domenica 31 gennaio 2021

Bioregionalismo e scambio di semi - Seminiamo sogni e seminiamo semi...



Nonostante in questo ultimo anno abbiamo avuto qualche piccolo problema ad incontrarci (prima a causa delle incomprensioni interne e poi a causa delle restrizioni dovute alle normative anti- covid) io non voglio perdermi d'animo.


Come tutti gli anni l'esigenza di seminare un orto, una filetta, un vaso o anche una sola piantina è una realtà che prende il cuore di molti di noi.

Per questo un momento fondamentale è quello dello scambio semi, da fare fra febbraio e marzo così da avere tempo per poter seminare, quindi io proporrei di vederci  dal 7 febbraio in poi a data ancora da individuare.

Mi immagino un incontro accogliente, nel rispetto di tutte le idee. Mi riferisco soprattutto al covid: mi piacerebbe trovare un clima dove anche le persone più preoccupate possano sentirsi a loro agio e protette. Ad esempio penso sia necessario prendersi un momento quando ci avviciniamo per la prima volta a qualcuno; un momento per chiedersi l'un l'altro come ci si sente, che rapporto si ha riguardo la distanza da mantenere o la mascherina da portare. Ascoltarsi e Rispettare.

Voi avete altre idee, altri suggerimenti per rendere questa visione possibile?

Anche sul nome di questo incontro preferirei non darne affatto: è ormai da un anno che abbiamo questa incomprensione con il nome del "seminasogni" e la funzione di questo google group. per il momento lascerei tutto in sospeso, altrimenti rischiamo di mettere troppa carne al fuoco. E' indubbio che prima o poi dovremmo sciogliere anche questo nodo, ma per ora la priorità che voglio dare è quello di condividere le sementi. Punto.

Abbiamo voglia di incontrarci?

Aspetto a cuore aperto 

'nabbraccio + o - selvaticamente
Stè



sabato 30 gennaio 2021

Diciamo NO allo sterminio dei campi....



Negli ultimi 70 anni l'incremento dei morti di patologie tumorali e cronico-degenerative è stato impressionante. Le principali "concause aggravanti" di pericolo per la salute risiedono proprio nei residui chimici di pesticidi presenti negli alimenti, nei terreni e nelle acque, bio-accumulati nelle catene alimentari, nei pesci e nella zootecnia industriale… 

Mediamente, ingeriamo oltre cento residui di pesticidi ogni giorno, in una normale dieta non biologica (da studi francesi sui bambini, ndr), sostanza chimiche estranee alla natura e "bio-cide", che colpiscono i diversi organi e tessuti, danneggiando il nostro dna, il sistema ormonale ed epi-genetico, i microbi intestinali, il cervello, ed ancor più sensibili, gli spermatozoi e le cellule riproduttive femminili, il feto nel grembo materno, i bambini in via di sviluppo. Una pesante eredità che lasciamo ai nostri figli, a molti dei quali abbiamo tolto il futuro.

In Italia, dal referendum abrogativo contro i residui di pesticidi negli alimenti (tenutosi nel 1990, con il 98% dei cittadini dichiaratisi contrari ai residui chimici nel cibo) ad oggi, abbiamo moltiplicato per 10 i morti di cancro, dai 35.000 circa... agli attuali 350.000 ed oltre. A livello mondiale, negli ultimi 50 anni, vi sono stati più morti di cancro che vittime di tutte le guerre durante l'intera storia dell'Umanità… Patologie che oggi uccidono circa Il 50% dei circa dei 100 milioni di persone che ogni anno lasciano la vita terrena (se si vive mediamente 80-85 anni)… Vittime della guerra che le multinazionali agro-farmaceutiche hanno dichiarato agli esseri umani, da 70 anni

La legge della roulette russa… col caricatore pieno

Ancora oggi, non siamo riusciti nemmeno a stabilire con una legge la sommatoria massima dei diversi residui consentiti negli alimenti, oltretutto rilevati attraverso l'analisi di un campione di più frutti (es. 10 mele) che, attraverso i dati medi, nascondono tra quelle "legali" (avvelenate a norma di legge, attraverso le cosiddette "soglie di tolleranza") …alcune "mele di Biancaneve",  statisticamente fuorilegge per alcuni residui... Una roulette russa che minaccia ogni persona sulla terra.  E che in presenza di decine di pesticidi diversi irrorati sulle stesse mele, come negli altri frutti o prodotti agricoli, per combattere con la "clava" i diversi patogeni e insetti delle coltivazioni, (mentre abbiamo a disposizione mezzi tecnici agroecologici, spesso anche più efficienti, ndr) … assume le caratteristiche di una roulette russa… col caricatore pieno. in particolare quando i livelli di residui medi rilevati si avvicinano a quelli massimi consentiti dalla "legge". Legge che in questo caso non tutela il diritto alla salute (Art. 32, Costituzione). Rendendo nel contempo difficili e controlli, che dovrebbero essere invece basati sulla "tolleranza zero" sia sui residui chimici che sugli OGM.

Senza troppo accorgersene, in pochi decenni siamo passati dai campi di sterminio… allo sterminio dei campi… con biglietto di ritorno.
A pagamento, ovviamente…  con conseguente impoverimento e "de-popolazione" planetaria, meglio identificata con il termine "stermino" od "olocausto" globale… Attraverso l'unica pandemia che affligge gli esseri Umani, quella cronico-degenerativa, sotto gli occhi di tutti. Oggi nascosta dai mass media dietro "l'influenza" Covid (80.000 morti nel 2020... quasi tutti con cancri, Parkinson, Alzheimer, ecc.)… attraverso cui si cerca di distrarre l'opinione pubblica dalle vere cause di morte e sofferenza planetaria !

Stop a politiche europee agricole e agro-climatico-ambientali "distratte"… verso un'agricoltura dis-integrata ed allevamenti industriali.

... l'Italia ha raggiunto il record mondiale dei tumori infantili con un tasso doppio d'incremento rispetto alla media europea (OMS) e ha perso almeno 8 anni di aspettativa di vita sana negli ultimi venti anni (Eurostat). Ogni anno le acque sono sempre più inquinate di multiresidui di pesticidi, le api sempre meno, così come i nostri spermatozoi, ammalati per creature infelici o gravidanze fallite… fertilità persa per sempre, strettamente correlata a quella dei terreni agricoli, sempre più poveri, per alimenti malati e avvelenati… come chi se ne nutre.

Meglio prevenire che curare...
E' troppo tardi… troppo tardi per non fare nulla.

Dateci un Ministero Agroecologico a tutela della salute e sovranità ambientale ed alimentare. Per ricreare 3 milioni di posti di lavoro, basati sulla tradizione biologica mediterranea, e il sano turismo, nell'arte e cultura… che è in primis "Agricultura". Che non dobbiamo perdere, inquinandola con ingredienti, o pesticidi e/o ogm… stranieri.

"Cibus in Primis" si diceva nell'antica Roma… oggi è bene aggiungere "mangia come parli".


Prof. Giuseppe Altieri, Agroecologo
tel 075-8947433, Cell 347-4259872




Grafico Eurostat



venerdì 29 gennaio 2021

Alcune erbe bioregionali amiche...

 


BORRAGINE


La BORRAGINE è ricca di sali potassici e come tale agisce da depurativo della pelle: tutti gli affetti da dermatosi più o meno complicate sono avvertiti. Per un' azione più drastica è consigliabile associarla al CRESCIONE e al TARASSACO.
La buona cuoca la coltiverà in orto per preparare gustose frittate e insalate. Con i fiori e le foglie di questa pianta i preparano anche delle conserve le quali, debitamente dolcificate, rendono più efficaci le bibite carminative .
Le foglie di BORAGGINE contengono mucillaggine  in abbondanza: il che vuol dire che fa bene alla stitichezza, l'insufficienza biliare e l'enterocolite.

MALVA 

Quella buona e calma pianta con i bei fiorellini rosa violetto che troviamo lungo le strade. Nei luoghi incolti e coltivati è la MALVA ( " Malva Silvestris " )tedesco WILDE MALVE, inglese MALLOW.
Superflua ogni descrizione in quanto questa preziosa pianta è ben conosciuta da tutti ed è impiegata nella medicina popolare da oltre 2000 anni  quale emolliente, espettorante calmante.
Il suo stesso nome mal...va  datole dagli antichi sta a indicare che la pianta è sempre pronta nel dare una calma carezza che conforta e quieta cacciando il male.
Se foste affetti da una tosse stizzosa, catarro bronchiale e se l' intestino fosse tanto infiammato da dare spasimi e se un fastidioso bruciore alle vie urinarie non vi lasciasse in pace preparatevi un infuso di MALVA.
Su 1/2 etto di foglie secche versate  1 L. di acqua bollente e lasciate riposare per mezz' ora , colare e bere 2 o 3 tazze al giorno.
Lo stesso infuso potrebbe efficacemente servirvi per lavaggi interni o per enteroclismi in caso di gonfiori, coliti o infiammazioni intestinali( tre cucchiai di MALVA in 1 L. e 1/2 di acqua ), oltreché per l' ostinata stitichezza.
Se poi vorreste un rimedio completo ed efficace per tutti gli stati infiammatori dei bronchi, dell' intestino e delle via urinarie, preparatevi  una economica tisana emolliente bollendo per 5 minuti 70 grammi di foglie di MALVA e 3 cucchiai di zucchero con 1 L. di acqua. Colare e spremere e a liquido tiepido aggiungere 2 cucchiai di succo di limone e, sbattuta a neve, 1 chiarla d' uovo. Una tazzina più volte al giorno sarà efficace.
La pelle ruvida con croste, infiammata per eruxioni varie, dolorante per i morsi di insetti, ustionata si ricorra ad impiastri di malva bollita.
Nella stagione buona, ottimi sono gli impacchi con una poltiglia della pianta verde pestata.
Se vi fossero paterecci, se gli occhi  dolessero o fossero arrossati per polvere o freddo, se vi fossero afte o ulceri in bocca, gengive dolenti ricordatevi sempre della MALVA (pianta, foglie, fiori) e dopo averla ben bollita applicarla quale caldo cataplasma, tutta l' erba resa molle da bollitura: per bocca sciacquare con il liquido...


MIRTILLO

Buono per combattere la dissenteria, la gastroenterite e tutte le infezioni intestinali. Il MIRTILLO è fondamentale. Contiene infatti acido chinico, vitamina A, B1, B2 e C, potassio, calcio, fosforo, zolfo, magnesio, ferro e sodio.
I frutti di MIRTILLO sono squisiti se mangiati come le fragole, cioè conditi  con un buon vinello, zucchero e succo di limone.
Non dimentichiamo le squisite torte al MIRTILLO, condite con sciroppo di MIRTILLO così composto: fate cuocere il succo fresco spremuto dalle bacche (esse possono dare, usando un torchietto da tavolo, l'80% del loro peso di liquido), insieme a un peso identico di zucchero. 
Il MIRTILLO è detto anche "uva del bosco"  ...

Autrice:  Samantha - laureata in filosofia e  naturopata 

Selezione a cura di Gianni Donaudi  - gianni.donaudi@yahoo.com







giovedì 28 gennaio 2021

Agroecologia bioregionale rigenerativa: Ambiente, Salute, Fertilità (Umana e dei Suoli)

 


Ribadito il divieto delle sementi ogm in Italia come nella maggior parte dei paesi europei (l'Ungheria l'ha inserito anche nella Costituzione), divieti ratificati dalla Corte di Giustizia Ue, è necessario oggi vietare ogni importazione di mangimi o alimenti geneticamente modificati, in particolare se costituiti da semi vivi o materiali riproducibili, che inquinerebbero irreversibilmente le nostre varietà tradizionali attraverso il polline se dovessero diffondersi accidentalmente o venissero seminati da agricoltori o hobbisti imprudenti, per risparmiare sulle sementi… Inoltre, continuando a importare mangimi e alimenti ogm rischiamo che l'inquinamento della nostra flora microbica, di quella dei terreni e delle acque, attraverso il trasferimento genico orizzontale per mezzo dei microbi intestinali che trasferiscono ad altre specie frammenti di dna geneticamente modificato, diventi irreversibile. 


L'Italia, la patria della Biodiversità agro-alimentare mondiale non può permettersi una contaminazione da OGM.

Joe Biden ha espresso la volontà di nominare come prossimo segretario del dipartimento dell'agricoltura, Tom Vilsack, conosciuto con l'appellativo di Mr Monsanto, dal nome della multinazionale, l'attuale Bayer Monsanto, leader mondiale nella produzione di ogm e pesticidi, tra cui il glifosato.

A partire da questa notizia Giuseppe Altieri, agroecologo, ci spiega perché gli ogm e i pesticidi sono pericolosi per l'ambiente e la salute umana. L'unica soluzione è la tolleranza zero verso di essi e la riconversione biologica del territorio italiano.




PROGRAMMA AGROECOLOGICO ITALIANO (sintesi)
La base per la salvezza nazionale è l'Agricoltura Biologica
di Giuseppe Altieri, Agroecologo 

Sementi OGM (mantenimento ed espansione del divieto tutti i nuovi OGM)

E' necessario ribadire l'assoluto divieto nazionale di coltivazioni OGM (in applicazione della clausola di salvaguardia europea), includendo tra questi le varietà "clearfields" e ogni altro genere di ogm derivante da "gene editing" o altre tecniche di manipolazione genetica "casuale" (NBT o altri, definiti dalla Corte di Giustizia UE quali ogm a tutti gli effetti, e pertanto sottoposti alle stesse norme degli organismi transgenici), in quanto forzate con agenti mutageni, virus e batteri, ecc… 
mai precise, nel momento in cui prevedono trasferimenti di sequenze geniche (pezzi di dna) inter/intra specifiche in modo approssimato, con effetti sconosciuti sul tutto il genoma complessivo della specie, nelle sue complicatissime e tuttora incognite interazioni intra e inter-specifiche. 
Molto differenti sono le ricombinazioni genetiche "causali" che avvengono nella selezione e incroci da impollinazioni naturali o "mutazioni spontanee naturali", più lente ma precise, che accompagnano il miglioramento genetico classico, a partire dal germoplasma autoctono, ovvero le antiche varietà selezionate da millenni dai nostri avi e ben adattate ai territori. 

Gli OGM, pertanto, rappresentano un grave pericolo per la salute ambientale, per la tutela della biodiversità vegetale e microbiologica (umana, animale e dei terreni) e per le tradizioni agroalimentari locali, nonché per la sanità delle piante, a causa della comparsa di nuove avversità e resistenze da parte di erbe infestanti, insetti e patogeni. 
Soprattutto, oggi siamo in presenza di avanzate tecniche agro-ecologiche alternative, ormai diffuse su larga scala, atte a garantire sitemi agro-biologici in grado di sfamare due volte la popolazione mondiale attuale, dimezzando il consumo di risorse non rinnavabilie rigenerando al fertilità dei suoli, compromessa in primis da OGM e pesticidi connessi ed annessi, soprattutto legati alla zootecnia industriale e ai bio-combustibili (Colza, ecc.), inseriti direttamente nel dna (soia resistente al glifosate e mais Bt).
La cosiddetta "coesistenza" con gli ogm rappresenta una contraddizione in termini, dal momento che, attraverso l'impollinazione e il trasferimento genico orizzontale attraverso i microbi (umani, animali e dei terreni), il dna transgenico contamina e inquina irreversibilmente ogni forma di coltivazione tradizionale, che pertanto non potrebbe più esistere, nonostante queste ultime rappresentino un diritto precedente delle popolazioni Umane nei diversi territori ed agroecosistemi. Diritti espropriati dal sistema dei brevetti sulle manipolazioni genetiche. 

Alimenti e mangimi OGM. Per un immediato divieto a tolleranza zero... senza "Cavilli di Troia"

In questo momento di particolare emergenza sanitaria è necessario inoltre prendere coscienza che ogni importazione di alimenti, derivati e mangimi contenenti OGM rappresenta un grave pericolo per la salute ambientale, umana ed animale, dal momento che, attraverso il trasferimento genico orizzontale di frammenti di DNA "altamente instabili", è possibile il passaggio di sequenze geniche (frammenti di DNA ed Rna) ai microrganismi intestinali (umani ed animali) e a quelli dei terreni coltivati, con gravi rischi per tutta l'Umanità gli ecosistemi. 
Come dimostrano i "salti di specie dei microrganismi e la comparsa di virus e batteri mutanti", in particolare nel settore della Zootecnia Industriale, diffusi a livello mondiale. Con gravi ripercussioni nell'ultimo ventennio, in particolare (e non sarà solo per caso) da quando son comparsi sul mercato mondiale mangimi e sementi ogm.

Pertanto, ai fini della tutela sanitaria, diritto prioritario inviolabile, immodificabile e non delegabile ai trattati internazionali di commercio, il Principio di Precauzione ci impone di interrompere immediatamente tutte le importazioni di ogm, con un sistema di sorveglianza basato sulla tolleranza zero, come quello in atto per i controlli sulle sementi, facendo riferimento alle analisi qualitative di presenza /assenza. 
Evitando i "cavilli di Troia" nascosti nelle cosiddette soglie di (in)tolleranza, oltretutto senza etichettature. Tolleranze consentite addirittura nei prodotti biologici, laddove le norme internazionali in materia vietano di definire un prodotto come biologico se contiene OGM… ma consentono di nasconderli nelle intollerabili soglie di intolleranza. 
In sostanza, è necessario agire prima che si manifesti uno stato di fatto e un inquinamento irreversibile da cui sarebbe molto difficile tornare indietro… 
Per questo motivo l'Ungheria ha inserito il divieto totale di introduzione di qualsiasi ogm nella Carta Costituzionale. 

Perché l'Ungheria e non l'Italia, che ha il 60% di tutta la biodiversità alimentare mondiale, sulla quale è basata la sua economia e tradizione culturale?
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Recovery plan e Agricoltura: un po’ di chiarezza per i tanti miliardi da investire.

In questo momento di esame e presentazione del Recovery Plan all’Unione Europea da parte del Governo Italiano, un Piano che con le ingenti risorse da investire potrà in diversi settori ammodernare il nostro Paese e renderlo competitivo nell’era digitale a livello europeo e internazionale, migliorando decisamente il livello dei servizi pubblici e riducendo l’eccesso di potere della burocrazia nella Pubblica Amministrazione, riteniamo utile  pubblicare  per l’attenzione dei lettori, il  Report (www.cambialaterra.it del 07/gennaio/2021) sulle recenti decisioni del Consiglio  Europeo e il dibattitohttps://www.cambialaterra.it/2020/12/pac-la-schizofrenia-delleuroparlamento che riguarda la Politica agricola comune (Pac). Abbiamo  capito che si tende a mantenere uno status quo che, a nostro avviso, non sarebbe più sostenibile per la salute ambientale e la resilienza ai cambiamenti climatici. Si parla tanto di Grean  Deal per il Recovery Fund, ma in realtà i Governi non hanno ancora assunto delle scelte coerenti attraverso una vera Politica Agroecologica, integrale e sostenibile. 

Secondo numerosi Esperti del settore, sarebbe necessario  il rafforzamento delle Politiche Agroambientali Europee avviate nel 1992, le quali sostengono i redditi degli agricoltori attraverso il pagamento dei servizi effettivamente forniti alla collettività (Misure Agro-climatico-ambientali, per l’Agricoltura Biologica e per il Benessere Animale, la Formazione e l’Assistenza Tecnica per le Innovazioni e gli investimenti Green, il monitoraggio climatico-ambientale, le assicurazioni agevolate, ecc). Servizi che dovrebbero tradursi in Salute e Qualità degli alimenti attraverso il “massimo sviluppo dell’agricoltura biologica e la sostituzione dei Pesticidi Sintetici”, per lo più inutili ed anacronistici, come previsto dalle norme di Produzione Integrata (D.lgs.150/2012), obbligatoria dal 2014 su tutto il territorio europeo, secondo cui i prodotti chimici possono essere impiegati solo in casi eccezionali una volta esauste le tecniche alternative, obbligatorie e prioritarie, su prescrizione di tecnici abilitati (Consulenti Fitosanitari, iscritti negli appositi albi regionali), che verifichino il superamento effettivo delle soglie di danno economico da parte delle avversità delle coltivazioni. 

Ciò si traduce in Ambiente e Fertilità dei Suoli (e Umana), Biodiversità, contrasto al Dissesto idrogeologico, Zootecnia estensiva, Conservazione delle Tradizioni Agroecologiche locali, recupero dei terreni e dei villaggi rurali abbandonati, incremento del Lavoro e imprenditorialità Rurale, ecc.

Bisognerebbe avere il coraggio di evitare logiche di contribuzione a pioggia “di pura sopravvivenza”, per affermare , nella tutela del Principio di Precauzione , un Umanesimo Ecologico dei Diritti Inviolabili. 

Come dire, i soldi devono andare a chi davvero tutela l’ambiente.

Sulle criticità della politica agricola comune in Europa, in particolare per le esigenze da soddisfare in Italia,  è in corso un work in progress da parte degli Esperti del Comitato Scientifico, a conclusione degli  approfondimenti  provvederemo a pubblicare i risultati dello Studio. 


AGERNOVA - Servizi Avanzati per l'Agroecologia e la Ricerca
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mercoledì 27 gennaio 2021

La storia di una repubblica ecologista: "Quando il sole che ride sventolò su Wendland"



E’ durata appena un mese e un giorno, anche se è riuscita a cambiare per sempre l’ideologia atomica dell’allora Germania-Ovest. La Libera Repubblica di Wendland restituisce la storia della più clamorosa azione di disobbedienza civile del movimento contro il nucleare, che si oppose fisicamente alla pattumiera delle scorie radioattive nella miniera di sale di Gorleben, in Bassa Sassonia, a due passi dal confine con la ex Ddr. Occupato da 20 mila attivisti (dagli hippy ai contadini della zona), il terreno si trasformò in uno Stato indipendente, dal 3 maggio 1980 fino al 4 giugno seguente, quando venne sgomberato con la forza dagli agenti della Guardia di frontiera, su ordine del governo di Bonn. 

Dopo una lunga battaglia, iniziata nel marzo del 1977, contro il deposito nucleare, nel 1980 gli ambientalisti, a seguito di un ampio dibattito pubblico, decidono di occupare con forze più consistenti. L’invasione in grande stile comincia la mattina del 3 maggio, con circa 5 mila attivisti giunti a Gorleben da ogni parte della Germania-Ovest, attraverso la lunga “marcia dimostrativa”. Si moltiplicano per quattro in pochi giorni, finché viene proclamata ufficialmente la fondazione del Libero Stato, nei 16 chilometri quadrati della futura Repubblica di Wendland. 

Nel frattempo dopo il primo nucleo di tende, le capanne di legno paglia e argilla sono diventate 120, e si sperimentano il primo laboratorio dal basso, delle energie alternative, che partorirà ingegnosi sistemi di risparmio energetico, a partire dal riscaldamento costruito con le bottiglie di vetro. 

In contemporanea vengono allestitii servizi comuni: la cucina da campo, l’infermeria e i bagni, anche una chiesa, il parrucchiere e perfino una sauna e un piccolo “stabilimento balneare”. Sorge anche l’edificio ottagonale, del diametro di circa 40 metri in grado di ospitare l’assemblea di 400 persone, progettato dagli studenti della Facoltà di Architettura dell’Università di Amburgo; mentre l’acqua potabile viene pompata dai pozzi attraverso un mulino a vento e poi riscaldata dai pannelli solari. Sulla strada di accesso viene costruito il posto di frontiera della “Libera Repubblica” dove garrisce al vento la bandiera del Sole che ride. In cambio di 10 marchi, le autorità della Repubblica di Wendland rilasciano, a chiunque ne faccia richiesta, il passaporto con il timbro di validità “per tutto l’universo”. 


(Tratto da Il Manifesto)

martedì 26 gennaio 2021

Fittizie verità ed evoluzione, comunicazione ed epistemologia...

 


Chiamiamo materia ciò di cui percepiamo consistenza. Già con l’aria si fa fatica, poi ci si fida della scienza e confermiamo che anche lei rientra nella categoria. Immersi in una consapevolezza circoscritta dalla concezione del tempo lineare e dalle tre dimensioni, riteniamo di avanzare nella conoscenza della realtà a colpi di misurazione della materia, sostenuti dall’autorevolezza delle leggi della meccanica classica. Tuttavia, basterebbe avere coscienza che quelle leggi non sono altro che narrazioni di evidenze che la scienza per prima non fa corrispondere al vero, per riconoscere il fondo assiomatico-fideistico sul quale abbiamo eretto convinzioni, odi e amori. Un fondamentalismo autoreferenziale che gode del supporto della più raffinata razionalità e obiettività. In esso, lo sappiamo, risiede la verità.


Qualcuno prende le distanze da questa piatta narrazione del mondo. Piatta in quanto si può dire che si esprima su un piano, con regole condivise e confini delimitati. Un campo perciò, al pari di quello di calcio o di qualunque altro gioco. Ognuno dei quali, lo possono riconoscere tutti, è a sua volta autoreferenziale. E chi non ci sta, chi non dispone dell’opportuna astrazione, avrà facili cadute nel sostenere che il suo gioco è più giusto e bello del nostro. E lo sosterrà con enfasi, come chi sa di essere nel giusto, di essere obiettivo. Lo abbiamo visto tutti, tutti i giorni ne vediamo la rappresentazione.


È un’eventualità che può coinvolgere chiunque. Nonostante si sia tutti diversi, l’inciampo ha un comune, identico contesto: la riduzione del mondo a quanto stiamo traguardando attraverso il mirino dei nostri interessi. Come il cacciatore afferma il suo essere definitivamente cacciatore premendo il grilletto, così noi identicamente realizziamo, sostenendo la nostra posizione, la verità che vediamo nel mirino. Difendendola. L’infinito che resta fuori dal punto di mira non ci riguarda, non serve alla causa. Di più, esso non è presente in noi, ovvero, non esiste. Ma esiste ed è traguardato con pari riduzione da un altro che, a sua volta, non esiterà a toglierci legittimità, a rifiutarci pari dignità, a riconoscere la reciprocità dei campi di gioco.


La tremolante candela di cui disponiamo illumina per noi un piccolo globo della misterica oscurità. L’arroganza egoica, così spesso scambiata per autorevolezza, ne trae una storia che diviene la leggenda della conoscenza.


Dimentichi di tanta miseria ne combiniamo di ogni. E quando succede di avvedersene, per via di un altro campo di gioco, quello morale, non abbiamo difficoltà a cadere nuovamente, a vivere la pena del senso di colpa. Un’altra presunta verità, che ci pare giusta, inconfutabile, insopprimibile, sebbene questa volta non suffragata dalla scienza ma dalla logica della morale cattolica.


La giostra egoica ed egocentrica dei campi autoreferenziali genera la storia piccola e grande. Ma, nonostante questa evidenza – che da sola sarebbe sufficiente per un’autocritica diffusa nei confronti del sistema concettuale in cui siamo immersi – ne perpetuiamo il ciclo riproduttivo, sordi alla sua ridondanza, ciechi alla sua identicità, esaltati dalla tecnologia, presa per progresso, inetti a riconoscere la separazione crescente dalla natura e da noi stessi.

Senza avvedercene, perpetuiamo una ricerca di verità che effettivamente certamente troveremo, come altre volte abbiamo trovato, ma valida solo ed esclusivamente entro il campo nel quale stiamo giocando. Allora, è totalmente vero che la palla in rete marca un punto per la squadra che l’ha segnato. Come è totalmente illusorio credere che quel punto sia buono anche in altri campi. Un’illusione imposta dall’inconsapevolezza che la realtà è nella relazione e che ognuna di queste genera un suo campo, la cui sola quantità attendibile è infinita.

Ci muoviamo come sassi nella corrente, ma raccontiamo conoscenza e rispetto. Eppure, per un cambio di registro, si tratta di compiere banali osservazioni. Banali ma evolutive, visto che implicano la liberazione dall’impero dell’io. Ma la resistenza narcisa è di scorza diamantina. È così lontana dall’aggiornare se stessa riconoscendo ciò che anche quella parte di fisica meccanica detta relatività, gli avrebbe reso evidente. “[…] non esiste una traiettoria in sé, ma soltanto una traiettoria rispetto a un particolare corpo di riferimento”. Parole di Einstein (1). Per il momento carta straccia buona per il macero, buttata nello stesso cassone dove anche tutta la rivoluzione sociale emergente dalla successiva fisica quantistica è stata gettata dal narciso che è in noi.


È una corsa a testa bassa che impedisce l’ascolto, che non permette di distinguere tra chi vuole giocare la partita e conosce le regole, chi si trova lì per caso, chi vorrebbe cambiare gioco. Impossibile realizzare un senso comune senza un polo che orienti tutti i differenti campi individuali, tutte le mire. E ancora non basterebbe, siamo espressioni della vita non definibili secondo il campo di gioco della logica, della razionalità, del piccolo globo luminoso della nostra scienza. In caso di leader il trambusto tende a ridursi; in caso contrario, a crescere. In ogni caso la storia si ripeterà.


E si ripete, almeno finché l’ascolto non subentra, finché l’egemonia dell’intelligenza non è più sotto il dominio dell’affermazione di sé. Così, come è un processo personale emanciparsi dall’importanza personale, altrettanto – in quanto ad esso implicito – lo è modificare la storia, liberarsi dal suo ciclo dal mozzo egoico.


Dire ascolto è anche dire compassione, è riconoscere i campi sui quali gli individui giocano la loro partita di sopravvivenza. In questa, sia essa superficiale come una disputa per difendere le proprie convinzioni, o profonda ed esistenziale, esprimiamo la visione del mondo che, con tutti i sui laccioli, determina le nostre giocate. Come deus ex machina traumi, affetti, formazione, cultura muovono le leve di noi stessi, lasciandoci vivere nel cosiddetto buon senso di credere di essere liberi nel scegliere e giusti nella nostra razionalità. Arrivare alla consapevolezza, alla ragione d’essere di quei lacci e laccioli è una abbeverata lungo il percorso dell’evoluzione.


Riconoscere i nostri e altrui campi di residenza – e resistenza – fondamentale o estemporanea, alza il rischio di avviare un percorso che porta ad ammettere l’autoreferenzialità della concezione della realtà che abbiamo appreso, che riproduciamo. Allora, la via verso altre dimensioni, oltre alle solite tre nella quale avevamo rinchiuso l’infinito e oltre al tempo lineare come processo verso il futuro, è avviata.


Porta a riconoscere come sogno – legittimo ma strumentale e arbitrario – quanto credevamo reale; cogliere in che termini generiamo la realtà che crediamo oggettiva; a percepire il tempo come un sentimento e a vederne il suo relativo oscillare; a cessare di credere che comunicare sia un fatto razionale; a meravigliarsi d’essersi comportati come se l’esperienza fosse trasmissibile; a sentire l’energia che ci compone e, soprattutto, alla consapevolezza che quando questa viene strozzata entro i nostri saperi misurativi e le nostre parziali verità, uccidiamo la conoscenza, la bellezza, la salute, la vita. Proprio quella che con vanto d’esperto – a suon di consigli e consulenze – andavamo in giro a raccontare agli altri quale e dove fosse, a dir loro come stessero davvero le cose.


Così la materia non è più come pensavamo fosse, ma è come pensiamo sia. Ovvero, il mondo che credevamo di poter visitare come una stanza aperta, perde la sua natura oggettiva. È diventato chiaro che esso non esiste senza di noi, che è il pensiero, generato da sentimenti ed emozioni, a costruirlo.

I campi di gioco sono innumerevoli e orientati secondo altrettante innumerevoli necessità, si muovono a ritmo stocastico e sugli altrettanto infiniti assi, sono vicini e lontani, sopra e sotto, aggregati e radi, raccolti in insiemi mutevoli e volatili, sensibilmente differenziati nell’istante e nel tempo, distribuiti nel grande volume del mistero. Comportarsi come se fossero irreggimentati è egocentrico e genera la storia delle fittizie verità del campetto del nostro gioco.


Lorenzo Merlo  -   force@victoryproject.net 












Note

1 – Relatività: esposizione divulgativa, Torino, Boringhieri, 1967, p. 51.

lunedì 25 gennaio 2021

Bioregionalismo - Un esperimento alchemico tra ecologia e spiritualità



Usando un termine un po’ inflazionato potremmo dire che la nostra è un’azione sulla memoria degli elementi: acqua, aria, terra, fuoco ed etere, aggiungendovi l’essere umano in quanto elemento cosciente della natura. 

Se si perde il senso di appartenenza all’intera comunità dei viventi, infatti, si va verso l’annichilimento della nostra gloriosa specie umana.

Come dice l’amica bioregionalista  Aurora Bussi: “Tutte le civiltà nascono e muoiono raggiungendo il limite di ciò che sfruttano”. In questo contesto occorre fare un parallelo fra elementi naturali e la presenza umana, nonché il rapporto fra i vari esseri.

Finché si continua a vedere l’uomo e la donna come separati dal resto del mondo non avviene quel processo alchemico trasmutativo della coscienza in termini di condivisione globale dell’uomo nella natura. Il nostro è un
viaggio verso ciò in cui siamo sempre stati: la Casa Terra. Ed una volta realizzato che siamo già a casa possiamo cominciare a prendere in considerazione un ritmo diverso, uno stile di vita diverso della nostra presenza sul pianeta. Possiamo definirlo Armonia?

“La flessibilità dell’ambiente ecologico e della civiltà umana, che risulta dalla combinazione di entrambi, è così un sistema ecologico che si definisce per ‘variabili interconnesse’ con soglie di tolleranza superiori ed inferiori. L’adattamento si consegue con la modificazione delle variabili”.

L’obiettivo sociale della Rete Bioregionale Italiana   è quello di creare una  connessione fra gli ecologisti e gli spiritualisti laici e sensibilizzare l’opinione pubblica sui temi  ambientali e sociali. 

Paolo D'Arpini




domenica 24 gennaio 2021

Bioregionalismo: “L’anima delle forme viventi, il senso dell’identità e della sapienza…"



Da diversi anni sono approdato alla constatazione che il bioregionalismo e l’ecologia profonda sono due aspetti della stessa idea, due facce.

Il bioregionalismo si occupa dell’individuazione degli organi geografici e biosistemici della terra mentre l’ecologia profonda ne deduce i meccanismi funzionali, comprendendone le inter-connessioni e le reciproche dipendenze. Questo va bene per spiegare gli aspetti materiali ed organici del sistema vita.. ma in questa descrizione ho sempre sentito la mancanza dell’aspetto trascendente, o spirituale. Infatti la coscienza non può essere spiegata solo in termini di consequenzialità fisica, deve -e sicuramente ha- possedere una sua propria natura e realtà. E lo dimostra il fatto che l’osservato non può essere scisso dall’osservatore, l’immagine non può mai sostituirsi alla sostanza.

L’aspetto psichico non basta a completare il quadro della vita dandogli un interezza. Perciò alla ricerca di una matrice comune, a se stante ed allo stesso tempo onnicomprensiva, mi sono interrogato ed ho indagato sulla natura di colui che si interroga. Ho chiamato questo riflettere sulla riflessione: Spiritualità Laica.

Spiritualità Laica è un neologismo, come lo stesso Bioregionalismo e l’Ecologia profonda, non esisteva come concetto onnicomprensivo della percezione di sé finché un giorno di 15 anni fa (sarà stato il 1996..) non fu coniato dall’amico giornalista Antonello Palieri.

Accadde durante un incontro al Circolo vegetariano di Calcata, si parlava appunto di bioregionalismo ed ecologia profonda e si cercava di individuare un modo descrittivo per l’aspetto “spirituale”. Io avevo suggerito la parola “spiritualità della natura” (facendo anche riferimento al luogo così denominato che avevo dedicato alla meditazione e riflessione sulla vita naturale: il tempio della Spiritualità della Natura). Ma andando avanti nell’estrinsecazione dei concetti e delle realtà connesse a questa spiritualità naturale ci si rese conto che veniva a mancare la fisionomia concettuale, tipica del ragionamento umano, che poteva qualificare intellettualmente il processo conoscitivo della coscienza, in termini spirituali.

Quello che si voleva descrivere è il senso della spiritualità naturale, insita nell’uomo come in ogni altra creatura e cosa. Una spiritualità antecedente la religione e l’ideologia e che comunque integrasse la capacità speculativa della mente nel descrivere le sue funzioni astrattive, ma riconoscitive dell’aura sottile che permea tutte le cose e la mente stessa.

Insomma l’uomo doveva starci dentro come la natura, perciò Antonello suggerì: “Insomma potremmo definirla una spiritualità laica…”… Ed il termine risvegliò immediatamente in me e nei presenti una comprensione innata e diretta. Sì questa spiritualità è sicuramente “laica”, in quanto non appartiene al mondo della religione , di ogni religione e di ogni teismo o ateismo, ma appartiene direttamente ed incontestabilmente ad ognuno di noi. Inserendo in quel “noi” ogni essere senziente ed ogni materia organica ed inorganica componente.

Nacque così la Spiritualità Laica come sostantivo, come nome.

Ma un nome è solo un nome e non può sostituirsi all’essere che così viene evocato. Infatti come diciamo acqua o water od eau in varie lingue, con ciò non si muta la sostanza indicata. Me ne avvidi più tardi allorché, approfondendo le mie ricerche sulle radici dell’ecologia profonda e del bioregionalismo e della spiritualità laica, scoprii che questi concetti erano chiaramente espressi in varie culture. Erano presenti nella civiltà matristica del neolitico, erano individuati nella filosofia Nonduale dell’India e nel Taoismo cinese. Insomma -com’è ovvio- non può essere l’uso di un neologismo a santificare un processo pre-esistente.

Con queste premesse vorrei qui indicare alcuni aspetti “pratici” della cosiddetta “spiritualità laica”, aspetti che riguardano la corresponsione nei processi vitali e sociali. Ovviamente la accettazione di una tale spiritualità implica la non interferenza diversificativa con i processi naturali della vita, implica anzi un accompagnamento consapevole dei processi di crescita che la vita manifesta. Infatti la tendenza scientista e religiosa a mantenere le cose sotto controllo ingenera una società schematizzata in modelli prefissati, stabiliti per legge. Questo atteggiamento coercitivo ostacola l’evoluzione spontanea dello spirito umano e persino il lavoro produttivo verso il benessere materiale. Lo osserviamo con il proliferare della burocratizzazione in cui il registrare diviene più importante dell’azione stessa.

Tuttavia nell’attuale angoscia riguardante la sovrappopolazione, l’inquinamento, lo squilibrio ecologico ed i disastri potenziali e reali causati dalle guerre e dalla spoliazione delle risorse del pianeta, solo di rado si riconosce che il sistema di governo, il metodo del controllo, è la matrice stessa dell’autodistruzione a cui andiamo incontro. Il presupposto primo di tale sfacelo è la considerazione che non ci si può più fidare di una naturale e spontanea capacità dell’uomo di uniformarsi alla natura, sempre si presuppone che “il controllo” sulla natura e sull’uomo debba essere l’unico metodo di funzionamento. Finché continueremo a far uso della forza fisica (scienza) e morale (religione) per cercare di migliore il mondo (e noi stessi) vanificheremo ogni spinta naturale al riconoscimento intelligente dell’andamento vitale. Mancherà il buon senso delle piccole cose che contano rispetto ai giganteschi problemi auto-creati nella società del benessere economico e consumista.

Insomma dobbiamo compiere il primo passo verso noi stessi, aldilà del contesto sociale o della ideologia in cui crediamo, concentrando la nostra attenzione sulle cose che possono essere fatte, per noi stessi e da noi stessi, nell’immediato presente.

Per cominciare riponiamo fiducia nelle nostre personali capacità innate di riconoscerci nella grande espressione dell’esistenza. Questo non significa abbandono della comunità, anzi una tale consapevolezza corrisponde alla riscoperta dei valori della comunità, valori basati sulla propria autoresponsabilizzazione nei confronti di noi stessi -in primis- e successivamente verso i nostri consimili (i viventi nella loro totalità). Questo non può essere un atteggiamento sentimentale, bensì operativo, organico, definitivo e totale. Comprendente i vari piani dell’andamento vitale senza esclusione di modi e senza eccessi.

Qui parlo anche di “generosità umana” come la definiscono in Cina i taoisti ed anche i confuciani ed i buddisti, una generosità che non è semplice “benevolenza” (o nonviolenza) bensì la confacente espressione della propria natura umana, ivi compresa la capacità (o coraggio) di manifestare opposizione alla prevaricazione ed alla strumentalizzazione del paradigma dell’ecologia profonda, del bioregionalismo e della spiritualità laica. In quanto la “sostanza” non può essere “descrizione” e la summa teoretica non può superare la pratica.

Paolo D’Arpini





sabato 23 gennaio 2021

Recovery plan e Agricoltura Bioregionale: un po’ di chiarezza



In questo momento di esame e presentazione del Recovery Plan all’Unione Europea da parte del Governo Italiano, un Piano che con le ingenti risorse da investire potrà in diversi settori ammodernare il nostro Paese e renderlo competitivo nell’era digitale a livello europeo e internazionale, migliorando decisamente il livello dei servizi pubblici e riducendo l’eccesso di potere della burocrazia nella Pubblica Amministrazione, riteniamo utile  pubblicare  per l’attenzione dei lettori, il  Report (www.cambialaterra.it del 07/gennaio/2021) sulle recenti decisioni del Consiglio  Europeo e il dibattito https://www.cambialaterra.it/2020/12/pac-la-schizofrenia-delleuroparlamento che riguarda la Politica agricola comune (Pac). 

Abbiamo  capito che si tende a mantenere uno status quo che, a nostro avviso, non sarebbe più sostenibile per la salute ambientale e la resilienza ai cambiamenti climatici. Si parla tanto di Grean  Deal per il Recovery Fund, ma in realtà i Governi non hanno ancora assunto delle scelte coerenti attraverso una vera Politica Agroecologica, integrale e sostenibile. 

Secondo numerosi Esperti del settore, sarebbe necessario  il rafforzamento delle Politiche Agroambientali Europee avviate nel 1992, le quali sostengono i redditi degli agricoltori attraverso il pagamento dei servizi effettivamente forniti alla collettività (Misure Agro-climatico-ambientali, per l’Agricoltura Biologica Bioregionale e per il Benessere Animale, la Formazione e l’Assistenza Tecnica per le Innovazioni e gli investimenti Green, il monitoraggio climatico-ambientale, le assicurazioni agevolate, ecc). 

Servizi che dovrebbero tradursi in Salute e Qualità degli alimenti attraverso il “massimo sviluppo dell’agricoltura biologica e la sostituzione dei Pesticidi Sintetici”, per lo più inutili ed anacronistici, come previsto dalle norme di Produzione Integrata (D.lgs.150/2012), obbligatoria dal 2014 su tutto il territorio europeo, secondo cui i prodotti chimici possono essere impiegati solo in casi eccezionali una volta esauste le tecniche alternative, obbligatorie e prioritarie, su prescrizione di tecnici abilitati (Consulenti Fitosanitari, iscritti negli appositi albi regionali), che verifichino il superamento effettivo delle soglie di danno economico da parte delle avversità delle coltivazioni. 

Ciò si traduce in Ambiente e Fertilità dei Suoli (e Umana), Biodiversità, contrasto al Dissesto idrogeologico, Zootecnia estensiva, Conservazione delle Tradizioni Agroecologiche locali, recupero dei terreni e dei villaggi rurali abbandonati, incremento del Lavoro e imprenditorialità Rurale, ecc.

Bisognerebbe avere il coraggio di evitare logiche di contribuzione a pioggia “di pura sopravvivenza”, per affermare , nella tutela del Principio di Precauzione , un Umanesimo Ecologico dei Diritti Inviolabili. 

Come dire, i soldi devono andare a chi davvero tutela l’ambiente.

Giuseppe Altieri - altieri@agernova.it



La legalizzazione della cannabis sposta lo spaccio dalla mafia allo stato - La coltivazione della canapa bioregionale deve essere libera

 



La canapa per secoli e secoli  è stata coltivata estensivamente in Italia, molto diffusa, conosciuta ed utilizzata in tantissimi ambiti sino alla fine della  II Guerra Mondiale. Poi sono subentrati gli interessi delle multinazionali chimiche e del petrolio che avviarono una campagna denigratoria nei confronti di questa innocente pianta per favorire lo smercio dei loro prodotti sintetici.  Ed ottennero il loro scopo, anche per il sostegno  del governo USA,  inventandosi il pericolo droga rappresentato dalla canapa, che da allora in poi  fu identificata come “marijuana”.  

La via d'uscita dalla situazione ridicola in cui l'Italia si è cacciata, acconsentendo alla demonizzazione  della canapa,  risiede ora  nella totale liberalizzazione della coltivazione della canapa bioregionale, allo stato naturale, e non nel proibizionismo e nemmeno nella legalizzazione, cose queste  che avvantaggiano le mafie e la corruzione.

Non sono d'accordo sulla legalizzazione della canapa per un semplice motivo ecologista la canapa è una pianta naturale utilizzata dall'uomo da millenni e proibita in Italia  per assecondare i desiderata degli USA. Dopo pochi anni dalla proibizione della coltivazione  della canapa nostrana, comparvero infatti sul mercato le qualità di canapa importate dalla mafia,  per uso da sballo,  ed il loro spaccio divenne un affare lucroso della malavita. 

C'è da tener presente che la cosiddetta cannabis o marijuana  è la medesima  pianta di canapa cresciuta in particolari ambienti caldi che sviluppa quindi maggiori quantità di cannabinolo, esattamente come il vino siciliano è più  ricco in gradi alcolici  di quello inglese. 

Quella stessa canapa che, coltivata in Italia,  per intere generazioni contribuì al benessere della popolazione, con il sopraggiungere della proibizione e dello smercio abusivo di piante allogene ricche di cannabinolo diventò “droga”. E su questa droga ci hanno campato sino ad oggi torme di malavitosi, mafiosi, camorristi, santi coronati uniti, politici corrotti, ecc. 

Infatti nell'immaginario popolare quando si parla di “droga” non si fa distinzione fra la canapa o  gli stupefacenti, per la demonizzazione nei confronti di questa innocente pianta durante gli ultimi 70 anni.

Ma da un po' di tempo  in vari ambienti politici e sui media di sistema si torna parlare di "legalizzazione della cannabis" (vedi anche il recente articolo su L'Espresso: https://espresso.repubblica.it/plus/articoli/2021/01/22/news/federico-cafiero-de-raho-droghe-leggere-1.358728?preview=true).


La cosa non mi meraviglia datosi che lo stato ha sempre più necessità di denaro per i suoi sperperi e legalizzare le droghe leggere significa entrate milionarie per l'erario. Insomma si farebbe come per l'alcol e le sigarette con il bollino dello stato sopra. Ma – secondo me - non dovremmo puntare  sulla  legalizzazione bensì sulla liberalizzazione e non chiamarla cannabis, marijuana ecc, dandogli l’accezione di “droga”, ma chiamarla con il suo nome comune: canapa. Solo la canapa esiste, un’unica pianta che a diverse latitudini e climi ha proprietà diverse.

 Finché la canapa non potrà ritornare libera nei nostri campi e giardini, assieme a tutte le altre piante medicinali, alimentari e di varia natura, non potremo mai attuare una sana ecologia botanica...

Perciò la via d'uscita da questa situazione ridicola in cui l'Italia si è cacciata risiede soltanto nella totale liberalizzazione della coltivazione della canapa bioregionale, allo stato naturale, e non nel proibizionismo, che avvantaggia le mafie e la corruzione - e nemmeno nella legalizzazione che  consentirebbe proventi illeciti allo stato (come avviene per l'alcol e le sigarette, questi sì veleni mortali). 

Per fugare eventuali dubbi dei lettori  faccio presente che non sono consumatore in alcun modo di sostanze tossiche, né di vino, superalcolici o tabacco, ma la battaglia che sostengo ha il solo scopo di salvaguardare la natura e la vita sul pianeta.

Paolo D'Arpini - Rete Bioregionale Italiana














P.S.  Per approfondire la comprensione dell'argomento trattato. La coltivazione della canapa sativa è consentita con l'acquisto delle sementi nei consorzi, sementi "trattate". La suddivisione della canapa in "famiglie" separate è del tutto artificiale. Per quanto riguarda la canapa la famiglia è unica, le piante maschio e femmina possono incrociarsi né più né meno come un aborigeno australiano può incrociarsi con una donna eschimese. La canapa bioregionale italiana ha caratteristiche diverse dalla cannabis indica. E nell'articolo si parla di canapa bioregionale. La quantità di cannabinoidi contenuta nella canapa originale coltivata in Italia è di molto inferiore alla quantità  contenuta nella canapa coltivata in India. Anche se le piante di canapa indiana crescessero liberamente in Italia dopo poche generazioni perderebbero la quantità di cannabinoidi originale per uniformarsi alle quantità delle piante bioregionali italiane.  (P.D'A.)