Rupe tenebrosa sulla valle del Treja - Foto di Gustavo Piccinini
La cara amica Marinella Correggia aveva scritto nel presentare la mia persona: "Nel suo viaggio intorno al sé Paolo D’Arpini ha incontrato luoghi, persone, viventi non umani, idee e pratiche. E visto che un itinerario così si fa anche in un metro quadrato – c’è o non c’è il mondo in una sua minuscola porzione? – Paolo adesso prosegue il suo viaggio stando di vedetta dall’alto di una bellissima, tenebrosa rupe sulla valle del Treja... Scrittore bioregionale, esperto di erbe selvatiche, dinamizzatore di eventi culturali ed ecologisti, esperto di oroscopo cinese, trent’anni or sono fondò sulla rupe il Circolo Vegetariano VV.TT. che da allora è un punto di riferimento “laico-spirituale” per molti. Non chiedetevi che vuol dire quel VV.TT., non lo sa nessuno e forse nemmeno lui. E’ probabilmente un gioco. Come la vita, gioco serissimo al quale bisogna con attento impegno lavorare o viceversa lavoro al quale bisogna con attenta disinvoltura giocare? Sei in ricerca di non sai nemmeno bene che cosa (alla fin fine, il senso della vita)? Passa qualche ora nelle sue grotte chiamate “tempio della spiritualità laica”. Sarà un incontro che è un viaggio, parte di quella scoperta del sé che tocca a tutti noi."
Nel mio viaggio intorno al Sé… mi é capitato di lasciare la valle del Treja e di trasferirmi a Treia. Ho già raccontato come è successo, insomma è successo.. che l'inamovibile si muovesse. In fondo, oltre l'omonimia del luogo, anche Treia sta su una collina, anche da qui domino il mondo. Ed inoltre il senso della "casa" è praticamente lo stesso.
“La casa é il corpo più grande” diceva il poeta e saggio Kalil Gibran ed é vero… perché sentire di stare a casa sorge dal senso di presenza in cui si riconosce la propria casa. Quindi la casa non é un luogo ma uno stato di coscienza. Chissà se la sensazione di stare a casa sarà la stessa anche dopo il “Grande Assorbimento”, che é un eufemismo per significare il momento in cui si lascia il corpo fisico?
… Forse potrebbe essere proprio quello il momento auspicioso del “Vero” Ritorno a Casa. Il momento in cui lo spirito si alleggerisce da ogni legame corporale ed il senso di “presenza” é assolutamente libero e indipendente da ogni luogo e da ogni tempo.
Ma non é detto che questa condizione di totale “affrancatura” debba essere raggiunta con la morte, può avvenire anche nel corpo il momento in cui i legacci dell'illusione vengono recisi, il momento in cui il senso di identificazione con l’ego viene sciolto, per ritrovare la propria natura originaria nel Sé.
Questa scoperta di Sé, in verità, non é ottenibile, come un qualcosa che facciamo nostra, ma é solo un “riconoscimento”… E qui, nel luogo e nel tempo in cui sono, per "avvicinarmi" a questa “presa di coscienza” ho sviluppato un metodo di auto indagine, che parte dall'analisi delle propensioni innate archetipali manifestate nella propria mente. La mente personale é in realtà una sorta di immagine speculare, non realmente esistente, ma dobbiamo partire da questa se vogliamo scoprire il reale “soggetto”.
“Semplici attori, finché separati, poi, superata la dualità, non ha più nessuna importanza… Il fiore non ha più nome né forma è solo un fiore unico ed irripetibile nel giardino della Coscienza” (Saul Arpino).
Premessa
La nostra vita è legata ad una serie di circostanze di cui non abbiamo il controllo ma, come diceva Nisargadhatta Maharaj, noi siamo parte integrante della manifestazione totale e del totale funzionamento ed in nessuna maniera possiamo esserne separati…. Di conseguenza, essendo coscienza nella coscienza, siamo in grado di riconoscere il flusso energetico nel quale siamo immersi e far sì che il nostro pensiero e la nostra azione siano in sintonia con la qualità dello spazio-tempo vissuto. In questo perenne rimescolamento energetico, noi siamo come navigatori senza meta, o guerrieri –se preferite- liberi di affrontare il contingente senza paure. “Se temi la sofferenza –diceva un samurai- come fai a combattere?”
Vediamo ora che dal tutto il tutto si dipana dinnanzi ai nostri occhi…. In Cina si racconta che 12 animali si presentarono al Buddha morente ed ognuno ottiene di incarnare le caratteristiche psichiche che contraddistinguono i tre aspetti di anno, mese e ora, in base alle propensioni naturali, di ogni essere vivente. Essi sono maschili e femminili e manifestano le loro caratteristiche tramite le 5 componenti fondamentali: Terra (devozione, olfatto); Metallo (giustizia, udito); Acqua (saggezza, gusto); Legno (etica, tatto); Fuoco (costumi, vista).
Il funzionamento è più o meno quello del caleidoscopio. Alcuni elementi colorati e tre specchietti interni. Girando il tubo si ottengono diverse composizioni. Malgrado l’esiguità delle componenti i risultati possono essere infiniti. Questo stesso concetto (traslato ai 5 elementi ed ai tre aspetti psichici incarnati) mostra la variegazione di tonalità di colore e movimento attraverso la quale la coscienza individuale si manifesta (la forma ed il nome).
La coscienza di sé, che noi chiamiamo persona, è un coordinatore interno, adattato all’individuazione, il quale si appropria delle funzioni messe in atto. Lo chiamiamo: io.
Questo ‘io’ (o assuntore interno) è l’apparenza identificativa individuale nella quale solitamente ci riconosciamo. Propriamente parlando questo “ego” è esso stesso la “conseguenza” delle energie messe in moto dai vari elementi e dai tre archetipi incarnati, quindi è inerte (come un programma), ed è un oggetto nella coscienza.
I tre specchietti, archetipi psico-emozionali, rappresentano:
Il senso dell’io, ego = anno di nascita;
L’intelletto o intuizione = ora di nascita;
La memoria o predisposizione = mese di nascita.
Capire il senso dell’abbinamento archetipale con le condizioni dell’ora e del mese di nascita, è facile da accettare giacché siamo abituati a pensare che ogni momento della giornata ed ogni stagione ha i suoi modi, e tutte le creature sono soggette a questi modi. Ma il primo aspetto dello zodiaco cinese, quello dell’anno, è più duro a digerirsi per la nostra mentalità razionalistica.
Come è possibile che un dato anno possa essere qualitativamente diverso dall’altro solo sulla base di un calendario arbitrariamente deciso dall’uomo?
Impostosi nella cultura cinese e dell’estremo oriente e provenendo da una tradizione pluri-millenaria (sicuramente di origine matristica) il calendario ciclico, di 13 lune e di 12 archetipi animali (che rotano abbinati agli elementi in turni di 60 anni), è stato anno per anno vagliato e corroborato dall’esperienza di milioni e milioni di persone, in cui i comportamenti corrispondevano ai modelli indicati in un raffronto oggettivo e riscontrabile nei fatti. Alcuni analisti vedono un significato in un’altra coincidenza, il percorso dodecennale che la terra compie attorno al sole per fare un giro completo (una specie di viaggio in treno con 12 stazioni annuali). Si può anche fare a meno di credere a questa “qualità del tempo” ma stando ai risultati essa è confermata, ahimè!
Quegli archetipi animali esistono e sono riconoscibili nelle caratteristiche variegate degli individui di tutto l’emisfero settentrionale (la nostra metà del mondo), senza peraltro sapere cosa succede nell’emisfero meridionale (che teoricamente dovrebbe avere valenze rovesciate).
Con tutti questi dubbi in testa, siamo un po’ come gli alchimisti che sperimentano onestamente e coraggiosamente con i loro tre elementi basici, inserendo all’occorrenza nuove figure e varianti.
Questo è il lavoro ingrato e meraviglioso del “navigatore nel sé”. L’Ulisse in noi, disincantato e schietto, che “vede” e riesce ad orizzontarsi, avverte l’odore delle cose incombenti per come si stanno manifestando. Non per opporvisi ma per esprimersi al meglio e proseguire nel viaggio. Chiunque potrebbe farlo se sta attento ai segnali costanti e continui che la vita ci manda.
L’intelligenza intuitiva –lumen- non è propriamente basata sulla percezione sensoriale o sul raziocinio ma sulla abilità di orientarsi prima che la percezione sensoriale od il pensiero abbiano modo di esprimersi. Quindi è una capacità naturale –immediata- dell’intelligenza, che viene prima ancora dell’istinto. Un sentire ed allo stesso tempo una sintesi analogico-analitica. E’ l’intuizione innata che ci dice tutto quello che è, come è, senza analisi risolutive, bisogno di prove o riscontri.
Si procede a naso –dicevo- ed infatti l’olfatto appartiene all’elemento Terra, quello più solido. La matrice di ogni manifestazione concreta. E’ la Terra stessa che fa nascere tutti gli esseri e li nutre in se stessa. Mentre il Cielo energizza e vivifica con la coscienza tutte le forme. Ma attendiamo un po’ prima di affrontare il discorso dello Yin e dello Yang e degli elementi e torniamo ai tre archetipi. Essi “sembrano” tre in verità son tre aspetti della stessa personalità.
Ognuno di noi manifesta una forma esemplare a tre facce (designanti le nostre caratteristiche). Sul come sopravviene l’influenza di una o l’altra di queste facce, sul perché capiti ad una piuttosto che un’altra, diremo che è destino!
Le tendenze innate che si riflettono nello specchio, perennemente cangianti, son le correnti in cui l’io si muove. Se vogliamo osservare una cosa piccola bisogna ingrandirla attraverso il microscopio, ma se vogliamo ampliare il campo di azione dobbiamo distaccarci il più possibile dalle cose attorno a noi, in modo da percepire il senso d’insieme.
Questa corsa in tondo verso l’auto-conoscenza è un vagare trasognato, un’attenzione senza risposta, solitudine e silenzio, osservazione e contemplazione, fluire limpido nei mutamenti, sorridere nel rincorrere il vuoto. Ma allora di cosa continueremo a parlare?
La fase “intermedia” dell’illuminazione, quella del santo, rientra ancora nella sfera del mentale, delle cose che possono essere discusse e trasmesse. Flash di realizzazione, esperienze al limite del transpersonale, che contemporaneamente ci consentono di riconoscerci in sintonia elettiva, colori dello stesso arcobaleno, e di ciò possiamo ancora parlare, attraverso evocazioni consapevoli.
La trasmissione, o meglio il riconoscimento, avviene per immagini (come succede ai bambini che riconoscono l’aggregazione concettuale, il senso, di parole sconosciute); questa “trasmissione” può essere fatta utilizzando vari modi comunicativi e sensoriali: per empatia emozionale, a voce, con lo sguardo, con il tatto, ed anche con lo scritto, se esso rispecchia fedelmente le qualità necessarie e si crea un’attenzione indisturbata al tema trattato.
Un detto Taoista per “cristallizzare” l’immagine: “Il santo comprende l’intrigo del mondo ed abbraccia l’universo senza sapere perché. Questo è il manifestarsi della sua natura”.
Ed ora una storiella
Alcuni suoi seguaci domandarono al bandito Hòu:”Anche per i ladri esiste una strada (Tao)?” – “Eh, certo che sì.. – rispose Hòu- Santità è intuire dove giace un tesoro nascosto, Eroismo è entrare per primo nella casa, Giustizia è uscirne per ultimo, Saggezza è distinguere il colpo che si può tentare, Umanità significa essere equanimi nel dividere il bottino. Al mondo non è mai esistito un gran ladro che non abbia manifestato queste qualità”. (Chuang Tze)
Appendice
Attraverso le capacità riflettenti dell’organo interno (antakharana) siamo in grado di manifestare energie psicofisiche in rispondenza a quelle percepite fuori di noi. Questa rispondenza è automatica ed inevitabile, è una legge naturale. Pensare di sfuggirne il corso è assurdo come pensare di cambiare il film mentre la pellicola viene proiettata. Ma l’atteggiamento interno è importante! Infatti l’accettazione del proprio destino scioglie l’attaccamento all’utile ed all’inutile che ci spinge nel ciclo delle rinascite.
Nell’ignoranza ci identifichiamo con i personaggi e ci consideriamo autori e responsabili del gioco vissuto, con guadagno e perdita, la verità è che il nostro io, la coscienza individuale, la persona da noi incarnata, è solo un’immagine. Il risultato di un automatismo distratto e di una identificazione illusoria. Questo dobbiamo comprendere bene se non vogliamo che la mente ci imbrogli.
Non cadiamo nel delirio dell’io separato, anche se la coscienza che lo anima è vera sin d’ora e siamo già dotati del capitale iniziale per quella “conoscenza di sé” è assurdo e ridicolo pensare di “ottenerla” –strettamente parlando non è possibile. Essa è già integralmente manifesta qui ed ora e quindi non perseguibile come ottenimento altro. Presente sempre….. ma ne teniamo conto, ne siamo consapevoli?
Se ci sentiamo attratti da questa “conoscenza” occorre dire che non c’è corso o spiegazione o esperimento che possa trasmetterla, può essere solo riconosciuta (risvegliata) per simpatia nel momento della maturazione. Siccome non è un “conseguimento” continuiamo ad “andare avanti a fiuto”.
Paolo D'Arpini
Paolo D'Arpini soddisfatto a Treia - Foto di Paola Torricelli
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