lunedì 30 novembre 2020

La base per la salvezza nazionale è l'Agricoltura Biologica e Bioregionale



E' in discussione parlamentare la Legge di Delegazione Europea n. 117 del 2019 (con scadenza di recepimento entro il 2020).

Nel merito,  all'Art. 11 è previsto il riordino delle normative riguardanti ...attività ufficiali per garantire l'applicazione della legislazione sugli alimenti e sui mangimi, delle norme sulla salute e sul benessere degli animali, sulla sanità delle piante e sui prodotti fitosanitari, nonché l'adeguamento della normativa nazionale in materia di sementi, di materiali di moltiplicazione delle piante…

Pertanto, si forniscono le seguenti indicazioni Agroecologiche per il diritto prevalente alla salute ambientale, costituzionalmente tutelato e legalmente sostenuto, con normative e finanziamenti ad hoc.

PROGRAMMA AGROECOLOGICO ITALIANO (sintesi)

Sementi OGM (mantenimento ed espansione del divieto)

E' necessario ribadire l'assoluto divieto nazionale di coltivazioni OGM (in applicazione della clausola di salvaguardia), includendo tra questi le varietà "clearfields" e ogni altro genere di ogm derivante da "gene editing" o altre tecniche di manipolazione genetica "casuale", in quanto forzate con agenti mutageni, virus e batteri e mai precise, nel momento in cui prevedono trasferimenti di sequenze geniche inter/intra specifiche in modo approssimato, con effetti sconosciuti sul genoma complessivo e nelle sue complicatissime e tuttora sconosciute interazioni intra e/o inter-specifiche.

Molto differenti sono le ricombinazioni genetiche "causali" che avvengono nella selezione e incroci da impollinazioni naturali o "mutazioni spontanee naturali", più lente ma precise, che accompagnano il miglioramento genetico classico, a partire dal germoplasma autoctono.

Gli OGM, pertanto, rappresentano un grave pericolo per la salute ambientale, per la tutela della biodiversità vegetale e microbiologica e per le tradizioni agroalimentari locali, nonché per la sanità delle piante, a causa della comparsa di nuove avversità e resistenze da parte di erbe infestanti, insetti e patogeni.

Alimenti e mangimi OGM (per un immediato divieto)

In questo momento di particolare emergenza sanitaria è necessario inoltre prendere coscienza che ogni importazione di alimenti e mangimi derivanti o contenenti OGM rappresenta un grave pericolo per la salute ambientale, umana ed animale, dal momento che, attraverso il trasferimento genico orizzontale di frammenti di DNA "altamente instabili", è possibile il passaggio di sequenze geniche (frammenti di DNA ed Rna) ai microrganismi intestinali (umani ed animali) e a quelli dei terreni coltivati, con gravi rischi per l'Umanità.
Come dimostrano i "salti di specie dei microrganismi e la comparsa di virus mutanti" già avvenuti in passato con epidemie influenzali, in particolare nel settore della Zootecnia Industriale, diffuse a livello mondiale. Con gravi ripercussioni nell'ultimo ventennio, in particolare (e non sarà solo per caso) da quando son comparsi sul mercato mondiale mangimi e sementi ogm.
Pertanto, ai fini della tutela sanitaria, diritto prioritario inviolabile, immodificabile e non delegabile ai trattati internazionali di commercio, il Principio di Precauzione ci impone di interrompere immediatamente tutte le importazioni di ogm, con un sistema di sorveglianza basato sulla tolleranza zero, come quello in atto per i controlli sulle sementi, facendo riferimento alle analisi qualitative di presenza /assenza.


Pesticidi e misure europee per l'agricoltura biologica, agro-climatico-ambientali e per il benessere animale (illegittimità rilevate e corretta applicazione delle norme di recepimento regionali e nazionali)

Al fine di ridurre le concause di pericolo attuale, per tutelare la Salute umana ed ambientale da innumerevoli patologie degenerative che comportano costi sociali ormai insostenibili, è necessario implementare al massimo le misure di difesa e coltivazione Agroeco-Biologica e di "Benessere Animale" a livello nazionale, in particolare nelle aree agricole e zootecniche industriali, intensive e fortemente inquinate (in sostanza disumane) e/o sottoposte ad altre fonti inquinanti extra-agricole (aree limitrofe a quelle industriali e urbane).

In primis, attraverso le normative di recepimento della Direttiva sull'uso sostenibile dei Pesticidi (D. lgs. 150/2012) e relativo Piano d'Azione Nazionale (PAN). Ovvero, provvedendo a rendere obbligatorio e prioritario l'impiego di ogni tecnica disponibile che sia alternativa ai pesticidi di sintesi chimica, pericolosi per la salute e l'ambiente. Rispondendo in tal modo, da una parte, agli obblighi di Produzione Integrata su tutto il territorio nazionale ed europeo, vigenti e non rispettati dal 2016 (D. lgs. 150/2012).
Dal momento che in Italia esiste ancor oggi una forma di Produzione Integrata cosiddetta "volontaria" che gode illegittimamente di fondi europei di sostegno agro-climatico-ambientali in diversi PSR Regionali, riservati altresì ad impegni "facoltativi" degli agricoltori, che comportino benefici sociali misurabili.

Rispettando, nel contempo, la corretta applicazione della Difesa Integrata delle coltivazioni nell'ambito della Produzione Integrata obbligatoria, ai sensi della ormai lontana Decisione CE del 30-12-1996 - All. 1 Norme OILB, di cui si fa esplicito riferimento nel D. lgs.150/2012 - Recepimento della Direttiva UE sull'Uso sostenibile dei pesticidi. Decisione d'immediata applicazione, ma mai applicata correttamente, dai tempi del Reg. 2078/92 e successivi, attraverso i quali si è finanziata la Difesa e la Produzione Integrata per oltre un ventennio. 

Norme OILB che prevedevano e prevedono, appunto, l'impiego "prioritario" e pertanto obbligatorio di tutte le tecniche alternative ai pesticidi di sintesi chimica, mai rispettate nei disciplinari di produzione e difesa integrata attraverso i quali sono state distratte enormi risorse europee agro-ambientali, che di fatto hanno sostenuto e tutt'ora sostengono l'impiego dei pesticidi chimici sintetici, prevedendone il largo uso, senza obblighi di tecniche alternative di tipo "biologico", semplicemente elencate nei disciplinari.
Uno scandalo che ha comportato e comporta enormi ricadute negative sulla salute umana, sottoposta alla pressione di innumerevoli residui chimici, con peggioramento continuo di tutti gli indicatori agro-ambientali (residui nelle acque, api e impollinatori, Humus e fertilità dei suoli, fertilità umana, tassi di patologie degenerative, aspettativa di vita sana, ecc).

Come ci ricorda puntualmente la Corte dei Conti UE, nelle sue relazioni sulla spesa agroambientale (N. 3 /2005 e N. 7/2011) e, recentissima, quella sull'uso sostenibile dei pesticidi.
Pesticidi che contribuiscono drammaticamente alla mutagenesi e teratogenesi di tutte le specie viventi, alterando il "microbiota" intestinale e dei terreni, provocando distruzione ormonale ed emergenza di sempre nuove patologie, disbiotiche, degenerative e infettive, epigenetiche, ecc.

Benessere Animale

Allo stesso modo, è necessaria la riconversione biologica progressiva di tutti gli allevamenti intensivi e industriali senza terra, insostenibili per le ricadute ambientali sui gas serra, il consumo energetico e idrico, la deforestazione, lo spreco di risorse alimentari destinabili altrimenti agli esseri umani, focolai di pericolose infezioni e di drammatiche resistenze agli antibiotici (ritrovate anche nelle feci dei lupi in aree con allevamenti intensivi), con pericolo di salti di specie. E per i costi delle patologie degenerative e obesità collegati all'eccessivo consumo di alimenti animali che dovranno essere adeguati alla sostenibilità dei territori, attraverso un programma di riconversione agroeco-biologica.

Misure Agro-climatico-ambientali

Per quanto concerne le misure Agro-climatico-ambientali a sostegno degli impegni facoltativi degli agricoltori, queste devono esse riservate ad attività volontarie che comportino benefici misurabili e cumulabili agli obblighi previsti dell'agricoltura biologica. Non è possibile quindi sostenere con miliardi di € l'acquisto di pesticidi e glifosate, attraverso misure di produzione integrata cosiddetta "volontaria", in quanto obbligatoria in tutta europa (tranne che in Italia, ndr) o, peggio, di cosiddetta agricoltura conservativa, basata sulle irrorazioni di Glifosate, pesticida oltretutto di fatto vietato in quanto incompatibile con gli obblighi di produzione integrata.
Tra queste misure si segnalano il recupero delle siepi e alberature ai fini della tutela della biodiversità e della protezione del dissesto idrogeologico, promuovendo risorse produttive complementari tipiche della tradizione mediterranea (seta, piccoli frutti, legno, noci, ecc), colture di copertura invernale ed estiva dei terreni (per la protezione dall'erosione), sovesci e consociazioni (inter-cropping), coltivazioni di varietà autoctone tradizionali, rispetto delle fasce di sicurezza ai fini della tutela delle produzioni biologiche e del diritto dei cittadini all'assenza di contaminazioni da pesticidi sintetici, sostituzione dei materiali plastici inquinanti (pacciamature, legature di foraggi, sostegni e protezioni, imballaggi, ecc), tecniche di difesa biologica particolarmente costose, prioritarie nelle produzioni integrate, sistemi di monitoraggio agro-climatico ai fini della difesa biologica avanzata e dei programmi assicurativi  con polizze agevolate per la difesa biologica, aree vegetazioni indisturbate per la tutela della biodiversità, tecniche di sfruttamento della biodiversità funzionale (specie fiorigene, impollinatori, ecc), fertilizzazioni organiche compostate, rigenerazione microbiologica dei terreni, ecc.

La riconversione biologica dell'Agricoltura e della Zootecnia rientra nel Diritto Costituzionale tutelato e sostenuto dalle misure aurore di sostegno (Art. 3 comma 2 …"impegno dello stato per la rimozione degli ostacoli ai fini dell'orientamento sociale delle attività economiche").

Oltretutto, la riconversione biologica è conveniente per gli agricoltori, nel momento in cui usufruiscono di enormi fondi europei a disposizione per l'agricoltura biologica, per misure agro-climatico-ambientali e per il benessere animale, che compensano tutti i mancati ricavi e i maggiori costi, più un 30% per le azioni collettive territoriali (Bioterritori).

Ciò a parità di prezzi di mercato, in quanto la politica comunitaria deve promuovere i prodotti più sani e che godano delle migliori condizioni di mercato, un extra-prezzo che non deve essere considerato del calcolo dei pagamenti agroambeintali e di benessere animale, essendo frutto della libera concorrenza che non può essere violata, come troppe volte successo in passato, penalizzando le produzioni biologiche.

Un'azione collettiva Nazionale è quella che oramai si impone, mettendo in atto tutti gli strumenti a disposizione per la riconversione Agroecologica dei territori italici, improcrastinabile se non vogliamo rischiare l'estinzione Umana di massa.

L'Italia, con le sue eccellenti tradizioni nelle produzioni e trasformazioni agroalimentari può trascinare tutta l'Europa alla produzione di materie prime  e Bio-eccellenze da metter all'asta mondiale della sana alimentazione.

Giuseppe Altieri, agroecologo












Studio AGERNOVA - Servizi Avanzati per l'Agroecologia e la Ricerca
Docente di Agroecologia, Fitopatologia, Entomologia e Biotecnologie - Ist. Agrario Todi "A. Ciuffelli"
Loc. Viepri Centro 15, 06056 Massa Martana (PG)
Tel 075-8947433, Cell 347-4259872

domenica 29 novembre 2020

Risorsa acqua... continua subdolamente il processo di alienazione del liquido vitale


Ricordate? "La cercano sulla Luna, la cercano su Marte, la cercano su Venere e dove ce n'è tanta e buona la inquinano e la rendono inutilizzabile.."

Così scrivevo alcuni anni fa in un articolo in cui denunciavo i modi disastrosi in cui viene gestita la risorsa vitale "Acqua".. che pur non aumentando nè decrescendo, sin da quando il pianeta è abitabile ed ospita la vita, viene ridotta sempre più nella sua forma utilizzabile...  ovvero l'acqua non manca quel che manca è l'acqua potabile. 
Ed è con questo meccanismo diabolico che le multinazionali si preparano a sfruttare l'oro blù, l'elemento di cui nessun essere umano e vivente può fare a meno...

Ed anche in Italia, malgrado il referendum, in modi striscianti la privatizzazione procede,  in forma di nuove licenze minerarie per acqua minerale, in forma di aumento delle tariffe dell'acqua pubblica, in forma di sfruttamento inconsiderato delle falde e delle sorgenti, in forma di inquinamento di tutte le acque di superficie, etc. etc. Si arriverà al punto che l'acqua potabile residua sarà talmente poca che per forza di cose sarà venduta a peso d'oro,  e perciò di fatto "privatizzata"...

Se non si opera immediatamente per il riuso delle acque bianche, per la depurazuione delle nere e per il risparmio idrico quel momento si avvicinerà sempre più,  in barba alla volontà popolare che ha stabilito che l'acqua è un bene comune.

Tra l'altro anche a livello geo-politico i nuovi giacimenti ricercati (fonte di ricchezza futura) non sono più quelli del petrolio, gas o minerali...  bensì quelli delle falde profonde dell'acqua...


Vi invito a rileggere l'articolo da me scritto nel 2009 in cui si anticipava la ricerca effettuata anche sugli altri pianeti del sistema solare e inoltre vi invito a leggere l'articolo dello stesso anno in cui si annunciava il bombardamento della superficie lunare alla ricerca del prezioso liquido...




26 febbraio 2009

La cercano su Marte, la cercano su Venere, sperano persino che sia sulla Luna, magari in forma ghiacciata, ma dove ce ne è, e tanta ed ancora buona, non se ne tiene conto… Come mai siamo così stupidi sulla faccia della Terra?Dall’acqua nasce la vita e la vita è sostenuta dall’acqua, lo sanno anche i bambini. L’evoluzione delle specie viventi è tutta maturata nell’acqua. Piante, amebe, molluschi, pesci, anfibi, rettili, uccelli, mammiferi… hanno la loro origine ed il loro sostentamento nel liquido primordiale. L’acqua copre i due terzi del pianeta, è pioggia, ruscelli, laghi, depositi sotterranei.. si trova persino sotto i deserti. Il liquido blu ha provveduto alla creazione e conservazione dell’atmosfera sul pianeta, alla miracolosa bellezza che fa apparire azzurro il nostro pianeta, se osservato dallo spazio.

L’acqua è sempre la stessa, viene in continuazione riciclata e spostata, trasformata in ghiaccio o vapore, ma esiste nella stessa sua incredibile quantità e qualità da milioni di anni, è il risultato di un “gioco” forse irripetibile fra calore e raffreddamento…

Ma oggi sentiamo dire che “manca l’acqua”, come mai? In realtà l’acqua non manca, la sua percentuale non aumenta né decresce è sempre stabile, grazie a Dio! Allora cos’è che manca? Quel che viene a mancare è la quantità di acqua potabile od utilizzabile, ecco la verità!. E per quale ragione “manca” quest’acqua? Semplicemente perché non viene data la possibilità al liquido di auto-rigenerarsi, come è sempre avvenuto nei secoli passati, l’acqua non fa in tempo a “disinfettarsi” dai veleni che l’uomo immette nell’atmosfera e sul pianeta a vari livelli di profondità. Per cui l’acqua disponibile, per il mantenimento dell’esistenza di ogni specie vivente, è stata decurtata.

Ma cosa fa lo stupido uomo per risolvere il problema? Non smette di inquinare, anzi aumenta sempre più l’immissione di sostanze nocive (perlopiù di produzione industriale) e contemporaneamente “raziona” commercialmente l’uso dell’acqua pulita residua. Sì, l’uomo ha reso l’acqua un genere di consumo commerciale, la vende come fosse un “prodotto”, l’ultima acqua potabile del pianeta è stata resa oggetto di sfruttamento economico.

Haihaiai, siamo proprio giunti all’idiozia più sordida e cieca…..

La produzione energetica continuamente aumentata per il mantenimento della struttura consumistica inquinante della nostra società è una delle ragioni principali della rovina dell’acqua. Agricoltura ed allevamento industriale, produzione di elettricità con sistemi a bruciamento (carbone, petrolio, nucleare), eccesso di consumi domestici per scopi inutili, mancanza di depurazione delle acqua reflue, etc. etc. sono alcune delle ragioni che contribuiscono alla “distruzione” dell’acqua. E la soluzione furbescamente trovata dai nostri governanti banchieri è quella dell’imbottigliamento dell’acqua residua, pian piano da vendere a peso d’oro…

Ma noi siamo fatti di acqua! La percentuale di liquido del nostro organismo rispecchia la percentuale dell’acqua sulla faccia del pianeta, i due terzi del corpo umano sono acqua! Però il nostro organismo è visto dallo stato come un agglomerato tassabile, non siamo esseri umani non abbiamo la dignità di esistere in quanto miracolo della vita, siamo ingranaggi nel contesto di un meccanismo diabolico che si chiama “economia”. La politica è funzionale a questa “economia” ed ora giunge la staffilata finale contro la minima possibilità di autonomia esistenziale….

Ecco cosa succede…

La privatizzazione dell’acqua che sta avvenendo a livello mondiale potrebbe provocare, nei prossimi anni, milioni di morti per sete nei paesi più poveri. L’uomo è fatto per il 65% di acqua, ed è questo che il governo italiano sta mettendo in vendita. L’acqua che sgorga dalla terra non è una merce, è un diritto fondamentale umano e nessuno può appropriarsene per trarne illecito profitto.

L’acqua è l’oro bianco per cui si combatteranno le prossime guerre. Guerre che saranno forse dirette dalle multinazionali alle quali oggi il governo, preoccupato per i grembiulini, sta vendendo il 65% del nostro corpo.

Acqua in bocca!

Paolo D’Arpini



sabato 28 novembre 2020

Verso un'ecologia sociale e spirituale



In questo collage di pensieri vorrei condensare il mio sentire in merito alla spiritualità dell'uomo ed il suo rapporto con l'ecologia profonda. Da tempo aspettavo che mi si presentasse l'occasione di parlare di questo argomento...

Strettamente parlando, da un punto di vista delle finalità, la spiritualità laica e l'ecologia profonda affondano il loro esistere nella coscienza. L'uomo si è interrogato sulle forze della natura e sulla vita e questo interrogarsi ha prodotto la spiritualità, l'ecologia profonda è un approfondimento in senso materiale di questa ricerca.
Entrambi gli approcci partono dall'esistente,  dal modo di percepire noi stessi e la realtà che ci circonda, il primo è un approccio in senso metafisico mentre il secondo prende in esame il fisico ma non v'è differenza fra i due aspetti se non nel modo descrittivo.

Nell'ecologia profonda come nella spiritualità naturale si sottintende un 'quid' che impregna le trame della vita. Tale 'quid' è stato descritto come sorgente di tutte le cose, indipendentemente dal chiamarlo  'spirito' o 'forza vitale'.  Dall'interrogarsi iniziale siamo giunti  a tutte le filosofie gnostiche, alle religioni d'oriente come pure alle grandi religioni monoteiste in cui, sia pur con angolazioni differenti, si inneggia al grande mistero della vita,
questa è anche l'esigenza dell'ecologia che sempre tiene in conto il delicato equilibrio dell'insieme delle manifestazioni vitali. Spesso mi son trovato a descrivere l'esigenza di estrinsecazione spirituale dell'uomo definendola come la "prima virtualizzazione". Infatti è
attraverso il pensiero e la speculazione intellettuale che è nata la filosofia, la virtualità, l'immaginare, il presupporre vero sulla base di un pensiero (di un credere) e questa proiezione,  una 'vis' umana specifica, è forse presente anche nel resto dei viventi,  chissà?

Ad esempio nelle teorie del karma si descrive la vita individuale degli esseri come un percorso evolutivo che parte da una scintilla dell'intelligenza  che poi si differenzia in miriadi di forme, a volte contrapposte, che sono però  strettamente collegate l'una a l'altra ed in continua ascesa verso la stessa finalità. Una unità questa che non è mai venuta meno anche durante il cosiddetto "percorso karmico" ma per via dell'illusione, ovvero la virtualità del pensiero, appare disgiunta ed imperfetta (e quindi perfettibile).  L'ecologia profonda, dal punto di vista materiale, è un aiuto a capire che non c'è nel contesto generale della vita un dietro od un avanti che non siano strettamente consequenziali l'uno all'altro, che non compartecipino della stessa sostanza di base e che è  impossibile scindere, pena l'estinzione stessa della vita.

Ed ora una domanda: come faremmo a vivere su questa Terra se tutti decidessimo di ritirarci in eremitaggio, di ritornare alla terra come si dice in gergo,  senza immediatamente sconvolgere, distruggere definitivamente, il già precario equilibrio di questo pianeta? La Terra ospita ormai diversi miliardi di persone, perlopiù riunite in aree urbane, è pur vero che parecchie specie animali sono in netta diminuzione ma per contro molte di quelle addomesticate dall'uomo
(essenzialmente per scopi voluttuari o di carenza affettiva) superano in numero gli umani stessi e come gli umani che vivono nelle città anch'essi son concentrati in grandi allevamenti. Se ognuno di noi dovesse andare a vivere in campagna, immaginando una società egualitaria, avremmo forse a disposizione non più di duecento metri di terreno a testa senza contare le zone desertiche, i ghiacciai, le alte
montagne, se in più volessimo portare con noi anche i nostri "pets" dovremmo dividere quel piccolo spazio con cani e gatti, se poi volessimo mangiar carne dovremmo dividere ulteriormente la nostra casa con pecore, mucche, conigli, maiali, etc.  Si fa presto ad immaginare la calca che si verrebbe a creare nei nostri duecento metri quadrati di terreno,  non solo ma come potremmo  produrre in quel piccolo orticello abbastanza cibo per tutti i membri della nostra personale comunità rurale? Va da sé che questa tipo di scelta  è impensabile per la massa come pure, per altre ragioni persino più serie,  è impensabile che la vita possa continuare a lungo sul pianeta se continuiamo a sfruttare le risorse  per soddisfare le esigenze di consumo parossistico dei grandi agglomerati urbani.

I lemming, quel popolo di roditori che in caso di sovraffollamento periodicamente emigrano in massa,  avrebbero già intrapreso il loro viaggio finale (che come tutti sappiamo finisce nelle gelide acque del mare del nord) per riequilibrare la natura.  In parte un tale comportamento autodistruttivo sta avvenendo anche nella nostra società, con l'aumento delle guerre, dei suicidi, delle perversioni,
della stupidità. Ma non è ancora sufficiente a trovare
quell'equilibrio naturale di sopravvivenza e questo perché l'uomo ha l'arroganza di ritenersi un essere "superiore" alle altre specie e perciò ogni soluzione deve comprendere la continuazione del gioco attualmente in programma e cioè la fissità della nostra specie come dominante.

Ma a questo punto re-inserisco il concetto di  "spiritualità naturale o laica".  A dire il vero questa spiritualità non può assomigliare punto alla precedente spiritualità religiosa ma deve necessariamente tener conto del contesto vitale in se stesso, ovvero dell'ecologia.

Una spiritualità ecologica in cui non si perseguano scopi immaginari (paradisi, inferni, etc.) ma in cui ci si occupi esclusivamente del presente stato dell'esistenza.  Una presa di coscienza 'individuale' di come è possibile il riequilibrio al contesto  della vita senza ritenere che la nostra sia una funzione di controllo, di dominio (o di
sudditanza ad una ipotetica divinità altra).  Ognuno di noi dovrebbe già da ora affrontare il suo personale corso di sopravvivenza sapendo che tutto quello che noi 'rubiamo' oggi dovrà sicuramente essere pagato domani,  questo nel caso del sovrappiù, mentre se il nostro respirare, mangiare, vivere rientra nell'insieme del vivere, respirare, mangiare di ogni altro essere vivente potremmo finalmente goderci la vita, senza aver colpe da espiare, senza dover abbandonare il nostro modo di vita urbanizzato e fortemente sociale che
-evidentemente- salvo il famoso riequilibrio di cui abbiamo detto, ha contribuito alla fioritura di questa bellissima nostra specie umana.

In questa fase della storia millenaria  dell'uomo abbiamo privilegiato il secondario, il superfluo, a scapito del primario, ovvero il cibo, l'acqua, l'aria. E' importante per noi esseri umani integrati analizzare le ragioni di questo sviamento. Uno sviamento che senz'altro è stato necessario per scoprire il valore di tesi astratte come l'arte, la scrittura, l'estetica, l'etica, ma che non può continuare ad occupare tutto lo spazio possibile del nostro esistere.
Ad esempio dobbiamo essere consapevoli dello sforzo e del significato profondo insito nella ricerca e produzione del nostro cibo quotidiano.

Ed ora un excursus storico sulla nostra evoluzione. La storia dell'uomo è molto semplice e rispecchia i quattro mutamenti fondamentali della vita. L'uomo nella sua corsa evolutiva compie quattro salti stagionali. All'inizio egli succhia il latte, alla base del latte c'è la  verdura e la carne e ciò  diviene il suo cibo, poi ancora oltre c'è la terra ed ecco l'uomo che la divora ma oltre la terra c'è lo spirito e l'uomo nutrendosi di "spirito" completa un altro ciclo di spirale nella scala dell'evoluzione. Questa simbologia può essere tradotta così: il latte rappresenta il momento in cui l'umanità si pone reverente verso la nutrice, la natura, che lo accudisce e lo sostiene nel suo grembo (potremmo dire che corrisponde al momento del "paradiso terrestre"); subentra poi la capacità di auto-sostenersi e di ricorrere a tecnologie appropriate per ricavare da se stessi il nutrimento (corrisponde al momento della fondazione patriarcale); ecco quindi il momento del massimo sviluppo tecnologico e sociale  in cui l'uomo tende a divorare, a consumare, persino la terra che lo sostiene (il momento della decadenza consumistica e dell'idolatria scientifico religiosa); infine viene il momento della coscienza indifferenziata, l'uomo vien toccato dallo "spirito"  si compenetra in esso e ritrova la sua unità primigenia (corrisponde al quid all'origine della consapevolezza di Sé),  il ciclo si ripete passo dopo passo. E' evidente che questo momento storico è segnato da un grande sbalzo fra il massimo del materialismo ideologico o religioso a quello di un ritorno alla consapevolezza non duale.

Come possiamo affrontare  condizioni o contingenze apparentemente diametralmente opposte? Innanzi tutto c'è da considerare una cosa: la spinta evolutiva  nell'uomo  non è indotta da ideologie di massa, il pensiero di massa serve solo  al mantenimento della compattezza psicofisica della specie, l'indice del cambiamento è sempre e solo rappresentato da forme pensiero, pseudopodi, che si irradiano verso possibili sbocchi evolutivi, questi pseudopodi non rappresentano che una piccolissima percentuale della massa, si tratta di minoranze.....

Le due minoranze psichiche attualmente in antitesi, nel "programma" di sviluppo dell'intelligenza umana, son rappresentate da una parte dall'accentramento individuale del potere (lobbyes ideologiche ed economiche auto-foraggianti) e dall'altra da una rete smagliata di piccole persone che emanano forme pensiero collegate al tutto (una sorta di sincretismo universale).  Questi cicli o percorsi storici si manifestano allo stesso tempo sia nell'arco di una sola vita individuale che in stagioni  o onde storiche, ere cosmiche.

Mi sembra che questo momento di transizione, fra una condizione e l'altra dell'umano,  sia dedicato all'aspetto distruttivo di ogni sovrastruttura di pensiero, un azzeramento dei canoni precostituiti. Infatti oggi come non  mai  la pulsione verso l'uscita dagli schemi fissati provoca uno stato sismico mentale (scossoni psichici) al corpo-massa dell'umanità. Basterebbe sapere che, come avviene nel processo realizzativo del sé, ogni singola cellula del corpo sociale umano deve essere toccata e deve essere in grado di percepire individualmente la reale possibilità evolutiva in corso. E mentre la tendenza egocentrica agisce sulla massa con meccanismi di aggregazione forzata al contrario  "l'aumento" della coscienza avviene  sui piani emotivi individuali. Dobbiamo essere consapevoli di ciò quando, come precursori, proponiamo un indirizzo bioregionale che non potrà certamente usare i mezzi della controparte  ma deve comunque comprenderli organicamente e da lì evolversi. Solo così  può sciogliersi il senso di differenza e la coscienza può ri-trovare il suo spazio. L'interno dell'uomo è ancora tutto un mondo da esplorare ma anche l'esterno è altrettanto infinito ed inconoscibile. 

Per questo si ripropone sempre la via di mezzo, la moderazione, come unica strada possibile per la continuità della specie.  La consapevolezza bioregionale   integra non divide. E' per questo che nell'ecologia del profondo e nella spiritualità laica si narra del ritorno alla Terra, ascoltandone il suo messaggio, pervenendo così a quell'integrazione con essa. Godendo della  silenziosa gioia di vita, qui ed ora. Una gioia che non ha costrutto, nessuna causa, nessun meccanismo da soddisfare, nessun possesso, solo è...  esistenza.

Ma attenzione... tale visione non ipotizza il ritorno al primitivismo bensì individua nelle attuali condizioni della società  avanzata l'occasione di un riequilibrio. La continuità della nostra società, in quanto specie, richiede una chiave evolutiva, una comprensione globale,  per mezzo della quale aprire la nostra mente alla consapevolezza di condividere con l'intero pianeta (forse sarebbe meglio dire con l'universo) l'esperienza  vita.  Questa è  la scienza dell'inscindibilità della vita.

Ne consegue che anche l'economia umana può e deve tener conto di questa visione per avviare un progresso tecnologico che non si contrapponga ma che sia in sintonia con i processi vitali. La scienza e la tecnologia in ogni campo di applicazione dovranno rispondere alla domanda: "E' ciò ecologicamente e spiritualmente compatibile?"  I macchinari, le fonti energetiche, lo smaltimento dei sottoprodotti, come pure la socialità e la cultura, dovranno essere realizzati in termini di sostenibilità.  Se  questo stimolo si manifesta nella mente umana allora sarà necessario un rapido processo di riconversione e riqualificazione industriale ed agricola che già di per se stesso sarà in grado di sostenere l'economia. Infatti la sola "riconversione ecologica"  favorirà il superamento dell'attuale stato di "enpasse" impartendo grande  spinta allo  sviluppo economico e sociale.   Una grande rivoluzione comprendente il nostro far pace con il pianeta e con gli esseri viventi che lo abitano.

Paolo D'Arpini


venerdì 27 novembre 2020

Bioregionalismo, spiritualità laica ed ecologia profonda come risposta evolutiva


"I cambiamenti  si operano prima nel mondo delle idee e poi nel mondo delle forme. La creazione di "forme pensiero" idonee" è necessaria come pure è necessario un retto comportamento di conseguenza..." (Saul Arpino)

Strettamente parlando, da un punto di vista delle finalità, la spiritualità laica e l’ecologia profonda affondano il loro esistere nella coscienza. L’uomo si è interrogato sulle forze della natura e sulla vita e questo interrogarsi ha prodotto la spiritualità, l’ecologia profonda è un approfondimento in senso materiale di questa ricerca. Entrambi gli approcci partono dall’esistente, dal modo di percepire noi stessi e la realtà che ci circonda, il primo è un approccio in senso metafisico mentre il secondo prende in esame il fisico ma non v’è differenza fra i due aspetti se non nel modo descrittivo.

Nell’ecologia profonda come nella spiritualità naturale si sottintende un ’quid’ che impregna le trame della vita. Tale ’quid’ è stato descritto come sorgente di tutte le cose, indipendentemente dal chiamarlo ’spirito’ o ’forza vitale’. Dall’interrogarsi iniziale siamo giunti a tutte le filosofie gnostiche, alle religioni d’oriente come pure alle grandi religioni monoteiste in cui, sia pur con angolazioni differenti, si inneggia al grande mistero della vita, questa è anche l’esigenza dell’ecologia che sempre tiene in conto il delicato equilibrio dell’insieme delle manifestazioni vitali. Spesso mi son trovato a descrivere l’esigenza di estrinsecazione spirituale dell’uomo come la nascita della prima virtualizzazione. Attraverso il pensiero e la speculazione intellettuale è infatti sorta la virtualità, l’immaginare, il presupporre vero sulla base di un pensiero (di un credere) e questa proiezione, una ’vis’ umana specifica, è forse presente anche nel resto dei viventi, chissà? Ad esempio nelle teorie del karma si descrive la vita individuale degli esseri come un percorso evolutivo che parte da una scintilla dell’intelligenza che poi si differenzia in miriadi di forme, a volte contrapposte, che son però strettamente collegate l’una a l’altra ed in continua ascesa verso la stessa finalità. Una unità questa che non è mai venuta meno anche durante il cosiddetto "percorso karmico" ma per via dell’illusione, ovvero la virtualità del pensiero, appare disgiunta ed imperfetta (e quindi perfettibile?). L’ecologia profonda, dal punto di vista materiale, è un aiuto a capire che non c’è nel contesto generale della vita un dietro od un avanti che non sia strettamente consequenziale, che non compartecipi della stess a sostanza di base e che perciò è impossibile scindere, pena l’estinzione stessa della vita.

Ed ora una domanda: come faremmo a vivere su questa Terra se tutti decidessimo di ritirarci in eremitaggio, di ritornare alla terra come si dice in gergo, senza immediatamente sconvolgere, distruggere definitivamente, il già precario equilibrio di questo pianeta? La Terra ospita ormai diversi miliardi di persone, perlopiù riunite in aree urbane, è pur vero che parecchie specie animali sono in netta diminuzione ma per contro molte di quelle addomesticate dall’uomo (essenzialmente per scopi voluttuari o di carenza affettiva) superano in numero gli umani stessi e come gli umani che vivono nelle città anch’essi son concentrati in grandi allevamenti. Se ognuno di noi dovesse andare a vivere in campagna, immaginando una società egualitaria, avremmo forse a disposizione non più di duecento metri di terreno a testa senza contare le zone desertiche, i ghiacciai, le alte montagne, se in più volessimo portare con noi anche i nostri "pets" dovremmo dividere quel piccolo spazio con cani e gatti, se poi volessimo mangiar carne dovremmo dividere ulteriormente la nostra casa con pecore, mucche, conigli, maiali, etc. Si fa presto ad immaginare la calca che si verrebbe a creare nei nostri duecento metri quadrati di terra, non solo ma come potremmo produrre in quel piccolo orticello abbastanza cibo per tutti i membri della nostra personale comunità rurale? Va da sé che questa tipo di scelta è impensabile per la massa come pure, per altre ragioni persino più serie, è impensabile che la vita possa continuare a lungo sul pianeta se continuiamo a sfruttare le risorse per soddisfare le esigenze di consumo parossistico dei grandi agglomerati urbani.

I lemming, quel popolo di roditori che in caso di sovraffollamento periodicamente emigrano in massa, avrebbero già intrapreso il loro viaggio finale (che come tutti sappiamo finisce nelle gelide acque del mare del nord) per riequilibrare la natura. In parte un tale comportamento autodistruttivo sta avvenendo anche nella nostra società, con l’aumento delle guerre, dei suicidi, delle perversioni, della stupidità. Ma non è ancora sufficiente a trovare quell’equilibrio naturale di sopravvivenza e questo perché l’uomo ha l’arroganza di ritenersi un essere "superiore" alle altre specie e perciò ogni soluzione deve comprendere la continuazione del gioco attualmente in programma e cioè la fissità della nostra specie come dominante.

Ma a questo punto re-inserisco il concetto di "spiritualità naturale o laica". A dire il vero questa spiritualità non può assomigliare punto alla precedente spiritualità religiosa ma deve necessariamente tener conto del contesto vitale in se stesso, ovvero dell’ecologia. Una spiritualità ecologica in cui non si perseguano scopi immaginari (paradisi, inferni, etc.) ma in cui ci si occupi esclusivamente del presente stato dell’esistenza. Una presa di coscienza ’individuale’ di come è possibile il riequilibrio al contesto della vita senza ritenere che la nostra sia una funzione di controllo, di dominio (o di sudditanza ad una ipotetica divinità altra). Ognuno di noi dovrebbe già da ora affrontare il suo personale corso di sopravvivenza sapendo che tutto quello che noi rubiamo oggi dovrà sicuramente essere pagato domani, questo nel caso del sovrappiù, mentre se il nostro respirare, mangiare, vivere rientra nell’insieme del vivere, respirare, mangiare di ogni altro essere vivente potremmo finalmente goderci la vita, senza aver colpe da espiare, senza dover abbandonare il nostro modo di vita urbanizzato e fortemente sociale che -evidentemente- salvo il famoso riequilibrio di cui abbiamo detto, ha contribuito alla fioritura di questa bellissima nostra specie.

In questa fase della storia millenaria dell’uomo abbiamo privilegiato il secondario, il superfluo, a scapito del primario, ovvero il cibo, l’acqua, l’aria. E’ importante per noi esseri umani integrati analizzare le ragioni di questo sviamento. Uno sviamento che senz’altro è stato necessario per scoprire il valore di tesi astratte come l’arte, la scrittura, l’estetica, l’etica, ma che non può continuare ad occupare tutto lo spazio possibile del nostro esistere. Ad esempio dobbiamo essere consapevoli dello sforzo e del significato profondo insito nella ricerca e produzione del nostro cibo quotidiano.

Descrivo ora l’excursus storico sulla nostra evoluzione. La storia dell’uomo è molto semplice e rispecchia i quattro mutamenti fondamentali della vita. L’uomo nella sua corsa evolutiva compie quattro salti stagionali. All’inizio egli succhia il latte, alla base del latte c’è la verdura e la carne e ciò diviene il suo cibo, poi ancora oltre c’è la terra ed ecco l’uomo che la divora ma oltre la terra c’è lo spirito e l’uomo nutrendosi di "spirito" completa un altro ciclo di spirale nella scala dell’evoluzione. Questa simbologia può essere tradotta così: il latte rappresenta il momento in cui l’umanità si pone reverente verso la nutrice, la natura, che lo accudisce e lo sostiene nel suo grembo (potremmo dire che corrisponde al momento del "paradiso terrestre"); subentra poi la capacità di auto-sostenersi e di ricorrere a tecnologie appropriate per ricavare da se stessi il nutrimento (corrisponde al momento della fondazione patriarcale); ecco quindi il momento del massimo sviluppo tecnologico e sociale in cui l’uomo tende a divorare, a consumare, persino la terra che lo sostiene (il momento della decadenza consumistica e dell’idolatria scientifico religiosa); infine viene il momento della coscienza indifferenziata, l’uomo vien toccato dallo "spirito" si compenetra in esso e ritrova la sua unità primigenia (corrisponde al quid originario, alla consapevolezza di Sé), il ciclo si ripete passo dopo passo. E’ evidente che questo momento storico è segnato da un grande sbalzo fra il massimo del materialismo ideologico o religioso a quello di un ritorno alla consapevolezza non duale.

Come possiamo affrontare condizioni o contingenze apparentemente diametralmente opposte? Innanzi tutto c’è da considerare una cosa: la spinta evolutiva nell’uomo non è indotta da ideologie di massa, il pensiero di massa serve solo al mantenimento della compattezza psicofisica della specie, l’indice del cambiamento è sempre e solo rappresentato da forme pensiero, pseudopodi, che si irradiano verso possibili sbocchi evolutivi, questi pseudopodi non rappresentano che una piccolissima percentuale della massa, si tratta di minoranze….. Le due minoranze attualmente in antitesi, nel "programma" di sviluppo dell’intelligenza umana, son rappresentate da una parte dall’accentramento individuale del potere (lobby ideologiche ed economiche auto-foraggianti) e dall’altra da una rete smagliata di piccole persone che emanano forme pensiero collegate al tutto (una sorta di sincretismo universale).

Questi cicli o percorsi storici si manifestano allo stesso tempo sia nell’arco di una sola vita individuale che in stagioni o onde storiche, ere cosmiche. Mi sembra che questo momento di transizione, fra una condizione e l’altra dell’umano, sia dedicato all’aspetto distruttivo di ogni sovrastruttura di pensiero, un azzeramento dei canoni precostituiti. Infatti oggi come non mai la pulsione verso l’uscita dagli schemi fissati provoca uno stato sismico mentale (scossoni psichici) al corpo-massa dell’umanità. Basterebbe sapere che, come avviene nel processo realizzativo del sé, ogni singola cellula del corpo sociale umano deve essere toccata e deve essere in grado di percepire individualmente la reale possibilità evolutiva in corso. E mentre la tendenza egocentrica agisce sulla massa con meccanismi di aggregazione forzata (vedi la massificazione informativa) al contrario "l’aumento" della coscienza avviene sui piani emotivi individuali. Dobbiamo essere consapevoli di ciò quando, come precursori, proponiamo un indirizzo bioregionale che non potrà certamente usare i mezzi della controparte ma deve comunque comprenderli organicamente e da lì evolversi. Solo così può sciogliersi il senso di differenza e la coscienza può ri-trovare il suo spazio. L’interno dell’uomo è ancora tutto un mondo da esplorare ma anche l’esterno è altrettanto infinito ed inconoscibile. Per questo si ripropone sempre la via di mezzo, la moderazione, come unica strada possibile per la continuità della specie. La consapevolezza non-duale integra non divide. E’ per questo che nell’ecologia del profondo e nella spiritualità laica si narra del ritorno alla Terra, ascoltandone il suo messaggio, pervenendo così a quell’integrazione con essa. Godendo della silenziosa gioia di vita, qui e d ora. Una gioia che non ha costrutto, nessuna causa, nessun meccanismo da soddisfare, nessun possesso, solo è…. Si chiama esistenza.

Ma attenzione… tale visione non ipotizza il ritorno al primitivismo bensì individua nelle attuali condizioni della società avanzata l’occasione di un riequilibrio. La continuità della nostra società, in quanto specie umana, richiede una chiave evolutiva, una comprensione globale, per mezzo della quale aprire la nostra mente alla consapevolezza di condividere con l’intero pianeta (forse sarebbe meglio dire con l’universo) l’esperienza vita. Questa è la scienza dell’inscindibilità della vita. Ne consegue che anche l’economia umana può e deve tener conto di questa visione per avviare un progresso tecnologico che non si contrapponga ma che sia in sintonia con i processi vitali. La scienza e la tecnologia in ogni campo di applicazione dovranno rispondere alla domanda: "E’ ciò ecologicamente e spiritualmente compatibile?" I macchinari, le fonti energetiche, lo smaltimento dei sottoprodotti, come pure la socialità e la cultura, dovranno essere realizzati in termini di sostenibilità. Se questo stimolo si manifesta nella mente umana allora sarà necessario un rapido processo di riconversione e riqualificazione industriale ed agricola che già di per se stesso sarà in grado di sostenere l’economia. Infatti la sola "riconversione ecologica" favorirà il superamento dell’attuale stato di "enpasse" impartendo grande spinta allo sviluppo economico e sociale. Una grande rivoluzione comprendente il nostro far pace con il pianeta e con gli esseri viventi che lo abitano.


Paolo D'Arpini












(Questo testo è un documento storico da me presentato all'incontro della Rete Bioregionale Italiana, tenuto al Circolo Vegetariano VV.TT. di  Calcata dal 9 all'11 maggio 2003  - P.D'A.)


mercoledì 25 novembre 2020

Ecologia sociale. Proposta una rete di solidarietà amicale



In questo periodo da una parte un po'  "buio" dall'altra molto luminoso, mi sento portata a cercare di contribuire alla creazione di una rete di amicizia e solidarietà fra esseri umani (soprattutto umanE). 


Alcuni amici ai quali ho accennato l'argomento   sono concordi con me nel riconoscere che c'è questa esigenza di unione, collaborazione, con-moltiplicazione (con-divisione lo trovo riduttivo), solidarietà.

Ora come ora, con il divieto degli spostamenti fuori comune,  questa rete "amicale" potrebbe trovare forme di collaborazione nel territorio di residenza (dove solitamente si  abita), per motivi contingenti, ma nulla toglie che persone in sintonia anche di fuori comune potrebbero essere coinvolte, magari senza incontrarsi fisicamente (almeno finché dura la limitazione agli spostamenti). Il discorso potrebbe essere già previsto in ampliamento nell'attesa di una prossima, auspicata, "apertura" e fine del lockdown.

Gli esempi di collaborazione sono molti e semplici da pensare e da attuare:  la telefonata all'amica/o che sai essere un po' sola/o, fare la spesa per chi sai che è impedito o in difficoltà a uscire, trovarsi con sistemi informatici (bravo chi è capace di organizzarli!), come zoom, skype o altro, per discussioni, scambi di opinioni o altro, trovarsi a casa di un amico/a con un po' di terra per la coltivazione di un orto, la solita, sempre valida passeggiata in campagna, a piccoli gruppetti, distanziati per non incorrere in sanzioni, trovarsi in piccoli gruppi (GAS) per la consegna di prodotti alimentari o di altra natura (libri?), divulgare informazioni (tramite articoli, video, audio, musica, ecc.) utili per affrontare con serenità e spinta il momento, raccogliere le impressioni delle persone su come si sta vivendo il presente e le proposte relative e metterle nero su bianco,, ecc. ecc.

Questo periodo di restrizioni dovute al covid dovrebbe almeno servire a farci aguzzare l'ingegno per trovare nuove forme di organizzazione della vita che ci portino a vedere il prossimo futuro con un atteggiamento di speranza, tirando fuori le nostre risorse assopite e mettendoci in gioco.

Il "gioco" appunto, rischia di diventare persino entusiasmante!

Caterina Regazzi



Esponente della Rete Bioregionale Italiana e membro direttivo dell'APS Auser Treia

 

martedì 24 novembre 2020

L'ecologia profonda inizia al gabinetto



Qual è la stanza più importante della casa ? La camera da letto ? no, perché si può mettere un divano nell'ingresso. La cucina ? no, perché si può avere una stanza che ospita cucina e tinello. L'unica stanza veramente unica e irrinunciabile è il gabinetto. Sembra un argomento poco elegante da trattare, ma intorno a questa stanza circolano non solo aspetti importanti dal punto di vista igienico e della salute, ma anche potenti affari.


Nei paesi industrializzati il gabinetto domestico è, in genere, un insieme di attrezzature raffinate, ma la situazione è molto diversa nella maggior parte dei paesi del mondo; eppure il ruolo del gabinetto è lo stesso per qualsiasi essere umano; una persona in media ha bisogno delle funzioni del gabinetto 2500 volte all'anno e tali funzioni assorbono tre anni della propria vita (per le donne di più). Una persona produce 300 litri di urina e 50 litri di feci ogni anno; se può utilizzare un gabinetto ad acqua corrente produce ogni anno da 10 a 20 mila litri di acqua contaminata, contenente anche carta e altri rifiuti; se i gabinetti sono collegati ad una fognatura e a qualche depuratore, una parte dei rifiuti è trattata o trasformata; altrimenti le acque sporche vanno a finire nei fiumi o nel mare e sono fonti di inquinamento microbiologico, di diffusione di virus, eccetera.

Dell'importanza dei gabinetti ci si accorge quando non ce n'è uno a disposizione; immagino che anche a molti lettori sia capitato di dover elemosinare l'accesso ad un gabinetto in qualche bar, spesso accolti da un certo fastidio; problemi simili hanno i guidatori di autobus o di taxi e il bisogno di un gabinetto aumenta con l'età.

I gabinetti, così come li conosciamo, sono un privilegio di una minima parte dei terrestri; circa 4000 milioni di persone sono privi di queste elementari strutture igieniche. Nei paesi del Sud del mondo è "normale" che manchino non solo docce e servizi igienici, ma, a maggior ragione, gabinetti, fognature e, figuratevi !, depuratori. Gli escrementi umani e anche quelli animali spesso finiscono vicino le case, nei campi, spesso nelle stesse strade che attraversano i villaggi. Il carico di sostanze inquinanti e di batteri e virus raggiunge così immediatamente l'acqua sotterranea e quella dei pozzi da cui i villaggi attingono l'acqua per le abitazioni o per cucinare il cibo. Gli escrementi sono il principale vettore di malattie ed epidemie che mietono diecine di milioni di vite umane ogni anno, molte delle quali di bambini che sono i più esposti a toccare con le mani acque e suolo inquinati e a mettere le mani in bocca.

Le varie conferenze delle Nazioni Unite continuamente invitano i governi a migliorare le condizioni igienico-sanitarie dei rispettivi paesi. A tal fine occorrono senza dubbio soldi, ma il successo dipende anche dalla soluzione di problemi tecnico-scientifici, soluzioni diversissime da paese a paese, soprattutto nei paesi del Sud del mondo, dove le condizioni sono più precarie

Il primo passo consiste nel rendere disponibile l'acqua che in molti casi si trova anche a pochi metri di profondità e può essere sollevata con pompe. Spesso l'unica fonte di energia è rappresentata dalle braccia umane e bisognerà allora ripescare la tecnica di quelle "vecchie" pompe a mano che hanno funzionato per decenni, in molte nostre campagne, senza inconvenienti. Purtroppo di tali tecnologie "arretrate" (secondo la nostra scala di valori) si è persa non solo la capacità di produzione, ma perfino la conoscenza.

Il passo successivo consiste nel trattamento e nell'eliminazione degli escrementi. Occorrono gabinetti il più semplici possibile, dispositivi con il minimo numero di parti, efficienti, che richiedano la minima manutenzione e pulizia: minima, perché, in questo cammino della prevenzione delle malattie, l'acqua è poca e preziosa. Il fatto è che è più facile fabbricare vasche con idromassaggi comandati da computer che fabbricare gabinetti per i villaggi delle savane. Ancora una volta ci troviamo di fronte ad una sfida tecnologica che potrebbe tradursi in un enorme campo di lavoro per invenzioni, fabbriche da installare eventualmente nel Sud del mondo, con materiali disponibili localmente e adatti ai singoli villaggi. Il passo ancora successivo consiste nella depurazione delle acque usate. E' il campo delle "tecnologie intermedie" alla cui utilizzazione si dedicano molti centri nel mondo; in Italia Mani Tese e altri organismi simili.

Il ciclo acqua-gabinetti-depurazione è senza dubbio centrale e prioritario per il miglioramento delle condizioni igienico-sanitarie di milioni di persone e quindi per combattere la povertà, ma è anche una sfida per la ricerca tecnico-scientifica, per le università, per le imprese del Nord del mondo, che sono oggi di fronte ad un mercato, nei paesi ricchi, che è ormai saturo di automobili, di telefoni, di computer, di elettrodomestici. Stiamo attenti: perché, se noi del Nord del mondo perderemo questa occasione, ci troveremo di fronte ai paesi emergenti, come India e Cina, che, proprio perché partono da una situazione di sottosviluppo, sono in grado "culturalmente" di rispondere alla domanda di altri paesi poveri, aumentando, con la risposta ai bisogni dei poveri, la propria ricchezza e il proprio sviluppo economico e sociale.

Giorgio Nebbia 




lunedì 23 novembre 2020

L'estate bioregionale di Ferdinando Renzetti...



Colori sgargianti, musiche, danze, canti, cibi, sguardi, ritmi dispari, travestimenti dei corpi,  preghiere, bambini, sciamani, eros, invocazioni, tracollo della mascolinità, profumi, acconciature: centinaia di persone per giorni a festeggiare se stessi, d'estate in un piccolo villaggio. Avanzi di angeli, spiriti malbenigni, semidei regrediti, santi portatili, umani sovrumani, numi tutelari. Mitologia senza frontiere, buddisti, induisti, musulmani, improvvisamente la parola fa la sua apparizione, anche se dedotta da un vocabolario globalizzato e dedito all’appropriazione e alla normalizzazione: Queer, comodo rimpiazzo di fluttuante, ondulante, increspato, duttile e così via. Movimento di liberazione sociale e legale seguendo protagonisti e protagoniste nella loro trasformazione da penombre intimorite a gente che si rialza, senza piangere, fronteggia il presente più che il futuro. 

Quel posto mi piaceva molto, per le sue case a un piano solo, immancabilmente ricoperte dal medesimo tetto di lamiere a due falde, l’onnipresenza degli alberi che quasi entrano nelle case e si infiltrano nel cuore dei minuscoli cortili. Il rosso della terra. Lo snodarsi tortuoso delle stradine. Le mille asperità del terreno che parevano fare apposta, per costringere il passante a fermarsi a discutere davanti a ogni soglia, a ogni rigagnolo, recinto, aiuola, ponticello, a ogni filo per stendere i panni, mucchio di rifiuti, mucchio di ferraglia, mucchio di sabbia. L’acqua che inzuppa il terreno. Ovunque la vita esce dal torpore e si moltiplica. Ritmi struggenti, non ancora privati di speranze, animati da un irriducibile spirito che solo una parola può tentare di esprimere “Bailera” qualcosa a metà tra dondolio e ballo, come il fluire e il rifluire del desiderio, degli oceani, degli astri. Bailera comeil gran dondolio del mondo, l’universale sete d’amore.

Ferdinando Renzetti












Notizia del giorno 

Ri-Generation 

verde brillante 

vale la pena 

la scugnizzeria 

in una piazza 

di spaccio creativo 

dove la rivoluzione 

passa anche 

dal marchio 

“Made in Scampia” 

che mette insieme 

realtà locali 

e semi di libertà

domenica 22 novembre 2020

Bioregionalismo? “Eccoci qui ed ora….”



Il  saper trasmettere le immagini  è una funzione sciamanica, è la capacità di emettere forme pensiero rendendole visibili nella mente altrui. Questa è anche la capacità del poeta, dell’artista o di chiunque “rinunci” alla descrizione  logico analitica attingendo direttamente all’inconscio. 

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Ed è perfettamente vero che lo Spirito non può essere descritto ma solo sperimentato e qui  “appare” che il luogo, l’ambiente in cui si vive,  non è diverso dal sé attraverso il quale viene sperimentato, od almeno così mi sembra. Permanendo in quello stato “naturale” in cui ogni  differenza fra veggente e visto scompare. 
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Ed a questo punto che senso ha continuare a tentare di descrivere l’indefinibile (a causa della limitazione della mente)? Quel che “è” è pura e semplice coscienza, né persona né luogo, né uno né due … e nemmeno zero!
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Lasciamo quindi da parte la metafisica onirica e parliamo veramente del “luogo” -della bioregione in cui ci troviamo. La “nostra” terra viene oggi inquinata e svilita in vari modi.
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Se vogliamo che il fascino  della vita in questa Terra  abbia un senso e sia possibile anche per le generazioni future è giunto ora il tempo di scelte improcrastinabili, legate alla nostra alimentazione ed abitudini, al tipo di beni di consumo utilizzati, al nostro approccio generale nei confronti della vita. 
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Il riconoscimento del valore del nostro habitat, in quanto fonte di vita,  è semplicemente necessario poiché noi non siamo separati da esso, non siamo alieni su questa terra che così brutalmente e stupidamente  distruggiamo, tutto ciò che vien fatto di male ad essa lo facciamo a noi stessi. E non basta dirlo che “dobbiamo diminuire il consumo e limitare la sudditanza energetica”. 
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Economia non sono chiacchiere o speculazioni, economia significa “dare nome  e significato all’ambiente” e ciò che ha un nome  ha pure una funzione ed è vivo, anzi è l’unica risorsa vitale.
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E qui debbo per forza inserire un’altra -per me- importante considerazione sul rapporto ecologico con l’habitat ed i suoi abitanti tutti.
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Comincerò dagli “animali da compagnia”. Occorrono 750 scatolette di cibo per cani o gatti per avere l’equivalente in peso di una persona di media taglia (ossa escluse). Quindi dopo aver dato 750 scatolette ai  nostri “pets” è come se avessimo ucciso una persona dandola  loro in pasto. Sembra crudele ed esagerata una simile comparazione, il fatto è che dal punto di vista della vita non fa differenza fra un vitello od un uomo. In verità i cani ed i gatti nella nostra società non sono più “animali” sono semplici appendici dell’umano. Sono il nostro tentativo maldestro di giustificarci con noi stessi e con la natura. Quanti cani e gatti potrebbero sopravvivere naturalmente se non fossero da noi nutriti a scatolette? E perché li nutriamo?  Per quest’ultima domanda la risposta è semplice: abbiamo bisogno della loro complicità per sentirci “normali” (a posto con il conto) ed amici della vita. Tramite essi (i cani ed i gatti e gli altri pets) tentiamo di lenire il nostro malessere e la nostra alienazione. Ma torniamo alla domanda che non ha avuto ancora risposta… i gatti in grado di sopravvivere sarebbero tanti quanti i gatti selvatici ed i cani sarebbero tanti quanti i lupi… In Italia sarebbero ben pochi, forse qualche  migliaio e non di più. Al contrario i cani ed i gatti domestici sono svariati milioni, molti milioni di esemplari che confermano il nostro malsano “vizio”.
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Noi abbiamo il “vizio” del dominio sulla natura, un dominio che soprattutto si manifesta con l’agricoltura industriale  in ragione di soddisfare le esigenze dell’allevamento industriale. Divoriamo e distruggiamo la terra con l’allevamento e l’industria agricola. Gran parte dei quali frutti va a nutrire gli animali da macello erbivori, un’altra va ai nostri “amici da compagnia”, un’altra ancora finisce nei cassonetti  ed il restante serve a gonfiare l’uomo all’inverosimile, ammalandolo e rendendolo simile agli orchi delle favole….
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Nessuna meraviglia che fra di noi stia scomparendo il senso dell’appartenenza comune alla vita, l’egoismo e la stupidità imperano sovrani,  vanno di pari passo con l’aumento dei consumi della carne e delle sofisticherie. In inglese le chiamano “delicatessen” ma è solo un eufemismo per non dire “cimitero” alimentare,  magari ben organizzato tanto quanto uno “splendido” campo di sterminio nazista.  Ma la differenza tra carnefici e vittime e sempre più labile, è sempre più confusa….
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Naturalezza, magia, etica? Chiamiamo le cose con il loro nome…
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Paolo D’Arpini