mercoledì 27 dicembre 2023

Diciamo NO al "decreto ombrello", decreto di morte...



Nella Gazzetta ufficiale del 21 dicembre 2023 è stato pubblicato il decreto-legge n. 200 del 2023 che proroga fino al 31 dicembre 2024previo atto di indirizzo delle Camere, l'autorizzazione alla cessione di mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari in favore delle autorita' governative dell'Ucraina.

Dispiace che l'aumento delle spese militari a 29 miliardi più svariati miliardi di altre voci stia passando in parlamento praticamente senza iniziative e presidi di protesta. Noi crediamo che quando si lotta si debba tenere a mente che, per lo più, siamo cittadini di un determinato Paese e che abbiamo contribuito col voto alle istituzioni e al governo in carica. 


Se siamo cittadini italiani, dobbiamo quindi chiedere conto al governo italiano, membro UE, di quello che fa ed esigere che rispetti la volontà maggioritaria del popolo, coincidente (sorpresa!) con il ripudio costituzionale della guerra. 


Questo impegno meditato, organizzato, pianificato, dovrebbe prescindere dal correre emozionalmente dietro l'agenda mediatica, dall'agitazione di breve durata con la pretesa (si può immaginare quanto realistica) di "fermare" questa o quella guerra sulla ribalta, magari con schemi ideologici che approfondiscono il baratro tra le avanguardie pacifiste e l'opinione pubblica più ampia. 


L'Italia va verso una ulteriore passivizzazione politica e le tendenze di destra prendono purtroppo sempre più piede. L'alternativa della resistenza nonviolenta non ha spendibilità e credibilità anche a causa dei nostri errori sulla gestione del servizio civile. 


Cerchiamo di fare la nostra parte affinché le nostre manifestazioni non siano puro sfogo emotivo ma abbiano un senso adeguato di obiettivi e di impatto: abbiamo la responsabilità di non portare anche involontariamente acqua al mulino del crescente disprezzo della pace e dei pacifisti. O nemmeno ci accorgiamo che questo è il clima che sta montando nello spazio pubblico? 


Riflessioni aggiunte di Alfonso Navarra dei Disarmisti Esigenti:


I sondaggi d’opinione dimostrano con cifre inequivocabili che la grande maggioranza degli italiani è  per fermare le derive belliche e non per Crosetto e Leonardo, ma nemmeno per Elly Schlein che invoca la diplomazia, ma vota per nuovi stanziamenti di armi.

Quella che in questo momento sembra un pio desiderio, l’arresto delle guerre in atto, può e deve trovare una direzione che si concretizza indicando una meta, un metodo e interlocutori istituzionali per vertenze comuni.

Con quale percorso? Quello di dialettizzarsi con i movimenti che hanno già assunto dimensioni massicce in molte capitali europee, negli Stati Uniti e persino, per gli ostaggi, in Israele, allo scopo di attivare quelle organizzazioni internazionali che - al netto di retorica e di ambiguità - hanno già dimostrato la volontà di farsi protagoniste di una pace duratura. 

L’invocazione del cessate il fuoco, in virtù dell’art. 99 del suo statuto, da parte del segretario generale dell’ONU, Guterres, e la risoluzione “Uniting for peace”, approvata a schiacciante maggioranza dalla sua Assemblea Generale (ma con il voto di astensione dell’Italia) ne dimostrano la volontà di costringere gli Stati Uniti e il Regno Unito a rinunciare ai loro veti in Consiglio di Sicurezza, unico soggetto in grado di gestire quella pace duratura in Medio Oriente tale da garantire rappresentanza ai popoli di Israele e Palestina, oggi in guerra asimmetrica. 

"Due popoli, due Stati" è perciò da considerare la strada da percorrere per "assettare" verso la pace tutto il Medio Oriente, l'unica soluzione realistica, secondo Guterres, argomentante che "gli israeliani devono poter vedere materializzati i loro legittimi bisogni di sicurezza e i palestinesi devono poter vedere realizzate le loro legittime aspirazioni ad uno Stato indipendente".
Il fondamentalismo sionista, come pure quello islamista, pongono ambedue ostacoli a questo progetto che però non dobbiamo considerare insormontabili, se l'accordo di pace fosse - come è logico e giusto, e suggerì a suo tempo Galtung, l'inventore nonviolento del "metodo Trascend", tra Israele e non solo i palestinesi ma tutti gli Stati arabi, includendo ad esempio la Giordania nella riconfigurazione degli assetti territoriali onde rendere meno tramautica ed esplosiva la questione dei 700.000 coloni israeliani che vivono nei territori occupati in violazione del diritto internazionale, ma con il benestare del governo di Tel Aviv.

Anche l’Ucraina aspetta una soluzione di compromesso, oggi a portata di mano, grazie al vicolo cieco in cui si è cacciato il grande macello militare sul terreno. 

Alcune cifre impressionano: 500.000 militari morti sul campo, forse 200.000 ucraini, 10 milioni di sfollati interni all'Ucraina, 2 milioni di profughi all'estero, oltre 1.000 miliardi di danni stimati in dollari... 

Possiamo oggi dire che la resistenza militare in forma bellica ha distrutto il bene - l'Ucraina - che teoricamente avrebbe dovuto salvaguardare.

E' l'ideologia della lotta armata, sia in forma di scelta bellica, sia in forma di resistenza popolare, che sta mostrando nei fatti la corda, ma viene riproposta negli stessi, confusi, movimenti di opposizione che si definiscono impropriamente no-war, ma per lo più sposano la contraddizione "imperialismo" (unico) vs "popoli oppressi".

Al contrario, dovremmo ribadire che una condizione essenziale perché la diplomazia dei popoli sblocchi la diplomazia dei potenti è la crescita di un movimento per metodo ad un tempo pacifico e militante, come dimostrato dall’esempio storico di Gandhi, emulato da Nelson Mandela in Sud Africa. Bersagli di tale militanza saranno istituzioni e persone che si oppongono alle paci, sia nel caso mediorientale che nel caso ucraino. Come, ad esempio, il Parlamento e il Governo dell’Italia. I mezzi dovranno sempre essere rigorosamente coerenti col fine pacifico: non soltanto manifestazioni, ma sit in, boicottaggi, presenze sgradite, secondo le tecniche di Jewish Voice for Peace, Code Pink, If not now e di altre organizzazioni analoghe, attive negli Stati Uniti, ma con un inquadramento strategico più complessivo e maturo.
Nel caso della guerra russo-ucraina, in realtà scontro NATO/Russia, il punto di riferimento è la campagna "Object war".

Ci auguriamo più intelligenza, oltre al tanto cuore speso, nelle mobilitazioni disarmiste, nonviolente, pacifiste per il 2024 in arrivo. 

Il 10 gennaio 2024 a Roma un appuntamento da non mancare è quello contro il decreto ombrello per gli aiuti militari all'Ucraina. Info:  alfiononuke@gmail.com



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