibilità della unicità della vita planetaria".

(Fabio Caporali, docente per l'Agricoltura Ecologica UNITUSCIA)

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"La civiltà umana tende inevitabilmente verso l’etica universale della filosofia biocentrica: è nell’ordine naturale delle cose protese al superamento della lunga fase storica della violenza tra gli esseri umani e tra questi ed il resto del creato. II sentiero della giustizia di Zoroastro, la via della compassione del Buddha, la nonviolenza totale del Giainismo, la fratellanza universale dei Veda, la ricerca della purificazione del Tao attraverso l’alimentazione incruenta, l’amore francescano per il Creato, trovano perfetta attuazione nella visione sincretista del biocentrismo. Il sentimento di condivisione della cultura biocentrica, nella valorizzazione della sacralità della vita in tutte le sue multiformi espressioni, raggiunge il suo compimento negli individui della specie umana, questo sentire è una forza in grado di liberare l’essere umano dall’egoismo, dall’indifferenza e dall’insensibilità verso le altrui necessità vitali. La concezione antropocentrica, in gran parte responsabile della disumanizzazione della coscienza umana col suo tendenziale disprezzo verso tutto ciò che non è essere umano, è inevitabilmente condannata dall’evoluzione antropologica e biologica a cedere alla cultura della Vita del biocentrismo."

(Franco Libero Manco, Movimento per l'Etica Universale )

mercoledì 30 maggio 2012

Senso dell'etica e immoralità della morale cristiana

Dipinto di Franco Farina



La colpa dei peccati di chi è deputato a rappresentare l’ordine e la legge è dieci volte meno perdonabile della stessa colpa commessa dall’uomo qualunque

Accanto alla morale religiosa, e cristiana in particolare (che limita la sua sfera d’azione alla sola specie umana), va affermandosi sempre più la morale del Movimento Universalista (del quale sono parte viva e palpitante i vegetariani e gli animalisti) che estende i principi di rispetto e di giustizia dall’uomo ad ogni essere senziente: una rivoluzione etica, culturale, sociale ed esistenziale pari solo, a mio avviso, al superamento della cultura schiavista.

Come risponde la chiesa cattolica a questa stupenda realtà che emerge dalle nuove generazioni, che fa onore alla coscienza umana, alla civiltà, al progresso civile, morale e spirituale, che si apre anche alle necessità di coloro che non appartengono alla specie umana, con una capacità di condivisione più vasta?

La morale dei vegetariani e degli animalisti non solo non viene accolta e valorizzata ma spesso vi è un palese rigetto, una totale chiusura ed un’esplicita accusa di sperperare energie e risorse che dovrebbero essere impiegate esclusivamente a beneficio della specie umana: come se gli esseri umani non potessero interessarsi dell’una e dell’altra realtà.

Avete mai sentito dire, da parte del clero, ”dopo che vi siete interessati dell’uomo preoccupatevi del benessere degli animali”?

Nonostante gli animalisti in ogni parte del mondo siano una realtà in crescita esponenziale per la Chiesa il problema degli animali, semplicemente, non esiste,  un problema che nemmeno la sfiora.

Come è possibile che siano i laici (che magari non fanno riferimento alla Patristica, alla Scolastica, né ai Testi Sacri ma semplicemente alla loro coscienza) a chiedere amore e rispetto per le creature più deboli e indifese, vittime del nostro egoismo e della nostra ingordigia? Non dovrebbe forse essere il clero, che per definizione incarna quei principi di non violenza e di amore, sostenere questa nuova ed edificante apertura morale? La Chiesa cattolica non dovrebbe apprezzare ed agevolare ogni espressione umana che tende a rendere l’uomo migliore?

Anche se non è nelle sue priorità assistenziali interessarsi del benessere degli animali non dovrebbe condannare l’indifferenza, lo sfruttamento e l’uccisione degli animali come ciò che incide negativamente sulla coscienza, sulla spiritualità dell’individuo, sull’economia, sull’ambiente, sulla fame nel mondo?

Come può un prete lasciarsi superare in compassione, in sensibilità
ed in senso di giustizia da un uomo qualunque che non ha per istituzione questa missione? L’indifferenza verso la sofferenza altrui non è il vero cancro della coscienza che i preti sono chiamati a curare? Il disprezzo della vita non si oppone al piano del Creatore? Non è forse la misericordia il fulcro della dottrina cristiana? E può la misericordia essere data all’uomo e negata all’animale? Quale amore è quello limitato ad un solo membro della famiglia mentre si è crudeli con gli altri componenti? Come possono i religiosi negare l’evidenza che la nostra visione del mondo e della vita sia più vicina alla dimensione paradisiaca e quindi al progetto stesso di Dio?


Perché la vita e la sofferenza dell’uomo hanno valore proprio mentre la vita e la sofferenza dell’animale sono privi di valore?

Che differenza c’è tra l’angoscia di un animale braccato e quella di un uomo in preda allo stesso terrore? Che differenza c’è tra il pianto di una mucca a cui è stato strappato il vitello per essere fatto a pezzi e mangiato e quello di una madre a cui un criminale ha sottratto un bambino?

La Chiesa cattolica risponderà mai alle nostre domande o continuerà ad ignorare le nostre istanze chiudendosi, come è sempre successo in passato, di fronte alle nuove esigenze dell’animo umano? Quanto sangue dovrà essere ancora versato prima che la Chiesa e gli educatori religiosi si accorgano che sono anacronisticamente chiusi nella loro torre d’avorio, sordi al pianto delle loro vittime innocenti?

Franco Libero Manco