lunedì 16 gennaio 2017

"Il gelo che colpisce il sud Italia è conseguenza dell'effetto serra.." dicono due scienziati qualificati


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"Fa più freddo perché fa più caldo?" (Saul Arpino)

Il gelo e la neve arrivati sino alla Puglia sono "un'anomalia, un evento raro" che rientra "nella normale variabilità naturale"; peraltro, "è molto difficile legare un singolo evento estremo al cambiamento climatico, il cui trend, anche in Italia, indica un progressivo aumento delle temperature e di ondate di calore, una riduzione delle ondate di freddo con inverni mediamente sempre più miti". A dirlo è Silvio Gualdi, dirigente della Divisione simulazioni e previsioni climatiche del Centro euro-mediterraneo sui cambiamenti climatici (Cmcc) e futuro presidente della Società italiana per le scienze del clima. Giampiero Maracchi, emerito di climatologia all'Università di Firenze, da parte sua afferma che "le nevicate in grande quantità, come quelle di questi giorni al centro sud Italia, sono legate all'effetto serra, che non vuol dire caldo ma soprattutto eventi estremi". 

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La ragione dell'ondata di gelo, spiega Gualdi, è "il blocco del flusso atmosferico tradizionale che dall'Atlantico scende sul Mediterraneo e l'intrusione di aria fredda da nord est, che è una situazione di variabilità naturale e quest'anno ha investito oltre alle regioni dell'Italia centrale anche la Puglia, di solito esclusa". Riconducibili al cambiamento climatico, aggiunge, sono "le anomalie del dicembre scorso ad esempio in Artico, con più caldo e riduzione del ghiaccio marino, con minimi che di anno in anno raggiungono nuovi record o un inverno mite in Norvegia, eventi questi che saranno sempre più frequenti". Nel caso di quest'ultima ondata di maltempo, Maracchi parla di "evento raro ma negli ultimi anni non così eccezionale" e ricorda il 2012 quando a Forlì ci furono due metri di neve, sottolineando la "frequenza elevata" di questi fenomeni anche a carattere nevoso. 

"Con il cambiamento climatico le stagioni sono sfalsate. Veniamo da un autunno caldo con temperature sopra la norma e una maggiore evaporazione dall'Atlantico. Quando poi si combina con l'aria fredda da nord-est, cade tutto insieme", prosegue l'esperto. "La nostra società è vulnerabile ai cambiamenti climatici e alla variabilità meteorologica naturale" osserva Gualdi secondo cui "la grossa sfida è estendere ad una scala temporale più lunga le previsioni, dando informazioni sulla probabilità che si verifichino anomalie di precipitazioni o temperature che superino determinate soglie, in una certa area di interesse. Molti centri in Europa lo fanno in modo operativo. In Italia per ora lo facciamo in modo sperimentale, ma ci stiamo preparando all'operatività" conclude Gualdi annunciando che l'orizzonte per queste previsioni è molto vicino e raggiungibile "in un paio anni".



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(Fonte: PrimaDaNoi.it)

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