Beh, stamattina (10 settembre 2015) a Treia, dopo la consueta colazione al baretto, ho incrociato per strada i due preti aiutanti del parroco della Cattedrale. Ho preso il coraggio a due mani ed ho chiesto loro: "Perché non fate in modo che quando ci sono dei matrimoni si eviti di sparare con quei cannoni che schizzano coriandoli di plastica? Ecco qui, guardate la strada, dopo 4 giorni dalla cerimonia è ancora piena di cuoricini e fiorellini colorati, non si possono nemmeno raccogliere per quanto son leggeri e volatili e si sono incastrati nei tombini e negli angoletti".
Mi hanno dato ragione, bontà loro, e mi hanno promesso che cercheranno in futuro di avvisare i novelli sposi che non porta bene sporcare, anzi porta male. E così ci siamo trovati d'accordo. Meglio tornare al più tradizione lancio di confetti che almeno si contenta la gola dei bambini (e anche degli anziani, come me).
Ma i coriandoli di plastica per le strade non sono l'unico problema di Treia, ben più grave è la presenza di cicche (di sigarette) e cicche (di gomma da masticare). Ne parlavo anche con l'assessore all'ambiente Adriano Spoletini qualche giorno fa. E gli ho raccontato di quella volta in cui ai giardinetti di San Marco un bambino venne a chiedermi cosa facessi, mentre mi vedeva raccogliere cicche e carte di caramelle nel prato... Beh, che l'educazione ambientale debba iniziare dalla famiglia e dalla scuola elementare, come mi diceva l'assessore, è una verità sacrosanta!
Ma sembra di andare avanti così giorno per giorno con le cose che succedono senza sapere né perché né come... Un passo dopo l'altro, giornate che finiscono appena cominciate, pensieri arruffati ed allo stesso tempo indifferenza, distacco.
Ricordo ad esempio alcuni anni fa quando ancora abitavo a Calcata mi fermavo spesso in piazza con il mio nipotino Sava e ci mettevamo a giocare alla raccolta delle cicche, con la scopa e la paletta, lui spingeva ed io impalettavo.
Così recuperavamo un centinaio di cicche forse più. Mi sembrava di recuperare pezzi di coscienza "dimenticata", cicche incastrate nei buchi delle scale della chiesa per non farle vedere all'occhio, eppure malgrado la vergogna del non volerle mostrare le cicche erano lì, stipate, quindi la vergogna non aveva impedito l'occultamento del senso di colpa.
Ma tutto sommato - con l'esempio diretto - anche qui a Treia assieme ad altri bambini possiamo fare un'opera di recupero della coscienza. Ma senza giudicare, senza pensare che stiamo pulendo dove altri hanno sporcato, o che dovrebbe farlo l'apposito incaricato. Puliamo perché ci piace. Ed anche quelli che hanno sporcato, se sensibilizzati, potranno un giorno mettersi a giocare con noi alla "raccolta delle cicche negli angoli nascosti del paese".
Paolo D'Arpini
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