giovedì 31 ottobre 2013

Civiltà Picena - Società egualitaria, nei secoli....



Chi lo avrebbe mai detto! Una Principessa a Sirolo! 

Nel 1979 a seguito di ritrovamenti occasionali, nella fascia che circonda gli attuali abitati di Numana e Sirolo (An) sono stati scoperti reperti di grande valore artistico e storico attribuiti a una nobildonna picena tumulata con oltre seicento oggetti di ornamento! 

Mi riferisco al sito archeologico dei “Pini” (non lontana da Sirolo), unico nelle Marche che permette di visitare una necropoli picena musealizzata illustrata da pannelli didattici sistemati lungo il percorso di visita. Dal 1989, salvo saltuarie campagne, gli scavi hanno consentito di portare alla luce oltre a tombe e inumazione in fossa, tre sepolture monumentali a circolo fra cui la cosiddetta “tomba della Principessa di Sirolo” (sec. VI a.C.) così chiamata perché i ritrovamenti fanno supporre trattarsi di una donna di alto rango, forse morta poco dopo le nozze, appartenuta al ceto aristocratico della vicina Numana. 

Di fatto, la società picena arcaica, oltre che da re e principi, era costituita anche da regine e principesse. La scoperta è stata un'occasione per gli archeologi di conoscere gli aspetti di alcune fasi culturali che nell'antichità hanno contraddistinto questo comprensorio, offrendo notevoli scoperte sul mondo dei Piceni e sul fascino e mistero delle loro donne. 

Il monumento funebre ha un diametro di quaranta metri. Interessante la presenza di due interi carri piceni (biga e calasse, simboli di ricchezza e di potere) ritualmente smontati e accatastati l’uno verso il capo, l’altro ai piedi della defunta e gli scheletri di una coppia di mule. Ricchi e particolarmente sfarzosi sono i reperti che si riferiscono a oggetti fittili e personali come monili, strumenti domestici di lusso, reperti vascolari simposiaci e un paio di sandali etruschi di tipo articolato con interno di legno e rivestimento esterno di decorazioni in osso. Degno di attenzione il ricchissimo corredo funerario. 

Tra gli straordinari ritrovamenti, comprende, fra l’altro, una kline (genere di letto a telaio) decorata in avorio e ambra. Tale importante ritrovamento è molto indicativo per la Regione Marche che tende sempre più ad affermarsi come uno dei territori archeologici più importanti. Sirolo non solo offre al turista incantevoli angoli di mare, ma anche interessanti scoperte archeologiche del mondo antico. 

Non capita spesso che vi sia una tale scoperta, grazie alla quale reali figure del passato possano spazzare via la polvere della storia e rendere viva la storia del Piceno.

Franco Stobbart


Tomba dell'antica principessa picena

mercoledì 30 ottobre 2013

Nella legge di stabilità previsti soldi (pochi) per l'ambiente





Nella Legge di Stabilità sono previsti fondi per l'ambiente e il territorio. Istituito un fondo di complessivi 90 mln di euro per gli anni 2014-2016 per un piano straordinario di tutela e gestione della risorsa idrica per potenziare la capacità di depurazione dei reflui urbani.

"E’ istituito nello stato di previsione del Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare - si legge nella bozza- un apposito Fondo da ripartire, sentita la Conferenza unificata Stato-Regioni, città e autonomie locali, con una dotazione di 10 milioni di euro per l’esercizio 2014, 30 milioni per l’esercizio 2015 e 50 milioni per l’esercizio 2016, al fine di finanziare un piano straordinario di tutela e gestione della risorsa idrica, finalizzato prioritariamente a potenziare la capacità di depurazione dei reflui urbani".

"Il piano, approvato con decreto del Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare e preceduto da uno o più accordi di programma con gli enti territoriali e locali interessati, individua gli interventi necessari e i soggetti che vi provvedono, e le modalità di erogazione del finanziamento per fasi di avanzamento che devono corrispondere ad una percentuale non inferiore al 20% del costo complessivo dell’intervento. Gli interventi di cui al presente comma 1 sono monitorati ai sensi del decreto legislativo 29 dicembre 2011, n. 229".

In arrivo un Piano straordinario di bonifica delle discariche abusive per il quale è istituito un apposito fondo da 60 milioni per gli anni 2014-2015 e da 50 milioni di euro per il 2016.

"Fatta salva la responsabilità dell’autore della contaminazione e -si legge nella bozza- del proprietario delle aree in conformità alle leggi vigenti, e fatto salvo il dovere della autorità competente di procedere alla ripetizione delle spese sostenute per gli interventi di caratterizzazione e messa in sicurezza, nonché per gli ulteriori interventi di bonifica e riparazione del danno ambientale nelle forme e nei modi previsti dalla legge, nello stato di previsione del Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare, è istituito un apposito capitolo fondo con una dotazione di 30 milioni di euro per ciascuno degli esercizi 2014 e 2015 e 50 milioni per il 2016, per il finanziamento di un piano straordinario di bonifica delle discariche abusive individuate dalle competenti autorità statali in relazione alla procedura di infrazione comunitaria n. 2003/2007".

Potenziati gli interventi straordinari per la difesa del suolo. Nella bozza della legge di stabilità si legge: "Entro il 1° marzo 2014, il Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare verifica la compatibilità degli Accordi di programma e dei connessi cronoprogrammi con l’esigenza di massimizzare la celerità degli interventi in relazione alle situazioni di massimo rischio per l’incolumità delle persone, e, se del caso, propone alle regioni le necessarie integrazioni e aggiornamenti".

"Entro il 30 aprile 2014 -si legge ancora nella bozza- i soggetti titolari delle contabilità speciali concernenti gli interventi contro il dissesto idrogeologico finalizzano le risorse disponibili agli interventi immediatamente cantierabili contenuti nell’Accordo e presentano specifica informativa al CIPE indicando il relativo cronoprogramma e lo stato di attuazione degli interventi già avviati. La mancata pubblicazione del bando di gara ovvero il mancato affidamento dei lavori entro il 31 dicembre 2014, comporta la revoca del finanziamento statale e la rifinalizzazione delle risorse ad altri interventi contro il dissesto idrogeologico con decreto del Ministro dell’ambiente e tutela del territorio di concerto con il Ministro dell’economia".

Nella bozza si legge ancora: "All’articolo 17, comma 1, primo periodo, del decretolegge 30 dicembre 2009, n. 195, convertito, con modificazioni, dalla legge 26 febbraio 2010, n. 26, le parole “e comunque non oltre i tre anni dalla data di entrata in vigore del presente decreto” sono soppresse. Gli interventi contro il dissesto idrogeologico sono monitorati ai sensi del decreto legislativo 29 dicembre 2011, n. 229. Per le finalità di cui al presente comma 1 è autorizzata la spesa di 30 milioni per l’anno 2014, euro 50 milioni per l’anno 2015 e euro 100 milioni per l’anno 2016". 

(Fonte: Ansa - Ambiente)

martedì 29 ottobre 2013

Ripartire dal Campidoglio, 13 gennaio 2014 - "La cittadella della Rinascita"



Il popolo italiano una volta era famoso in tutto il mondo per la sua creatività e fantasia. Da oltre vent'anni ad oggi chi ci ha governato è anche riuscito a distruggere questa storica e innata prerogativa. Dall'avvento dell'Euro ad oggi quello che più di tutto è cresciuto in Italia è stata la miseria e la depressione psicologica di ogni individuo (caste a parte). E purtroppo non si intravvede all'orizzonte ancora il sereno, se non cosparso di lacrime e di sangue. Siamo tutti incapaci di reagire, in attesa del giudizio "universale". Allora Accademia Kronos ha deciso di accendere in questa macabra oscurità una luce, la luce della rinascita.

Il progetto che presentiamo prevede la realizzazione di una cittadella della scienza dove menti giovani italiane possano mettere in pratica i loro progetti legati allo sviluppo sostenibile, al risparmio energetico, all'energia da fonti rinnovabili non invasive e distruttive, ad una agricoltura sana, ecc. ecc.

Lo scopo finale sarà proprio quello di realizzare, in una qualsiasi regione d'Italia, una struttura capace di contenere laboratori, centri di sperimentazione, uffici e abitazioni. Per farne parte sarà comunque necessaria l'approvazione di un comitato di garanti dell'ENEA, di alcune università e di scienziati di Accademia Kronos. In attesa di perfezionare il tutto, il progetto inizierà a muoversi indipendentemente dall'area fisica. Sarà la nostra capacità mediatica di far conoscere il progetto a più persone possibili. Saranno invitati ricercatori e inventori italiani a presentare i propri studi e progetti al comitato organizzatore. Quelli più interessanti e con capacità di sviluppo anche commerciale, potranno essere in parte finanziati.

Tutti i brevetti che potranno scaturire dalla cittadella della scienza andranno in parte agli inventori e in parte alla stessa organizzazione che gestisce l'iniziativa che così potrà ulteriormente investire nella ricerca.

Gli sponsor potranno essere grandi e medie aziende industriali italiane, istituiti bancari, la stesse regioni, ecc. Non si escludono formule in cui tutti gli italiani possano concorrervi con una donazione di 2 euro ciascuno (usando il metodo dello scatto alla telefonata).

Insomma non aspettiamo inerti e immobili la nostra sentenza di morte, ma alziamoci e reagiamo, facciamo partire la GRANDE RIVOLUZIONE CULTURALE, IL RISCATTO DI UN'ITALIA IN DISFACIMENTO E GESTITA DA INCAPACI E "FURBETTI". Facciamo vedere a chi ha orchestrato la nostra fine che ancora esiste l'ORGOGLIO ITALIA.

E' questo al momento il nuovo impegno di Accademia Kronos, poi se anche questo fallirà, allora cercheremo altrove le soluzioni.


Se siete tutti d'accordo per il 13 gennaio 2014  al Campidoglio di Roma annunceremo la nascita del progetto "La cittadella della Rinascita". 

Ennio La Malfa - ak@accademiakronos.it

lunedì 28 ottobre 2013

Edolo - Il Parco dell'Ogliolo è vivo.... grazie ad un manipolo di ecologisti

Come, in un momento di crisi energetica, si contesta la nascita di una centrale che produce energia elettrica da fonti rinnovabili? 
Ebbene si! 
Come è stato per le pale eoliche (ferme), le centrali inquinanti a biomassa e gli impianti fotovoltaici a terra, ora chi interessato ad arricchirsi in nome dell'energia pulita, adducendo motivazioni ecologiche fantastiche quanto false, ci prova con le centraline idroelettriche. Intanto nel territorio dove si vorrebbe realizzare questa centralina da 3 o 4 Megawatt esiste già a pochi Km una vera centrale idroelettrica da 100 megawatt che fornisce energia per una buona parte della Valle Camonica, ci troviamo infatti ad Edolo, lungo la valle del fiume Ogliolo. 
Quindi questa centralina non avrebbe nessun valore aggiunto d'energia per la zona. "Ma che male c'è farne una in più? intanto non inquina, né danneggia l'ambiente!". Direbbe qualche ambientalista superficiale. Invece danneggia l'ambiente e come! 
Questa centralina idroelettrica sottrarrebbe l'acqua del fiume Oglio per incanalarla in un vasto bacino al fine poi di farla precipitare in condotte forzate per attivare le turbine. Quindi il fiume che in certi periodi dell'anno ha una limitata portata (estate e inverno) verrebbe prosciugato ad intermittenza arrecando gravi danni a tutta la fauna acquatica. 
Da qui la nascita di un vasto movimento popolare che si fa chiamare O. T. E. (Osservatorio Territoriale Edolese) e che Accademia Kronos e  Rete Bioregionale Italiana sostengono.
Il movimento, di cui fa parte lo scienziato Dario Sonetti, è riuscito dopo lunghe lotte tra carte bollate e manifestazioni pacifiche di piazza a dar vita al Parco dell'Ogliolo. La nascita del parco di fatto può bloccare questa nuova "speculazione energetica", capace, come per le pale eoliche (ferme), di far guadagnare tanti soldini solo ai proponenti del progetto a discapito dell'ambiente naturale circostante.

Accademia Kronos con l'adesione di Rete Bioregionale Italiana

domenica 27 ottobre 2013

Pitino ci aspettava da secoli... e noi ci siamo andati


La torre di Pitino  vista da Treia

uh, uh, la scarpinata è stata dura, ma ce l'abbiamo fatta. L'idea di andare sulla collina dove si erge la torre di Pitino aleggiava nell'aria da tempo. Ogni volta che andavamo a trovare Lucilla a San Severino Caterina mi indicava quel torrione solitario, alto alto arroccato in mezzo al verde verde, e mi diceva “Debbo portarti a Pitino”. Prometti oggi e prometti domani, finalmente approfittando della presenza di due amiche emiliane, Antonella e Rina, in visita a Treia, siamo saliti sulla stradina tortuosa che conduce al borgo abbandonato. Lungo la strada il belvedere panoramico delle colline circostanti, con vista in lontananza di Treia, è stato guastato dalla distesa di pannelli solari a terra che creavano macchie nere traslucide nella campagna. Peccato veramente peccato, scesi dalla macchina abbiamo fotografato l'obbrobrio....

Pannelli solari marchigiani

Poi un po' brontolando sulle brutture della civiltà moderna siamo risaliti ed abbiamo continuato il viaggio. Forse Caterina aveva sbagliato stradina, sembrava infatti di non arrivare mai, gira che ti rigira ci siamo fermati in una casa isolata dove una macchina con un anziano all'interno si accingeva a fare una manovra. “Scusi dov'è Pitino?” L'anziano, forse preoccupato dalla mia faccia o nel vedere una macchina piena di sconosciuti lì davanti, stentava ad aprire il finestrino. Poi finalmente l'abbassa ed esordisce dicendo: “Sono un carabiniere in pensione.. che volete?”. L'ho subito rassicurato dicendo che eravamo turisti, al che lui ci ha indicato la strada giusta: “Più avanti trovate una Madonnina e lì girate a sinistra.


Presto fatto, ripartiti e rincuorati, dopo poco la Madonnina c'era davvero.. e lì abbiamo imboccato una stradina in terra battuta a strapiombo sulla valle, Caterina era un po' nervosa.. e ad un certo punto, quando la stradina sembrava veramente essere diventata un sentierino di montagna, ci siamo fermati davanti ad un cancello chiuso a lucchetto e siamo scesi dalla macchina avventurandoci a piedi. Ripida la salita, e sdrucciolevole, ma l'abbiamo fatta quasi di corsa per alleggerire la tensione. 

Pitino -  Tratto di strada interno alle mura   

Ed infine in cima troviamo l'antica porta arcuata d'ingresso, da cui iniziava una stradina in sassi levigati, l'abbiamo percorsa tutta fino ad arrivare ad una strana chiesa, con una porta nuova nuova di legno massello, aperta.. L'interno mezzo diroccato e cosparso di lattine, cartocci di succhi di frutta, bottiglie vuote di birra, etc. ci ha fatto capire che il luogo era frequentato (da visitatori malaccorti)... Però la sensazione di magia all'interno era tangibilissima, tant'è che le foto mostrano diversi “orbs” (punti luminosi vaganti).

 Paolo, Antonella e Rina all'interno della chiesa

Abbiamo fatto un giro nel “compound”, dove forse un tempo vivevano monaci, suore, o persone comuni chissà..? Abbiamo ammirato la torre, credo restaurata perché non mostrava crepe esterne e ci siamo affacciati fuori dalle mura, dove ancora una volta siamo stati colpiti dalla vista degli squallidi pannelli solari....

Il ritorno, in discesa, è stato più celere dell'andata.. eravamo anche in ritardo per il pranzo da Lucilla, e nella foga Rina è anche scivolata sul brecciolino, per fortuna senza danni... 

Continua con il resoconto   

Uno dei luoghi più belli e con un sentore di magia nei dintorni di Treia per me è sempre stato Pitino: si vede in lontananza dalle finestre di casa mia e spesso chi viene chiede cos'è quella torre in cima alla collina. 
La torre di Pitino, vista da lontano

Io non sono mai stata molto ferrata in storia e né appassionata, sarà perché ho poca memoria e quindi non ho mai saputo molto  della storia di  questo luogo, oppure, se l'ho saputo l'ho dimenticato. Forse  faceva parte di una serie di torri di avvistamento contro i saraceni. Fatto sta che diverse volte ci siamo andati quando venivo qui con Andrea e a volte anche da sola con Viola  quando venivo in vacanza con lei o con amici a Treia.  Stamattina (domenica 27 ottobre 2013) la giornata era splendida, il cielo blu, quindi, avendo  diverse volte promesso a Paolo che ce l'avrei portato,  e dovendo andare per un appuntamento conviviale a casa di Lucilla Pavoni, assieme alle amiche Antonella e Rina, il luogo era di strada, per cui bando alle ciance e ci siamo diretti verso il posto. 


La strada per salire sulla collina  non è proprio agevole, è una di quelle strade che a me fa pensare, ogni volta: "Riuscirò ad arrivare in cima?" ed oggi, nel percorrerla, lo ho pensato ancora di più, perché erano anni che non ci salivo, ed in più ho preso la prima deviazione che non avevo mai fatto prima, per cui non mi raccapezzavo affatto, innervosendomi parecchio. Ma la torre di Pitino svettava elegantemente e dava un minimo di direzione (quando si vedeva. ). Lungo la collina ci siamo fermati ad "ammirare" un campo di pannelli fotovoltaici, obbrobrio molto frequente nelle Marche che pare siano la Regione d'Italia a più elevata densità di questi "mostri".  Poi siamo ripartiti e arrivati con l'auto quasi in cima ci siamo fermati per percorrere a piedi almeno l'ultimo tratto. Il sole bruciava e ci faceva sudare. 


Il primo edificio che abbiamo incontrato è stata la chiesa, esternamente pare restaurata ma internamente ancora come dieci anni fa: il pavimento divelto, i muri cadenti a pezzi, solo qualche resto di un cantiere che ci ha fatto pensare che forse dovevano iniziare lavori di restauro, che poi si sono bloccati. Qualcuno di noi ha detto: "E dire che basterebbe uno stipendio di "quelli là" per sistemare tutto questo... sarebbe bellissimo!". Il resto l'abbiamo visto super-velocemente: Lucilla ci aspettava con un pranzo luculliano, non potevamo farla attendere oltre! A Pitino ci torneremo!

Caterina Regazzi e Paolo D'Arpini 

      Caterina Regazzi ai piedi della Torre


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Commento di Franco Stobbart: “La rocca di Pitino? vicino a San Severino Marche arroccato su una collina si trova il castello di Pitino. Nel medioevo era un nobile maniero, un centro importante di attività politiche e militari. Ora è tutto in rovina, solo mura fatiscenti che parlano di spettri e di riti magici. Abitano Pitino solo i corvi, che volteggiano attorno ad una torre e al fatiscente campanile. Si dice che l’ultimo abitante del borgo fuggì agli inizi del secolo scorso, spaventato – si dice – dagli strani fatti e dai tenebrosi racconti che erano stati ravvivati intorno al castello.  La stampa di un tempo riportava ciò che nel borgo di Pitino non c’è stata pace per i poveri morti: ossa umane sparse impietosamente qua e là, spesso allineate ritualmente all’interno di quella che un tempo fu una chiesa. Le ossa sistematicamente trafugate da un piccolo ossario, dove alla rinfusa furono accolti resti di persone illustri e meno note. Anche se le autorità del luogo sono intervenute per evitare ciò, alcuni dicono che Pitino è rimasto luogo tenebroso di evocazione e di rituali satanisti perpetrati con ogni probabilità da stregoni provenienti dalla vicina Umbria (episodi pitinati di magia nera, sono narrati a voce o riportati negli ultimi anni sulle pagine dei giornali).”

La vera Aquisgrana - Fra il Chienti ed il Potenza, in provincia di Macerata








Si discute sulla stranezza di queste chiese Abbaziale e molti storici hanno anche avviato studi interessanti, come nel caso di San Claudio al Chienti definita la vera Aquisgrana la vera reggia di Carlo Magno.Nessuna ipotesi è da scartare o da sottovalutare, neanche quello di un possibile messaggio esoterico che collega le Chiese abbaziali che corrono lungo le direttrici del Chienti e del Potenza e che interessa anche parte della strada Settempedana.Ci occorre una Cartina e un lucido su cui ridisegnare i siti delle chiese abbaziali.

S. Firmano Rosso , S.M.Potenza Giallo, S.Maria a Piè di Chienti Nero, San Claudio al Chienti Azzurro, Rosa Chiaravalle di Piastra , S.Lorenzo in Doliolo indaco Rambona Marrone. La suggestione è molta davanti a questo schema che tutti possono disegnare, basta una buona cartina topografica delle Marche e poca fantasia perché come si potrà constatare così sono disposte l’immagine è rovesciata rispetto alla corrispettiva che è in cielo proprio come uno specchio.(da "L'abbazia del Santo Graaal)

Dagli studi del prof. Giovanni Carnevale, professore salesiano di storia dell’arte, oggi in pensione, emerge un dato sorprendente: Aquisgrana, l’antica sede imperiale fondata da Carlo Magno sul finire dell’VIII secolo, non va collocata nel nord della Germania, cioè ad Aachen, come si è sempre ritenuto, ma in Italia e precisamente in territorio Piceno, nella Val di Chienti, in provincia di Macerata.

La chiesa di S. Claudio al Chienti è stata, secondo tali studi, l’antica cappella palatina voluta da Carlo Magno. A seguito della Translatio Imperii attuata dall’imperatore Federico I il Barbarossa nella seconda metà del secolo XII, Aquisgrana dalla Val di Chienti venne trasferita ad Aachen.(Vedi: http://www.aquischienti.org/sito/index.php...)


Franco Stobbart

sabato 26 ottobre 2013

Treia - Celebrazione di Nazareno Strampelli, miglioratore di semi, al Teatro Civico



Teatro di Treia - Paolo D'Arpini in ultima fila

...il 26 ottobre 2013, di ritorno dall'intervento  al Festival della Laicità di Pescara (vedi http://www.circolovegetarianocalcata.it/2013/10/26/pescara-25-ottobre-2013-partecipazione-allinaugurazione-del-festival-mediterraneo-della-laicita/),

ho trovato nella posta il comunicato dell'assessore all'ambiente di Rieti sull'incontro sull'agronomo Strampelli che si teneva questa mattina (26 ottobre 2013), qui al teatro civico di Treia. La comunicazione mi è giunta dall'amico giornalista  Valentino di Lazionauta: "Ciao.  Caro Paolo, (mentre Walter Caporale è in Kenya...), questa volta ti mando io un comunicato perché penso e spero ti possa incuriosire visto anche dove l'evento è organizzato... Al che gli ho risposto: "Caro Valentino, grazie. Non ero per nulla informato di questo evento...  di corsa faccio un salto a sentire cosa dicono...

Ed ho fatto in tempo a partecipare e qui di seguito potete leggere un breve resoconto di Caterina.  
(Paolo D'Arpini)

Appena arrivati a Treia, Paolo, preda del senso del dovere, ma forse anche di una certa dose di curiosità scimmiesca si è fiondato sulla posta elettronica ed ha trovato con suo e mio grande stupore una comunicazione da Lazionauta di un convegno che si doveva tenere oggi proprio qui a Treia, al Teatro comunale, su Nazareno Strampelli. Il convegno era patrocinato da vari enti ed organizzazioni, come la Regione Marche, la Provincia di Macerata, la città di Treia, ed il comune di Rieti (Lazio, da cui la notizia proveniente da un amico di Paolo, che lavora appunto in Lazionauta).


Siamo arrivati al convegno in grande ritardo ed abbiamo però potuto ascoltare buona parte della relazione di Roberto Lorenzetti, Direttore dell'Archivio di Stato di Rieti. Era presente, tra gli altri anche il prof. Teloni della scuola media di Treia, in veste di presentatore.

Nazareno Strampelli,  di cui non conoscevo quasi nulla se non che fosse collegato in qualche modo all'Accademia Georgica di Treia, fu uno scienziato maceratese vissuto durante il periodo del fascismo che selezionò varietà di Grano (cosiddetto "grano strampelli"), molto più produttive rispetto a quelle normalmente in uso allora, che si diffusero poi in molte regioni d'Italia facendo si che l'Italia divenisse molto meno dipendente dalle importazioni dall'estero. 

Fu anche nominato, per i suoi meriti, senatore del Regno, anche se non era molto attivo a livello politico. In una delle sedute del Senato redasse un testamento molto intimo che è stato ritrovato e la cui copia autografa è stata anche proiettata durante la manifestazione (quando si dice che i parlamentari durante le sedute si fanno gli affari propri,  ma in questo caso, per quel che ho capito lui non era affatto interessato di ricevere questa carica, che forse fu anche la causa di una mancata assegnazione di un Nobel, che avrebbe sicuramente.meritato per il suo lavoro, ma che non poteva mai essere assegnato ad un senatore del fascismo).

Verso la fine della sua carriera si trasferì anche a lavorare in Argentina con cui tesse rapporti che portarono ad un aumento percentuale considerevole del grano importato proprio dall'Argentina rispetto a quello proveniente da altri paesi. 

E' stato e deve essere ricordato come scienziato, ma anche come uomo, per la sua onestà e serietà, oltre che per lo scarso interesse ad accumulare ricchezze, che infatti , non lasciò alla sua morte, avvenuta nel '42.
Nel 2016 ricorre il 150esimo anniversario della sua nascita e sicuramente ci saranno delle iniziative per ricordarlo, speriamo proprio di poter partecipare!
(Caterina Regazzi)


Alcune immagini dell'evento:


Teatro di Treia - Panoramica interna - Convegno su Nazareno Strampelli



Treia - Intervento di Roberto Lorenzetti di Rieti 



giovedì 24 ottobre 2013

Parco naturale della Gola della Rossa di Frasassi nel Comune di Genga in provincia di Ancona




Nessuna descrizione può restituire l’impressione profonda che un mondo da favola, di bellezza, di armonia, di potenza, trasmette al visitatore lasciandogli sensazioni indimenticabili. Di grande interesse paesaggistico: la Gola di Frasassi è una delle più belle e intatte delle Marche, è lunga oltre tre chilometri e si apre fra le rocciose pareti dei monti Giungano e Valmontagnana scavata dal millenario corso del Sentino che l’attraversa formando cascatelle, pozze, laghetti di limpida acqua. 

Un torrente di particolare bellezza, solca uno degli scenari di maggior fascino di tutta la zona e si mostra spettacolare e rumoroso, ricco di buche che sembrano ognuna la vasca di un acquario, popolate da magnifiche trote. Nella parte centrale della Gola un ripido sentiero conduce alla Grotta del Santuario, grande cavità naturale così ampia da contenere per intero l’edificio ottagonale eretto da Papa Leone XII. Accanto una più antica, minuscola chiesetta medievale. 

All’imbocco della Gola si trova il borgo di San Vittore. Una frazione stupenda sotto l’aspetto paesaggistico. Il verde intenso dei boschi e delle pinete si sposa armoniosamente con i molti colori delle rocce e la luce, che attraversa con fatica la Gola, ancora oggi vi si possono notare numerosi resti della civiltà romana e tutto intorno numerosi castelli medievali come quello di Pierosara che vanta una leggenda che non ha nulla da invidiare a quella di Paolo e Francesca. Nella frazione dei San Vittore troviamo l’omonima abbazia romanica, un grazioso insieme artistico, semplice e suggestivo che lega in un unico complesso tre epoche, tre concezioni di vita. E’ una delle chiese più antiche affascinanti e ben conservate della nostra Regione. Accanto ad essa, meritano una visita il museo spelopaleontologico e archeologico. Si può ammirare il famoso e rarissimo fossile di Ittiosauro (il più grande animale vissuto nell’ambiente marino che dominava l’attuale area umbro-marchigiana durante il Giurassico finale, circa 150 milioni di anni fa) e lo scheletro di un orso bruno. 

La sezione archeologica ospita le preziose urne cinerarie della necropoli di Pianello di Genga, reperti preistorici, piceni, gallici e un teschio, il più antico reperto umano rinvenuto nelle Marche. Intatto è il ponte romano sul Sentino dell’età augustea, sul quale sorge una torre provvista di un passaggio verso l’abbazia. In epoca romana nel sito vi era un bagno medicinale: l’acqua solfatara. Si sente l’acuto odore anche a considerevole distanza dalla sorgente. Non lungi dall’abbazia, si trova un rinomato stabilimento termale per le sue acque salutari dalle innegabili proprietà terapeutiche: acque sulfuree, clorate, sodiche con le quali si curano malattie dell’apparato respiratorio, della pelle, ginecologiche, si dispone anche di fangoterapia etc. 

Ai moderni impianti termali dello stabilimento è annesso un albergo con un bel parco verdeggiante e piscina all’aperto alimentata con acqua termale. Ma la perla turistica della zona sono le celebri e meravigliose Grotte. Non hanno rivali in Italia e in Europa per la grandiosità, la lunghezza, la bellezza, la vitalità. Vitalità, si, perché la Grotta Grande del Vento e la contigua Grotta del Fiume sono vive: la natura continua a creare le sue meraviglie e basta entrare nell’immenso “Abisso Ancona” nel quale starebbe comodamente il Duomo di Milano per avvertire, guardando ed ascoltando, che il lavoro incessante dell’’acqua continua con il suo perpetuo gocciolare che innalza le stalattiti verso l’alto o spinge le stalagmiti verso il basso anche se ciò avviene creando ogni anno, circa mezzo millimetro di nuova concezione. Gli ambienti della Grotta sono tutti visibili e visitabili. Guide professionali accompagnano i visitatori su un percorso turistico che dura settantacinque minuti. 

La visita alle Grotte è un momento particolare: il visitatore prova l’ebbrezza di un mondo rovesciato, bellissimo, emozionante, fatto di concrezioni così particolari da restare con il fiato sospeso. I giri turistici sono davvero ben organizzati. E’ anche possibile prenotare dei percorsi avventura che consentono a piccoli gruppi di addentrarsi nei cunicoli, nelle strettoie e negli scivoli ad ammirare sale nascoste.
Insomma, scoprite e conoscete meglio questo splendido e suggestivo angolo di paradiso.

Franco Stobbart

mercoledì 23 ottobre 2013

Treia - Elevatore meccanico? Ennesima cattedrale nel deserto, incompiuta



Treia - Porta Vallesacco

Non solo non serve a nulla  ma non verrà nemmeno terminato e resterà praticamente la solita cattedrale nel deserto.

L'ascensore che "avrebbe" unito un parcheggio situato nel verde (sotto le mura di Treia) alla porta principale del paese si sta rivelando un grosso errore.

Giunta che cade, sindaco che si dimette, chi l'aveva proposto, un sindaco precedente, di oltre dieci anni fa, lo disconosce... ed ora a causa delle carenze economiche  i lavori da poco iniziati già vengono fermati. 

"Non ci arrivano i pagamenti... -afferma la ditta appaltatrice di Caserta- e i lavori non possono continuare".  Insomma operai licenziati e la strada su cui c'è una enorme voragine e le rupi sventrate resteranno forse per sempre a memoria di una mancata lungimiranza.   Unitamente al sudiciume, costituito dalle solite onnipresenti bottigliette di plastica e lattine e pezzi di carta di varia natura. Residuati bellici del cantiere incompiuto.


E la romantica strada bianca, pochissimo trafficata, lungo la quale raccoglievo pigne ed anche erbe spontanee, ove respirare aria pulita, silenzio e pace, resta un campo di battaglia, non più transitabile.  

Peccato,  Treia  non meritava questo obbrobrio anche considerando che il centro storico è veramente poco abitato e prima di pensare a chiedere un mutuo per un elevatore meccanico,  forse gli amministratori avrebbero fatto meglio a pensare a come rivitalizzare il paese con idonee manifestazioni culturali e paesistiche. Magari valorizzando le stradine come quella ora sventrata e sbarrata con un "cancello".

Quel che mi pare strano è di non aver avuto finora sentore di  proteste, da parte della popolazione, ma sicuramente delle polemiche ce ne saranno  in futuro... vedendo che il degrado  avanza.

Spero che i prossimi amministratori se ne rendano conto e ci mettano un freno: il paese non si ripopola semplicemente perché c'è un ascensore in più, ma conservando l'habitat, la pace e l'armonia.

Paolo D'Arpini


Rete Bioregionale Italiana
Vicolo Sacchette, 15/a - Treia

Treia, 8 dicembre 2013 – “La memoria è nel seme” – Incontro culturale, artigianale ed erboristico



A Treia, per la giornata dell’8 dicembre 2013, è previsto lo svolgimento di un evento di carattere ecologista, dal titolo “La memoria è nel seme”, che la nostra associazione, Circolo vegetariano VV.TT., intende svolgere -come ormai da alcuni anni- in occasione della Festa dell’Immacolata. Anche quest’anno l’evento sarà dedicato all’attuazione di un nuovo paradigma per la presenza sul territorio, cercando di valorizzarne i significati bioregionali e la pari dignità di appartenenza al luogo ed alla società, sia per le donne che per gli uomini e per gli animali e le piante.
Perciò l’8 dicembre 2013 abbiamo pensato ad una manifestazione che unisce aspetti pratici a quelli spirituali e culturali. La mattina si terrà una passeggiata erboristica per riconoscere le piante commestibili ed officinali, con successiva degustazione di quanto raccolto. Nel pomeriggio ci ritroveremo ad una tavola rotonda per condividere significati e valori agricoli, ecologici e della sacralità della natura. Con l’integrazione di aspetti culturali ed una discussione sui temi trattati nel libro “Riciclaggio della Memoria, appunti tracce e storie di Ecologia profonda, Bioregionalismo e Spiritualità Laica” di Paolo D’Arpini (Edizioni Tracce)
Programma dell’8 dicembre 2013 – Circolo vegetariano VV.TT. di Treia
h. 10.30 – Sonia Baldoni accompagnerà i partecipanti in una escursione erboristica per scoprire le erbe commestibili invernali. Partenza dalla sede del Circolo.
h.13.30 – Condivisione delle bevande e del cibo vegetariano da ognuno portato, venire muniti di proprie stoviglie, piatti e bicchieri. Verranno anche preparate le erbe raccolte durante l’escursione, per una degustazione collettiva.
h. 15.00 – Apertura del tavolo del baratto. Ognuno è invitato a portare conserve alimentari contadine e frutta secca ed oggetti artigianali auto-prodotti, nonché propri libri, disegni od altro materiale artistico da scambiare liberamente.
h. 16.00 – Tavola rotonda “La memoria è nel Seme”, con relazione introduttiva del prof. Alberto Meriggi. Interventi a rotazione.
Alle pareti del Circolo saranno esposte foto naturalistiche di Daniela Spurio. Una parete verrà dedicata al pittore romano Eugenio Cannistrà, di cui in passato una importante mostra fu organizzata a Treia, in collaborazione con il comune.
La Sede del Circolo Vegetariano VV.TT. è in Via Sacchette, 15/a, Treia (Macerata). Per raggiungere il luogo: Parcheggiare sotto le mura in prossimità di Porta Mentana (o Montana), lì nei pressi c’è una fontana antica con due cannelle, salire sino alla Porta, subito a sinistra si vede un vecchio pozzo, salire ancora per 10 metri, quella è Via Sacchette, sulla destra si vedrà un piccolo spiazzo con una porta leggermente sopraelevata su un terrazzino.

Treia - Paolo D'Arpini davanti alla sede del Circolo


Info. circolo.vegetariano@libero.it – Tel. 0733/216293

martedì 22 ottobre 2013

Marco Tiberti: "Grano avvelenato per legge..." - Deossinivalenolo, Vomitossina, Fusarium... tutte comprese



Mi giunge voce che il grano potrebbe contenere una percentuale elevata di DON (micotossine) fuori dai parametri di legge. Per capire, parametri adatti a mangimi per suini. Ce da domandarsi come ad esempio i NAS non si siano ancora attivati in controlli a tappeto dalla Puglia in tutta Italia!!
 
Alcune importanti note sul DON: il deossinivalenolo (DON o Vomitossina). Il deossinivalenolo (DON) è una micotossina, uno dei metaboliti di alcuni ceppi fungini (muffe), appartenenti al genere Fusarium (F. graminearum e F. culmorum, ecc.). Si tratta di “fattori tossici naturali e involontari”, cancerogeni, teratogeni e mutageni. Dallo stesso fungo si possono originare più tossine, come nel caso della candida (Candida albicans) e ci possono essere sinergie tra tossine diverse, come nel caso della ocratossina A (OTA) e la citrinina.

Su scala globale, il DON è la micotossina di gran lunga più frequente e quindi quella più temuta e per questo più studiata. Si contaminano particolarmente i cereali e loro derivati (farine, pane, ecc.). In considerazione della sua estrema stabilità (termostabile) durante i diversi trattamenti tecnologici e la quasi totale assenza di processi di decontaminazione, il DON lo si può trovare facilmente anche negli alimenti finiti.

E’ quindi importante caratterizzare gli effetti tossici del DON, in particolare su tutto l’intestino, stomaco compreso, primo organo che entra in contatto con gli alimenti.
Questa micotossina riduce la funzione di barriera dell’intestino (riduzione della resistenza elettrica dell’epitelio, aumento della permeabilità cellulare alle molecole, aumento del passaggio di batteri).

Il fatto che il DON riduca la funzione di barriera intestinale causa un aumento del passaggio di batteri attraverso l’intestino. Viene alterata la permeabilità intestinale. Ciò ha conseguenze importanti in termini di suscettibilità alle infezioni (Salmonella, Escherichia, ecc.). Aumenta il passaggio di agenti inquinanti, come metalli pesanti, pesticidi, potenziandone gli effetti dannosi, che possono favorire reazioni immunologiche locali e sistemiche e condizionare la prognosi di malattie come la sensibilità al glutine (Gluten Sensibility) e l’autismo. Il danno indotto può offrire anche valutazioni indirette di grande interesse, in quanto le alterazioni della mucosa modificano, anche se di poco, la funzione biochimica cellulare.

Si assiste ad una carenza di vit. B12 per i motivi su esposti, quindi ad una diminuzione delle desaturasi e ciò spiegherebbe l’alterazione delle membrane in quanto povere di polinsaturi e ricche di saturi (fosfogliceridi).

A livello intestinale può essere penalizzato l’assorbimento della vitamina B12, che necessita del Fattore Intrinseco (F.I.) Intestinale (o Gastrico o di Castle). Una carenza di B12 può ostacolare la conversione fisiologica dell’omocisteina in metionina. A cio’, seguirà, secondo una variabile dipendente dalla predisposizione individuale, la comparsa delle spie cliniche.

Essendo il DON di facile presenza nelle mense scolastiche, asili nido ed elementari, dove arriva specialmente con il pane e più limitatamente con la pasta, l’industria di questi alimenti dovrebbe essere obbligata a lavorare il grano prestando maggiore attenzione alla contaminazione in campo e ad attuare processi fermentativi specifici in grado di abbattere la carica di micotossine.
 
All'interpellanza parlamentare deve seguire una richiesta di intervento urgente dei NAS che effettuino analisi del grano americano su probabile presenza di OGM, micotossine e disseccanti. Preciso su quest'ultimo punto che il disserbante Roundup-Monsanto viene buttato sul grano americano prima di raccoglierlo, grano duro che in nord America altrimenti non maturerebbe mai.
 
Marco Tiberti

Responsabile Dipartimento Alimentazione e Acque