domenica 30 ottobre 2022

Storie bioregionali: "C’erano una volta i Masaròt..."

 


Erano contadini da molte generazioni e avevano una grande casa nella campagna vicino al fiume Uso.
La loro era una vita fatta di terra, sole, freddo, verde, rossa e gialla. Fatica, sudore, lotta e preghiere.
I Masaròt avevano una figlia. Lei voleva una vita di fili di paglia, invisibile e gentile. Da piccola giocava tra i filari di mele e loro, le mele, che sono più sfacciate delle pere, la chiamavano in segreto. Ma lei non era ancora pronta. Non capiva.
Volevano dirle che tra la frutta serpeggiava una voce spaventosa, le mele di tutto il mondo stavano perdendo il loro potere. Si diceva che le innafiassero con un’acqua strana, non quella del fiume, ma una che sapeva di paura, arroganza, plastica e inganno. E così, piano piano, stavano perdendo l’aroma di libertà, quello più delicato dell’allegria e ormai non sapevano più di amore. Ma nessuno sembrava accorgersene, perché anche chi le mangiava non voleva altro che riempirsi lo stomaco. Come se al portarsi la mela alla bocca si spegnessero cuore, occhi, naso e dita.
Per molto tempo la situazione non cambiò. Le mele fecero del loro meglio per preservare almeno il sapore della nostalgia di fine estate. Intanto la figlia dei Masaròt crebbe, lesse molto, studiò, ballò non poco e poi, ad un certo punto, incontrò i bambini. Furono proprio loro ad insegnarle ad ascoltare le mele. E con loro le pere, le albicocche e anche le patate e le carote, che sono le più difficili perché stanno quasi sempre mute e così non si capisce di cosa abbiano bisogno.
Quando la figlia dei Masaròt, finalmente, si rese conto di cosa le volevano dire le mele, si fermò, si mise a sedere sull’erba e chiuse gli occhi stringendo un pendolo nella mano destra. Sentì vibrare e pensò che fosse il ciondolo a volerle dire qualcosa. Invece no. Capì che era proprio lei a vibrare e in quel momento scoprì di essere cuore. Il cuore di un unico corpo vivo, che ha alberi come capelli, verdure come polmoni, animali che gli fanno da occhi e naso, e tante mani e piedi quante persone di lui si prendono cura.
E questa è la storia di come è nata Cà Masaròt, o forse solo un sogno.
Instagram: @rucola.e.rivoluzione





sabato 29 ottobre 2022

Qualità del cibo e facoltà mentali...



            Uno studio scientifico pubblicato qualche anno fa sul Corriere della Sera condotto dai ricercatori dell’Istituto di Biochimica e Biologia Molecolare I della Heinrich-Heine University di Düsseldorf e pubblicato .sul Journal of Alzheimer’s Disease dice che su 200 persone sane tra i 45 e i 102 anni quelle che assumono in media circa 400 grammi di frutta e verdura al giorno possiedono un livello maggiore di antiossidanti, livelli più bassi di radicali liberi e, soprattutto, sviluppano abilità cognitive più performanti rispetto a chi non raggiunge i 100 grammi quotidiani di cibo proveniente dal mondo vegetale.

            Lo studio, inoltre, sottolinea che l’effetto benefico di frutta e verdura è assolutamente indipendente da tutti gli altri fattori, età, sesso, peso, altezza, istruzione, profilo lipidico e livello di albumina che normalmente influenzano la quantità di antiossidanti presenti nell’organismo e lo sviluppo cerebrale.

            Oltre ai ricercatori dell’Università tedesca, l’analisi ha visto la collaborazione di numerosi scienziati di tutto il mondo, tra cui alcuni membri del Dipartimento di Geriatria dell’Università di Perugia coordinati dalla prof.ssa Patrizia Mecocci.     

            Inoltre la dottoressa Maria Cristina Polidori, del Dipartimento di Geriatrica dell’Università di Bochum, conferma le nuove conoscenze che i risultati dello studio hanno portato alla comunità scientifica: «Era risaputo che esistesse una forte connessione tra l’assunzione di frutta e verdura e le difese antiossidanti naturali del nostro organismo contro i radicali liberi. Si sapeva anche che cattive abitudini alimentari aumentano il rischio di un impoverimento cognitivo, e tendono a causare demenza. Questa ricerca mostra un legame multiplo tra frutta e verdura, difese antiossidanti e abilità cognitive. E’ vivamente consigliabile una consistente assunzione di questi elementi fin da bambini, per evitare il più possibile il rischio di demenza in età avanzata».     

            La presenza eccessiva di grassi di origine animale, di alimenti ricchi di zuccheri e di carboidrati raffinati, che contribuiscono a depositi di radicali liberi e di omocisteinaha ripercussioni negative sulla salute del cervello. Mentre una dieta vegetariana sembra in grado di svolgere un’azione protettiva sulle malattie degenerative. 

Franco Libero Manco



 

Acque avvelenate... per sempre!?



Leggo che oltre l’80% dei corsi d’acqua degli Stati Uniti risulta contaminato da “sostanze chimiche”. È solo la premessa, ma confesso che è incompleta e sarà il finale a dirla tutta, come al solito.

C’erano una volta parole che fanno paura, o almeno dovrebbero farla, altrimenti c’era una volta la follia, ovvero l’idiozia o la vocazione allo sterminio di se stessi e di tutti gli altri. E allora di cosa stiamo parlando?


Già, di cosa. Di sicuro non di una storia, bensì di un incubo.


Forse dovrei ribattezzare il sito e chiamarlo Incubi e Notizie, ma dato che queste ultime sono spesso nient’altro che ulteriori incubi a loro volta, il nome diventerebbe Incubi e incubi, e allora è troppo.


Perché abbiamo bisogno di storie, oltre lo schifo che ci circonda, mi sbaglio? Le cerchiamo a occhio nudo, ogni tanto tra i discorsi della gente, o soprattutto nelle pause, perché il silenzio almeno non morde, mentre invece le parole… be’, sono tutta un’altra storia e quindi torniamo al punto.


C’erano una volta quindi parole che paura non dovrebbero farla, o almeno così era un tempo, nei romanzi di una volta o negli sceneggiati, che oggi li chiami serie tv e come per molta altra roba ti sei convinto che sia nata ora.


E invece… invece quando leggevi “per sempre” in quei racconti dalle pagine ingiallite, se era una trama romantica, alla stregua di una fiaba, voleva dire “e vissero felici e contenti” sino alla fine dei giorni. In altre parole, per sempre, leggi pure come il tempo concesso dall’imparziale destino, da un più o meno infallibile Creatore, o anche solo da un presuntuoso narratore che si diverte nel giocare a fare Dio.


Nelle storie di fantascienza gli alieni arrivavano sulla terra per invaderci, talvolta per curiosità, altre per necessità, altre ancora solo per caso, ma la sfortuna è che molti di noi hanno fatto propria solo la prima spiegazione. Chissà perché? Magari perché è esattamente ciò che faremmo noi altri? Mah, ciò che conta è che l’unico desiderio che da allora ci invade per davvero è quello che gli extra umani – ovvero straordinariamente tali – se ne tornino al loro pianeta.


Per sempre, già. Come nei racconti di cappa e spada, di uno contro l’altro o eroicamente molti, tradizionalmente i cattivi, anche se negli ultimi anni stiamo trovando tutti qualche difficoltà nello scovare la fondamentale soluzione di continuità tra le due fazioni. Diciamoci la verità: nel secolo scorso era molto più facile capire per chi avresti dovuto parteggiare, dov’era seduta la squadra in torto, per quanto tutti i posti fossero occupati. Solo che a forza di mondarsi anche verbalmente, dissociarsi da se stessi e auto assolversi ancora prima di essere accusati, stai a vedere che i fascisti erano gli altri…


Nondimeno, ciò che ti spingeva ad andare avanti, pagina dopo pagina, atto dopo atto, fotogramma dopo fotogramma, era veder sconfitto il malvagio responsabile di tutte le disgrazie dei tuoi beniamini.


E per sempre era l’auspicabile sottinteso di ogni finale. Non volevi sequel spin off, nessuno se li augurava, perché la notte che seguiva la parola fine volevi dormire sonni tranquilli e magari sognare un’altra storia anche migliore di quella che avevi letto, visto, vissuto.
Non desideravi di certo ritrovarti di fronte all’ennesimo incubo.


La realtà è che ciascuno di noi deve darsi da fare nell’affrontare ciò che la vita richiede, qui e ora. Per il bene di se stessi, dei propri cari e magari anche per il maggior numero di persone. Detto ciò, seppur con riluttanza, ritorno sui miei passi e riattacco dall’incipit rispettando la suddetta premessa sino in fondo.


C’erano una volta due parole che dovrebbero essere in cima ai nostri pensieri e, per quanto inquietanti, da tenere a mente ogni giorno e in base a esse fare estrema – ma che dico – assoluta attenzione prima di prendere qualsiasi decisione sul presente che ci aspetta, ancora prima che il futuro.


Quelle che ci informano che la stragrande maggior parte dei corsi d’acqua negli Stati Uniti è inquinata da robaccia chimica… per sempre.

 Alessandro Ghebreigziabiher



Fonte: La bottega del Barbieri

giovedì 27 ottobre 2022

Interdipendenza bioregionale




L'uomo ha vissuto nella dipendenza, desiderando e lottando per l'indipendenza, ma nessuno vede la realtà: il fatto che dipendenza e indipendenza sono entrambi degli estremi. La realtà è esattamente nel mezzo, è l'interdipendenza. Ogni cosa è interdipendente: lo stelo di erba più piccolo e la stella più grande sono interdipendenti. Qui sta tutto il fondamento dell'ecologia. Poiché l'uomo ha agito senza comprendere la realtà dell'interdipendenza, ha distrutto gran parte dell'unità organica della vita.  
Senza saperlo, si è tagliato le mani e le gambe. 

Le foreste sono scomparse, milioni di alberi vengono tagliati ogni giorno. Gli scienziati avvertono -senza che nessuno li ascolti- che se gli alberi scompaiono dalla faccia della Terra, l'uomo non può vivere. Viviamo in una profonda mutualità, un interscambio continuo. L'uomo inspira ossigeno ed espelle anidride carbonica, gli alberi inspirano anidride carbonica ed espellono ossigeno. Non puoi esistere senza gli alberi, come gli alberi non possono esistere senza di te.

Questo è un semplice esempio dal momento che la vita è intrecciata in mille e un modo. Poiché sono scomparsi molti alberi, nell'atmosfera si è ammassata così tanta anidride carbonica che la temperatura della Terra è salita di 4 gradi. Per te 4 gradi potrebbero sembrare una sciocchezza, ma non è così. Presto questa temperatura sarà sufficiente a fondere tanto ghiaccio ai poli da innalzare il livello di tutti gli oceani. Le città sulle rive degli oceani -e tutte le grandi città vi si trovano- saranno sommerse dall'acqua. Forse potrebbero sopravvivere solo alcune popolazioni primitive che vivono sulle cime delle montagne. 

Ma la temperatura continua a salire perché nessuno sta ascoltando... gli alberi vengono tagliati senza alcuna intelligenza, per cose futili, come giornali privi di qualsiasi contenuto... per questa ed altre cose futili stiamo distruggendo la vita. 

Osho (1931/1990). Brano tratto da "Con te e senza di te"



Petizione contro l'abbattimento di 119 alberi alla Stanga Padova


"Le piante ci danno la vita e noi diamo loro la morte" (Saul Arpino)

SALVIAMO 119 ALBERI del BOSCO di VIA FRIBURGO a PADOVA! Cadrà quasi tutto il bosco!


Chiediamo al sindaco Giordani di fermare i lavori e di trovare assieme una soluzione! Firmate e Condividete la petizione! #stoptaglio119alberi. 

Il bosco di via Friburgo a Padova morirà per costruire Barriere Fonoassorbenti di 6 metri, meno efficaci degli stessi alberi alti 30 metri! L'amministrazione afferma il contrario ma non ha il coraggio di pubblicare la valutazione di impatto acustico, già richiesta ma mai pubblicata! 

Gli alberi da progetto dovevano essere 94 e invece saranno abbattuti 119 alberi, per far passare i camion che costruiranno un terrapieno alto 4 metri e largo 270 metri! Con questo le barriere saranno estese solo 100 metri! Uccideranno l'unico boschetto della Stanga! Un luogo dove nidificano uccelli protetti e dove si può assistere a splendidi fenomeni migratori! 

Il Comitato Stanga vuole parlare con il sindaco per proporre un progetto alternativo, meno costoso, che non comporta l'abbattimento degli alberi, e che presenterà barriere di 9 metri, quindi più alte, estese come quelle progettate dal comune, e che certamente proteggeranno maggiormente dal rumore i vicini palazzi di 6 piani.Abbattere 5400 mq di alberi è uno sciempio ambientale che Padova non si può permettere! Padova sarà degna nel 2029 di essere città campione sulla riduzione delle emissioni? Se continua così no. Sbagliare nella progettazione può capitare, ma perseverare e realizzarla indica miopia. Aiutiamoli ad aprire gli occhi! 



mercoledì 26 ottobre 2022

Tornare a sé...

 

Tornare a sé


Spirito, parole ed energia di "Chi sei tu? I Ching, lo Zodiaco cinese e il sistema elementale indiano. Una ricerca comparata sugli aspetti archetipali e sulla conoscenza di sé", lungo titolo e sottotitolo dell’ultima pubblicazione di Paolo D’Arpini. Ricercatore indipendente, promotore della Spiritualità laica, dell’Ecologia profonda e del Bioregionalismo. Un testo utile agli appassionati dell’I Ching, agli inziati che troveranno di che proseguire nel cammino e agli iniziandi, per le risposte agli interrogativi che tutti i risvegli impongono.


Partendo da lontano

Gregory Bateson (1904-1980) è stato un antropologo americano, cibernauta e visionario. Il suo libro Verso un’ecologia della mente è una delle albe scientifiche sorte dalle scosse di quegli anni culturalmente rivoluzionari. Il libro, insieme ad altri non solo suoi, ha illuminato il mondo e la realtà. Questa non era più un semplice oggetto sotto il vetrino della nostra presuntuosamente neutra osservazione, ma il risultato della nostra descrizione.

...vi sono importanti differenze tra il mondo della logica e il mondo dei fenomeni. (1)

La Scuola di Palo Alto, nota per le sue ricerche nel campo della comunicazione, è stata forse la prima istituzione di origine ortodossa in linea con le prospettive di aggiornamento dei paradigmi che emergevano dalla beat generation, dal movimento hippie, dall’uso di sostanze psichedeliche e psicotrope.

...una comunicazione non soltanto trasmette informazione, ma al tempo stesso impone un comportamento. (2)

A mio modo di vedere, il principio quantistico coinvolge la mente in maniera essenziale, vale a dire in modo che la struttura della materia non possa mai essere indipendente dalla coscienza! (3)

Prima di loro ed altri, era stata la fisica quantistica a fare presente il limite dell’ordine del pensiero portante di tutta la cultura, quello meccanicistico. Questo aveva come pilastri: il principio di causa/effetto, una verità sempre dimostrabile e, attraverso la sua ripetibilità, comunque residente nella materia misurabile; il tempo oggettivamente quantificabile e oggettivo (4) e lo spazio, detto Vuoto, tra gli oggetti. Colonne di un sistema in grado di vincolare i pensieri, l’intelligenza e la creatività che, con la fisica quantistica e la filosofia ad essa associabile, divenne relativo e circoscritto. Perse il suo potere assoluto. Più precisamente, rimase e resta strumento idoneo ed efficace per muoversi nei campi chiusi, ma inopportuno e ottuso in contesto relazionale.

...han cominciato a spostarsi gli stessi fondamenti della fisica; e che questo spostamento ha prodotto la sensazione che ci sarebbe stato tolto da sotto i piedi, ad opera della scienza, il terreno stesso su cui poggiavamo. [...] La progredita tecnica sperimentale del nostro tempo porta nella prospettiva della scienza nuovi aspetti della natura che non possono essere descritti nei termini dei comuni concetti. (5)

Anche chi si occupava dei sentimenti quali creatori del mondo era convenuto al punto in cui si trova la risposta al chi sei tu?. Carl Gustav Jung, infatti, con la sua psicologia alchemica (6) trovava piena corrispondenza con quanto detto migliaia di anni prima, trovava nel suo inconscio collettivo quell’Uno eterno ed immutabile, da cui tutto si genera e del quale nulla può essere esperito se non attraverso la storia. Un’ovvietà per chi osserva la vita senza filtri d’interesse, che la tradizione ermetica aveva sintetizzato nella formula così in alto come in basso (7). Ma è nell’individuazione dello psicoanalista svizzero la completa sovrapposizione con quanto ci chiede Chi sei tu?

Erano gli anni ‘50, ‘60 e ‘70 del secolo scorso.

L’ordine costituito, puritano, borghese, benpensante fece di tutto per contrastare quanto stava emergendo e contestare lo status quo della politica, della società, della conoscenza e dello scientismo.

In quel subbuglio, si può semplicisticamente, ma non riduzionisticamente, dire che c’erano i prodromi della presa di coscienza di se stessi da parte della cultura occidentale, fino ad allora entità in cima al pianeta qualunque esso fosse, economico, culturale, militare, politico, scientifico. Furono di quegli anni le indipendenze degli stati coloniali e la critica al colonialismo stesso.

L’embrione era stato concepito. La sua energia di risveglio individuale si è unita a quella del cosmo ed è consapevole di essere insopprimibile. Il nascituro, o il bambino che dire si voglia, era dunque un alieno rispetto alla cultura antropocentrista, analitica e positivistica per eccellenza, figlia della supremazia della vulgata del razionalismo. Sì, perché – cosa non troppo nota – di degenerazione della parola dei lumi si tratta. La ragione non ha gli strumenti per rispondere a tutti gli interrogativi che l’uomo può porsi.


Minorità è l'incapacità di valersi del proprio intelletto senza la guida di un altro. Imputabile a se stesso è questa minorità, se la causa di essa non dipende da un difetto d'intelligenza, ma dalla mancanza di decisione e del coraggio di far uso del proprio intelletto senza essere guidati da un altro. Sapere aude! Abbi il coraggio di servirti della tua propria intelligenza! È questo il motto dell'Illuminismo. (8)


Il cerchio si stringe

Cultura occidentale che, nonostante tanta distanza dal cuore – olistico, non analitico – delle tradizioni sapienziali, tanto orientali quanto occidentali, fiorite nei millenni che l’hanno preceduta, stava in quei decenni americani avviandosi – oggi più di allora lo si può affermare – a traguardare la realtà attraverso le medesime prospettive del Taoismo, dei Veda, del Buddhismo – per citare i tre riferimenti presenti nel libro – ma non solo quelli.

Sono realmente esistite nell’evoluzione del pensiero umano almeno tre forme spirituali [...] che considerano l’esistenza di un’unica matrice per tutte le cose. Questa matrice è definita Tao o Senza Nome nel taoismo; Brahman o Assoluto Non-duale nell’advaita; Sunya o Vuoto nel buddismo. (9)

Ciò che è in corso in seno alla nostra cultura, è altrimenti detto attraverso la metafora della scoperta del sé individuale. Ovvero di quella presa di coscienza che permette a chi la elabora di prendere in mano la barra del proprio timone. Un passo per disporre del coraggio necessario per navigare in tutti i mari.

Governare la barra di se stessi, significa poter far fronte alla vita – nel bene e nel male – con la forza che solo la fede è in grado di conferirci. Non una fede dottrinale, acquisita, bigotta. Niente del genere. Piuttosto quella che deriva dall’avere chiaro davanti a noi stessi la nostra stessa natura. Quindi la nostra missione, ciò che a noi nuoce e ciò che a noi funziona.

Ma si tratta di un noi che nulla ha a che vedere con quello assegnatoci dal contesto di nascita, che la cultura del luogo costantemente ci richiede di alimentare. Questo è esattamente il noi che la scoperta di sé riconosce come temporale e fuorviante, perennemente in conflitto con le nostre profondità. Quantomeno perché ignote a noi stessi sono le sue incomprimibili esigenze. E anche inderogabili, in quanto tanto meno vengono rispettate, tanto più alta sarà la probabilità di vivere nel malessere, nell’instabilità, nella vulnerabilità, nella dipendenza. Nel trovarsi a seguire cliché senza la volontà di farlo.

Supponiamo che la vita duri un istante. Lo vogliamo consumare nella sofferenza o nella serenità? Questa è la domanda un po’ mindfulness che ci si può porre per discernere se leggere o meno Chi sei tu? e per trovarvi esattamente il necessario a noi, qualunque sia il nostro livello evolutivo.



Chi sei tu? (10)

Il libro dedica la prima parte alla presentazione esplicita ed esaustiva dell’I Ching, del significato simbolico dei segni che lo rappresentano, di quello degli animali dello zodiaco cinese e anche dell’Advaita indiano a cui è necessario riferirsi per una opportuna lettura dell’oracolo, pronunciato dagli esagrammi del libro dei mutamenti. C’è materia per infilarsi nei frattali che, sorprendentemente, sono propri di ogni lettura magica del mondo.

Esamina da prima le parole,
rifletti a quello che esse intendono,
si manifesteranno allor le fisse norme.
Ma se tu non sei quegli che esser qui conviene,
il senso allora a te non si rivelerà.
(11)

La seconda parte del libro è più discorsiva e letteraria.

Entrambe non hanno un capo né una coda. Neppure una logica consequenziale. Una modalità che non rappresenta soltanto l’autore e il suo spirito, ma anche e principalmente quell’impossibilità di dividere l’intero, di crederlo narrabile attraverso una successione progressiva di dati. Un giogo proprio dell’esposizione logico-analitica del linguaggio ordinario che Paolo D’Arpini, a suo modo, mette all’angolo.

Tutto ciò non crea problemi in colui che ha colto il centro di sé. Lo può porre invece a chi è ancora in alto mare rispetto al proprio approdo. Chi ancora cerca fuori ciò che è dentro. Chi ancora non ha che i mezzi cumulativo-materialistici per elaborare la realtà. Chi ancora non ha il necessario per conoscere attraverso il sentire.

La capacità evolutiva è la capacità di rialzarsi dopo ogni caduta; rappresenta anche ogni inversione di rotta, l’autocritica, la conoscenza di sé: si voltano le spalle alla confusione dell’esteriorità (l’apparire, la ricchezza, ecc.) e si scorge il divino nel profondo dell’anima, ovvero l’Uno. (12)

Dunque il libro non è utile? Nessun libro è utile a trovare se stessi per una miriade di ragioni, tra cui una elementare: siamo universi diversi. Ognuno ha le sue galassie, i suoi poli. Ha perciò il suo peculiare percorso per giungere in vetta a se stesso. Esattamente come l’Occidente moderno e contemporaneo, così vicino alla storia, così lontano dal centro delle cose – dopo gli errori della scienza quale sola detentrice di verità – è arrivato a riconoscere quanto da millenni era noto. In fondo, con legittimità, in quanto l’esperienza non è trasmissibile. Se lo fosse, saremmo saggi da sempre. Ognuno è costretto entro se stesso, entro il proprio universo. Se proprio dovesse essere utile indicare qualcosa, come dice D’Arpini, si può serenamente affermare che chiunque – motivazione permettendo – sarà all’altezza della situazione. Sarà cioè in grado di trovare il proprio sé, disinquinare il proprio pensiero e esprimere la propria natura. Un processo che non mancherà a nessuno in grado di immaginare la vita lunga un solo istante.


Il mondo è dentro

Diversamente dalla comune convinzione, l’oracolo non implica superstizione. A dire il vero, se di superstizione si volesse trattare, non si potrebbe lasciare fuori la realtà tutta. Non sono le nostre suggestioni a crearla? Non sono le suggestioni collettive a parlare di oggettività? Non è la suggestione del materialismo a limitare la realtà a ciò che si misura? E il metro di Sèvres come può essere altro da un’arbitraria e autoreferenziale unità di misura, prima imposta e poi condivisa?

Il potere dell’oracolo dell’I Ching non appoggia dunque sulla superstizione, in quanto le forze sottili che sottendono alle nostre scelte sono tanto più informative e utili quanto più siamo idonei a sentirle, quindi a leggerle. Non solo. Si può dire che il metodo razionalista di comprimere in colonne di pro e di contro, credendole pure e scevre da suggestioni, sia più soggetto a occulte ideologie e incantesimi.

Nuovamente ritorna la necessità della consapevolezza del sé. Lei e solo lei può dirci chiaramente quali pregiudizi, pressioni, timori, interessi personali, soggezioni stanno agendo su noi e in che misura o se, invece, ce ne siamo liberati e quanto.

La consapevolezza di sé è condizione necessaria anche all’assunzione piena di responsabilità di tutto ciò che viviamo.

Noi non possiamo essere altro che una parte integrante della manifestazione totale e del totale funzionamento ed in nessuna maniera possiamo esserne separati. (13)

Una specie di trucchetto per mantenere al massimo la nostra forza creativa, per alzare al massimo il rischio di consumare quell’istante se non nella beatitudine, quantomeno nella minima pena. Soltanto con quel trucchetto lutti, traumi e sofferenze vengono ridotte e superate.


La forza del cerchio

Di questo, con molti corollari affascinanti, parla Chi sei tu? Lo fa partendo dall’I Ching per concludere ricordandoci come il Tao, i Veda e il Buddhismo, a loro volta e con il loro stile, non facciano altro. Abbracciare qualcuna di quelle direzioni è legittimo e, volendo, può anche riferire la nostra natura, ma credere una via superiore alle altre è interrompere la ricerca e l’allenamento necessario per stare al centro. Un punto dal quale tutto è vero e tutto è maschera. Ma, nonostante le apparenze, non c’è dilemma, come la logica analitica imporrebbe. L’unione degli opposti è la visione che emerge in ognuno che ha scoperto chi è. Da quel centro non è più possibile identificarci con il nostro giudizio sul mondo, quantomeno non più inconsapevolmente. Da quel centro, tutti i binomi del mondo duale cessano di tirarci per il bavero.

Di questo ci parla Chi sei tu? che, sempre senza saccenza o dottrinalità – il maestro è meglio cessare di farlo esistere –, fornisce molte risposte a comuni e frequenti interrogativi che chiunque si stia mettendo in gioco cerca all’esterno di sé.

Chi sa non fa mostra della sua erudizione, chi fa mostra della sua erudizione non sa. (14)

Lo fa usando il lessico generato dall’esperienza. Ognuno, cercando la corrispondenza con il proprio sé, sta avviando la scoperta che il proprio lessico non era la verità, compiendo così un atto di personale ecologia evolutiva. Sotto le forme c’è una sola sostanza. Quando ciò sarà lapalissiano, potremo pensare di essere sulla via che porta in cima a noi stessi.

Lorenzo Merlo   (a destra nella foto con Paolo D'Arpini










Note:

  1. Bateson Gregory, Verso un’ecologia della mente, Milano, Adelphi, 1976, p. 305.

  2. Watzlawick Paul, Helmick Beavin Janet, Jackson Don D., Pragmatica della comunicazione umana, Roma, Astrolabio-Ubaldini, 1971, p. 44.

  3. Jack Sarfatti, 1974 in David Kaiser, Come gli hippie hanno salvato la fisica, Roma, Castelvecchi, p. 83.

  4. Sembra una ripetizione, ma in realtà ci si riferisce a due concetti diversi: oggettivamente quantificabile significa quantificabile sempre allo stesso modo; oggettivo indica l’essere per tutti e sempre identico.

  5. Heisenberg Werner, Fisica e filosofia, Milano, Il Saggiatore, 1963, p. 167.

  6. Jung Carl Gustav, Psicologia e alchimia, Torino, Bollati Boringhieri, 2006.

  7. Questa la formula testuale: Ciò che è in basso è uguale a ciò che è in alto; e ciò che è in alto è uguale a ciò che è in basso, per compiere le meraviglie dell'unica cosa.

  8. Immanuel Kant da Risposta alla domanda: che cos'è l'Illuminismo?, 1784, Akademie-Ausgabe VIII, 35.

  9. D’Arpini Paolo, Chi sei tu? I Ching, lo Zodiaco cinese e il sistema elementale indiano. Una ricerca comparata sugli aspetti archetipali e sulla conoscenza di sé, Macerata, Edizioni Ephemeria, 2022, p. 185.

  10. http://www.edizioniephemeria.it/

  11. I King, Il libro dei mutamenti, Roma, Astrolabio, 1995, pag. 606.

  12. D’Arpini Paolo, Chi sei tu? I Ching, lo Zodiaco cinese e il sistema elementale indiano. Una ricerca comparata sugli aspetti archetipali e sulla conoscenza di sé, Macerata, Edizioni Ephemeria, 2022, p. 74.

  13. Ivi, p. 167.

  14. Ivi, p. 178.


QUANTO CI COSTA IL DISSESTO IDROGEOLOGICO?

 


Quanto ci costano frane ed alluvioni? La risposta in dati ISPRA è 1556 euro pro capite nel periodo 1980 - 2020. Stanno peggio di noi solo Slovenia (1870 euro) e Francia (1606 euro), ma meglio, ed in qualche caso molto meglio, gli altri 24 Paesi membri dell'UE. Alcuni dati: Spagna 1448 euro - Germania 1339 euro - Olanda 587euro - Polonia 423 euro - Svezia 379 euro - Malta 127 euro.

Secondo gli stessi dati in Italia quasi 6 milioni di persone vivono in zone soggette a frane e oltre 12 milioni in aree allagabili, un problema che riguarda anche migliaia di aziende. In 40 anni I danni economici si avvicinano a 100 miliardi (più del 5 % del PIL). Dalle Regioni richieste di opere di contrasto alla calamità per 26 miliardi sono ferme al Ministero dell'ambiente. Ora anche il PNRR prevede risorse per questo impegno, circa 2,5 miliardi.

Sono necessarie infrastrutture (argine, casse di espansione) nuove, ammodernamenti di altre esistenti, ricostruzioni e revisioni, ma anche preparazione ed informazione della popolazione rispetto ai comportamenti più idonei da adottare.

Prof. Luigi Campanella - Il Sesto Sole



lunedì 24 ottobre 2022

Pronti a discutere, con il nuovo governo Meloni, su ambiente e pace...

 

...i Movimenti ambientalisti e pacifisti stanno preparando la piattaforma di confronto con il nuovo esecutivo italiano, prevedibilmente di scontro perché così era già con i governi precedenti, a maggior ragione perché si appesantiranno i groppi della vera transizione ecologica e delle disuguaglianze sociali. Il nodo scorsoio che al momento serra l’economia è la guerra in Europa (le altre guerre  sembrano lontane). Si aggrovigliano le esortazioni alla pace, alcune sono addirittura esaltazioni di guerra camuffate. Quelle nobili, pur accese in magnifiche manifestazioni, se non si consolidano in precise rivendicazioni da porre alle forze politiche, al parlamento e al governo, rischiano l’ennesima sconfitta del pacifismo, la peggiore.

Concretamente cosa significano le parole d’ordine “Immediato cessate il fuoco” e “Avvio di negoziati verso una Conferenza internazionale di pace”? Quale deve essere, secondo i Movimenti, la posizione internazionale dell’Italia? Dato per scontato che non è quella che la Russia si dichiari sconfitta e, senza ricorrere alle armi atomiche, si ritiri nei confini antecedenti il 2022. Né quella che l’Ucraina si arrenda allo statu quo nunc dell’occupazione e rinunci a velleitarie riconquiste territoriali (Crimea compresa). Neppure quella che gli Usa sostengano Zelensky in una infinita guerra di logoramento della Russia, a spese economiche e sociali soprattutto delle popolazioni europee.

Dunque, allo stato drammatico dei fatti, per dare innanzitutto concretezza nelle manifestazioni all’appello del cessate il fuoco e della conferenza di pace, per fissare soprattutto uno spartiacque tra le forze politiche, è necessario investire direttamente il governo con precise rivendicazioni. Non possono essere solo la fine delle (auto)sanzioni e dell’invio di armi. Si deve rivendicare al governo una iniziativa in campo europeo atta a favorire un percorso di compromesso negoziabile in ambito Onu. Su quali linee di utopia concreta.

1) L’autodeterminazione. Dunque, effettuare nuovamente i referendum nelle regioni di Donetsk, Lugansk, Kherson e Zaporizhzhia sotto la supervisione dell’Onu, così da fugare ogni dubbio avanzato dall’occidente circa la loro validità.  Eventualmente la Russia dovrà andarsene se questa è la volontà del popolo.

2) Il riconoscimento.  Riconoscere formalmente la validità del referendum del 2014 dunque la Crimea come parte della Russia, come lo è stata dal 1783 (fino all’errore di Krusciov del 1954).

3)  La neutralità. L’Ucraina continui a stare fuori dalla Nato, neutrale.





La rete di Greta ed i ragni del nucleare...

 


...Mentre  la guerra in Ucraina ostenta un ulteriore inasprimento  si comincia a riflettere su quanto sia energivoro il “capitalismo della sorveglianza”, che sembra tener banco nella la contesa per la supremazia globale. Siamo al cospetto di un conflitto armato a tutto campo, in allargamento spaziale e temporale e sempre più energivoro, che si pone di fronte ad un passaggio fatale dagli esplosivi inorganici e chimici, già ad altissima densità energetica, verso quelli nucleari,    incontrollabili per potenza irreversibilmente distruttiva.

La guerra ha un impatto ecologico devastante: se diventasse nucleare la specie umana scomparirebbe ed è anche perciò che l’impiego civile della fissione nei reattori non può essere disconnesso dalla destinazione dei suoi prodotti ad uso bellico.

Già allo stato attuale, solo in Ucraina, la pressione che il conflitto esercita sulle foreste per il taglio indiscriminato di alberi e per gli incendi della vegetazione, lo spostamento di attrezzature, mezzi pesanti, munizioni nonché l’allestimento di operazioni militari che disperdono incessantemente con ordigni chimici e infestanti distruzione e morte, fanno stimare un aumento superiore al 10% delle emissioni totali dovute alle sole attività militari https://vociglobali.it/2022/05/06/la-natura-della-guerra-conseguenze-ambientali-del-conflitto-in-ucraina/. Un danno grosso modo equivalente alle emissioni di climalteranti in 10 anni di attività della popolazione subsahariana.

Se lo scenario politico post pandemia e globalizzazione si affidasse alle guerre e non venisse sconfitto dal ritorno della pace, allora il modello energetico del Green New Deal della UE fallirà ed il cambiamento climatico sarà ancora più brusco, alimentato da uno scontro tra blocchi che ricorrerebbero a qualunque forma di energia (fossili, ma anche atomiche) per concorrere all’egemonia sul pianeta. Purtroppo, le decisioni ultime dei cobelligeranti della guerra in corso, rischia concretamente di archiviare l’ottenimento di risultati tangibili in tema di contrasto al global warming per i prossimi due-tre decenni.

L’illusione nucleare vorrebbe deviare un movimento che cerca la prospettiva dell’ecologia integrale assiema alla pace, le energie rinnovabili assieme alle comunità energetiche e che riempirà di giovani soprattutto le piazze del 5 novembre 2022.

Non c’era di meglio, per rompere questo messaggio in formazione, che assoldare all’atomo – con determinazione sospetta – la leggerezza con cui Greta Thunberg ha “aperto” al mantenimento in vita dei reattori già in funzione in Germania.

Stiamo ai fatti: in una intervista l’attivista svedese si limita a dire che “Se l’alternativa è tornare al carbone meglio lasciare accese le centrali per la produzione di energia atomica” (v. https://www.linkiesta.it/2022/10/greta-thunberg-nucleare-germania-fridays-for-future/). Di fronte al clamore scatenato dalla sua dichiarazione, Greta ha precisato che “Oggi, come sempre, è importante fare attenzione a coloro che ascoltano la scomoda verità solo quando rientra nella loro agenda”. Forse faceva riferimento anche alle nove colonne di Repubblica del 12 ottobre e al Foglio che titolava “Per la prima volta l’Italia ha una maggioranza favorevole al nucleare (che ora piace anche a Greta)”.

Sul piano comunicativo si tratta di cosa non da poco: il volto del movimento ambientalista di Fridays for Future è consapevole che le sue affermazioni faranno discutere, anche se si era riferita al ricorso al metano e all’atomo come “false soluzioni, necessarie tuttavia al posto del carbone”. Greta pecca di leggerezza e si nasconde dietro a una ambiguità    mai ben risolta anche nel movimento FFF, che si concentra quasi esclusivamente sulle emissioni climalteranti, anziché, più complessivamente, sull’energia interna del pianeta che può essere deturpata per milioni di anni dalle scorie radioattive. La mia convinzione è che nel rapporto sul futuro della conversione ecologica non si possa rimanere inchiodati solo su una prevista riduzione di CO2/KWora a fronte della durata di secoli di radiazioni che intaccano il genoma e ridisegnano le forme della vita (e della morte). Provo a rivolgere a Greta e ai suoi meravigliosi attivisti tre obiezioni perché non cedano su un compromesso che ha alle spalle grandi potentati economici e militari, che insidiano già ora l’esito dei conflitti armati e il limite della natura.

Per farlo, mi riferisco al caso francese (“tutto nucleare”) che è alle prese con tre insolute questioni:

– mantenere il funzionamento dei reattori di seconda generazione in servizio da oltre 40 anni. In Francia, dei 56 reattori del parco nucleare, quasi due terzi hanno raggiunto una vita operativa di oltre 31 anni (11 hanno superato i 40 anni). Gli organismi territoriali di competenza non hanno nessun potere giuridico per scongiurare incidenti.

– smantellare i reattori non più in funzione. E’ tuttora in corso lo smantellamento degli impianti di prima generazione inizialmente prevista per il 2036. Ma la fine dello smantellamento dovrebbe essere a lungo posticipata a causa delle difficoltà segnalate per la sicurezza del personale addetto allo smantellamento, e la difficoltà a garantire la totale bonifica dei siti.

– affrontare la saturazione dei siti di stoccaggio delle scorie radioattive e la forte opposizione da parte delle associazioni antinucleari (‘Sortir du nucléaire’ e altre) al progetto di stoccaggio sotterraneo Cigéo (a Bure, nella Meuse), che ha fatto sì che non sia stato finora validato.

Tutto ciò ha impatti economici, sulla salute e sull’incolumità imprecisabili e a debito delle nuove generazioni.

Infine, un’osservazione sullo sviluppo di piccoli reattori nucleari (Small Modular Reactors o SMR) caratterizzati dalla loro relativamente bassa potenza e dalla loro costruzione modulare (IV generazione). Il materiale fissile è il Plutonio239, ed una volta introdotta una carica iniziale, viene rigenerato grazie alla presenza di un materiale fertilizzante (generalmente Uranio238) irradiato dai neutroni nelle reazioni di fissione e che deve essere periodicamente rinnovato.

Oltre alla radio-tossicità molto elevata del Plutonio, la dispersione più ‘capillare’ dell’inquinamento (scorie + smantellamenti) sarebbe ancora nettamente più difficile da gestire e controllare che per i reattori attualmente in servizio. Senza dimenticare che ogni impianto nucleare di potenza può diventare bersaglio, accidentale o volontario, di attacchi militari o terroristici con esiti catastrofici.

Dobbiamo contare sulla straordinaria opera di divulgazione e suggestione di Greta, ma impedire che il complesso industrial-militare se ne possa fare strumentalmente scudo per una ripresa di tecnologie energetiche centralizzate, che escludono la partecipazione, che minano la riproduzione della vita.

Mario Agostinelli  -  www.marioagostinelli.it 




Fonte secondaria: La bottega del Barbieri