Di fronte alle elezioni tenutesi di recente in Moldavia, Georgia e Romania, l’Occidente ha manifestato una spiccatissima tendenza a convalidare soltanto gli esiti coincidenti con le proprie aspirazioni, e a bollare come illegittimi in quanto viziati da indebite ingerenze russe tutti i verdetti “imprevisti”.
Il culmine lo si è raggiunto in Romania, Paese in cui gli Stati Uniti pianificano di costruire la più grande base militare all’estero ed elemento cruciale del dispositivo politico-militare allestito da Washington in Europa.
Qui, il candidato indipendente Călin Georgescu, collocato su posizioni disallineate rispetto ai Paesi della Nato nei confronti del tipo di rapporto da costruire con la Russia, era riuscito sorprendentemente a vincere il primo turno, tenutosi il 24 novembre. Secondo la ricostruzione di «Wikipedia», Georgescu «è cresciuto nei sondaggi nelle ultime settimane precedenti il voto grazie ad una mirata strategia di promozione su TikTok, dove aveva 3,4 milioni di abbonati.
A ridosso del voto ha ottenuto 30.000 nuovi follower, mentre il numero di visualizzazioni del videoclip in cui annunciava la candidatura è cresciuto da 500.000 a 800.000 Tra i video in cui figurava praticava sport quali il judo, il nuoto, l’equitazione, o la maratona. In altri portava dei costumi tradizionali o si recava in chiesa. Questo progresso è stato supportato da una campagna concertata, in cui centinaia di account utilizzavano hashtag relativi alla sua candidatura per generare visibilità.
La strategia prevedeva commenti e post su vari video, anche quelli non correlati a lui, con il risultato di una promozione virale dei suoi messaggi. Questo approccio è stato oggetto di critiche da parte di chi lo accusava di utilizzare dei bot per amplificare la propria presenza online.
A pochi giorni dalle elezioni, mentre le pubblicazioni a sostegno della sua candidatura inondano i social network, la commissione elettorale ha disposto la cancellazione di gran parte degli account a causa dell’assenza del codice identificativo previsto dai regolamenti per la campagna elettorale. Al primo turno del 24 novembre ha ottenuto a sorpresa oltre 2 milioni di voti, superando i candidati dell’Usr Elena Lasconi e del Psd Marcel Ciolacu».
Pochi giorni prima del ballottaggio, che secondo i sondaggi avrebbe consacrato la vittoria di Georgescu, il Dipartimento di Stato aveva comunicato che: «sta al popolo rumeno eleggere i propri rappresentanti, e gli Stati Uniti non interferiscono con questa scelta o processo. Siamo preoccupati per il rapporto del Consiglio Supremo della Difesa Nazionale rumeno sul coinvolgimento russo in attività informatiche maligne progettate per influenzare la regolarità del processo elettorale. I dati citati nella relazione dovrebbero essere oggetto di un’indagine approfondita per garantire l’integrità del processo elettorale in Romania. Gli Stati Uniti apprezzano i contributi della Romania come alleato della Nato e partner dell’Unione Europea. I progressi duramente guadagnati dalla Romania nell’ancorarsi alla comunità transatlantica non possono essere respinti da attori stranieri che cercano di spostare la politica estera della Romania lontano dalle sue alleanze occidentali. Qualsiasi cambiamento di questo tipo avrebbe gravi impatti negativi sulla cooperazione degli Stati Uniti in materia di sicurezza con la Romania, mentre la decisione di limitare gli investimenti esteri scoraggerebbe le aziende statunitensi dal continuare a investire in Romania». Poche ore dopo, la Corte Costituzionale rumena ha decretato l’annullamento del primo turno delle elezioni presidenziali e la ripetizione dell’intero processo elettorale, a partire dalla registrazione e dalla convalida delle candidature, sulla base delle conclusioni a cui era pervenuto il Consiglio Supremo della Difesa Nazionale secondo cui la campagna di Georgescu era il risultato di una manipolazione orchestrata dalla Russia tramite i social network, a partire da TikTok.
Il presidente uscente Klaus Iohannis è recentemente tornato sul punto, dichiarando che «gli account russi» hanno potenziato i post di Georgescu su TikTok e hanno evidenziato «attacchi informatici coordinati ai server utilizzati per contare i voti». Tali azioni, ha detto, «non possono essere compiute da singoli attori o da un gruppo o da un partito. Possono essere ricondotti soltanto ad attori statali… Cioè alla Russia».
Il cui coinvolgimento è tuttavia molto difficile da dimostrare, perché i suoi agenti «si nascondono perfettamente nel cyberspazio», utilizzando server situati in molte località disseminate in tutto il mondo. In sostanza, Iohannis ha ammesso che nel suo Paese è stato decretato l’annullamento delle elezioni sulla base di sospetti assolutamente non dimostrati di ingerenze da parte della Russia.
Il tutto tra la soddisfazione dell’Unione Europea, che si sta invece preparando a irrogare sanzioni – provvisoriamente bloccate dal veto di Ungheria e Slovacchia – nei confronti della Georgia per punire la renitenza delle autorità di Tbilisi a disporre l’annullamento delle elezioni di ottobre, che secondo la presidente decaduta ed ex ambasciatrice francese in Georgia Salomé Zourabichvili sarebbero state il frutto di interferenze russe.
Giacomo Gabellini
Video collegato con Andrea Zhok: https://youtu.be/h83Dc6bGlU8
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