venerdì 21 ottobre 2016

Sessualità ecologica nella società bioregionale


Osservando ciò che avviene in natura e fra gli animali e osservando le
pulsioni naturali dell’uomo non possiamo far a meno di trovare
similitudini comportamentali, soprattutto nella sfera sessuale. La
sessualità nell’uomo è un potente motore che ci spinge verso una
specifica direzione….  

La sessualità è anche cultura, è anche fonte di ricerca spirituale. Infatti nella tradizione tantrica  la sessualità è il mezzo attraverso cui compiere il percorso di risalita verso la coscienza unitaria. Anche nel misticismo devozionale l'estasi
è la risultanza di una forte concentrazione "sessuale".    Cercando di trovare una sintesi fra ciò che è spontaneo e naturale e ciò che fa parte delle aspettative o  consuetudini sociali, anche in un contesto di società bioregionale,  è necessario andare alla scoperta di una “sessualità ecologica o laica” nella quale tutti riconoscerci.

Soprattutto in questo momento storico in cui il sesso è vissuto e
pensato come modo d’interscambio sociale ed economico assaporiamo solo
 un arido amore funzionale. Al contrario nella corresponsione
indifferenziata si riporta l’uomo alla sua pienezza, lontano
dall’inquinamento dell’uso. Infatti far sesso è molto facile, molto
meno conservare il cuore integro assieme alla consapevolezza della
appartenenza all’unità.

Per ottenere un risultato soddisfacente nella nostra ricerca dobbiamo
innanzi tutto compiere una operazione di distacco e discernimento.
Osservando le pulsioni primordiali senza cadere nella trappola
identificativa con esse. Malgrado appaia che l’uomo abbia ogni cosa
nelle sue mani in effetti non  è così. Il fatto è che se non
sentissimo che stiamo compiendo qualcosa di nostro non avremmo
soddisfazione nell’agire. Se non pensassimo “ora voglio far questo..”
non proveremmo alcun piacere dalle nostre azioni.  Così pensiamo di
essere noi a decidere. La forza che ci spinge all’azione, chiamatela
natura, mente, Dio, energia vitale o qualsiasi nome, ci fa muovere a
nostra insaputa. Possiamo indicare l’azione compiuta come “nostra”
solo dopo che essa è avvenuta. Ma se così non fosse, ovvero se non
sentissimo di essere noi gli artefici, non vorremmo portare nulla a
compimento.

Ed allora come  essere liberi dal senso dell’io e del mio?

E qui riportiamo l'attenzione al desiderio più impellente quello che
spinge l'uomo e la donna a congiungersi carnalmente per soddisfare un
bisogno fisiologico e mentale, con lo scopo di perdere almeno per un
momento la coscienza di sé, in quanto agente, e fondersi nell'altro.
L'osservazione di questo processo è l'unica strada che ci resta aperta
per individuare il confine tra libera scelta e destino, fra schiavitù
e libertà....

Possiamo così toccare la meraviglia dell'esistenza in chiave
naturalistica e giungere alla riscoperta consapevole  della sacralità
della natura!   E cosa è quest’ultima  se non  la visione spirituale
di tutti coloro che si sentono parte indivisa della coscienza  e del
cosmo?  Correttamente parlando questa “coscienza universale”  (comune
a tutti) non è il risultato di una religione   ma  un moto spontaneo
interiore dell’uomo per  integrarsi nella natura  e con sé stessi.

Gli animali godono di una spontanea gioia nel loro esistere e
manifestarsi ma mancano della consapevolezza, l'uomo ha il "dovere" di
compire l'atto di ricongiungimento con la matrice universale
attraverso la piena consapevolezza di Sé.


Paolo D'Arpini


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