lunedì 30 novembre 2015

Potenza Picena chiede aiuto contro la morte silenziosa del radar NATO



Sos Marche - “Aiutateci a non morire. Siamo assediati da un nemico invisibile e silenzioso: un super radar militare che uccide lentamente con i suoi impulsi a microonde”. 

La provincia di Macerata, in particolare Potenza Picena, registra un macabro primato italiano: un numero record di tumori, morbo di Crohn, ictus, cardiopatie ischemiche, suicidi, interruzioni di gravidanza, sterilità maschile, nascita di bambini con patologie congenite, convulsioni senza febbre, sclerosi, cataratte e disturbi psicosomatici.
Mentre l’Aeronautica si trincera dietro il segreto militare, Giovannella Maggini Mazzarella, insegnante in pensione, ha raccolto le prove del disastro. 
Una vicenda che un membro della New York Academy of Sciences, Gianfranco Valsè Pantellini, ha definito “la strage degli innocenti”. I radar militari operano in deroga alle normative di protezione sanitaria ed ambientale, nonostante i rapporti scientifici dell’Istituto Superiore di Sanità che 30 anni fa segnalavano i pericoli. Uno studioso italiano, il dottor Franco Sarto, già nel 1978 aveva documentato danni al Dna, esaminando il caso di numero radaristi militari. Tant’è che il Ministero della Difesa da allora ha inibito al medico di proseguire le sue ricerche cliniche.
Nel 1982 la Circolare 69 del Ministero della Sanità avverte che «quelle dei radar sono le sorgenti elettromagnetiche più pericolose per l’organismo umano». In barba al principio di precauzione, lo Stato non prende alcuna contromisura. «Il numero dei radar attualmente impiegati è elevato ed in continuo aumento» prosegue il documento ministeriale «Non sono disponibili dati precisi, perché segreti, sui radar militari, ma è nota la continua richiesta di sempre nuovi e più sofisticati dispositivi di questo tipo».
Quella marchigiana è una storia dimenticata per anni sulle scrivanie dei Ministeri della Sanità, dell’Ambiente, della Difesa, del Tesoro e delle Finanze, del Presidente della Repubblica, della Magistratura, dei Carabinieri, dell’Enea, dell’Ispesl, del Parlamento Europeo, della Prefettura, dell’Autorità Sanitaria Locale e perfino di onorevoli e governanti Verdi (Pecoraro Scanio).
Lo studio - La signora Mazzarella ha riunito anni di indagini, ricerche, dati, relazioni, denunce, lettere. La sua battaglia per il diritto alla salute comincia nel 1986, quando muore il marito per un tumore al cervelletto. Nell’87 l’Aviazione di Stato potenzia l’impianto radar presente nel territorio comunale (vincolato paesaggisticamente dal 1983). Si installa un ‘Argos 10’, sostituito nel ’99 da un dispositivo automatizzato dell’Alenia ancora più potente. Le accresciute dosi di radiofrequenza e microonde si avvertono subito: cancelli radiocomandati che si aprono e si chiudono da soli, televisori impazziti, computer e apparecchiature elettroniche in tilt, radio e impianti stereo che si accendono autonomamente, stimolatori cardiaci che si bloccano, frutta che non matura, conigli che non prolificano, neonati colpiti da palatoschisi e labbro leporino, anomali incidenti stradali. La Rai comunica che «Le interferenze sono dovute alla presenza, a poca distanza dalle abitazioni di impianti radar aventi caratteristiche tali che l’impianto ricevente di utente esce dalle condizioni di normale funzionamento».
Anche l’Amministrazione delle Poste e Telecomunicazioni imputa alla postazione Nato, la causa degli inconvenienti: «Gli accertamenti tecnici hanno evidenziato l’esistenza di interferenze ai servizi di radiodiffusione dovute alle emissioni radar prodotte dalla locale base dell’Aeronautica Militare».
Il 2 febbraio 1990 si costituisce l’Ader (Associazione per la difesa dalle emissioni radar) che inizia a dar battaglia all’Arma Azzurra per conoscere i dati operativi e valutarne l’impatto sulla salute umana. Ma il segreto militare è una barriera impenetrabile. L’Ader ostacolata dall’amministrazione comunale e dall’ente pubblico Regione Marche, non potendo studiare le cause, analizza gli effetti di quei campi elettromagnetici. E riscontra un aumento sospetto di tumori e disturbi su persone, animali e piante. I cittadini si rivolgono pure all’Istituto Superiore di Sanità che si defila senza spiegazioni.
Stato latitante - Le istituzioni balbettano: Ministri e Sottosegretari dicono “che è tutto sotto controllo”. Ma la gente continua ad ammalarsi e a morire. Tutti si arrendono tranne la signora Giovannella. Lei ha raccolto età, professione, abitazione delle vittime, riportando caso per caso su una mappa topografica. Operazione che ha ripetuto per ogni patologia. Migliaia di fogli segnati con cerchietti rossi: tumori, aborti, suicidi, cataratte. E ogni disegno corrisponde a un nome: un bambino, una mamma, un papà. Andrea, Lucia, Alberto, Giuseppe, Enrica. Un piccolo nato con una malformazione; un altro con gravi complicazioni all’intestino. Centinaia di casi all’anno - su 14 mila residenti - che dovrebbero far riflettere.
L’anziana donna si mette alle ricerca di tutti quei cittadini che hanno cercato le cure e sono morti a Bologna, Genova, Milano, Roma, Lione. Ottiene i certificati necroscopici e scopre che il suo paese ha sui decessi per tumore una percentuale del 36 per cento - confermata dall’Istituto Centrale di Statistica e dall’Università di Ancona - superiore di 9 punti al trend nazionale.
Alle indagini sul campo si affiancano i sostegni scientifici dell’Università di Camerino. Roberto Monti, primo ricercatore del Cnr di Bologna attesta che «certi casi si spiegano con l’abnorme intensità dei campi elettromagnetici presenti nella zona». L’Ader chiede un monitoraggio epidemiologico e sporge denuncia alla Procura della Repubblica di Macerata per “strage continuata”, ma i giudici archiviano in un baleno.
L’11 febbraio 1999 il Ministro dell’Ambiente Edo Ronchi certifica che «Non è possibile delocalizzare il radar di Potenza Picena perché manca una normativa di supporto. Si tratta di una zona di inquinamento elettromagnetico non regolata dalla normativa». Infatti, sia il decreto 381 del ’98 (regolamento recante norme per la determinazione dei tetti di radiofrequenza compatibili con la salute umana) sia la legge quadro sull’elettrosmog (numero 36 del 22 febbraio 2001) non si applicano ai radar civili e militari.
Stivale a rischio - Col pretesto del segreto bellico, il Ministero della Difesa - supino ai voleri dell’Alleanza atlantica - procede con nuove e pericolose postazioni a tutto spiano, incurante della salute collettiva. A Marsala in provincia di Trapani il radar dell’Aeronautica dista 200 metri dalle abitazioni; a San Giovanni Teatino, nel territorio di Chieti, appena 40. Su Monte Filau, lungo la costa sud occidentale della Sardegna nell’agro di Domus de Maria, lo Stato ha installato un radar tridimensionale nonostante il diniego della Regione; a Cagliari l’impianto Tlc della Marina opera sul centro abitato alla stregua delle strutture gemelle di Sassari, Olmedo, Monte Limbara e Tavolara. Infine il governo Usa si accinge ad installare illegalmente potenti radar in Sicilia, dopo aver ricoperto abusivamente l’intero Stivale.
In Europa si registrano attualmente valori di campo elettromagnetico da «un milione a un miliardo di volte più alti che nel 1950», documenta l’Organizzazione mondiale della sanità. «Colpisce il silenzio attorno a questo tema e la mancanza di una normativa europea ed italiana che preservi la salute dell’essere umano e protegga l’ambiente - denuncia Greenpeace - fornendo limiti di esposizione e distanze di rispetto da queste fonti di inquinamento».
Stellette nel Belpaese - A Potenza Picena, nel 1956, lo Stato italiano impianta un sensore General Electric ‘Anf-Ps8′. Sei anni prima si era materializzato a Ferrara il primo radar (di fabbricazione canadese). L’antica Montesanto diventa Bracco: un anello della nascente catena difensiva che salda il vuoto tra la postazione ferrarese e quella di San Giovanni Teatino (CH).

Nel 1962 la difesa aerea della penisola italiana viene integrata in quella Nato, entrando a far parte del Nadge (Nato Air Defence Ground Envinronment), l’ombrello statunitense che si protende dalla Norvegia alla Turchia. Il sistema ‘Argos 10’ della Selenia - oggi Alenia - Marconi Systems (azienda Finmeccanica, ovvero dello Stato in joint-venture con la britannica Gec) - viene configurato nel 1987. Quel radar aveva un’antenna che girava 5 volte al minuto, con l’emissione di un fascio elettromagnetico ottimizzato per la scoperta alle alte quote (fino a 70 mila piedi), anche se poteva intercettare bersagli mobili al di sotto dei 2 mila.
Il circuito radar dell’Alleanza atlantica utilizza i segnali che arrivano da Potenza Picena, inseriti nel sistema di controllo dei due Roc (centri operativi di regione) di monte Venda e Martina Franca. Nel 1999 il sistema ‘Rat-3lSl’ dà il cambio all’‘Argos 10′. E’ un impianto che funziona automaticamente, i cui segnali arrivano al Cofa (Centro operativo del comando della Forza Armata) in un bunker a Poggio Renatico (Ferrara). Il ‘Rat-3lSl’ ha una portata di oltre 300 miglia nautiche (circa 600 chilometri), capace di intercettare oggetti volanti oltre 100 mila piedi (una trentina di chilometri). Distingue un piccolo deltaplano di plastica su Belgrado, e se su tale deltaplano il pilota ha un bottone di metallo o un orologio al polso o una carta di credito in tasca è già scoperto.
Densità di energia elettromagnetica? ‘Top secret‘ dichiara il Ministero della Difesa. Il potentissimo radar di guida (attacco e difesa) - in contatto con satelliti, aerei-spia (U-2, Awacs) e bireattori Prowler - è in grado di concentrare gli impulsi intorno al bersaglio, ed intercettare le emissioni radar avversarie, disturbandole con contromisure elettroniche.
Ufficialmente nell’ex giardino d’Europa i siti radar più pericolosi assommano ad una trentina, tutti collegati tra di loro. La base Imaz, in provincia di Taranto, è uno dei centri nevralgici delle rete di comando e controllo della Nato. Le sue antenne ascoltano, commutano e rilanciano tutte le informazioni che passano per le linee collegate con i comando dell’Alleanza atlantica nel Mediterraneo. Imaz coordina anche la difesa radar di Jacotenente (nel cuore del parco nazionale del Gargano), Licola (Napoli) e Siracusa che svolgono compiti di avvistamento e guidacaccia nei cieli meridionali.

Il governo italiano viola leggi e normative a protezione della vita e non risponde alle interrogazioni parlamentari. Come per gli esperimenti segreti delle scie chimiche, la popolazione è mera carne da macello.
Petizione contro il radar:
Pagina Facebook che si batte contro il radar
https://www.facebook.com/cittaprestata
Gruppo Facebook :

domenica 29 novembre 2015

Tecnologia al servizio dell'ambiente - Ricavare acqua dall'aria è possibile...



La scarsità d’acqua è una delle principali emergenze del pianeta. Secondo la FAO – l’Organizzazione dell’Onu per l’alimentazione e l’agricoltura – nell’arco di dieci anni 1,8 miliardi di persone vivranno in zone dove manca l’oro blu e nel 2050 la situazione si farà ancora più preoccupante, con il 60% della popolazione mondiale in condizioni di stress idrico.

Tra le soluzioni più innovative per affrontare il problema c’è quella proposta da Seas, che ha trovato un modo per recuperare la preziosa risorsa dell’aria. Il sistema, battezzato Awa Modula (Air to water to air)), è capace di catturare le goccioline presenti nell’atmosfera e trasformarle affinché possano finire in bottiglia o essere utilizzate in agricoltura e nell’industria.

“Il macchinario è anche in grado di sfruttare l’energia impiegata nel processo per generare gratuitamente aria fresca e calda, azzerando i costi”,ha spiegato Rinaldo Bravo, direttore generale dell’azienda del Canton Ticino durante la presentazione del progetto a Expo 2015. Ma i vantaggi oggi non si fermano qui: “Questo tipo di tecnologia non rilascia impurità nell’ecosistema locale, offrendo una fonte illimitata e inesauribile di acqua”, ha sottolineato Anna Magrini, professoressa dell’Università di Pavia che ha collaborato alla sua realizzazione.

Awa Modula, che riesce a produrre da 2.500 a diecimila litri al giorno, è già stato testato da alcune organizzazioni no profit, tra cui la onlus Unakids, impegnata a migliorare le condizioni di vita dei minori nelle regioni del mondo sconvolte dalle guerre.

(Fonte: AK 48)

sabato 28 novembre 2015

Treia - Nazareno Crispiani con i suoi mini-presepi alla Fiera delle Eccellenze Bioregionali dell'8 dicembre 2015



Oggi voglio parlarvi di uno dei nostri espositori alla Fiera delle Eccellenze Bioregionali  di Treia,  si tratta del signor Nazareno Crispiani, che vive a Treia da tanti anni ma è nativo di Macerata. Egli è fotografo artistico e storico membro del Foto Club Il Mulino. 

Già l'8 dicembre 2010 partecipò al primo evento dell'8 dicembre, che si tenne nella Sala Consiliare del Comune, per presentare la Figlia del Sarto di Lucilla Pavoni (vedi immagine in calce). 

Durante la Fiera di quest'anno Nazareno presenterà i suoi mini presepi realizzati con materiale riciclato. La prima volta li ammirai  mentre salivo in piazza, appunto nel 2010,  e  notai qualcosa di nuovo  nella vetrina di Nazareno, che si trova in Via Lanzi.  In bella mostra c’erano esposte tante simpatiche miniature lignee…  Mi fermai ad osservare incuriosito e Nazareno,  colto il mio interesse,  si  affacciò alla porta invitandomi ad entrare… Una volta dentro il negozio/studio mi  mostrò le sue opere, in sintonia con  l’avvicinarsi del Natale… Lì sul bancone c'era una moltitudine di piccole scenografie in miniatura,  risultato di un bricolage sapiente e fantasioso.


“Faccio tutto a mano usando vari materiali riciclati -spiegava orgogliosamente - tutte sostanze naturali per dare più significato e verità alla Natività”.  E sventolando alcuni ramoscelli di oleandro continuava a declamare (il suo parlare quasi una poesia..) "ecco queste sono palme….. e vedi l’acqua di questi stagni? E’ fatta con i sali antiumidità recuperati dalle confezioni per macchine fotografiche, la sabbia del deserto di Galilea è quella del nostro mare e le rocce sono i sassi di Porto Recanati… Ho raccolto questi fili d’erba secchi, queste piantine grasse sono ancora vive, un po’ di muschio, qualche pezzetto di latta per gli attrezzi… insomma ho composto questi mini-presepi usando tutti materiali di recupero…, ti piacciono?”   

Ed illustrando il  processo di lavorazione continuava ad esibire varie sculturine ed oggettini prendendoli da sopra il bancone e mostrandomi anche gli incompiuti a cui stava ancora lavorando…

Tanta dovizia di particolari e di attenzioni tutte per me, unico ammiratore… Ma quest'anno potrete godere anche voi della sua fantasia creativa, infatti Nazareno Crispiani aprirà il suo laboratorio che si trova proprio sotto il Mercato Coperto dove si tiene la Fiera delle Eccellenze Bioregionali dell'8 dicembre 2015...

Paolo D'Arpini

venerdì 27 novembre 2015

Decarbonizzare in vista della COP21



Lo studio, predisposto da ENEA in collaborazione con la Fondazione Eni Enrico Mattei,  in vista della COP21, 21a Conferenza delle Parti della Convenzione sui Cambiamenti climatici che si terrà a Parigi dal 30 novembre all’11 dicembre 2015, si presenta come un contributo per individuare le misure che l’Italia dovrebbe adottare per raggiungere l’obiettivo fissato al 2050 di decarbonizzazione del sistema energetico nazionale.

Realizzato in modo multidisciplinare, con l’apporto di esperti e ricercatori di diversi settori e organismi, il Rapporto traccia tre diversi scenari per poi individuare cinque linee strategiche necessarie per realizzare la transizione verso un’economia low carbon.

L’Italia potrebbe ottenere una riduzione dell’80% delle emissioni di CO2 rispetto ai livelli del 1990 e risparmi sulla bolletta energetica nazionale fino a 66 miliardi di euro, ai livelli attuali di incremento dei prezzi delle fonti fossili tradizionali.

Per raggiungere questi obiettivi il Rapporto "Pathways to deep decarbonization in Italy - 2015", Percorsi verso la decarbonizzazione profonda in Italia, realizzato da ENEA in collaborazione con la Fondazione Eni Enrico Mattei (FEEM), traccia tre scenari possibili e indica cinque linee guida per realizzare la decarbonizzazione del nostro sistema energetico al 2050.
Nel primo scenario si prevede un maggior utilizzo di fonti rinnovabili e di tecnologie per la cattura e lo stoccaggio della CO2 (CCS); il secondo si focalizza sulle potenzialità offerte dal miglioramento dell’efficienza energetica; il terzo ipotizza una limitata disponibilità di tecnologie innovative e fonti alternative.
Nell’ambito di tali scenari, il Rapporto individua cinque linee guida strategiche, necessarie a realizzare la transizione verso un’economia low carbon, che prevedono una revisione radicale del mix di fonti utilizzate per la produzione di energia elettrica, delle modalità di utilizzo, dei consumi di energia.
  1. In Italia, da qui al 2050, sarebbe possibile rinnovare il sistema di generazione elettrica arrivando ad alimentarlo per il 93% con fonti rinnovabili. Questo comporterebbe un taglio di circa il 97% delle emissioni per kWh elettrico, rispetto ai livelli del 2010. A questo risparmio, applicando su vasta scala le tecnologie per la cattura e lo stoccaggio di CO2 (CCS), si aggiungerebbe una quantità di emissioni in atmosfera evitate pari a 25 milioni di tonnellate di CO2.
  2. L’incremento dell’efficienza energetica porterebbe a una riduzione dei consumi primari tra il 28% e il 39% al 2050, rispetto ai valori 2010, e a una diminuzione fra il 56% e il 62% del rapporto tra energia impiegata e PIL, cioè della cosiddetta intensità energetica.
  3. Un maggior ricorso all’elettricità da fonti rinnovabili e a tecnologie CCS negli usi finali (industria, terziario, trasporti e residenziale) porterebbe notevoli benefici. Per esempio, in uno dei settori più critici, quello dei trasporti, sarebbe possibile ridurre del 60% i consumi di fonti fossili attraverso un maggior ricorso al trasporto pubblico, marittimo e ferroviario delle merci che attualmente viaggiano su gomma e un incremento dell’uso dei veicoli elettrici e a biocombustibili.
  4. Più investimenti pubblici e privati nella ricerca in campo energetico, nelle reti infrastrutturali e nelle tecnologie cosiddette ‘trasversali’ (che hanno cioè applicazioni in diversi campi come le nanotecnologie, i processi catalitici, i nuovi materiali, ecc.), renderebbero più efficienti i processi produttivi, ma sarebbero utili anche per i cittadini. Da qui l’importanza di campagne di informazione e formazione utili a coinvolgere sempre di più i cittadini nella condivisione delle scelte politiche e informarli sulle nuove e diverse tecnologie disponibili.
  5. La cooperazione internazionale nella ricerca e il coordinamento delle politiche energetiche e ambientali, potrebbero ridurre il costo macroeconomico della decarbonizzazione attraverso un coordinamento delle politiche di mitigazione a livello globale e uno sforzo maggiore dell’Italia per favorire investimenti pubblico-privati (PPPs) in innovazione, tecnologie e infrastrutture. Inoltre, a parere dei ricercatori di FEEM, un mercato dei permessi di carbonio a livello europeo, interregionale o globale ridurrebbe notevolmente i costi della decarbonizzazione. 
Il Rapporto “Pathways to deep decarbonization in Italy - 2015” è parte dell’iniziativa internazionale "Deep Decarbonization Pathways Project (DDPP)", il primo programma di cooperazione globale per individuare percorsi concreti verso un’economia low carbon, promossa da Sustainable Development and International Relations (IDDRI)  e Sustainable Development Solutions Network (SDSN).

giovedì 26 novembre 2015

ISDE: "Segnalazione del persistere e dell’aggravarsi del processo di eutrofizzazione delle acque del lago di Vico"



Il persistere e l’aggravarsi del processo di eutrofizzazione e netta riduzione della qualità delle acque del lago di Vico e il possibile e connesso rischio sanitario per le popolazioni  dei comuni di Caprarola e Ronciglione che da questo lago captano la maggior parte delle acque erogate ad uso umano, richiede interventi quanto mai urgenti, decisivi e non più rimandabili come più volte richiesto dall’Associazione italiana medici per l’ambiente - Isde (International Society of Doctors for the Environment ) - in allegato le precedenti segnalazioni del 30 marzo 2010, del primo agosto 2012 e del 28  marzo 2014- .
Il primo tra questi interventi  deve prevedere la cessazione della captazione di acqua dal lago di Vico e il contestuale reperimento di fonti alternative di approvvigionamento idrico per le ragioni di seguito esposte. 

La situazione del lago di Vico
La compromissione della qualità delle acque del lago di Vico è nota ed oggetto di studi, ricerche e progetti da parte di Enti e Università (Istituto superiore di Sanità, Consiglio nazionale delle Ricerche - CNR, Università della Tuscia, Università di Roma La Sapienza e Università degli Studi Roma Tre) (https://iris.uniroma3.it/handle/11590/164850#.VjjZTdIvet8).
Essa si caratterizza per la marcata riduzione del quantitativo di ossigeno, aumento della clorofilla e della biomassa algale ed è da attribuirsi alle massive fioriture del Cianobatterio Plankthotrix rubescens, detto comunemente alga rossa e delle altre specie cianobatteriche in particolare: Limnothrix redekei e Aphanizomenon ovalisporum, presenze ormai stabili e consistenti dell’ecosistema lacustre vicano.
Le  cause che verosimilmente sono state e continuano ad essere all’origine del degrado di questo importante ecosistema e bacino idrico, sono state più volte indicate e  possono così essere riassunte:
-          intense  fioriture del cianobatterio Plankthotrix rubescens e delle altre specie di cianobatteri,  fioriture favorite verosimilmente dall’uso ultradecennale di fertilizzanti e fitofarmaci nelle vaste aree coltivate a noccioleti in prossimità del lago;
-          possibile permanenza di scarichi fognari abusivi o non a norma sulle sponde e in prossimità del lago;
-          possibile azione residua di inquinamento dovuta agli agenti contaminanti individuati nel sottosuolo del dismesso Magazzino Materiali di Difesa Nbc di Ronciglione, ubicato anch’esso in prossimità
delle sponde del lago;
-          possibili attività illecite condotte all’interno e in prossimità della Riserva naturale.
Nelle acque del lago di Vico sono anche persistenti ed elevati i valori di arsenico (secondo il parametro previsto dal Decreto Legislativo 31/2001 per le acque ad uso potabile ovvero 10 microgrammi/litro), elemento questo tossico e cancerogeno certo secondo la classificazione dell’Agenzia internazionale di ricerca sul cancro - Iarc.
Si deve anche rammentare che in una riunione del tavolo tecnico istituito proprio sulle problematiche ambientali del lago di Vico, svoltasi presso la Provincia di Viterbo il  2 marzo 2010, riunione convocata dall’Assessorato all’Ambiente della Provincia di Viterbo sul tema specifico  “Attività di contrasto al degrado della qualità delle acque del lago di Vico”, venivano presentati dati che evidenziavano nelle acque del lago anche la presenza di altre sostanze tossiche e cancerogene, che di norma dovrebbero essere estranee alle acque del lago (mercurio, idrocarburi policiclici aromatici - IPA) e sulla cui presenza e provenienza l’Isde ha più volte chiesto l’avvio di specifiche indagini.
Sempre in quella stessa riunione venivano confermati i livelli di concentrazioni rilevate nei sedimenti del lago per gli elementi : Arsenico - 647 mg/kg SS (valore soglia 20 mg/kg SS) -, Cadmio - 12 mg/kg SS (valore soglia 2 mg/kg SS) - e  Nichel - 566 mg/kg SS (valore soglia 120 mg/kg SS).
Questi elementi tossici sono tuttora presenti nei sedimenti del lago e per la loro concentrazione così elevata nei sedimenti lacustri si configurano come un ulteriore motivo di preoccupazione ambientale e sanitaria per il rischio derivante dalla loro possibile mobilizzazione e quindi rilascio nelle acque del lago e sono perciò una ulteriore e valida ragione perché si abbandoni al più presto la captazione di acque ad uso umano da questo lago.

I Cianobatteri e le cianotossine
Le fioriture dei Cianobatteri  in corpi idrici adibiti a riserva di acqua ad uso potabile sono riconosciute dalla comunità scientifica internazionale come un rilevante problema sanitario di sempre maggiore importanza e diffusione anche a causa della aumentata disponibilità di ossidi di azoto in atmosfera generati dalle attività antropiche responsabili del surriscaldamento climatico e dei processi di eutrofizzazione delle acque superficiali (http://www.arpat.toscana.it/notizie/notizie-brevi/2015/cianobatteri-lacustri-al-centro-di-uno-studio-internazionale,  Ecolgy letter Volume 18, Issue 4pages 375–384, April 2015).
I cianobatteri sono microrganismi capaci di produrre una serie di cianotossine patogene, al momento ne sono state descritte solo una parte, oltre 90 varianti tra cui la  microcistina LR classificata come cancerogena di classe 2 b secondo l’Agenzia internazionale di ricerca sul cancro - I.a.r.c. e tossica per gli esseri umani, per la flora e la fauna con cui viene in contatto.
Questa cianotossina non è termolabile e quindi non è eliminabile attraverso i processi di bollitura dell’acqua e cottura degli alimenti.
Come riportato da una sempre più corposa letteratura scientifica le cianotossine determinano danni istologici a carico del fegato organo bersaglio principale, dei polmoni e dei reni e fungono anche da promotori tumorali, ed è stata segnalata anche la loro azione come fattori di interferenza endocrina (endocrine disruptor) e genotossica (http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/21277993) ( Zegura B. Straser A. Filipič. M. Genotoxicity and potential carcinogenicity of cyanobacterial toxins - a review. Mutat Res. 2011 Jan-Apr;727(1-2):16-41)
Recentemente è stata anche evidenziata una correlazione tra esposizione ad alcuni tipi specifici di  microcistine e malattie neurodegenerative in particolare con la malattia di Alzheimer, la Sclerosi Laterale Amiotrofica-SLA http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/?term=cyanobacterialneurodegenerative+disease) .
Come si evince dalla letteratura internazionale, le conoscenze scientifiche relativamente alle dinamiche di crescita e sviluppo dei cianobatteri, alle loro azioni patogene e a quelle, anche sinergiche e di potenziamento reciproco, espletate dai diversi tipi di microcistine da essi prodotte, sono ancora relativamente limitate e in costante aggiornamentopertanto un atteggiamento fortemente cautelativo e l’applicazione del Principio di Precauzione devono essere raccomandati in situazioni di contaminazione idrica ed esposizione cronica.
Le cianotossine possono inoltre percolare e contaminare acque di falda e pozzi posti in prossimità di bacini idrici interessati dalle  fioriture di cianobatteri e colonizzare anche le reti degli impianti acquedottistici.
Il Principio di precauzione
In considerazione dell’esposizione cronica a più fattori tossici e cancerogeni presenti nelle acque captate dal lago di Vico ed erogate ad uso umano - come da documentazione attuale e precedente - è necessario predisporre interventi ed azioni orientati al pieno rispetto del Principio di precauzione che è il principio generale del diritto comunitario e fa obbligo alle autorità competenti di adottare provvedimenti appropriati al fine di prevenire taluni rischi potenziali per la sanità pubblica, per la sicurezza e per l’ambiente, facendo prevalere le esigenze connesse alla protezione di tali interessi sugli interessi economici.
Tra questi interventi  riteniamo fondamentale l’abbandono della captazione di acqua dal lago di Vico e il contestuale reperimento di fonti alternative di approvvigionamento idrico.

Il  rischio sanitario
Gli acquedotti dei Comuni di Caprarola e Ronciglione sono riforniti in misura preponderante da acque captate dal lago di Vico e da anni si susseguono ordinanze di non potabilità che attestano il potenziale  rischio per la salute dei cittadini che possono essere esposti, e ormai da lungo periodo, a microrganismi potenzialmente tossici e a diverse sostanze tossiche e cancerogene presenti nelle acque captate dal bacino lacustre attraverso principalmente il loro uso per bevande, preparazioni alimentari, per fini igienico-sanitari e attraverso il consumo di fauna ittica proveniente dal lago e prodotti vegetali irrigati sempre con acque lacustri ( file:///C:/Documents%20and%20Settings/User/Documenti/Downloads/IJEP10119-20120510-172627-9778-2084.pdf).
Il rischio sanitario per i residenti di Caprarola e Ronciglione è purtroppo già molto rilevante in considerazione anche della cronica esposizione all’arsenico ed è attestato ufficialmente dagli studi del Dipartimento di epidemiologia  della Regione Lazio:  “Valutazione Epidemiologica degli effetti sulla salute in relazione alla contaminazione da Arsenico nelle acque potabili nelle popolazioni residenti nei comuni del Lazio” nel 2012  (www.deplazio.net/it/arsenico-nelle-acque) e dal  successivo studio conclusosi  nel 2014 
“ Valutazione Epidemiologica degli effetti sulla salute in relazione alla contaminazione da Arsenico nelle acque potabili : studio di coorte nella popolazione residente nella provincia di Viterbo, 1990-2010
I due studi hanno dimostrato e di nuovo confermato un gradiente di rischio per cause di morte e malattie al crescere del livello di esposizione all’arsenico nelle acque; in particolare lo studio di coorte ha evidenziato e riconfermato un eccesso di mortalità per il tumore del polmone, le malattie del sistema circolatorio, le malattie respiratorie e il diabete.
Il progetto SEpiAs (Studi su marcatori di esposizione ed effetto precoce in aree con inquinamento da arsenico)  (http://www.epiprev.it/pubblicazione/epidemiol-prev-2014-38-3-4-suppl-SEPIAS) ha individuato come campione anche un gruppo di persone residenti nel comune di Ronciglione e questo anche a causa degli eccessi di mortalità  già rilevati e valutati come rischi relativi (RR) per malattie del sistema cardiocircolatorio, malattie ischemiche del cuore, malattie respiratorie, BPCO (broncopneumopatia cronico-ostruttiva), diabete mellito, tumori   maligni del polmone, tumori maligni della vescica (capitolo 2, pag. 41).
Inoltre c’è da segnalare che vaste aree dei Comuni di Caprarola e Ronciglione, in particolare quelle intorno e in prossimità del lago di Vico, sono dedicate da decenni ad agricoltura intensiva con utilizzo di fertilizzanti, diserbanti e pesticidi che, attraverso la loro dispersione nell’aria, nell’acqua, nel suolo e la conseguente contaminazione della catena alimentare, costituiscono un ulteriore fattore di rischio per la salute sia degli agricoltori che dei residenti per i ben noti e documentati effetti cancerogeni e di interferenza endocrina e per il ruolo causale sempre più rilevante che questi prodotti chimici stanno assumendo in patologie quali le neoplasie, il morbo di Parkinson, le malattie dello spettro autistico, le malattie metaboliche, riproduttive e le malattie autoimmuni (http://www.isde.it/wp-content/uploads/2015/03/2015-03-Position-Paper-PESTICIDI-finale.pdf).
Un ulteriore fattore che potrebbe concorrere ad aumentare il rischio sanitario per le popolazioni di Caprarola e Ronciglione è quello legato alla possibile radioattività delle acque erogate, essendo l’area geologica dei due comuni interessata dalla presenza del radon- elemento cancerogeno certo la cui esposizione cronica correla con  il cancro del polmone -  ma al momento non sembrano disponibili presso gli enti di competenza misure relative a questa parametro pur essendo previste e obbligatorie secondo la Direttiva  2013/ 51 Euratom che stabilisce i requisiti per la tutela della salute della popolazione relativamente alle sostanze radioattive presenti nelle acque destinate al consumo umano


La documentazione più recente
Anche la più recente documentazione acquisita  dall’Isde ovvero le analisi su campioni di acqua eseguite a cura dell’Istituto superiore di Sanità-Iss, dalle sezioni dell’Arpa-Lazio di Viterbo e Latina e dal Dibaf-Dipartimento per la Innovazione nei sistemi Biologici, Agroalimentari e Forestali-, dal mese di settembre 2013 al mese di settembre 2015, continuano a mostrare una situazione di grave compromissione dello stato ecologico del lago di Vico e il persistere di una inadeguata e incostante potabilizzazione delle acque erogate ad uso umano.
Nelle refertazioni degli esami effettuati dall’Istituto superiore di sanità- Iss, a nostra disposizione, sia per le acque erogate nel comune di Ronciglione  (settembre 2013-Agosto 2014) che per quelle erogate nel comune di Caprarola (gennaio 2014 - giugno 2015)  si può leggere:“… si rende necessario potenziare i sistemi di trattamento per la rimozione delle alghe e delle tossine nell’intera filiera di trattamento e distribuzione delle acque, con monitoraggi adeguati, anche a garanzia  dell’efficacia dei trattamenti, in particolar modo  nel caso di utilizzo di acque superficiali captate in corrispondenza di massive proliferazioni algali…”.
Fitoplancton e Cianobatteri potenzialmente tossici, in particolare Planktothrix rubescens, Limnothrix redekei e Aphanizomenon ovalisporum risultano presenti in diverse combinazioni e in percentuali variabili da migliaia a decine di milioni di cellule per litro in tutto il periodo di osservazione a nostra disposizione (settembre 2013 - settembre 2015) sia nelle acque captate in ingresso degli impianti di potabilizzazione, sia in uscita e nelle stesse reti di distribuzione comunali con presenza incostante ma frequente anche di valori oltre i parametri di legge per quanto riguarda arsenico, fluoro e in alcuni punti della rete acquedottistica di Ronciglione anche presenza di uranio (Iss n. protocollo 0045811 del 29 novembre 2013 - campioni n.6,7,8-,   Iss n. protocollo 0046730 del 6 dicembre 2013- campioni 1,2,3,4,5-,Iss  n. protocollo 0001962 del 20 gennaio 2014- campioni n.6,7,8- , Iss n. protocollo 0013855  del 18 aprile 2014).
In alcuni campioni di acque prelevate da distributori indicati come “ Case dell’acqua” e posizionati
in via Aldo Moro, via Sandro Pertini e nel parcheggio Mancini (Iss n. protocollo 0013855 18 aprile 2014  campioni 9 e 11,  e  n. protocollo 0017061 del 21 maggio 2014- campioni n.9 e campione n. 10) nel comune di Ronciglione la  presenza del cianobatterio Plankthotrix rubescen risulta nell’ordine di migliaia e decine di migliaia di cellule per litro.
La Asl di Viterbo più volte sottolinea nel giudizio di non potabilità delle acque per Ronciglione  “ acqua non potabile per presenza periodica della specie algale potenzialmente tossica Plankthotrix rubescens ( oltre al parametro arsenico che in alcuni punti della rete distributrice risulta saltuariamente presente in concentrazione superiore ai limiti previsti dal D.LVO 31/2001)”
(documento n. protocollo 39269 del giorno 11 agosto 2015).

Gli interventi istituzionali
Nel corso degli  anni sono state  numerosissime  le interrogazioni di deputati, senatori, europarlamentari e consiglieri regionali  che hanno condiviso le preoccupazione dell’Isde e ne hanno sostenuto gli appelli e le richieste.
Il  Commissario all'Ambiente dell'Unione Europea è stato costantemente informato del perdurare di questa situazione ed è intervenuto più volte richiamando al rispetto degli obblighi di legge in materia ambientale e sanitaria e delle norme comunitarie anche in vista degli obiettivi di qualità  per le acque di superficie  da raggiungere  entro l’anno 2015 (  http://ec.europa.eu/environment/pubs/pdf/factsheets/wfd/it.pdf) .

Rispetto delle  disposizioni di legge
“ La "qualità dell'acqua destinata al consumo umano" è disciplinata dal Decreto Legislativo n.31 del 2001, che recepisce la Direttiva 98/83/CE, e che si applica a tutte le acque destinate all'uso potabile, per la preparazione di cibi e bevande, sia in ambito domestico che nelle imprese alimentari, a prescindere dalla loro origine e tipo di fornitura.
La dizione "qualità dell'acqua destinata al consumo umano" implica, oltre all'uso potabile, anche il contatto dell'acqua con il corpo umano durante le varie pratiche di lavaggio, tenendo conto sia della popolazione media, adulta e sana, che delle fasce sensibili quali bambini, anziani ed ammalati. Pertanto, l'attuazione di tutte le disposizioni descritte nella norma ed il rispetto dei valori di parametro dell'allegato I, nel punto in cui le acque sono messe a disposizione del consumatore, determinano la
 valutazione di "idoneità" dell'acqua al consumo umano in condizioni di sicurezza per l'intero arco della vita”... 
(http://www.portaleacque.salute.gov.it/PortaleAcquePubblico/normativa.do
E’ essenziale  quindi che anche per i residenti dei comuni di Caprarola e Ronciglione siano pienamente rispettate le vigenti disposizioni di legge a tutela della salute e in particolare l’art. 32 della Carta Costituzionale e il Decreto legislativo 31/2001 che  all’articolo 4 afferma: “1. Le acque destinate al consumo umano devono essere salubri e pulite. 2. Al fine di cui al comma 1, le acque destinate al consumo umano: a) non devono contenere microrganismi e parassiti, né altre sostanze, in quantità o concentrazioni tali da rappresentare un potenziale pericolo per la salute umana;
Per il lago di Vico e le aree circostanti deve essere  rispettato quando previsto  anche dal Decreto Interministeriale  del 10 marzo 2015 - Linee guida di indirizzo per la tutela dell’ambiente acquatico e dell’acqua potabile e per la riduzione dell’uso di prodotti fitosanitari e dei relativi rischi nei Siti Natura 2000 e nelle aree naturali protette - .   
La finalità di questo Decreto è la piena tutela dell'ambiente acquatico e dell'acqua potabile e la riduzione dei rischi derivanti dall'uso dei prodotti fitosanitari e contiene misure per la mitigazione dei rischi associati alla deriva, al ruscellamento e alla lisciviazione dei prodotti fitosanitari, nonché alla loro limitazione/sostituzione/eliminazione ai fini della tutela dell'ambiente acquatico e dell'acqua potabile
Ben lontano  appare il raggiungimento per il lago di Vico anche di quanto previsto dalla Direttiva quadro sulle acque dell’Unione europea (http://ec.europa.eu/environment/pubs/pdf/factsheets/wfd/it.pdf) che impone interventi agli Stati membri perché  entro il 2015  le acque raggiungano un buono stato ecologico e chimico per  tutelare la salute umana, le risorse idriche, gli ecosistemi naturali e la biodiversità.  

La tutela del lago di Vico 
Il lago di Vico per le particolari e pregiate caratteristiche del suo ecosistema è  stato classificato come Sito d’importanza comunitaria- Sic n. IT6010024  e Zona di protezione speciale- ZPSn. IT6010057.
Proprio per proteggere questo delicato ecosistema, nel 1982, veniva istituita la Riserva naturale regionale del lago di Vico (legge regionale del 28 settembre 1982 n. 47 e successiva legge regionale del 24 dicembre 2008 n. 24 ) che tra  i vari compiti avrebbe dovuto anche “ preservare l'equilibrio biologico del lago e l'effettiva potabilità delle sue acque” a tutela del diritto alla salute delle popolazioni che da questo lago attingono acqua ad uso umano. 
Appare quindi attualmente disatteso e fortemente compromesso uno degli obiettivi fondamentali per i quali veniva istituita la Riserva naturale regionale del lago di Vico.

La classificazione delle acque del lago di Vico per uso umano e le specifiche raccomandazioni
La classificazione delle acque del lago di Vico e le specifiche raccomandazioni contenute nel Bollettino Ufficiale della Regione Lazio n. 19  - Deliberazione  del 15 febbraio 2013 n. 23 ( pag.172 -178) (http://pubbur.ised.it/PublicBur/burlazio/DynRes/GENERIC_FILE.4#),
evidenziano il peggioramento della qualità delle acque del lago (monitoraggio di classificazione conclusosi  nell’ormai lontano mese di agosto 2012) .
 In questa Deliberazione le acque del lago  di Vico ad uso potabile vengono indicate in classe A/2 ovvero con necessità di  essere sottoposte a trattamento fisico e chimico normale e disinfezione prima di essere immesse nella rete di distribuzione. Sempre in questa stessa Deliberazione  sono presenti precise raccomandazioni nelle quali, vista la situazione critica delle acque lacustri vicane, si chiede di provvedere in modo specifico : “…a. alla realizzazione di un sistema di monitoraggio periodico secondo i criteri definiti dal “Gruppo nazionale per la gestione del rischio cianobatteri in acque destinate a consumo umano” riportati in Rapporto ISTISAN 11/35 Parte 2 sez.2 e successive revisioni;
b. alla messa in atto di tutte le azioni preventive/correttive appropriate al fine di ridurre il rischio di sviluppo di fioriture algali (riduzione carico di nutrienti);
c. alla predisposizione di uno specifico piano per la gestione di eventuali fenomeni massivi di proliferazione algale (blooms), incluso il controllo della filiera idropotabile e dei trattamenti al fine di rimuovere alghe e tossine dalle acque distribuite per il consumo umano;
d. a comunicare ed informare tempestivamente ed adeguatamente la popolazione...”.
Sempre a proposito della netta riduzione della qualità delle acque del lago di Vico e del suo ecosistema  il lavoro di ricerca “Lo stato ecologico del Lago di Vico: 20 anni di studi” , realizzato dal  gruppo  del professor Giuseppe Nascetti direttore del  Dipartimento di Scienze Ecologiche e Biologiche- DEB dell’Università della Tuscia , presentato il 14 dicembre 2014 a Viterbo fornisce un quadro dettagliato del peggioramento dello stato dell’intero ecosistema sistema lacustre vicano che occorre assolutamente contrastare con interventi mirati di bonifica e risanamento.

Gli interventi necessari e non più rimandabili
Per le ragioni su esposte l’Associazione italiana medici per l’ambiente - Isde chiede che si intervenga con urgenza attuando, come  prima e fondamentale misura per la tutela della salute e in applicazione anche del Principio di precauzione, la cessazione della captazione di acqua dal lago di Vico e il contestuale reperimento di fonti alternative di approvvigionamento idrico per i cittadini, le scuole, gli esercizi pubblici e le industrie alimentari di Caprarola e Ronciglione.
  Di seguito e in sintesi gli altri interventi  che si ritiene necessari e già più volte indicati:
-          immediata installazione di impianti pilota per lo studio di una potabilizzazione extralacustre veramente efficace delle acque in relazione alle loro criticità e ricerca di nuove falde di captazione;
-          costante monitoraggio di tutte le sostanze tossiche e cancerogene che possono contaminare le acque destinate a consumo umano, la fauna e la flora lacustre;
-          biomonitoraggio per sostanze inquinanti della fauna lacustre, della flora lacustre e  delle aree circostanti;
-          informazione ampia e diffusa ai cittadini, negli studi medici, nelle scuole, negli ambulatori della Asl e presso l’ospedale di Ronciglione;
-          inizio immediato di un monitoraggio di lungo periodo relativo allo stato di salute delle persone e in particolare dei bambini;
-          screening  gratuiti per le popolazioni esposte al cosiddetto “effetto cocktail” determinato dall’esposizione contemporanea a più cancerogeni e sostanze tossiche presenti nelle acque del lago, in particolare: cianobatteri, microcistine algali, arsenico, metalli pesanti e pesticidi;
-          drastica riduzione dell’uso di fitofarmaci in tutta la conca del lago di Vico con riconversione al biologico di tutte le attuali forme di coltivazioni agricole;
-          costante controllo e periodica verifica di tutti gli scarichi fognari delle utenze private e pubbliche poste in prossimità del lago;
-          bonifica definitiva ed effettiva del deposito militare Nbc di Ronciglione;
-          intensificazione dei controlli di tutte le attività notturne e diurne all’interno e in prossimità della Riserva regionale del lago di Vico.


In attesa di un cortese ed urgente riscontro alla questione  in oggetto, si inviano distinti saluti,

Giovanni Ghirga,  Antonella Litta,  Mauro Mocci
 per il Coordinamento dell’ Alto Lazio dell’ Associazione italiana medici per l'ambiente - Isde
 (International Society of Doctors for the Environment - Italia)







Per comunicazioni:

Associazione italiana medici per l'ambiente - Isde di Viterbo
via Aldo Moro n. 15 Nepi ( Vt) 01036

mercoledì 25 novembre 2015

"No al Carbone" - Manifestazione No Coke a Roma il 29 novembre 2015



Il 29 Novembre 2015 saremo a Roma, uniti idealmente alle migliaia e migliaia di manifestanti che marceranno, contemporaneamente, in moltissime altre città del mondo, per partecipare alla Marcia Globale per il Clima, portando i contenuti della nostra lotta “NO al carbone”.

Marceremo insieme a tutte le altre organizzazioni che si stanno mobilitando in occasione della COP 21, la ventunesima conferenza delle Nazioni Unite sui mutamenti climatici, che si svolgerà a Parigi dal 30 novembre all’11 dicembre p.v. 

I cambiamenti climatici, che stanno mettendo in pericolo la sopravvivenza stessa del Pianeta ponendo a rischio la vita delle persone, la sopravvivenza di molte specie e l’equilibrio d’interi ecosistemi, rappresentano un’emergenza globale e locale che aggrava le condizioni di povertà e sono causa di conflitti e migrazioni epocali. 

I negoziati sul clima svoltisi in questi venti anni hanno fallito l’obiettivo di fermare l’innalzamento della temperatura globale ed evitare che le conseguenze dei mutamenti climatici in atto si scarichino sulle popolazioni più esposte e più povere. 

Non c’è più tempo. Ora bisogna agire in fretta, in modo efficace. 

Chiediamo ai nostri governanti un accordo vincolante per la riduzione dei gas serra e per rafforzare i territori più vulnerabili, che garantisca la tutela del pianeta dall’innalzamento della temperatura globale e giustizia climatica per tutti. 

Porteremo la voce del “popolo inquinato” del nostro territorio, emblema del martirio sofferto per l’inquinamento e della volontà di lotta e non rassegnazione, per dire “basta carbone”. 

Ci uniremo a quanti vogliono cambiare il sistema energetico, dismettendo le grandi centrali a combustibili fossili e accelerando la transizione verso le fonti rinnovabili e l’efficienza energetica, verso un modello di produzione diffusa, fondato sulla democrazia energetica, sull’educazione ambientale, sulle risorse rinnovabili locali. 

Anche per il nostro territorio è necessario agire in fretta, uscire al più presto dall’emergenza sanitaria e ambientale che lo opprime. 

E’ il momento delle decisioni importanti. 

Marciamo perché si arrivi presto a concordare fra tutte le autorità istituzionali e politiche coinvolte ai vari livelli decisionali, governativo, regionale e comunale, un piano che preveda l’uscita dal carbone in tempi sostenibili e si definiscano tappe certe e non prorogabili del percorso per la riduzione drastica dell’uso del carbone e infine la chiusura della centrale di Torrevaldaliga Nord. E questo a partire dal piano energetico regionale in fase di approvazione e, nell’attuale predisposizione, assolutamente insufficiente. 

Invitiamo tutte e tutti a mobilitarsi e partecipare alla Marcia Globale per il clima: non lasciamo il nostro destino in mano a pochi, lo dobbiamo fare per i nostri territori, per un futuro sostenibile, giusto e solidale. 

Movimento No Coke Alto Lazio 


martedì 24 novembre 2015

Treia, 7 dicembre 2015 - Meditare e collaborare per il bene della comunità



Scrive Gigliola: “Paolo e Caterina, abitanti di Treia e "attivisti" bioregionali e molto altro, da qualche tempo hanno, seguiti da molti altri, fondato un Comitato "Treia Comunità ideale" invitandomi a partecipare in qualche modo alla sua genesi e vita. Stamattina dopo la pratica di yoga ho sentito in me il collegamento tra ciò che è il fulcro della mia esistenza - la spiritualità e il contingente in tutte le sue varianti, la rete di persone con cui sono correlata provenienti da ambienti plurimi. A Treia e per la comunità connessa a questo luogo, propongo la sperimentazione della meditazione sul cuore, "Hearthfulness", quale contributo alla giornata dedicata alla 'Fiera delle eccellenze bioregionali'  di Treia. La meditazione dura 1 ora e 1/2 circa (20 min accoglienza, 20/30 minuti meditazione guidata, 20 min condivisione d'esperienze), la partecipazione è gratuita. Che ne pensante in cuor vostro?”

Immagine incorporata 1

Mia rispostina: “Cara Gigliola, son contento del tuo avvicinamento, la meditazione soprattutto di questi tempi è la pratica spirituale più raccomandata. Vediamo un po' come inserire questa tua interessante offerta di collaborazione. Penso scrivendo... che l'8 dicembre 2015, il giorno della Fiera, non mi sembra ci possano essere momenti liberi a cui dedicare questa pratica, la giornata è molto piena, comincia la mattina con la passeggiata erboristica con Sonia e già immediatamente dopo pranzo dobbiamo andare in Piazza ad allestire gli spazi, etc. La sera verso le 20 dobbiamo smobilitare e presumo che si farà tardi. Tra l'altro il 9 mattina Caterina ed io e gli altri ospiti che saranno da noi partiamo ognuno verso le proprie destinazioni.

A questo punto si potrebbe pensare di anticipare la meditazione alla sera del 7 dicembre 2015,  come propedeutica e preparatoria per la Fiera delle Eccellenze Bioregionali. Caterina sarà già arrivata a Treia e quindi lei ci sarà e dovrebbe esserci anche qualche altro amico che viene da fuori. Ovviamente invitiamo a questa iniziativa  i nostri amici treiesi (al termine della pratica seguirà una cena conviviale con i cibi vegetariani da ognuno portati).  

La meditazione si potrebbe tenere qui da noi nell'apposita Sala di Meditazione, in Via Mazzini 27 al Centro Storico di Treia, diciamo verso le ore 18, in modo da non far troppo tardi, ed essere pronti l'indomani per celebrare l'importante evento della "Fiera delle Eccellenze Bioregionali" di cui potete leggere qui: 


Per informazioni chiamare allo: 0733/216293 - 333.6023090 - Oppure scrivere a: circolovegetariano@gmail.com