lunedì 1 luglio 2013

Ennio La Malfa: "E' ora di dire basta ai furbetti dell'energia rinnovabile..."



Quante fabbriche delle gigantesche torri eoliche abbiamo in Italia? Nessuna! Queste torri eoliche vengono prodotte in Germania, Danimarca, Spagna, ecc. Quanti italiani impieghiamo nell'assemblaggio, montaggio e istallazioni di questi "aggeggi" eolici?  Al massimo l'8%, il resto è manodopera specializzata che la fornisce direttamente il costruttore (straniero).

Ma di quante ore di vento annue ha bisogno un gigantesco rotore eolico per produrre energia ed essere economicamente vantaggioso? Secondo gli studi dell'ENEA di almeno 3.500 ore di vento l'anno. E in Italia abbiamo questi valori? No, solo in alcune e limitate aree del nostro Paese come in Sardegna, le ore medie annue di vento in Italia non superano il valore di 1.300.
Si pensi che nazioni come la Spagna, il Portogallo, la Danimarca, la Germania ed altri del nord Europa hanno mediamente 6.000 ore di vento anno. Lì si che ha un senso piantare queste gigantesche torri eoliche. E allora perché stiamo deturpando il nostro paesaggio con questi ecomostri, il più delle volte fermi? Perché gli incentivi del conto energia per molti sono diventati veri e propri business e, guarda caso, una forte percentuale di questi beneficiari è rappresentata dalla malavita organizzata.

Quello che ci rattrista ancora di più della mafia che gestisce l'eolico, è che si suppone che un grosso partito italiano e una sua importante costola ambientalista siano in parte coinvolti in questa operazione di deturpazione del nostro paesaggio.


Nella sola regione Lazio sono più di 50 le richieste d'autorizzazione per costruire impianti di produzione energia elettrica da biomassa. Un'altra follia tutta italiana. Gli impianti a biomassa necessitano di materiale di scarto della lavorazione del legno, del cippato, del cascame in agricoltura, dai vegetali inutilizzabili, da tutto ciò che produce biomassa, immondizia compresa. Fin quando questi impianti servono ad un'azienda agricola che realmente produce ingenti volumi di biomassa per produrre qualche decina di Kilowatt per il proprio uso, tutto bene. Ma poi se si intende realizzare impianti da 2 o 4 Megawatt allora proprio non ci siamo!

Basta analizzare i seguenti dati per capire la follia o l'inganno di queste proposte: Per produrre 1 Megawatt di energia bruciando cascame fogliare, rami secchi, tronchi di alberi caduti, segatura di qualche falegnameria vicina, ecc. servirebbe un territorio superiore a 700 ettari, 1.400 per 2 MW e 2.100 per 3 MW.  Ma noi in Italia abbiamo queste estensioni di boschi e foreste vicini alle nostre città? Si, ma nei parchi naturali regionali e nazionali. Se dessimo retta a questi "furbetti dell'energia" dopo il primo anno in cui, senza danneggiare l'ecosistema forestale, potremmo mandare avanti la centrale a biomassa, a partire dagli anni successivi, visto che il sottobosco e il residuo di legname caduto non esisterebbero più,  dovremmo mettere mano alle motoseghe ed abbattere tutti i nostri boschi. Ma a questa evenienza i "furbetti dell'energia" risponderebbero subito dicendo che loro non toccherebbero i boschi italiani, ma farebbero venire la biomassa da lontano, dai porti adriatici da cui le navi già scaricano tonnellate di legname da ardere proveniente dalla ex Jugoslavia, oppure importando olio di palma che proviene dall'Africa. 

E allora dov'è la logica di non voler incidere sul riscaldamento globale della Terra producendo ulteriori gas serra? Loro ci dicono che la CO2 prodotta dai boschi che finiscono nelle camere di combustione della centrale non sono il petrolio, il carbone e i gas che immettono nell'atmosfera  la CO2 catturata milioni di anni fa, ma solo quella catturata recentemente. E, quindi, l'incidenza di gas sera è uguale a zero! Bene, rispondiamo noi, è tutto il particolato, la CO2, l'NOx, ecc. ecc. prodotto dai camion che trasportano da grandi distanze biomassa e olio di palma, dove li mettiamo? E oltre a ciò che ne facciamo dei gas serra immessi nell'aria da parte delle navi che trasportano questo materiale da porti lontani?

Insomma anche qui l'unica realtà che interessa questi "furbetti dell'energia" è il compenso del conto energia, senza del quale a nessuno verrebbe in mente di trasformarsi improvvisamente da comune uomo in "benefattore dell'umanità".

Purtroppo a cadere in questa trappola quasi sempre sono i sindaci dei piccoli centri abitati che credono più alle parole e lusinghe dei venditori di energia, che a quelle di noi ambientalisti. Pertanto diciamo a questi sindaci che prima di ogni decisione si documentino bene e organizzino un "faccia a faccia" tra esperti veri e "venditori di fumo". Solo dopo questo  confronto, per il bene dell'ambiente e dei propri cittadini,  decidano.


Per dire basta a questo assalto all'ultimo lembo di terra sana del nostro Paese i nostri politici inizino a capire il pasticcio (e non solo questo!) in cui ci hanno portato e rivedano definitivamente il meccanismo del conto energia, beneficiando non più mega impianti, ma i piccoli, quelli che ognuno può farsi sopra il proprio tetto di casa di qualche kW e non di megawatt. Tanti piccoli produttori di energia, vedi la Danimarca, la Germania e l'Olanda, contribuiscono a rendere le loro città indipendenti dall'apporto di energia dall'esterno e in molti casi a produrre anche energia da vendere alle altre città vicine. Questo è il futuro che si chiama Smart Grid.   Ma i nostri politici sanno cosa sono le Smart Grid?

  Ennio La Malfa

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