lunedì 11 maggio 2015

Residui venefici di farmaci finiscono nell'ambiente (e nel cibo)




Ormoni, antibiotici, antinfiammatori, antidepressivi sono consumati con crescente frequenza ed un recente all’arme dell’Unione Europea ha fatto presente che continuando con questo trend in 30 anni si potrebbe passare, soprattutto per alcuni di essi, da concentrazioni dell’ordine di ngL-1 a concentrazioni 1000 volte superiori misurate nelle acque superficiali (fiumi, laghi). 

In Europa vengono usati più di 2000 diversi prodotti farmaceutici, mentre i consumi annuali stimati dalle sole sostanze di tipo antibiotico sono simili per quantità a quelli di alcuni pesticidi. A questi consumi corrispondono ovviamente altrettanti ricche produzioni: in Germania ad esempio 130 tonnellate di farmaci prodotti annualmente.

Questa situazione di allarme richiede un continuo monitoraggio per garantirsi che in questa dissennata corsa non vengano superati i limiti di sicurezza rispetto agli effetti tossici secondari di questi principi sull’ecosistema. Un farmaco, il diclofenac, è addirittura entrato nella lista preposta per le sostanze da considerare prioritarie ai fini del loro controllo. L’analisi comporta un’esigenza fondamentale per garantirne l’affidabilità e cioè la disponibilità di materiali certificati di riferimento. E’ questo un campo completamente in evoluzione. 

La Sigma Aldrich si è dimostrata particolarmente sensibile tanto che produce oltre 400 standard farmaceutici. Ricordo che soltanto con l’approccio corretto di cui i materiali di riferimento sono parte irrinunciabile si possono evitare nelle misure i cosiddetti effetti matrice e migliorare i livelli di accuratezza. La disponibilità di standard è molto utile nell’analisi farmaceutica anche per un altro tipo di problema a cui i produttori e consumatori sono sensibili, quello della presenza di acqua nei reagenti materia prima del farmaco.. 


(Fonte AK)

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