lunedì 30 giugno 2014

Chi respira muore; "...ossido di carbonio in cattivo aumento..."




Secondo il WMO, il fatto che il livello di CO2 abbia raggiunto nell'emisfero nord  la soglia di 400 ppm in tutte la sue stazioni è un chiaro indice di come l'attività umana - soprattutto la combustione di combustibili fossili - stia provocando un inesorabile incremento di gas serra nella nostra atmosfera.

Dal 2012 in poi tutte le stazioni di monitoraggio nella regione artica, durante la primavera, hanno fatto registrare concentrazioni medie di CO2 persino superiore a 400 ppm. Andamento confermato dalle stazioni di monitoraggio che si trovano in Canada, Stati Uniti, Norvegia e Finlandia. Ma la novità è che la tendenza si è diffusa in stazioni di monitoraggio ad ogni latitudine e altitudine. Sia marzo che aprile le stazioni ubicate in Germania, Capo Verde, Spagna (Tenerife), Irlanda, Giappone e Svizzera hanno registrato concentrazioni medie mensili superiori a 400 ppm.

Secondo l'Organizzazione Meteorologica Mondiale, la concentrazione di CO2 nell'atmosfera era mediamente pari a 278 ppm in epoca pre-industriale. Dal 2012 ha raggiunto 393,1 parti per milione. Negli ultimi 10 anni, le misurazioni del WMO hanno dimostrato che la quantità di anidride carbonica nell'atmosfera ha registrato aumento di 2 ppm per anno. Inoltre, tra il 1990 e il 2013, c'è stato un aumento del 34% nel forcing radiativo dovuto ai gas serra, secondo i dati raccolti dal National Oceanic and Atmospheric Administration (NOAA).

 Ivan Gaddari  (METEO GIORNALE)

domenica 29 giugno 2014

Saponi, fiori di Bach ed altre sottigliezze all'Overseas di Spilamberto - Resoconto dell'incontro del 29 giugno 2014



Ante scriptum - Caterina è molto dedita alla causa ecologista e sa quanto lo sia altrettanto anch'io. Per questo sin da quando ero ancora a Treia mi aveva annunciato che stava organizzando un incontro all'Overseas di Spilamberto per parlare di saponi naturali e fiori di Bach. La cosa, fatalità, combaciava con il giorno del mio onomastico, il 29 giugno, non che questo avesse molta importanza (dal punto di vista dei contenuti) però è stata una piacevole coincidenza che mi ha anche consentito, durante l'incontro, di fare riferimento alle mie origini romane. In tal modo abbiamo scoperto che fra i presenti c'erano diverse persone  collegate alla capitale e questo ha dato un tocco quasi "internazionale" all'incontro..... (Paolo D'Arpini)


Ed ecco a voi il resoconto, come al solito molto evocativo, di Caterina

Dopo pochi giorni dal rientro mio e di Paolo da Treia a Spilamberto abbiamo partecipato, la domenica 29 giugno 2014, ad un incontro da me pensato e organizzato, in cui avevo voluto presentare, a chi volesse e potesse trovarsi lì con noi, due persone, con cui, per vie diverse, mi ero incontrata e trovata in sintonia: Silvia Malagoli ed Edy Garagnani.

Silvia l'avevo conosciuta in occasione di un corso sui Fiori di Bach da lei condotto con grazia, dedizione e passione presso l'associazione Almo di Piumazzo; Edy l'avevo incontrata a Spilamberto, al termine di una conferenza della Dott.ssa Sabine Eck, naturopata ed amica, mentre porgeva a Sabine, in omaggio al suo "dono di conoscenze", una delle saponette nasturali di sua produzione. Ero rimasta ammaliata dal profumo di quella saponetta ed incuriosita, le avevo chiesto qualche informazione in più, oltre al biglietto da visita, con mail e numero di telefono, per eventuali contatti in vista di organizzare qualcosa......

L'incontro è stato coordinato assieme a Manuela Pagnotta del Gas di Spilamberto (GASGAS), presso la sede che abitualmente ospita le riunioni del gas stesso, l'Overseas di Spilamberto, storica associazione di volontariato o meglio ONG che,  tramite soprattutto l'impegno di uno dei fondatori, Mario Cavani,  propone e realizza da 40 anni circa progetti vari di cooperazione internazionale, riciclo e riuso, commercio equo, finanza etica, in due parole diffusione di messaggi di pace, nonviolenza, collaborazione, volontariato.


Dopo una mia brevissima introduzione ed una presentazione dell'associazione ospitante da parte di Elena Busani, ha iniziato a parlare Silvia, raccontandoci un po' il percorso della sua vita lavorativa. Tecnico ambientale poi giardiniera costretta ad utilizzare per curare le piante ornamentali, i prodotti tradizionali, esteri fosforici, per lo più, nei confronti dei quali ha sviluppato un moto di repulsione e di ribellione che l'hanno indotta a studiare la possibilità di utilizzare al loro posto, delle miscele di fiori di Bach, di cui lei è profonda conoscitrice. 


La spinta è stata proprio quella di non voler più buttare nell'ambiente, sulla Terra che ci ospita, sostanze nocive che sono invece usate in grande quantità e frequenza in agricoltura. Ci ha accennato alle quantità di pesticidi usati per le ciliegie, per le pere e  mele, persino quelle della Val di Non che dalle pubblicità che fanno, sembrerebbero oltremodo sane. Le prove da lei tentate con i fiori di Bach hanno dato, inspiegabilmente anche in parte per lei, esito favorevole e così la sperimentazione e l'utilizzo vanno avanti di pari passo. Altrettanto bene funziona un'altra miscela di fiori come rimedio antizanzare per ambienti esterni.


Edy ha poi iniziato a parlare quasi timidamente, per travolgerci infine con irruenza nel racconto della sua movimentata vita (almeno dal punto di vista lavorativo). Una vita ricca di esperienze nel settore del biologico, marketing compreso, fino ad arrivare alla sua attuale occupazione di insegnante con la passione dei saponi e dei detergenti per uso sia personale che per la casa. Ci ha mostrato quanta plastica potremmo risparmiare, soprattutto per l'ambiente, perché ovviamente, farsi da sé i propri detergenti comporta il riciclo di vecchi contenitore, oltre all'impiego, nelle miscele, di prodotti naturali che possono essere utilizzati con le dovute accortezze senza timore di inquinare l'ambiente. Ha anche accennato alla attrazione dell'uomo per i profumi ed alla possibilità, usando gli oli essenziali, di elaborare odori particolari e ce ne ha dato la riprova mostrandoci orgogliosa, le sue saponette, veramente belle e profumatissime.

Per concludere abbiamo condiviso un pasto ricco e piacevole sia nel gusto, che alla vista. Ognuno aveva portato qualcosa: farro in insalata, riso integrale con verdure, cous cous con pesto di basilico, rotoli di verdure, bietole lessate e condite, hummus di ceci, panna cotta con fragole, insale varie, etc.  il tutto annaffiato con lambrusco e the verde caldo. 
Tutto buonissimo.


Spero che da cosa nasca cosa. E grazie a tutti i partecipanti e agli ospiti!

Caterina Regazzi



Alcune immagini aggiuntive:











sabato 28 giugno 2014

Ecologia della salute - Pressione arteriosa troppo alta? Basta mezzora di sole al giorno




Secondo la ricerca condotta dalla University of Edinburgh i raggi Uva hanno più di qualche effetto benefico sulla salute, a patto di non esagerare


L'Università di Edimburgo ha recentemente pubblicato uno studio sul Journal of Investigative Dermatology, in base al quale risulta che l’esposizione ai raggi UVA del sole, ha effetti benefici per il cuore.

In particolare, i raggi UVA del sole riescono a ridurre la pressione arteriosa e a rallentare il battito cardiaco. Tutto questo avviene anche indipendentemente dall’effetto del calore in se stesso.

Dopo aver preso in considerazione i dati emersi dai test condotti su 24 donne, gli esperti hanno concluso che “sono sufficienti 20-30 minuti di esposizione per far calare la pressione di 3-4 millimetri di mercurio. Basti pensare che a una diminuzione di 5 millimetri di mercurio corrisponde una diminuzione del rischio di ictus del 34% e di ischemia del 21%".

Ma il dato molto interessante emerso dallo studio è che l’evidenza scientifica “dimostra che una esposizione al sole naturale, a mezzogiorno o nelle giornate assolate in zone del Sud Europa, dilata le arterie attraverso la pelle. Questo cambia la nostra valutazione del rapporto rischio/beneficio per l'esposizione al sole".

Occorre però prestare la massima attenzione alle scottature e ai melanomi. Per questo è sempre consigliabile utilizzare creme solari adatte alla propria pelle.

C. S.

Treia - Galline che vengono, galline che vanno....



La sera del 27 giugno 2014 abbiamo dovuto dire "addio" a Ciccì, la gallina superstite di Treia (Coccò era misteriosamente sparita un paio di mesi fa senza lasciare traccia). Avendo previsto per Paolo una lunga permanenza a Spilamberto avevamo deciso di portarla su con noi, ma dopo appena un paio di giorni ci siamo resi conto che il mio giardinetto non era luogo idoneo per una gallina. O meglio, a lei pareva oltremodo idoneo, infatti faceva scorpacciate delle albicocche cadute dall'albero, si riparava sotto le terrazze e si era fatta alquanto invadente: si avvicinava appena sentiva qualche presenza umana e animale, si difendeva all'eccessivo avvicinarsi di gatti e del cane, saliva le scalette che ci sono per entrare in casa e scagazzava mezzo mondo. Il prato è incolto ma qua e là cominciava ad essere disseminato da piume svolazzanti. Un amico si è gentilmente reso disponibile ad ospitarla nel suo pollaio, speriamo che non litighi con le altre.... buona vita Ciccì! (Caterina Regazzi)

Mio commentino: "Si vede che ho un destino crudele con le galline... alla fine dopo averle salvate mi tocca abbandonarle... E' già successo diverse volte in passato, quando mi portavano a Calcata le galline riscattate dalle fiere, che spesso finivano in bocca alle volpi. Alla fine me ne restava una sola e l'ho dovuta lasciare a mio figlio perché stavo per partire con Caterina. Ed è successo ancora qui, quando due anni fa avevo proposto a Caterina di "salvare due galline di un allevamento in batteria a fine carriera che stavano per essere uccise", e le abbiamo portate a Treia ma in ultimo per necessità di "partenza" (come ha scritto Caterina qui sopra) abbiamo dovuto portare con noi l'unica superstite... Ed ora anch'essa è stata "abbandonata".. Ma forse starà meglio, almeno è tornata con le sue simili in un bel posto dove vivono libere. Addio Ciccì, tu sei il simbolo di tutte le mie galline (comprese le donne del Gallo che mi sono vissute a fianco per un certo tempo) - (Paolo D'Arpini)




Articoli collegati:


La storia delle galline  Ciccì e Coccò di Treia:

venerdì 27 giugno 2014

Allarme pesticidi, uccidono la biodiversità.... ed anche l'uomo




Oltre ad avere effetti diretti anche su organismi ‘’non target’’, come le api, il rischio ambientale associato all’uso di insetticidi neonicotinoidi e del fipronil è legato alla perdita di biodiversità, di funzionalità e ruolo degli ecosistemi contaminati.

A lanciare l’allarme, in occasione della conferenza di oggi a Bruxelles, è la Task Force on Systemic Pesticides che ha presentato uno approfondimento bibliografico sull’argomento: il Worldwide Integrated Assessment (Wia, 8 articoli, che costituiranno un numero speciale della rivista Environmental Science and Pollution Research).

Si tratta del primo tentativo di sintetizzare lo stato delle conoscenze sui rischi associati a tali insetticidi attraverso l’esame critico di oltre 800 pubblicazioni scientifiche. Il quadro che emerge dalla Wia è senza precedenti. Indica con chiarezza che l’attuale impiego su larga scala di tali insetticidi non è ecologicamente compatibile e non può costituire una strategia sostenibile di lotta ai parassiti delle coltivazioni. In altre parole, è evidente che le correnti pratiche agricole, sempre più vincolate all’uso esteso di tali prodotti, pongono seri rischi a un gran numero di organismi e alle funzioni ecologiche che essi svolgono.

Lo studio sottolinea anche che l’attuale uso di neonicotinoidi e fipronil risulta incompatibile con i principi alla base della lotta integrata (integrated pest management, Ipm): essi sono infatti spesso routinariamente applicati(come nel caso delle sementi conciate, che è un classico uso profilattico) anche in assenza di specifici parassiti. Più moderne, sostenibili ed efficaci strategie di gestione dovrebbero invece essere valutate e introdotte, alternative che si richiamano ai principi delle produzioni biologiche e della lotta integrata.

Questi insetticidi possiedono proprietà fisiche, chimiche e biochimiche che ne allargano il raggio d’azione ben oltre la specie coltivata e il luogo di somministrazione.

Agiscono a livello sistemico (penetrano e si distribuiscono all’interno della pianta), mostrano una discreta persistenza ambientale (mesi o anni) e una elevata solubilità in acqua, fattori che contribuiscono ad estendere la contaminazione a suolo, acque sotterranee e superficiali e vegetazione.

E’ così che le api possono venire direttamente contaminate in volo dalle polveri emesse dalle seminatrici pneumatiche durante la semina delle sementi conciate.

La pellicola di insetticida che ricopre il seme si erode nel corso delle operazioni di semina producendo (è il caso della semina del mais) un particolato letale per le api.

Più in generale si può osservare che, in relazione alla modalità di utilizzo e alle proprietà dell’insetticida, gli organismi sia terrestri che acquatici sono spesso ripetutamente esposti a concentrazioni tutt’altro che trascurabili. Infine, secondo lo studio, a livello globale l’attuale uso degli insetticidi neonicotinoidi e del fipronil ha portato a livelli di contaminazione ambientale spesso eccedenti le concentrazioni tossicologicamente rilevanti per un ampio spettro di organismi ‘’non target’’, con prevedibili impatti negativi sulla qualità degli ecosistemi interessati.

(Fonte notizia: adnkronos.com)

giovedì 26 giugno 2014

Biodiversità e conservazione delle sementi naturali



Siamo  bombardati da articoli e dichiarazioni di difensori dei
"diritti dei contadini" sulle sementi. Inutile commentarli uno per uno
poiché quasi tutti questi articoli, in maniera assolutamente
superficiale, inesatta e a volte completamente falsificata, riprendono
comunicati stampa senza andare nel dettaglio né delle direttive
comunitarie in materia di sementi, né della sentenza della corte di
giustizia (C-59/11 del 12/07/2012). Peggio, non tengono conto di
quanto almeno dai lontani anni '80 il movimento contadino per la
difesa dell’agrobiodiversità sta facendo.

Ad esempio, scrive Italo Romano: “Fin dal 1998 è in vigore una
direttiva comunitaria che riserva la commercializzazione e lo scambio
di sementi alle ditte sementiere (Monsanto e altre multinazionali)
vietandolo agli agricoltori”.

Suona forte e radicale ma è un’affermazione essenzialmente falsa. La
direttiva europea 98/95 non riserva lo scambio delle sementi alle
ditte sementiere, bensì regola la commercializzazione delle sole
varietà “industriali”, che sono coperte da un diritto di proprietà
intellettuale ed iscritte al catalogo varietale. La direttiva
autorizza invece a stabilire condizioni specifiche per varietà da
conservazione o non inscritte al catalogo (così come fatto in seguito
dalle leggi sementiere italiane) per la commercializzazione delle
sementi e per la conservazione della biodiversità in situ, comprese le
miscele di specie o le specie adattate all’agricoltura biologica.

I contenuti della 98/95 sono stati meglio precisati a distanza di
dieci anni da altre due direttive europee, la 2008/62 e la 2009/145,
le quali pongono i termini per la registrazione delle varietà di
"conservazione" (riservato a specie agricole, patate e verdure) e di
quelle "create per rispondere (a particolari) condizioni di
coltivazione"(riservato per gli ortaggi). Queste direttive comunque
non modificano il campo di applicazione della normativa comunitaria
relativa alla natura e alla gestione del catalogo varietale.

Pertanto non esiste nessun obbligo di iscrizione al catalogo per le
varietà dette “da conservazione” e per l’uso di sementi ad esclusivo
uso non commerciale, come quelle utilizzate per la conservazione della
biodiversità nei campi, le sementi contadine o per il giardinaggio
(“agricoltura hobbistica” perché queste vengono subito messe a dimora
nei campi o nei balconi). Per esempio, il contadino può vendere i
propri semi al commerciante di sementi oppure al suo vicino che le
pianta nel proprio campo: nel primo caso si tratta di un uso
commerciale e la varietà dovrà essere iscritta nel catalogo, mentre
nel secondo non c'è alcun tipo di obbligo a cui sottostare.

Vale la pena di ripeterlo, l’attuale quadro giuridico comunitario (una
riforma è prevista nel prossimo anno) si applica alla produzione di
sementi per la commercializzazionee detta norme relative alla
circolazione "per lo sfruttamento commerciale" delle sementi stesse.

Queste due direttive, per la loro natura fluide, hanno consentito a
quanti da 20 anni seminano e riseminano nei loro campi varietà non
commerciali che regolarmente scambiano con altri agricoltori di
rimettere in coltivazione per migliaia di ettari le vecchie varietà. I
contadini stessi hanno avviato una gestione dinamica
dell’agrobiodiversità, grazie a sistemi di grandi dimensioni anche
settoriali basati sulle reti di sementi contadine, come il caso delle
varietà di grano tradizionali non iscritte a nessun catalogo
(www.semencespaysannes.org). Hanno rimesso in moto la capacità di
creazione varietale da parte degli agricoltori stessi, nei campi e non
nei laboratori, anche in collaborazione con ricercatori attenti ai
processi di erosione genetica, propria della creazione varietale
dell’industria sementiera. Una parte molto importante della produzione
bio si sostiene proprio grazie alle sementi contadine. Questo processo
collettivo ha prodotto un rinnovamento ed un forte allargamento delle
conoscenze contadine nella gestione delle sementi in azienda,
aumentandone la “sovranità” e l’autonomia rispetto all’industria
sementiera, e, più in generale, rispetto al modello agricolo
dominante. La credibilità dei risultati ottenuti si è rafforzata anche
da un punto di vista scientifico (cfr. Tesi di dottorato sul processo
di creazione varietale partecipativo del Dott. Calogero di Gloria,
2011) e ciò ha permesso un’efficace strategia legale a difesa delle
sementi contadine nei campi.

Certo quelle direttive hanno elementi non condivisibili e spesso la
normativa nazionale è molto diversa da paese a paese, a seconda del
peso politico dell’industria sementiera. La legislazione francese, ad
esempio, ha continuato ad applicare in modo riduttivo o a eludere
totalmente le normative comunitarie sui semi, tentando di imporre
l’iscrizione obbligatoria delle varietà contadine nel catalogo delle
varietà industriali; la posizione del governo francese è stata
abbondantemente utilizzata per attaccareKokopelli, un’associazione che
da anni commercia sementi di varietà tradizionali provenienti da tutto
il mondo.

Veniamo a cosa c’è scritto nella famosa sentenza della corte di
giustizia dell'Unione europea del 12 Luglio 2012. Secondo Guy Kastler,
uno dei fondatori della Réseau Semences Paysannes, la rete sementi
contadine francese, leader della Confédération Paysanne e de La Via
Campesina e partecipante ai lavori dei comitati tecnici europei:
“Nella sua sentenza, la Corte di giustizia non si è impegnata nel
merito, ma semplicemente ha risposto ricordando la forma: - la
legislazione europea vigente è coerente con le priorità che le sono
state assegnate;

- si è aperto nel 2008 un nuovo quadro di riferimento per tener conto
delle nuove esigenze della società (varietà da conservare) e ha già
previsto che questo nuovo quadro sarà presto adattato sulla base di
una valutazione della sua attuazione [...] Per quanto riguarda
l'accusa contro Kokopelli, questa sentenza […] non offre nessuna
spiegazione sull’interpretazione della legislazione vigente in Francia
(le attività di commercializzazione ricadono sotto la disciplina del
catalogo varietà amatoriali o sotto quelle delle varietà
industriali?)“. Per quello che riguarda la questione dei regolamenti
comunitari in vigore, “…questa sentenza non cambia niente, non fa che
richiamarne i contenuti e non si esprime in nessun modo sui limiti del
loro campo d’applicazione.”

Per questo dobbiamo avere un’idea chiara di chi sta seminando la
confusioneattraverso azioni di comunicazione che – senza andare nei
contenuti effettivi delle decisioni prese e delle questione proprie
alle sementi contadine – si allinea sulle parole d’ordine
dell’industria sementiere che, dietro lo slogan delle “sementi
libere”, vuole ridimensionare i “diritti degli agricoltori” sulle
sementi.

Le sementi non appartengono all’umanità, né alle industrie, ma agli
agricoltori, quindi non possono circolare liberamente senza che questi
abbiano prima ottenuto la necessaria protezione dei diritti – tutti di
natura collettiva – che detengono su queste “risorse”. E’ impensabile
che si possa difendere e sostenere la gestione dinamica
dell’agrobiodiversità o più semplicemente proteggere le varietà
tradizionali senza unquadro normativo, che deve essere definito prima
di tutto dai contadini che producono ed utilizzano le sementi. Tale
quadro deve proteggere esplicitamente diritti come quello di scambiare
o vendere sementi “per un loro uso non commerciale” ad altri
contadini.

Solo così potremo avere una produzione di prodotti di qualità o
biologici che non siano di nicchia ma rivolti ad un consumo popolare
ampio. Noi immaginiamo milioni di ettari di terra seminati di varietà
tradizionali o create dai contadini stessi.



La beffa peggiore delle campagne di comunicazione in corso per le
“sementi libere” è che i commercianti di semi pretendono di avere le
mani libere in nome dei diritti degli agricoltori e, alla fine, si
rischia di cancellare i diritti degli agricoltori per mettere un freno
al libero mercato. Guy Kastler lo dice con chiarezza “… le
informazione incomplete fornite rafforzano la propaganda
dell’industria sementiera e dei suoi sostenitori nell’amministrazione
pubblica, allo scopo di non riconoscere l’esistenza dei diritti degli
agricoltori al di fuori fuori dell’obbligo di iscrizione al catalogo
(delle sementi industriali)”.



I diritti degli agricoltori vanno praticati e devono trovare un quadro
giuridico e delle politiche pubbliche che li sostengano. Questo
richiede iniziative continue di mobilitazione collettiva. Se al
contrario ci rinunciamo alcuni, pochi, avranno la possibilità di agire
“clandestinamente”, ma la gran massa delle aziende contadine finirà
per dover accettare di comprare le sementi, e poco importa se a
venderle sarà una gentile impresa di commercializzazione di sementi,
come Kokopelli o una cattivissima multinazionale.

Antonio Onorati, CROCEVIA

Treia - Trovare un'armonia nella convivenza uomo natura animali



A Treia, in pieno centro abitato, lungo la via D. Alighieri , vicino al plesso scolastico Dolores Prato , ai campi sportivi di tamburello e di tennis , all'interno di un quartiere densamente popolato (le vie D. Alighieri, D. Bosco e C. Didimi nella zona Borgo) insiste ormai da alcuni anni un allevamento di bovini allo stato brado. Come si può vedere dalle foto i bovini, circa una decina, sono permanentemente tenuti all'aperto, recintati in modo precario, abbeverati e nutriti dalla strada, con il letame che attira mosche e zanzare e produce un odore poco gradevole, visto che siamo anche in estate.

La situazione presenta molti dubbi di irregolarità sia dal punto di vista della sicurezza pubblica che da quello igienico – sanitario. Il Sindaco Capponi ha firmato recentemente l' ordinanza N° 1 del 17/6/2014 Disposizioni generali per la manutenzione del verde privato che stabilisce sanzioni a carico dei proprietari che nell'ambito del territorio comunale tralasciano i necessari interventi di manutenzione e pulizia con la conseguente crescita incontrollata di erba incolta, siepi e rami che si protendono anche oltre il ciglio stradale. Si legge in questo provvedimento che l’incuria di cui sopra , oltre a sminuire il decoro della città e delle aree private attigue, favorisce la propagazione di vegetazione infestante, la proliferazione di animali pericolosi per la salute pubblica ed in particolare di topi, rettili oltre che di insetti nocivi o fastidiosi (es. zanzare, mosche, …) che facilmente completano il loro ciclo vitale nei luoghi trascurati con accumuli di materiale vegetale . La stessa ordinanza afferma che tali situazioni, soprattutto quando si verificano nel centro urbano, producono altresì un danno all’immagine del territorio in contrasto con la vocazione turistica e con l’amenità ambientale dei luoghi, oltre che una situazione di potenziale pericolo per la salute ed il benessere dei cittadini. Una stalla a cielo aperto nei pressi del Centro Storico è forse meno dannosa all'immagine di Treia e meno pericolosa per la salute e il benessere dei cittadini?

Competono al Sindaco, nell’ambito delle funzioni locali e statali attribuitegli dalla legge e nei limiti territoriali di competenza, ove sussista la necessità, l’adozione, con atto motivato e nel rispetto dei principi generali dell’ordinamento giuridico, di provvedimenti anche di carattere contingibile ed
urgente in materia di igiene e sanità pubblica, di ordine e sicurezza pubblica, ai sensi degli artt. 50 e 54 del Testo Unico degli Enti Locali D.Lgs. 267/200 e s.m.i..

Daniela Cammertoni 

Daniela Cammertoni

............................

Mio commento: 


Non siamo più abituati alla convivenza con gli animali, quando un tempo era normale passare le ore a chiacchierare nella stalla che era il luogo più caldo della casa.  Se il proprietario dell'appezzamento almeno costruisse un riparo per le mucche e provvedesse a raccogliere lo stabbio, tra l'altro utilissimo per l'agricoltura, compirebbe un'opera meritoria.  Non è detto che la presenza delle mucche sia controproducente dal punto di vista turistico, anzi sono d'aiuto, e sicuramente  sono  meno fastidiose dei numerosi cani latranti che spesso vengono ospitati in diversi giardini o peggio ancora nelle case. La società umana si va rovesciando... ed il rapporto uomo natura animali falsato...  Inoltre le piante spontanee non sono "erbacce", ognuna ha un suo valore ed un suo scopo,  esse sono necessarie al mantenimento della biodiversità, che significa humus e vita. Perciò non esageriamo con l'allontanamento dal mondo naturale e non creiamo barriere artificiali fra noi ed il resto degli esseri viventi che con noi condividono il pianeta. Però manteniamo una decenza ed una pulizia, queste cose sì sono necessarie. 

Paolo D'Arpini 




Commento di S.B.: "così era una volta, ora uniamo il vecchio al nuovo nella maniera migliore"


Commento di S.C.: "Che ci siano gli animali vicino al paese è una bellissima cosa, magari portandoci i ragazzi della scuola a fare visita, io sono stato in Austria sotto l'albergo in centro del paese c'era la stalla con mucche a cavalli, nessuno si scandalizzava..." 

mercoledì 25 giugno 2014

Paolo D'Arpini: "Parto da Treia e vado a Spilamberto per una vacanza sentimentale, tornerò ad agosto 2014..."



Ho deciso di prendermi una vacanza e sono partito da Treia assieme alla mia compagna Caterina, lei  appena giunti ha preparato un sughetto con la passata di pomodoro di Gigliola (l'amica contadina della frazione di Chiesanuova) e ci ha condito gli gnocchi portati da Treia. Per contorno un'insalatina fresca di lattuga cetriolo e cipolla della cooperativa Talea di Santa Maria in Selva con aggiunta di olive nostre in salamoia. La nostra gallina domestica Ciccì, che infastidiva qualcuno dei vicini a Treia, ora  è qui con noi e pare si sia abituata bene al nuovo habitat. 

Il giardino di Spilamberto è alquanto selvaggio ma lei ha trovato subito riparo sistemandosi sotto il poggiolo della nostra camera da letto. L'albero di albicocche trabocca di frutti... tantissimi per terra.. e ne ho fatto scorpacciata, altri Caterina li ha poi raccolti per fare la marmellata. Da Treia avevamo portato con noi anche la piantina di basilico che sembra contenta di stare alla luce del terrazzo piuttosto che nel chiuso del salone. La sera, dopo esserci sistemati e fatto il riposino pomeridiano e cenato frugalmente, siamo andati al paese dove c'era l'ultimo giorno della fiera di San Giovanni ed abbiamo fatto un giro nella bolgia infernale. Dentro alla Rocca Rangoni c'era una specie di talk show con qualche personaggio famoso che parlava di aria fritta e dei suoi "successi" in tv. Attorno al palco migliaia di persone che applaudivano le sue battute senza senso. Una massa uniforme di gente in piedi ostruiva l'unico ingresso aperto. Faticolsamente ci siamo fatti largo tra la calca e siamo penetrati nell'area verde, subito dopo abbiamo provato a scappare ma non c'erano vie di uscita, se non quella intasata da cui eravamo entrati... Girovagando nel parco alla ricerca di una via di fuga infine -fortunatamente- abbiamo trovato un varco nella rete di recinzione -evidentemente opera di sderenati che nascostamente (nottetempo) s'intrufolano nel recinto per compiervi del loro "riti"- e da lì siamo scappati. Tornati sulla strada, in mezzo alla folla schiamazzante, dopo esserci esposti all'assordamento di musicacce tecno rock, alla fine abbiamo deciso di tornare a casa, passando da un giardinetto ove crocchi di ambigui figuri erano intenti ai loro "cerimoniali" (con le "torce"). Stancamente trascinandoci lungo il percorso del ritorno non abbiamo atteso i fuochi artificiali, previsti per la mezzanotte o giù di lì.... Abbiamo però sentito i botti sdraiati sul letto. Così l'ultimo giorno della sagra di San Giovanni e nostro primo a Spilamberto. 

In Emilia, a Vignola, presso l'azienda agricola della Bifolca,  abbiamo fissato un evento importante in occasione della luna piena del 12 luglio 2014, si tratta del Gurupurnima con la degustazione di acqua cotta, il programma è qui: http://circolovegetarianotreia.wordpress.com/2014/05/22/12-luglio-2014-festa-della-luna-piena-e-del-gurupurnima/ - A proposito di blog, debbo informare i lettori del "Circolo Vegetariano Treia" che non riesco più ad inserire nuovi articoli,per non capisco quale problema tecnico.... SE qualcuno se ne intende faccia un fischio.
  
Avrei voluto pubblicare questo che segue che ho comunque provveduto ad inserire in questo sito:  http://bioregionalismo-treia.blogspot.it/2014/06/tutto-e-vita-salvare-la-biodiversita-e.html

Saremo di ritorno a Treia verso la metà di agosto per il consueto pellegrinaggio alla grotta di Santa Sperandia, con Sonia Baldoni, che quest'anno si tiene il 24 agosto: http://bioregionalismo-treia.blogspot.it/2014/05/treia-dal-22-al-24-agosto-2014-tre.html

Un caro saluto ai miei concittadini treiesi ed a presto rivederci...

Paolo D'Arpini - circolo.vegetariano@libero.it

Tutto è vita! - Salvare la biodiversità e la salute dei terreni agricoli, delle persone e degli animali




L'agricoltura e gli agricoltori stanno morendo per manifesta "mancanza di vita". Justus von Liebig, nel suo celebre "Trattato di chimica organica" del 1840 descrive chiaramente, e per ben 25 volte, cos'è la "forza vitale" in un organismo vivente e dice testualmente nelle prime quattro righe del trattato: "La chimica organica tratta delle materie che si producono negli organi per l'azione della forza vitale, e delle decomposizioni che esse provano sotto l'influenza di altre sostanze." Dunque tutta la chimica organica deve essere permeata di vita. L'organica di sintesi, di laboratorio, non lo è ed è inorganica e dunque senza vita!

Questo spiega perché i concimi chimici, ed anche gli organici non correttamente compostati, sono diventati un veleno che impoverisce i terreni, inquina la falda, porta a collasso la pianta se non adeguatamente bagnata, scatena parassitosi a iosa.
Tutto questo il Liebig l'aveva intuito e ad otto anni dalla morte sconfessò la teoria dei sali, ma l'industria e la scienza materialista aveva preso il sopravvento...ed oggi abbiamo i risultati.
Di questa crisi chi non ci perde assolutamente nulla è il mondo accademico, le facoltà di agraria, l'agroindustria (che di quel mondo beneficia come cinghia di trasmissione).
Tornando a Liebig, ad esempio, non sapeva come si era formato l'humus e come si poteva sostenere, anche in assenza di concimazione organica. La risposta la diede Rudolf Steiner nel 1924 ed oggi qui in Friuli (autentica fabbrica di zombie rurali) siamo in grado, attraverso metodiche innovative, senza concimi e senza antiparassitari (neanche bio) di produrre di tutto a costi ridicoli dando a chi ha coraggio (e si è liberato dalla "sindrome di Stoccolma" della chimica) un futuro a portata di mano.
Nella nostra azienda pilota friulana abbiamo disponibili 300 Kg/ha di N (gratis!) senza avere nitrati negli ortaggi (350mg/kg)! I vicini a questa nostra azienda, con l'idroponica, arrivano a 10.000 mg/kg !!!
Eppure di "forza vitale" ne avevano parlato J. W. Goethe nel suo celebre trattato"La metamorfosi delle piante", il Liebig (il più grande chimico della storia), lo Steiner (che già vedeva profilarsi il disastro) dando i fondamenti dell'agricoltura bio-dinamica.

Tutti inascoltati! Per questo ora siamo nel fosso e solo una salutare purga "staliniana" economica e professionale del mondo agricolo lo porterà a ripensare l'intero sistema produttivo e non ascolterà più le balle degli "studiati" pagati per raccontarle.
Noi di APROBIO il testo del Liebig c'è l'abbiamo. lo abbiamo trovato in una biblioteca privata del medio Friuli quando ogni facoltà di agraria dovrebbe averlo in una teca di cristallo all' ingresso.
Ma la sparizione del testo ha una sua logica in quanto era di forte contrasto agli interessi dell'industria chimica prima e dell'agroindustria poi.
Dunque solo ristabilendo la verità scientifica si potrà salvare l'agricoltura invertendo velocemente la rotta con i pochi coraggiosi che lo capiranno. Gli altri vadano al diavolo inclusi saggi, accademici e scienziati che pensano che la pianta debba essere nutrita con pochi elementi di chimica di sintesi e l'agricoltore accompagnato per mano affinché continui ad alimentare i guadagni delle industrie chimiche.

Ganzit Graziano
Aprobio, Associazione produttori biologici e biodinamici del Friuli Venezia Giulia

lunedì 23 giugno 2014

I due giorni del solstizio estivo a Montesilvano - Resoconto dell'Incontro Collettivo Ecologista 2014


MIchele Meomartino - Prepara l'acqua santa

Comincio con le parole di Paolo indirizzate come ringraziamento a Michele Meomartino: “Reduci dall’incontro collettivo ecologista tenuto ad Olis il 21 e 22 giugno diamo testimonianza della ottima riuscita dell’incontro. In un momento in cui centinaia di migliaia di persone “perdono” tempo a parlare di calcio, o ad andare ai concerti rock o peggio ancora, abbiamo riscontrato come l’intelligenza sia ancora viva in Italia.. presente in quella cinquantina di persone capaci di emettere speranza e proporre soluzioni per il futuro proprio e del pianeta. Grazie Michele per aver ospitato e contribuito a d organizzare questo evento, la Terra ed i suoi abitanti, tutti, ti sono riconoscenti. (Paolo D’Arpini)”.
In queste parole, effettivamente, Paolo ha sintetizzato il succo dell’incontro. Eravamo in un luogo che è magico per la sua atmosfera: un anfiteatro naturale, circondato da alti alberi spontanei che danno sempre una frescura favolosa, in lontananza e solo nei momenti di assoluto silenzio si ode un sottofondo leggero che proviene dal cosiddetto “mondo civilizzato”, auto in transito sulla vicina autostrada per intenderci, che ci ricordano il mondo in cui viviamo; anche alcune lucciole sono venute ad allietare la serata del 21 giugno, modestamente, forse qualcuno non le ha neanche notate, la loro luce era mescolata ai bagliori del fuoco che per un paio d’ore è arso a ricordarci di mantenere viva la nostra intelligenza. Così creando un clima di comunione e di condivisione soprattutto fra le donne presenti che hanno riscoperto la loro essenza di femmine innamorate della vita, della danza, dell’Amore. Questo la sera.
Tornando al pomeriggio, ed iniziando il vero e proprio resoconto, dirò che l’incontro era cominciato facendo una passeggiata intorno alla sede dell’associazione per raccogliere erbe officinali e aromatiche e fiori per preparare l’acqua di San Giovanni, con Adriana Gandolfi. Lì abbiamo realizzato quanto il periodo solstiziale rappresenti l’apice della realizzazione, della manifestazione della natura, ancora in fieri, perché molti frutti sono ancora di là da venire, ma tutti sono già in embrione. Il frumento che è alla base della nostra alimentazione, invece, era già praticamente pronto per il raccolto. Ritornati alla base e messe a bagno le erbe nell’acqua che avremmo poi utilizzato per la benedizione del giorno successivo, ci siamo seduti in cerchio e abbiamo ascoltato diversi giovani e meno giovani raccontare le loro esperienze di “lavoratori e cultori dell’ecologia e dell’ambiente, della solidarietà, del riciclo e riuso”.
Adriana e Giuseppe dell’Associazione “Le Radici”, Tiziana e Fabrizio di Sinergi Natura, con le loro produzioni (oggetti creati con carta riciclata, marmellate, succhi, altro), Cristiano Del Toro, architetto paesaggista e Donato Silveri, agronomo. E’ stato molto bello vedere e ascoltare dell’entusiasmo con cui si cerca di fare un’opera che non solo è destinata ad un sostentamento personale e collettivo, ma anche ad un cambiamento di un’impostazione della società, che ormai dovrebbe aver inteso che il consumismo e l’apparire non “pagano” e che l’unica possibilità è un ritorno a valori quali l’amicizia, la solidarietà, la collaborazione, la condivisione delle esperienze e della vita, e che il sintonizzarsi con la natura e l’ambiente in cui viviamo crea uno stato di benessere che nessuna medicina, nessuna vacanza esotica ci possono dare.
A seguire hanno portato la loro esperienza personaggi di un calibro notevole: prima Giovanni Damiani, biologo, ed esperto in ecologia ambientale, che è stato tra l’altro direttore generale dell’Agenzia Nazionale per la Protezione dell’Ambiente (oggi Ispra) e componente della Commissione Nazionale per le Valutazioni dell’Impatto Ambientale presso il Ministero dell’Ambiente, il quale ha fatto un’interessantissima relazione parlando, tra l’altro, dell’impossibilità di “scoprire” le modificazioni genetiche artificiali degli organismi e della prossima scarsità di fosforo nell’ambiente per cui sarà indispensabile a breve prevedere il recupero delle deiezioni animali e umane da utilizzare, dopo maturazione, in agricoltura…. e quindi della necessità di attrezzarsi con le “compost toilet”, che del resto sono già ampiamente state studiate, sperimentate e vengono utilizzate con profitto in varie parti del mondo.
Di seguito è intervenuto Antonio Onorati, arrivato appositamente da Roma, Presidente del Centro Internazionale Crocevia, che ha parlato della necessità della rivalutazione dell’agricoltura contadina e del percorso che sta facendo a livello parlamentare la relativa proposta di legge. Ha riferito di aver avuto recentemente un incontro col Ministro dell’Agricoltura col quale hanno ribadito la necessità di mantenere il divieto della coltivazione degli OGM in Italia.
La domenica del 22 giugno abbiamo cominciato con alcuni esercizi di Makko-Ho sotto la guida della dolce Antonella che ci ha raccontato della sua esperienza: da persona debole e con tanti problemi di salute, superati facendo un percorso fisico e mentale-spirituale basato anche su questi semplici ma efficaci esercizi, ora è diventata una bella e forte giovane donna che esprime energia e benessere.
Abbiamo poi rifatto un cerchio di condivisione in cui sono state raccolte le esperienze di Francesco dell’Emporio Primo Vere di Pescara, un negozio di prodotti biologici ed equosolidali, ma anche luogo di ritrovo e centro culturale, dove il “profitto” è una parola sconosciuta. I produttori, locali o lontani ed il rivenditore stesso hanno tutti un giusto reddito. Poi Massimo Pamio, della casa editrice Noubs, ci ha raccontato del Museo della Lettera D’Amore di Torrevecchia Teatina. Importante anche l’intervento di Nancy, una prof americana, trasferitasi in Abruzzo, che ha parlato dell’importanza del vegetarismo per la presa di coscienza ecologista e per l’evoluzione umana.
Da Roma era venuto anche il fedele Vittorio Marinelli, Presidente di European Consumers, che ci ha raccontato 3000 cose, tra cui della predisposizione, in alcuni ristoranti degli States, di una “sedia elettrica per aragoste”, resasi necessaria per l’aumentata sensibilità di alcuni umani non vegetariani che però si sono resi conto della gran sofferenza a cui sono sottoposti questi animali che abitualmente vengono cotti mettendoli vivi nella pentola di acqua bollente. Purtroppo non abbiamo potuto neanche salutarlo quando se n’è andato, la domenica pomeriggio: noi eravamo andati a fare un riposino, mentre lui avendo un impegno per la sera a Roma (il concertone dei Rolling Stones al Circo Massimo) non poteva attardarsi. Nel frattempo, a compensazione, ci aveva raggiunti anche Sonia Baldoni, reduce da uno dei suoi percorsi erboristici in un luogo tra il Lazio, l’Abruzzo e la Campania.
Durante le conclusioni espresse in un cerchio nel pomeriggio è stata sottolineata la gioia nella scoperta di condividere un percorso comune, nella diversità, ognuno secondo i propri mezzi e le proprie attitudini, con la speranza che la nostra visione possa contaminare sempre più persone fino ad un cambio di mentalità della società umana nel suo complesso.
Noi probabilmente non vedremo questo cambio, ma come diceva Gandhi, non è importante raggiungere la meta, ma la strada che percorri.
Fortunatamente, Paolo ed io, non eravamo ancora partiti per tornare a Treia, quando al crepuscolo si è unito a noi Amerigo Costantini, scultore, coltivatore e tanto altro che ci ha fatto sognare con i suoi racconti sul suo rapporto e i suoi esperimenti con le piante, che fa crescere di più o di meno, solo col programma da lui “immaginato”, senza carezze o musica. Fantastico.
Grazie Michele (anche per gli ottimi pranzetti vegetariani), Fabiola e Ciro (il gatto). Grazie Paolo, grazie a tutti i 60 partecipanti che non sono qui nominati, Grazie anche a Montesilvano!
Caterina Regazzi
Caterina e Paolo ad Olis di Montesilvano

Post scriptum di Paolo D’Arpini: “Confermo l’avvenuta santa presenza di Vittorio Marinelli, presidente di European Consumers, all’incontro. Le sofferenza da lui patite dormendo sul duro e adattandosi a cibo scarno gli garantiscono la futura entrata in Paradiso (anche per l’opera meritoria di aver sporto denuncia penale contro la giunta Friuli Venezia Giulia per la coltivazione fraudolenta di OGM).. Questa è una certificazione.