Quante fabbriche delle
gigantesche torri eoliche abbiamo in Italia? Nessuna! Queste torri eoliche
vengono prodotte in Germania, Danimarca, Spagna, ecc. Quanti italiani impieghiamo
nell'assemblaggio, montaggio e istallazioni di questi "aggeggi"
eolici? Al massimo l'8%, il resto è manodopera
specializzata che la fornisce direttamente il costruttore (straniero).
Ma di quante ore di
vento annue ha bisogno un gigantesco rotore eolico per produrre energia ed
essere economicamente vantaggioso? Secondo gli studi dell'ENEA di almeno 3.500
ore di vento l'anno. E in Italia abbiamo questi valori? No, solo in alcune e
limitate aree del nostro Paese come in Sardegna, le ore medie annue di vento in
Italia non superano il valore di 1.300.
Si pensi che nazioni
come la Spagna ,
il Portogallo, la Danimarca ,
la Germania
ed altri del nord Europa hanno mediamente 6.000 ore di vento anno. Lì si che ha
un senso piantare queste gigantesche torri eoliche. E allora perché stiamo
deturpando il nostro paesaggio con questi ecomostri, il più delle volte fermi? Perché
gli incentivi del conto energia per molti sono diventati veri e propri business
e, guarda caso, una forte percentuale di questi beneficiari è rappresentata
dalla malavita organizzata.
Quello che ci rattrista
ancora di più della mafia che gestisce l'eolico, è che si suppone che un grosso
partito italiano e una sua importante costola ambientalista siano in parte
coinvolti in questa operazione di deturpazione del nostro paesaggio.
Nella sola regione
Lazio sono più di 50 le richieste d'autorizzazione per costruire impianti di
produzione energia elettrica da biomassa. Un'altra follia tutta italiana. Gli
impianti a biomassa necessitano di materiale di scarto della lavorazione del
legno, del cippato, del cascame in agricoltura, dai vegetali inutilizzabili, da
tutto ciò che produce biomassa, immondizia compresa. Fin quando questi impianti
servono ad un'azienda agricola che realmente produce ingenti volumi di biomassa
per produrre qualche decina di Kilowatt per il proprio uso, tutto bene. Ma poi
se si intende realizzare impianti da 2 o 4 Megawatt allora proprio non ci
siamo!
Basta analizzare i
seguenti dati per capire la follia o l'inganno di queste proposte: Per produrre
1 Megawatt di energia bruciando cascame fogliare, rami secchi, tronchi
di alberi caduti, segatura di qualche falegnameria vicina, ecc. servirebbe un
territorio superiore a 700
ettari , 1.400 per 2 MW e 2.100 per 3 MW. Ma noi in Italia abbiamo queste estensioni di
boschi e foreste vicini alle nostre città? Si, ma nei parchi naturali regionali
e nazionali. Se dessimo retta a questi "furbetti dell'energia" dopo
il primo anno in cui, senza danneggiare l'ecosistema forestale, potremmo
mandare avanti la centrale a biomassa, a partire dagli anni successivi, visto
che il sottobosco e il residuo di legname caduto non esisterebbero più, dovremmo mettere mano alle motoseghe ed
abbattere tutti i nostri boschi. Ma a questa evenienza i "furbetti
dell'energia" risponderebbero subito dicendo che loro non toccherebbero i
boschi italiani, ma farebbero venire la biomassa da lontano, dai porti
adriatici da cui le navi già scaricano tonnellate di legname da ardere proveniente
dalla ex Jugoslavia, oppure importando olio di palma che proviene dall'Africa.
E allora dov'è la logica di non voler incidere sul riscaldamento globale della
Terra producendo ulteriori gas serra? Loro ci dicono che la CO 2 prodotta dai boschi che
finiscono nelle camere di combustione della centrale non sono il petrolio, il
carbone e i gas che immettono nell'atmosfera
la CO 2
catturata milioni di anni fa, ma solo quella catturata recentemente. E, quindi,
l'incidenza di gas sera è uguale a zero! Bene, rispondiamo noi, è tutto il
particolato, la CO 2,
l'NOx, ecc. ecc. prodotto dai camion che trasportano da grandi distanze biomassa
e olio di palma, dove li mettiamo? E oltre a ciò che ne facciamo dei gas serra
immessi nell'aria da parte delle navi che trasportano questo materiale da porti
lontani?
Insomma anche qui
l'unica realtà che interessa questi "furbetti dell'energia" è il
compenso del conto energia, senza del quale a nessuno verrebbe in mente di
trasformarsi improvvisamente da comune uomo in "benefattore dell'umanità".
Purtroppo a cadere in
questa trappola quasi sempre sono i sindaci dei piccoli centri abitati che
credono più alle parole e lusinghe dei venditori di energia, che a quelle di
noi ambientalisti. Pertanto diciamo a questi sindaci che prima di ogni
decisione si documentino bene e organizzino un "faccia a faccia" tra
esperti veri e "venditori di fumo". Solo dopo questo confronto, per il bene dell'ambiente e dei
propri cittadini, decidano.
Per dire basta a
questo assalto all'ultimo lembo di terra sana del nostro Paese i nostri
politici inizino a capire il pasticcio (e non solo questo!) in cui ci hanno portato
e rivedano definitivamente il meccanismo del conto energia, beneficiando non
più mega impianti, ma i piccoli, quelli che ognuno può farsi sopra il proprio
tetto di casa di qualche kW e non di megawatt. Tanti piccoli produttori di
energia, vedi la Danimarca ,
la Germania
e l'Olanda, contribuiscono a rendere le loro città indipendenti dall'apporto di
energia dall'esterno e in molti casi a produrre anche energia da vendere alle
altre città vicine. Questo è il futuro che si chiama Smart Grid. Ma i nostri politici sanno cosa sono le
Smart Grid?
Ennio La Malfa
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