martedì 31 gennaio 2023

Transumanza umana verso pascoli analogici...

 

Parole al vento di cui soltanto alcuni, agli sgoccioli della generazione, avranno modo di cogliere il senso. Per tutti gli altri, i giovani e quelli che verranno, saranno pensieri di un mondo di cui non avranno consapevolezza, rappresentato dai sussidiari di regime come l’era buia dalla quale ci si è finalmente liberati.

Ci stanno spingendo. Con cani da guardia intelligenti, a cui non serve più mostrare i canini, ci fanno avanzare verso l’imbocco del ponte. È una transumanza che lascia i pascoli analogici, a misura d’uomo, per portarci a quelli digitali, algoritmici e disumani. Come altrimenti nominare la cultura, la società, la politica, gli ideali, i valori, l’educazione fondata sul relativismo?

Tuttavia nel pensiero che considera il relativismo un traguardo raggiunto, da esibire e vantare, è nascosto, si muove il germe del nichilismo. Che non è una corrente filosofica, ma uno stato esiziale dello spirito umano. Una condizione in cui, inconsapevole del doloroso significato che implica, l’uomo celebra la separazione dalla propria trascendenza. Lo condanna ad un’esistenza che i cattolici chiamano Inferno, che i buddhisti e altri riempiono di sofferenza. Uno stato in cui il maligno ha campo libero, e la potenza e la creatività degli uomini sono limitate al loro proprio ego.

Il relativismo è considerato un bene conquistato dall’attuale società del pugno di mosche, in contrasto a quella fondata sui gerarchici, inequivoci, duraturi valori tradizionali. Come in questa sussistevano le solidità identitarie e sociali, all’opposto nell’attuale, transumanistica, dominano i pensieri e le idee propri di un ordoindividualismo a tutto esteso. L’aveva già detto Zygmunt Bauman nel 1999 (1).

La persona, entità base della comunità, che poteva analogicamente relazionarsi a tutto il mondo, è divenuta individuo, entità incapace di comunità se non digitali, virtuali, dall’identità effimera, in quanto aggregata al momento della bisogna, spesso del piacere o dell’interesse personale. Un essere che con due soldi è stato convertito in consumatore e, in quel solo modo, a sua insaputa soppesato. Poi, algoritmicamente anticipato, paurosamente reso prevedibile, digitalmente sempre più sorvegliato. La vita a punti, da guadagnare o perdere in funzione dell’ubbidienza o meno ai canoni che ci attendono al di là del ponte, ne rappresenta l’epilogo. Tutti schedati o, se reietti, progressivamente emarginati dai servizi sociali, fino alla loro resa, autodistruzione o eliminazione.

Il capitalismo della sorveglianza, diversamente da quanto qualcuno lo crede, limitato e alimentato soltanto dai social, dove tra gridolini e cianfrusaglie tutti mettono in pubblico diverse profondità di se stessi, si attua in assai più numerosi percorsi. Riconoscimento facciale e vocale, digitalizzazione pervasiva di tutti gli aspetti della vita, velocità di trasmissione dati, inoculazione informatica. Naturalmente, tutto presentato come progresso, tecnologia salvifica e servizio di miglioramento della vita. Uomini ridotti a dati, elaborati da algoritmi in costante raffinazione che, a boomerang, indurranno loro – quando e dove – a gridolinare, - come e perché – a cianfrusagliare.

La volontà di relativismo è dunque una corrente in cui i pesci convertiti all’individualismo trovano cibo in abbondanza. Una conversione spontanea, che non ha richiesto né spada né solennità d’investitura. L’adepto è infatti desideroso di entrare in scena, di far parte del futuro che verrà. Lo fa con senso di responsabilità, dedicandosi all’ambiente con l’auto elettrica, alla riduzione del riscaldamento globale con la rinuncia al porco e al manzo, all’abbraccio dei diritti individuali; aderendo al politicamente corretto, alla demolizione di ruoli, alla criminalizzazione del parere contrario al proprio. È un individuo che s’indigna se scrivi finocchio, ma che non fiata davanti al ripugnante comportamento dei media d’informazione. Che, sorridendo, riduce a slogan le menzogne di stato.

Lo fa in quanto del tutto ignaro che l’industria della paura non è argomento da complottista, ma una banale osservazione che, forse, per essere compiuta richiede di scendere dal divano. Un’industria che ha anche il monopolio della comunicazione, a sua volta solido sostegno del femminismo di superficie e della bandiera a otto colori. Quella così orgogliosamente e allegramente sventolata nelle piazze, nella cultura, nella politica, nelle istituzioni. Che insieme a quelle della biotecnologia e della bioingegneria, in una grande festa virtuale, conclamerà che la transumanza è stata compiuta. Ormai, da ogni dove si diffondono i suoni e i canti del melodioso concerto che sta accompagnando il gregge sereno e danzante al di là del ponte. Tutti intenti a cercare fuori da sé come affermarsi, inconsapevoli del potere che è nel proprio sé, che neppure sanno cosa sia. Ignari della bellezza come guida e del benessere come ordinarietà. Al loro posto, ora, inseguiamo i loro lontani surrogati, succedanei offerti dall’opulenza e dalla menzogna dei farmaci.

È un’industria estesa, capillare, in grado di inquinare spirito, pensieri e azioni. Che si sposa con la société sécuritaire. Colei che ci vende sicurezza un tanto al chilo, ma sotto clausola, che ci impone una connessione permanente. Che ci ha resi assuefatti e quindi dipendenti, tanto che quella connessione ora è pretesa. Fin dall’infanzia.

Osservazioni banali che, oltre che gravi, sono anche una premessa di atroce garanzia: le culture saranno cancellate, le parole significheranno altro o l’opposto, e le identità saranno a piacere, i bonus faranno sopravvivere gli inutili impegnati in guerre tra poveri, intelligentemente pasturate da chi sa come gira il fumo. La Neolingua di 1984 (2) ne è stata la consapevole anticipazione, ora pienamente in atto.

Perduti ed esauriti nel ciclo dei desideri, gli uomini, assuefatti e dipendenti, vorranno sempre nuovi giri di giostra. Finché esausti, alieni a se stessi, non saranno gettati fuori, lungo qualche tangente marchiata dall’arco nero della depressione, della psicopatologia, della disperazione, dell’ansia permanente, dell’angoscia mortificante.

È il frutto della pianta del nichilismo. Cibo potenzialmente destinato a tutti, e latentemente appeso su tutti come la Spada di Damocle della postmodernità. Alimento che, sebbene con difficoltà, potrà essere rifiutato soltanto da coloro che avranno distinto la natura apparente ed effimera dell’io da quella eterna e infinita del sé. Da quelli che si saranno emancipati dalla logica dell’egocentrismo e, dunque, da quella dell’antropocentrismo. Vera dottrina dell’attuale mattanza spirituale.

Lorenzo Merlo




Note

  1. Zygmunt Bauman, Modernità liquida, Bari, Laterza, 2011.

  2. George Orwell, 1984, Milano, Mondadori, 2016.

lunedì 30 gennaio 2023

Anche le mucche sono esseri umani...?



I bovini sono animali miti, che amano, giocano, provano emozioni e si legano fino a formare amicizie in grado di durare per sempre. A dispetto della loro incredibile stazza, questi animali prediligono un approccio sereno, nonché uno stile di vita serafico e tranquillo.
I bovini sono molto intelligenti, affrontano i problemi con accuratezza e ingegno.
Hanno un'ottima memoria e possono ricordare luoghi, azioni, volti, cibi e tutto ciò che li circonda.
In una mandria, più forte di tutto è l’amore materno. L’affetto e il legame che si crea tra madre e figlio è potente, intenso e dura per sempre. Le mucche "sono le madri più protettive esistenti in natura", capaci di attaccare qualsiasi animale minacci la prole.


L'amore è così presente e diffuso da investire le altre figure femminili in grado di prendersi cura dei piccoli delle compagne. Quando nasce un vitellino tutte le mucche, per fare conoscenza col piccolo, si avvicinano per annusarlo. Una mucca separata dalla prole cade nella disperazione e depressione profonda, piangendo per giorni e giorni.

Come si allevano

Negli allevamenti, la normale vita dei bovini è stravolta, non sono individui ma numeri, chilogrammi di carne da vendere e da cucinare.
Per la bistecca alla fiorentina si usa la razza chianina classica e, con l'inseminazione artificiale, si selezionano soggetti con spiccata attitudine alla produzione della carne ovvero con notevole velocità di accrescimento, precocità e resa alla macellazione. 
Dalla nascita allo svezzamento è consentito l'uso di sistemi di allevamento: pascolo, stabulazione libera (in stalla) e semibrado (d'inverno in stalla, d'estate all'aperto). Dopo lo svezzamento e fino alla macellazione: stabulazione libera, a posta fissa (stalle chiuse, per 180 giorni animali legati con una catena che permette solo il movimento necessario per bere, mangiare e sdraiarsi), semibrado.
E' consentito anche un uso responsabile degli antibiotici.
Il disciplinare consente anche la decornazione dei vitelli che consiste nell'eliminazione o distruzione, per mezzo del calore o di sostanze caustiche, dell'impianto cutaneo del corno. E' un'esperienza dolorosa per un vitello sia durante l'esecuzione che nei giorni successivi in quanto la radice delle corna è una parte sensibile.

Come si macellano
La macellazione della chianina avviene a una età compresa tra i 12 e i 24 mesi e, come dice il disciplinare, in mattatoi idonei. Come se un mattatoio idoneo fosse una specie di eden, non togliesse la vita ma ne regalasse un'altra.
Ogni mattatoio, poichè è ben nascosto, ci consente l'ipocrisia di definire l'uccisione degli animali per la nostra alimentazione: civiltà, ovvero  l'arroganza di credere che una parte del  loro corpo martoriato, definita "bistecca alla fiorentina", possa essere considerata patrimonio dell'umanità.
Arrivati al macello gli animali subiscono l’estrema crudeltà: annusano l'odore acre del sangue, ascoltano i lamenti e le urla di terrore dei propri compagni, cercano di scappare ma vengono fermati con scariche elettriche, picchiati.
Prima di essere uccisi, gli animali vengono storditi per legge (con pistola o fucile a proiettile captivo (cioè provvisto di una punta di ferro di 6 cm che penetrando nel cranio provoca un rapido stordimento ma non uccide), con elettronarcosi, commozione cerebrale, esposizione al biossido di carbonio o uso di gas, ma spesso a causa della fretta, lo stordimento non si verifica per cui gli animali ancora coscienti (molti di loro lo restano fino all'ultimo e si ritrovano soffocati dal sangue che riempie la bocca e il naso) vengono appesi per gli arti inferiori oppure stesi lateralmente su un piano in attesa della iugulazione. Con un coltello vengono recisi i grandi vasi sanguigni del collo o del petto per permettere il completo dissanguamento.

Eppure abbiamo studi documentati, norme,  che ci conducono agli animali quali esseri viventi e senzienti:

La Dichiarazione di Cambridge firmata il 7/7/2012, in presenza di Stephen Hawking, da un prominente gruppo internazionale di neuroscienziati cognitivi, neurofarmacologi, neurofisiologi, neuroanatomisti e neuroscienziati computazionali, recita: “L’assenza di una neocorteccia non sembra escludere un organismo di avere stati affettivi. Prove convergenti indicano che gli animali non-umani hanno il neuroanatomici, neurochimici, neurofisiologici e substrati di stati di coscienza insieme con la capacità di mostrare comportamenti intenzionali. Di conseguenza, il peso delle prove indicano che gli esseri umani non sono unici in possesso dei substrati neurologici che generano coscienza. Gli animali non-umani, tra cui tutti i mammiferi e gli uccelli, e molte altre creature, tra cui polpi, sono anche in possesso di questi substrati neurologici".

La Dichiarazione di Montreal firmata il 4/10/22 da oltre 450 accademici specializzati in filosofia morale e politica del Centre de Recherche en Etique de Montreal, provenienti da 39 Paesi, recita: “Noi siamo ricercatori nel campo della filosofia morale e politica. Il nostro lavoro ha radici in differenti tradizioni filosofiche e raramente siamo d’accordo l’uno con l’altro. Tuttavia concordiamo sulla necessità di una profonda trasformazione della nostra relazione con gli altri animali. Noi condanniamo le pratiche che comportano il trattamento di animali come oggetti o merci”.

L'art. 13 del Tratato di Lisbona dell'Unione Europea recita: "Nella formulazione e nell’attuazione delle politiche dell'Unione nei settori dell’agricoltura, della pesca, dei trasporti, del mercato interno, della ricerca e sviluppo tecnologico e dello spazio, l'Unione e gli Stati membri tengono pienamente conto delle esigenze in materia di benessere degli animali in quanto esseri senzienti, rispettando nel contempo le disposizioni legislative o amministrative e le consuetudini degli Stati membri per quanto riguarda, in particolare, i riti religiosi, le tradizioni culturali e il patrimonio regionale".

L'art. 9 della Costituzione Italiana, integrato dal comma entrato in vigore il 09/03/22, recita: "Tutela l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni. La legge dello Stato disciplina i modi e le forme di tutela degli animali".

Nonché, spesso contraddittorie, le indicazioni del Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste:

  • Direttiva 98/58/CE riguardante la protezione degli animali negli allevamenti
  • Direttiva 2008/119/CE che stabilisce le norme minime per la protezione dei vitelli
  • Regolamento (CE)n.1/2005 sulla protezione degli animali durante il trasporto e le operazioni correlate
  • Regolamento (CE) n. 1099/2009 relativo alla protezione degli animali durante l'abbattimento

Le persone che sostengono la bistecca alla fiorentina come patrimonio Unesco, che si lasciano fotografare impugnando sorridenti un machete, pensano solo a se stessi e ai propri interessi, preferiscono l'ignoranza genetica, quella che non consente di evolvere, di ragionare, di osservare oltre l'ostacolo. Indifferenti alle sofferenze degli animali, indifferenti alla brutalità a cui si affidano per compensare le loro visione individualistica e antropocentrica. Rifiutano di conoscere, perchè a loro non interessa per mancanza di empatia, di attenzione, di raziocinio, di altruismo i tanti dati concreti che emergono.

 

Come:

  • gli animali sono esseri senzienti, non parlano come noi ma soffrono come noi e vogliono vivere la loro vita secondo le proprie caratteristiche etologiche;
  • nel mondo vivono circa 1 miliardo di persone affamate o sottonutrite e circa un miliardo di obesi; la FAO sostiene che nutrire la popolazione mondiale è possibile ma non in base al modello occidentale ma riducendo drasticamente il consumo di prodotti animali;
  • nel mondo circa 1 miliardo di vegetariani, vegani....e coloro che seguono la dieta plant based, sono in continua crescita;
  • secondo l'OMS la carne rossa può portare cancro, malattie cardiache e diabete; una ricerca dell'Università di Oxford propone di tassarla per compensare il costo sociale di tali malattie e L’American Cancer Society con vari altri istituti promuovono la diffusione dell’alimentazione vegetariana;
  • l'impatto degli allevamenti sui gas serra, soprattutto metano, secondo la FAO, è pari a quello di tutti i trasporti e contribuiscono al cambiamento climatico;
  • sempre secondo la FAO gli allevamenti sono "un vivaio di malattie emergenti", infatti per arginare il rischio di Bse, la bistecca alla fiorentina è mancata dalle tavole degli italiani per quasi cinque anni;
  • per il Waterfootprint, produrre 1 kg di bistecca di manzo richiede 15.000 litri d'acqua; secondo il WWF, il 70% di acqua dolce nel mondo viene impiegato per la coltivazione di piante destinate come mangime per gli animali d’allevamento;
  • l'Italia vanta il maggior numero di siti patrimonio Unesco a rischio (13), particolarmente minacciati dai cambiamenti climatici, tra cui: Pompei, Venezia, Cinque Terre, Siracusa, Napoli....ecc. perché non pensare a recuperarli?
  • la dieta mediterranea è stata riconosciuta come patrimonio immateriale Unesco in quanto sinonimo di buona salute e non prevede la bistecca alla fiorentina; la carne è all’ultimo gradino della piramide alimentare;

I tempi sono maturi per un cambio di paradigma, per andare oltre verso orizzonti nuovi di cultura e di coscienza. Andare avanti e non indietro, verso la stella polare del nostro progresso morale, culturale, sociale e disconoscere tutte le forme di crudeltà, di indifferenza, di personale interesse che alimentano l’ignoranza e, con essa, l’ingiustizia. 

Noi rifiutiamo la bistecca alla fiorentina come patrimonio dell'umanità.



Mariangela Corrieri


Presidente Associazione Gabbie Vuote ODV Firenze
info@gabbievuote.it - www.gabbievuote.it

domenica 29 gennaio 2023

USA. I vivisezionisti perdono un punto...

 


La Camera degli Stati Uniti ha dato  l'approvazione definitiva al “FDA Modernization Act 2.0”, innovando il processo di approvazione dei farmaci e promettendo una drastica riduzione dell'uso di cani, primati e altri animali nei test di laboratorio.

La disposizione, allegata a un pacchetto di spesa di fine anno e che sarà firmata dal presidente Biden presto, elimina un mandato federale per la sperimentazione animale di nuovi farmaci approvati dalla FDA che era in vigore dal 1938.

Come spiega CAARE (Citizens for Alternatives to Animal Research and Experimentation): Questo disegno di legge epocale porrà fine all'obsoleto mandato della FDA, stabilito oltre tre quarti di secolo fa (1938) secondo cui tutti i potenziali candidati farmaci devono essere testati sugli animali. Sarà un primo passo ma essenziale per porre fine all'uso degli animali nello sviluppo di farmaci, offrendo agli scienziati e alle aziende farmaceutiche l'opportunità di utilizzare tecnologie superiori basate sull'uomo al posto degli animali. 

Sebbene non metta completamente fine all'uso degli animali nei test farmacologici, aprirà la strada allo sviluppo di farmaci senza impiegare animali, risparmiando a milioni di animali immense sofferenze e la morte. La sfida è l’importanza dell'approvazione della legislazione federale non va sottovalutata. Infatti ogni anno vengono introdotte molte migliaia di progetti di legge, ma solo poche centinaia diventeranno legge.

Sappiamo  che in Italia  la scienza ha svolto un ruolo fondamentale nel convincere circa l'affidabilità di metodi innovativi alternativi alla Sperimentazione Animale a partire dal testo diffuso durante la mia presidenza SCI e dedicato alle oltre dieci ricerche in atto a quel tempo nell'Università   su questa tematica.

Luigi Campanella 



venerdì 27 gennaio 2023

Le cure: amore ed amare...




Ci sono delle cure che sono indigeste, orribili al palato aspre ed amare, dolorosissime per il corpo; cure da evitare.
Ci sono delle cure che addrizzano una pianta con un sforzo continuo e paralizzante. Cure di un contadino che l'aiuta a crescere dritta poiché da essa trarrà insegnamento e frutti per il corpo.
La vita pone sempre i pigri, i troppo cauti, i terrorizzati, in condizioni tali da far desiderare all’albero...
...o un contadino o d'imparare a camminare.
Gli alberi cantano per chiamare a se gli uomini o camminano; io li ho visti farlo.
Li ho visti muoversi lentamente e a volte correre all’impazzata per raggiungere qualcosa che tardava a venire.
Io sono stato un albero a cui sono cresciute le gambe.
Vai a saper perché...so solo che un giorno dopo anni ed anni, desiderai di aver le gambe.!. Fu così che presi a camminare.
Arrivò un boscaiolo e si mise a colpire il tronco. Nessun dolore. Divenni tavole e poi legna per l’inverno.
Divenni pane mentre il fumo del mio fuoco lo impregnava. Sperimentai cosa vuol dire saziar la fame.
Divenni madia. Per custodire il pane e dolci e quegli odori, che dai cibi saturavano le stanze e gli animi. Ed il mio nuovo corpo era ricovero, ospitale.
Divenni uomo, infine, boscaiolo e cacciatore. Artista, ebanista e pittore.
Costruttore di cattedrali, padre e muratore.
Cure amare, ed indigeste, sono a volte i desideri che portano pali ed asce.
Ci sono però anche forme che ignorano gli uomini e il loro operato. S’adattano al paesaggio e sfidano la gravità del vivere.
In un equilibrio divino, in una danza con qualcosa, ci sono alberi che crescono fra rocce, con le radici che scavano e s’aggrappano alla vita, bilanciando pesi e contromosse.
Il vento che nella cima urla forte e sposta la loro chioma, in pose che mimano miracoli e non produce in loro turbamento alcuno.
Solo bellezza ...e movimento statico.
Il fusto allora si contrare e cerca verso il basso l’equilibrio; fra tensioni che sembrano impossibili, bilancia con le radici le forze che in cielo gli angeli riversano... per scuotere gli uomini e i loro desideri.


Se ci mettessimo a guardare arbusti e piante impareremmo molte cose. Ogni albero ha una natura propria ed un talento. Così anche gli uomini.
Ma questa è l’epoca che finge di donare l’abbondanza e mentre la sbandiera la riduce.
Questa è l’epoca del verde che scompare e terrorizza. L’epoca degli insetti, che invece di contribuire al tutto nella terra, vanno allevati e sminuzzati e resi pane.
Questa è l’epoca dell’inversione dei simboli e dei significati. Pane e vino avvelenati.
Sembra che solo così gli uomini acquisiranno un cuore.
Nuvole a comando, cure non richieste; per ammalare i sani. Cure rifiutate, per i malati veri. Cibo che non nutre.
Abbondanza di veleni e penuria di bellezza.
Ci sono delle cure che sono indigeste. Orribili al palato aspre ed amare.
Ci sono quelle cure e poi c’è altro.
Buon giorno di Giove e Venere, lei è la mia Dea preferita.
Mi dice di spiegarvi che io non so nulla e se qualcosa di buono riesco a favellare è solo poiché mentre scrivo imparo ad ascoltare.
Che metto rime fastidiose messe in mezzo alla prosa,
che proprio non riesco a darmi una forma decorosa.
Senza una forma che sia facile ed unitaria...
si resta soli, vestiti male, a guardar per aria.

Andrea Santini



giovedì 26 gennaio 2023

Gli ecologisti pacifisti non violenti sono i nuovi complottisti?



Ormai la propaganda a favore della guerra è diventata così radicata e radicale che se vuoi parlare di pace devi farlo con molta attenzione a non dare nell'occhio.

Ammettere pubblicamente di essere pacifista è un atteggiamento sconsigliabile ed assolutamente fuori moda. Come ammettere di essere un pedofilo o anche peggio.
La non-violenza è diventata qualcosa da condannare con ogni mezzo. Certo... era un ideale romantico, ma solo una roba da vedere nei film o da leggere in qualche libro un po' antiquato. Il mondo di oggi è cambiato... Dobbiamo essere pratici e concreti, come i tempi impongono.
Magari non è bello da dire... ma lo capisce anche un bambino che Gandhi in fin dei conti sia stato soltanto un vecchio babbione un po' confuso... come è vero che Luther King era un ragazzo molto disorientato. Basti vedere la fine che hanno fatto. Altrimenti ovviamente avrebbero operato la scelta migliore, riuscendo a farsi finanziare un esercito adeguato ed equipaggiato, per risolvere le loro difficoltà in maniera più moderna e certamente efficace. Gente con poca capacità manageriale e un abbigliamento poco adeguato.
Oggi il vero pacifista è uno che la sa lunga... e ha capito bene che la vera pace si costruisce con un numero sufficiente di armi di ultima generazione ed un buon addestramento militare.
Chi rifiuta la dottrina delle armi deve essere sospettato di collaborazionismo con il nemico. Perché noi siamo i buoni che hanno ragione. E quindi quale oscuro motivo ci sarebbe per sostenere che non bisogna combattere con tutte le forze contro i cattivi?
Chi proclama la vergognosa dottrina dell'esistenza di altri modi di dirimere i conflitti rispetto alle sane e giuste pallottole, è soltanto un egoista. Un disadattato che non ha capito la realtà, poiché vorrebbe godersi la sua criminale pace senza dare il giusto contributo di sangue per coloro che combattono le nobili battaglie contro i cattivissimi nemici della società.
Certo, la non-violenza è un ideale a cui aspirare. Ma sarà realizzabile soltanto quando la società sarà finalmente ripulita da tutta la feccia. Solo allora, quando saranno rimasti soltanto i buoni, sarà possibile realizzare l'alto ideale della fraternità.
Per quanto possa aver dei piccolissimi e certamente irrilevanti difetti, il nostro occidente sviluppato è l'avanguardia di questo pianeta. Siamo senza ombra di dubbio i portatori di luce, di pace .di giustizia, di democrazia, di uguaglianza e di tutti i valori desiderabili e giusti.
Quando i nostri eserciti sparano lo fanno per educare all'amore, quando conquistano diffondono il profumo della pace. Le nostre armi annunciano la buona novella riportando le pecorelle smarrite sulla retta via.
Per questo, dobbiamo fare lo sforzo, tutti assieme, di unirci sotto la guida illuminata delle forze del bene. Dobbiamo comprendere che moltiplicare le nostre fatiche per contribuire con questa guerra giusta e necessaria è quello che ci farà felici e darà senso alle nostre vite.
Perché ogni euro speso per acquistare una pallottola, una mitraglia, o un fucile da assalto è come se fosse stato messo nel salvadanaio del futuro per i nostri cari figli. Un futuro in cui saranno liberati dalla malvagità.
E se pure quel futuro non arriverà mai, poiché nel frattempo ci saremo autodistrutti con le nostre armi nel valoroso tentativo di portare la giustizia, dovremmo accettarlo con gioia e serenità.
Allora, guardando quel che resta de nostro pianeta, davanti alle tombe dei nostri figli potremo dire con orgoglio: ecco.. tutto questo lo abbiamo fatto per voi!

martedì 24 gennaio 2023

Vincere, vinceremo! .... (e il dominio del razionalismo)

 


Il dominio del razionalismo, quello della cosiddetta realtà oggettiva e del meccanicismo, ha alcuni inconvenienti. Qualcuno ne ha preso coscienza e ha maturato le consapevolezze utili per ridurre i danni affettivo-esistenziali che esso è destinato a generare, se mantenuto in ambito relazionale. Ma è una cultura che manca.

Hai voglia di parlare di io e di sé. Di spiegare che uno è una struttura e l’altro una natura. Di spendere parole, discorsi e libri per raccontarlo.

Non solo perché razionalmente non avviene alcuna comunicazione che non sia tra individui con pari competenze, ma anche perché – all’opposto – l’insistenza e la ripetizione razionale sono esattamente ciò che serve per alzare il muro che separa l’altro da noi, quando tra le parti non è presente né la medesima consapevolezza, né lo stesso punto di attenzione.

Ma all’osservazione che razionalmente non avviene comunicazione ne va affiancata una seconda. Consiste nel riconoscere che l’esperienza non è replicabile, né trasmissibile. Sempre salvo tra parigrado. Ma a questo punto si deve parlare di memoria richiamata, non di trasmissione di esperienza. Un po’ come quando qualcuno ci imbocca con la parola che ci era rimasta sulla punta della lingua.

Alla faccia dell’intento razionalista adottato – nonostante le evidenze contrarie – come se fosse giusto e il solo, la comunicazione passa attraverso canali emozionali. È per questo che un capo è un capo, un maestro un maestro, un eroe un eroe. Generalizzando, si può dire che quanto più accreditiamo la fonte del messaggio, tanto più il contenuto di questo è riconosciuto e fatto ideologia. È lo stesso meccanismo del miracolo e dell’oracolo. Il medesimo che McLuhan aveva magistralmente sintetizzato con “il medium è il messaggio”.

Ma tutto ciò riguarda la cultura che manca.

Dire che la comunicazione ci unisce transitando su ponti emozionali, a volte alogici, è anche dire che ne ricreiamo il contenuto con parole e soprattutto consapevolezze nostre. È a quel punto che il messaggio corrisponde alla verità. È un’esperienza diretta, di sentire e di carne, che allude ad un’altra verità. Ovvero che la conoscenza è già in noi. Richiede soltanto di essere sfiorata dove opportuno, per darci un eureka o un orgasmo, è la stessa cosa.

Senza l’esperienza diretta, viviamo in mondi individuali. Nonostante ciò, la superstizione della logica e della ragione, quali sole depositarie della verità, è tale per cui ci impone di impiegarle in ogni circostanza, dunque anche inopportunamente.

Esse funzionano in ambito amministrativo, quello in cui tutti sanno tutto, ma non sono altro che un danno, un’entrata a gamba tesa in contesto relazionale. Psicoterapeuti, certi didatti, certi pedagogisti e certi medici lo sanno.

È il resto del mondo che avanza ignaro, con tutto il suo potere distruttivo, quando dovrebbe adottare la modalità dell’ascolto, della legittimazione, della reciprocità, in sostituzione di quella egoica dell’affermazione.


Ma, a proposito di legittimazione, è un resto del mondo che ha tutto il diritto del suo ritardo in consapevolezza.

Dalla sua c’è un lungo filo rosso che glielo consente. Parte da Euclide con la sua geometria piana e da Aristotele con la sua logica, prosegue con Galileo e il suo metodo, a sua volta unito a Descartes e il suo dualismo, fino a Newton e le sue leggi, per arrivare a congiungersi con le categorie di Kant e perfino con l’assolutismo della velocità della luce di Einstein.

Come ci si poteva sottrarre a tale mole, il cui culmine sta nell’oggettività della realtà, nel legittimo predominio dell’analisi? Lo stesso che porta a credere di poter prendere un pezzo e di poterlo studiare, dando per certo che arriverà a trovare la verità. Con questo retroterra – vantatamente scientifico, al fine di sgombrare il campo da tutte le modalità di ricerca che non gli si confanno – come poter avere un’idea differente da quella che la realtà è lì davanti a noi? Come non avere tutti i diritti ad escludere che la realtà senza di noi non esiste e che, quando ci siamo, essa è una nostra creazione?

Ma non basta. La mente di Bateson, il discorso di Foucault, l’evoluzione di Maturana, l’equilibrio di Prigogine, il linguaggio di Lacan confortano l’idea che il discorso di quella mole logico-razionale non poteva in alcun modo venire disatteso. Esso non era che una scelta tratta dal volume – l’infinito che precede la storia –, disposta strumentalmente entro il campo autoreferenziale a dimostrazione della supremazia del razionalismo.

Già! Come infatti combattere contro l’idea da tutti eletta, scienza in primis? Quella di una realtà quantificabile, materiale, oggettiva, razionalmente indagabile, scientificamente autenticabile, deterministicamente prevedibile, riduzionisticamente ovvia, razionalisticamente comprensibile, meccanicisticamente progettabile.

Quel popolo non era legittimato dalla narrazione che lo aveva orientato come la segatura di ferro al magnete? Come il Duce dal balcone e il potere del suo credito: chi tra i senza opportune consapevolezze poteva non esaltarsi?

È la cultura che c’è. Per quella che manca, quella in grado di riconoscere che siamo universi diversi, che non c’è un solo cosmo, che la verità alogica e olistica non è ciarlatana, ognuno deve mettere in moto l’eros della vita creativa ed evolutiva, e prendere le distanze dal thanatos ripetitivo e spiritualmente mortificante.

Lorenzo Merlo 




lunedì 23 gennaio 2023

Dall'uomo naturale all'uomo macchina... - Ecco perché l'ecologia profonda non piace al Sistema

 


Il nostro corpo e l'ambiente in cui tutti noi viviamo non è più naturale.  L'habitat umano oltre alla sua povertà in forme viventi (diverse dalla nostra) e alla sua abbondanza di macchine e congegni sempre più complessi,  comprende per ognuno di noi una sorta di guscio o, se vogliamo ricordare l'etimologia della parola “ecologia”, una strana ed angusta “casa”, che ci isola forse da alcuni pericoli, dalle aggressioni di bestie feroci o da alcune malattie, ma anche deforma il nostro rapporto con il mondo naturale, sollecitati come siamo da suggestioni instillate dal Sistema, dall'uso compulsivo di utensili, come ad esempio gli spazzolini elettrici, il forno a microonde, il microchip "salvavita", ecc. fino ai prodotti igienici industriali, come i detersivi sintetici al posto del sapone, o all'enorme schiera dei cibi conservati e artificiali. 

Viviamo in mezzo ad un tiro al nersaglio pubblicitario subendo sollecitazioni che ci perseguitano passo passo della nostra esistenza, dagli annunci pubblicitari su giornali, radio, tv e internet, senza dimenticare le frequenti telefonate reclamistiche, i cartelloni stradali, gli advertisements su ogni mezzo di trasporto pubblico e privato, sino alla pubblicità subliminale di cui non siamo coscientemente consapevoli.

Le suggestioni al consumo, un certo tipo di consumo, e le  spinte ad aderire ad un certo pensiero, ci distaccano sempre più dalle cose vere, pulite. Le leggi della natura, che spingono ogni essere vivente a soddisfare i bisogni naturali, vengono sostituite da desideri che ci allonanano dalla necessità di soddisfare tali bisogni deviando la nostra attenzione verso bisogni virtuali, utili solo al funzionamento della macchina produttiva, del controllo sociale e del restringimento ulteriore della nostra partecipazione alla vera “casa comune”. Sempre più immersi in una sorta di “caverna platonica”, in cui il “Sistema”, ovvero chi controlla il sistema, irreggimenta il consorzio umano in una massa omogeneizzata, l'individuo in consumatore, il poeta in cantore, il giusto in poliziotto o soldato, l'uomo comune in transgenico, lo spiritualista in religioso, lo sportivo in tifoso, ecc.

Ricordo che tantissimi anni fa, quando ero ancora un ragazzo di belle speranze, lessi in una rivista che si chiamava “La civiltà delle macchine” un articolo di Dino Buzzati in cui si descriveva l'illusione instillata nelle mente dei cittadini di distinguersi gli uni dagli altri, in una parvenza di libertà nella società omologata, attraverso le categorie dei “bulobulisti e zigzaghisti”, una distinzione che qualificava il tipo di droga nella trasgressione praticata. Ma senza voler ricorrere alle premonizioni di Buzzati basterà guardare come gli umani si accontentano di fare gli hooligans, tifando per la Roma o per la Lazio, per un'etichetta o per l'altra, ecc. 

Il nostro mondo ristretto ci fa diversi da come potremmo essere “secondo natura”....

Paolo D'Arpini







Portavoce della Rete Bioregionale Italiana  bioregionalismo.treia@gmail.com

domenica 22 gennaio 2023

Farina di insetti e transumanesimo...



Un'amica  alquanto ribelle ha scritto: “Mi sorprende il totale silenzio dei vegani sulla questione "farine proteiche di grillo". Miliardi di insetti polverizzati non sono lo stesso esseri vivi uccisi? La nostra è un'epoca mostruosa! Vedo l'insensatezza dilagare intorno a me, se tenti di restare centrata e lucida passi per pazza... io non riesco più a vivere in un mondo del genere. Che cosa aspetta ai nostri figli? Che caxxo di società psichiatrica è questa!?” 

Le ho risposto: “Il punto centrale non è solo la farina di grillo. Beh, debbo dire che gli animali frugivori, come ad esempio le scimmie e noi umani, pur non mangiando carne non rifiutano di tanto in tanto piccole integrazioni proteiche, quali uova, miele e talvolta anche insetti o bivalvi, ecc. Però non in dosi massicce ma solo occasionalmente.

Ad esempio le scimmie spulciandosi mangiano le pulci catturate e questo lo facevo anch'io nel periodo in cui convivevo con gatti e cani ed altri animali, che magari mi attaccavano le pulci (che anche schiacciandole non muoiono) il modo migliore per disfarmene, senza usare veleni chimici, era quello di acchiapparle e ingoiarle. Quando stavo in Africa all'occorrenza e per necessità ho anche mangiato termiti e locuste ma tra l'occasionalità dal vivo e l'allevamento industriale di insetti, da servire poi in forma di farine (per non turbare la vista dei consumatori), c'è una grande differenza. Come tra l'andare a caccia con arco e frecce e con una lancia oppure ricorrere all'allevamento industriale con migliaia e migliaia di capi rinchiusi nei capannoni e nutriti con schifezze ogm.

Produrre e vendere farina di insetti è un'altra forma di consumismo e di perdita di libertà di scelta. L'uomo “segue “ ciò che gli impone la società. Il sistema vigente ci impone - in buona parte- il nostro modo di vivere. Questa realtà assurda segue regole ben precise: le leggi del profitto.

Acquistare prodotti che ci vengono imposti con la pubblicità. Uniformarsi a “modelli” che ci vengono suggeriti con insistenza significa seguire un sistema destinato a far la fortuna di alcuni ma non di tutti.

Nel vasto complesso della specie umana si è venuta a creare una spaccatura: gli indirizzi vitali vengono imposti secondo gli interessi da una minoranza al potere. Non siamo più esseri naturali, che perseguono il bene collettivo, non siamo più “umani” ma transumani, apparentemente progrediti ma solo al servizio di una società gerarchica in cui esistono padroni e servi. Ma tutti esclusi dal mondo della natura.

Assoggettati ad un finto benessere e spinti dalla ricerca spasmodica verso il successo siamo finiti su una ruota che sempre gira su se stessa e dove l'alto ed il basso son solo precarie posizioni che si alternano senza portare in nessun luogo. Trascinando in questa  folle corsa autodistruttiva la natura stessa, gli animali e le piante.

In risposta rifiutiamo tutti i suggerimenti a cominciare da quelli “religiosi”, la finta politica sociale, la tecnologia che cancella la nostra naturalità, le mode bislacche, le schifezze alimentari, i rimedi sanitari fasulli, i microchip, la chimica venefica, le armi atomiche, le onde elettromagnetiche, la plastica ovunque e comunque, i telefonini e la tv ... insomma tutto ciò che “conviene” al sistema.

O volete fermarvi solo al "no grill"...?


Paolo D'Arpini - bioregionalismo.treia@gmai.com



sabato 21 gennaio 2023

Olocausto. Memoria a tutto campo...

 


Il 27 gennaio ricorre il giorno della “memoria”… E vorrei affermare che le catastrofi umanitarie, gli eccidi e le tribolazioni dell’umanità intera vanno qui ricordate. Quando nel 1945 il mondo scoprì (ma gli alleati lo sapevano già) la tortura e le persecuzioni a cui erano stati sottoposti milioni di individui colpevoli di essere “altri” e “diversi” dalla comunità dominante un velo si squarciò. Ma subito dopo fu risistemato per lasciar trapelare solo ciò che i vincitori ritenevano utile… Si preferì additare gli sconfitti, pur tremendamente colpevoli, di ogni nequizia avvenuta durante il conflitto.

La storia forse non può ancora essere riveduta e corretta… forse dovranno trascorrere ancora cento anni o forse mille o forse duemila… 

Come avvenne per le presunte persecuzioni patite dai cristiani che solo oggi la storia conferma essere non corrispondenti a quanto la chiesa tramanda. Come ad esempio la storia di Nerone ammazza cristiani ed incendiario di Roma, che oggi fa sorridere persino i bambini.

Non fanno affatto sorridere, invece, gli stermini compiuti dalla cristianità contro intere popolazioni inermi, in varie parti del mondo, con la scusa della propagazione della “fede”.

Ed anche per quanto riguarda i supplizi di ebrei, omosessuali, slavi, zingari, oppositori dei regimi, etc. che durante l’ultimo conflitto furono sistematicamente perseguitati, in varie e diverse situazioni, in gulag ed in campi di concentramento, non possiamo -né dobbiamo- negare l’evidenza… i morti ci sono stati, i supplizi ci sono stati. Lo testimoniano le foto e le narrazioni dei sopravvissuti.

In se stessa la parola “olocausto” non ha propriamente un’accezione così negativa come oggi viene attribuita al termine. Olocausto è anche il “sacrificio” compiuto in omaggio a un dio. Certo è un sacrificio cruento, con spargimento di sangue, e con bruciatura delle carni della vittima sull’ara, ma non è esattamente quel che faceva Abele per santificare il signore?

Per un senso universale di giustizia occorre ricordare, con la ricorrenza del 27 gennaio, tutte le vittime cadute per mano dell’uomo, in seguito a l'accecamento dovuto ad una ideologia, ad una religione, ad una golosità… Vittime sempre innocenti, sempre mutilate e vilipese in nome di un “interesse superiore” o della ragion di stato o della culinaria….

Alcuni potranno scandalizzarsi al mio paragone sugli stermini compiuti contro l’umanità rispetto a quelli verso il mondo animale ma, pensiamoci bene, non è anch’esso un animale l’uomo? Non siamo noi tutti umani animali, definiti evoluti, che in seguito alla nostra presunta “intelligenza” siamo stati in grado di dominare tutte le altre e la nostra stessa specie? Non siamo noi animali che assoggettano tutto ciò che è vivo, che usano con mercimonio altri esseri umani e non umani, che distruggono l’habitat e gli elementi, che cancellano dalla loro coscienza l’appartenenza comune alla vita? Sì, siamo animali… che hanno cancellato la memoria!

Cosa posso aggiungere, ora, oltre all’invito a riportare nella coscienza la nostra memoria?

Paolo D'Arpini



venerdì 20 gennaio 2023

Per un rispetto delle etnie a tutto campo... - Lettera Aperta

 


Al Ministro degli Esteri Italiano, Antonio Tajani

Al Rappresentante Permanente d’Italia presso le Nazioni Unite, Maurizio Massari


Oggetto: adozione della definizione dell’antisemitismo proposta dall’IHRA all'esame della Assemblea Generale dell'ONU il 27 Gennaio 2023, giorno di commemorazione dell'Olocausto designato dall'Assemblea Generale dell'ONU


Come associazioni della società civile in Italia auspichiamo che si arrivi ad una soluzione giusta e pacifica in Medio Oriente e siamo nel contempo consapevoli dell’espansione di opinioni razziste ed antisemite in Europa ed Italia, ma anche preoccupati dell'uso arbitrario e fortemente politicizzato, da parte dei successivi governi israeliani, che si fa della "definizione operativa" proposta dall’IHRA, (Alleanza Internazionale per la Memoria dell'Olocausto) nel 2016.


Molti colleghi ebrei hanno condiviso la loro opposizione all'adozione di questa definizione, che non combatterebbe l'antisemitismo, ma minerebbe "la difesa e l'applicazione della legislazione internazionale da parte dell'ONU nel caso dei rapporti Israelo-Palestinesi".

Molte personalità e organizzazioni ebree rigettano la definizione dell’antisemitismo proposta dall'IHRA per il voto alla Assemblea Generale dell'ONU, perché è stata e sarebbe utile solo come arma politica per lo Stato di Israele, assimilando tutti gli ebrei sotto il suo ombrello e colpevolizzando ogni dissenso legittimo contro le politiche di tutti i suoi successivi governi. Qui il testo della loro posizione:

Per diversi anni la definizione operativa di antisemitismo dell'IHRA (International Holocaust Remembrance Alliance) è stata sistematicamente utilizzata per false accuse di antisemitismo contro i critici del regime israeliano. Serve a proteggere Israele, non gli ebrei. La sua formulazione si adatta bene a questo ruolo politico per armare false accuse, come documentato in un rapporto, "The IHRA Definition at Work" (la Definizione Operativa IHRA). Il governo israeliano ha esteso tali false accuse contro gli organismi delle Nazioni Unite e le relazioni degli esperti che difendono il diritto internazionale e i diritti umani contro l'oppressione israeliana in Palestina.

Ad esempio, Israele ha imposto un "regime di apartheid" di discriminazione razziale al popolo palestinese, secondo un rapporto del 2017 di un organismo delle Nazioni Unite, redatto da Richard Falk, un ex investigatore dei diritti umani delle Nazioni Unite per i territori palestinesi, e Virginia Tilley, docente di scienze politiche alla Southern Illinois University. Il loro rapporto è stato falsamente denunciato come antisemita. Questa denuncia si è servita degli esempi allegati alla definizione dell’IHRA, per cui chiamare Israele "una costruzione razzista" è presumibilmente antisemita.

Più recentemente Gilad Erdan, ambasciatore israeliano all’ ONU, ha denunciato l’ agenzia ONU per i rifugiati palestinesi (UNRWA) e la Corte Penale Internazionale come antisemiti. Ora chiede che l’Assemblea Generale ONU (UNGA) adotti la definizione IHRA che verrebbe utile per legittimare le false allegazioni.

Per queste ragioni numerosi studiosi internazionali hanno collegialmente chiesto all’ UNGA di respingere la definizione IHRA.

Nel suo rapporto la prof.ssa E. Tendayi Achiume, rapporteur speciale ONU sulle forme contemporanee di razzismo “cautela nell’ affidarsi alla definizione operativa IHRA come strumento per e all’ interno dell’ONU e delle sue entità costitutive”

Dal 2018 la definizione IHRA è stata contrastata da piu di 40 gruppi ebraici in tutto il mondo.

Vi preghiamo di respingere l'errata definizione dell'IHRA che mina il mandato delle Nazioni Unite per il diritto internazionale e i diritti umani.

Firmato da David Cannon, Chair of Jewish Network for Palestine (JNP) per International Jewish Anti-Zionist Network (IJAN), JNP, Jewish Socialists’Group (JSG) e Jewish Voice for Labour Jewish Network for Palestine (JVL).


Ricordiamo anche che la stessa definizione IHRA è per altro stata inizialmente proposta come definizione operativa e senza forza vincolante, ma tuttavia viene spesso utilizzata con potere vincolante dalle istituzioni di molti Paesi.


Più di 350 studiosi internazionali che lavorano nel campo dell'antisemitismo, che sono ebrei, israeliani, palestinesi e mediorientali, hanno chiesto di respingere l'errata definizione dell'IHRA che mina il mandato delle Nazioni Unite per il diritto internazionale e i diritti umani, dettagliando le potenzialità di uso strumentale della definizione, senza essere efficace nel diminuire l'antisemitismo. https://jerusalemdeclaration.org.


Egregio Ministro ed egregio Ambasciatore, alla luce di quanto sopra riteniamo che l'Italia, pur avendo nel 2020 accolto la definizione IHRA inclusi i suoi esempi (https://www.governo.it/sites/governo.it/files/documenti/documenti/Presidenza/NoAntisemitismo/StrategiaNazionale/StrategiaNazionaleLottaAntisemitismo_def.pdf), debba modificare la propria posizione facendosi promotrice presso l'ONU di politiche di contrasto all'antisemitismo meno criticabili e più condivisibili anche dalle organizzazioni e dagli studiosi ebrei sopra citati.

Mille grazie per la vostra cortese attenzione


Prime firme (ordine alfabetico)

Cultura e libertà

Defense for Children, Italia

Medicina Democratica

NWRG onlus

Rete romana di solidarietà con la Palestina

Rete Bioregionale Italiana




Nota sul concetto di identità bioregionale: "...chiunque può essere bioregionalista indipendentemente dalla etnia o provenienza di origine se segue la pratica dell'ecologia profonda, del vivere in sintonia con l'ambiente e con la comunità dei viventi, nel luogo in cui vive..." (Paolo D'Arpini)


http://www.lteconomy.it/blog/2021/03/26/excursus-su-bioregionalismo-ecologia-profonda-e-spiritualita-laica-estratto-dal-libro-riciclaggio-della-memoria-di-paolo-darpini/