Per
arrivare a trasformare tutto in merce, ovvero per arrivare a
trasformare tutto ciò che è libero, spontaneo, vivo, in qualcosa
che è schiavizzato, irregimentato, morto, ce ne vuole. In effetti
abbiamo impiegato del tempo per rendere tutto merce. Siamo arrivati
qua partendo almeno diecimila anni addietro. Diecimila anni fa
infatti, un accadimento unico nella storia dell’uomo, la
coltivazione del grano da cui venne l’agricoltura, informò non
solo il destino dell’umanità ma del pianeta intero. È infatti
stata proprio l’agricoltura ad aver dato il la alla mercificazione
dell’intero esistente (faccio riferimento al libro Dietro le Quinte).
Noi,
oggi, anche comprensibilmente, abbiamo una visione tutto sommato
romantica e bucolica dell’agricoltura, almeno di quella del
passato, ma è solo con essa ed in essa che sono nati il dominio, lo
sfruttamento, l’inquinamento e soprattutto la mercificazione di
tutto.
I
nostri antenati primitivi (prima di diecimila anni fa, cioè prima
dell’agricoltura, cioè prima della storia) hanno infatti vissuto
per un lasso di tempo alquanto lungo (gli antropologi considerano
circa 2 milioni e mezzo di anni) in un ambiente incontaminato ed in
società orizzontali (chiamate bande) composte mediamente di 30-50
individui.
Con
l’avvento dell’agricoltura si verificano due fenomeni che
cambieranno il corso della storia umana e per estensione del pianeta:
il
passaggio dal nomadismo alla stanzialità
(con la nascita delle città, il cui termine deriva dal latino
civitatem
che a sua volta deriva da civis,
ovvero cittadino, da cui deriva anche civiltà.
Insomma,
è con la città che nasce la civiltà)
e
con
essa la prima stratificazione delle società umane (la
nascita della classe guerriera che doveva difendere le terre).
L’agricoltura
impone infatti
terre
da difendere (o anche
da
conquistare). “L’aratro
traccia il solco, ma è la spada che lo difende”
era
solito dire
Mussolini.
Società
stratificata significa che c’è
chi lavora i campi e produce cibo per gli altri (i contadini), chi li
difende e rischia la propria vita (i guerrieri), chi trae i benefici
da
tutto questo (chi
amministra).
In
breve, le
società verticistiche, gerarchiche, piramidali nascono solo con
l’avvento dell’agricoltura.
La trasformazione dei soggetti in oggetti.
Allo
stesso tempo, e certamente senza averne alcuna consapevolezza, l’uomo
recise quella originaria unione con la Natura, quel rapporto
simbiotico che con essa aveva sempre intrattenuto, per arrivare alla
prima forma di dominio mai apparsa sulla faccia della Terra: quella
sulla terra. Coltivare
significa infatti considerare la terra un oggetto, una specie di
forno, un utero atto alla produzione.
Non sto con ciò dicendo che il contadino (che, tra l’altro, lo
scrivo a scanso di equivoci, considero il più grande eroe dei nostri
tempi) faccia il suo lavoro con velleità di dominio. Tutt’altro.
Ma resta il fatto che l’agricoltura, in sé, è stato il primo
singolo passo che ha messo a sfruttamento la terra. E dal dominio
sulla terra, rotto quel vincolo originario, quella simbiosi
originaria, tutto diventa dominio: dominio sugli animali (pastorizia
e allevamento), sulle donne (società patriarcale), sugli uomini
stessi (pensiamo solo alla schiavitù e al lavoro massificato). Ma
soprattutto basti pensare alla mercificazione dell’intero
esistente, esplosa in maniera compiuta con l’avvento della
rivoluzione industriale per arrivare poi a pieno compimento ai giorni
nostri. Ma si era appunto partiti diecimila anni prima. Non so se
avete mai riflettuto sul fatto che per
mercificare qualcosa occorre prima considerarla un oggetto.
La precondizione della mercificazione è la trasformazione di un
soggetto (uomini, animali, Natura in genere) in oggetto. Se infatti
la vita, fino al Paleolitico, si esplicitava in una comunione di
soggetti, con l’avvento dell’agricoltura, gradatamente, nel corso
dei secoli e dei millenni, si trasforma in uno
sfruttamento/mercificazione (sempre più brutale peraltro) di oggetti
(quegli stessi uomini, animali, Natura in genere, che prima erano
soggetti).
Oggi
ovviamente si è andati ben oltre il dominio espresso
dall’agricoltura. Oggi possiamo infatti parlare di un vero e
proprio sistema di dominio legalizzato e peggio ancora
interiorizzato. In effetti oggi possiamo parlare di Sistema fondato
sul dominio di tutto e di tutti.
E
se il Sistema ha mercificato tutto la conseguenza ovvia è che tutto
viene fatto in ossequio ai bisogni del Sistema stesso. Va da sé
dunque che ciò che conta non sono più le persone, i rapporti che
intrattengono tra loro, le emozioni, gli animali, la Natura, ma
solamente la Megamacchina1
e le sue esigenze.
Questa
mercificazione di tutto ci pare normale ma non lo è. Noi oggi
compriamo l’acqua come se fosse normale. Ma non lo è. E già da
anni da qualche parte si compra l’aria da respirare (visti gli alti
tassi di inquinamento di alcune città) Ma non è certamente normale.
La mercificazione di tutto non è normale o quantomeno non
dovrebbe esserlo, visto che non lo è stato per un lunghissimo
periodo di tempo della nostra storia sul pianeta (quei due milioni e
mezzo di anni a cui si accennava poc’anzi).
La
nascita del Consumismo.
La
furia omologatrice, sfruttatrice e distruttrice della mercificazione
si ha con quel meccanismo subdolo chiamato Consumismo dato in
pasto al popolo statunitense nei primi anni Venti del secolo scorso
con una operazione (nota come Vangelo del consumo di massa) volta
a ribaltare la psiche collettiva del popolo americano.
Le
più grandi aziende dell’epoca, di concerto con il governo e team
di psicologi, psichiatri, sociologi, esperti di pubbliche relazioni e
di marketing2,
si lanciarono in una campagna atta a denigrare gli stili di vita
semplici (autoproduzione, riuso, riciclo, ecc.) per convincere la
gente ad andare a comprare (nascevano allora i primi supermercati),
in buona sostanza per convincerla a diventare dipendente piuttosto
che rimanere tendenzialmente autosufficiente. Non dimenticate
quelli che erano all’epoca i valori fondanti della nazione
americana, e cioè l’etica protestante del duro lavoro, del
risparmio, dell’attaccamento a determinati valori come quello della
famiglia, molto moralismo e pudore. Tutte cose molto lontane dal
Consumismo e dall’America che conosciamo oggi.
La
perdita della libertà.
Una
delle conseguenze più gravi che paghiamo in tributo alla
Megamacchina è la perdita della nostra libertà. In questo
mondo in cui tutto è stato reso oggetto, in cui tutto è stato
mercificato, in cui a tutto è stato dato un prezzo/valore, non è
infatti possibile alcuna libertà se non la libertà di comprare.
Non si riesce ad immaginare, perché non c’è, altro tipo di
libertà: ad esempio la libertà di vivere.
Di
conseguenza noi ci crediamo liberi solo se/quando andiamo in vacanza,
compriamo l’auto nuova, mangiamo al ristorante, acquistiamo un
nuovo smart-phone. Taluni addirittura quando comprano mutande
firmate!
Insomma,
ci crediamo liberi solo se ci sono i soldi di mezzo. C’è un motivo
per questo. In un sistemo economico votato al consumo più becero
(mai dimenticare che il Consumismo si basa sulla nostra
mancanza di autostima) l’equivalenza che noi facciamo a livello
inconscio è: consumo (ho
soldi - e se non li ho mi indebito - dunque compro/posso comprare)
quindi valgo.
Invece
dovremmo sempre tenere a mente che le cose che valgono davvero e che
ci fanno stare bene davvero, quelle cose che ci sono necessarie per
vivere bene davvero, non costano nulla. Basti pensare all’amore o
all’amicizia.
Ma
già Marx (come ricorda l’amica Enrica Perucchietti nel nostro
libro Dietro le Quinte), asseriva
in Miseria della filosofia: «E venne infine un tempo in cui tutto
ciò che gli uomini avevano considerato come inalienabile divenne
oggetto di scambio, di traffico, e poteva essere alienato; il tempo
in cui quelle stesse cose che fino allora erano state comunicate ma
mai barattate, donate ma mai vendute, acquisite ma mai acquistate –
virtù, amore, opinione, scienza, coscienza, ecc. – tutto divenne
commercio. È il tempo della corruzione generale, della venalità
universale, o, per parlare in termini di economia politica, il tempo
in cui ogni realtà, morale e fisica, divenuta valore venale, viene
portata al mercato per essere apprezzata al suo giusto valore».
Nella
sostanza dei fatti siamo costretti a produrre e consumare (e poi
crepare) unicamente per mandare avanti la Megamacchina. Siamo
tutti diventati suoi ingranaggi.
Lo
ribadisco: la mercificazione
dell’esistente ha portato contestualmente allo sfruttamento
e al dominio di tutto e tutti, lasciando in
piedi un simulacro di libertà che si esplicita unicamente nella
libertà di produrre, comprare, consumare.
Il
delirio mercificatore è un cavallo al galoppo e senza briglie e
l’ultimo step (legalizzato, badate bene) è la
mercificazione della nascita e della Vita stessa: vedi ad esempio le
ignobili pratiche degli uteri in affitto (la donna è vista come un
forno, il nascituro come una merce da supermercato), dell’editing
genetico, addirittura dell’ectogenesi. Tutte cose che andrebbero
dichiarate reato universale e che invece sono, pragmaticamente,
business.
E
se si arriva a considerare merce, prodotto da comprare, la vita
umana, il corpo, l’utero, le ovaie di una donna, un feto, un
bambino, c’è poco da aggiungere: siamo alla frutta.
La
schiavitù del popolo bue.
Come
si tiene schiavizzato e mercificato il popolo bue? Gli si dà in
pasto, ora come duemila anni fa, panem et circenses: cibo
spazzatura in primis,
e poi Facebook, Instagram, you tube, you porn, il calcio, le giornate
dedicate agli acquisti compulsivi (il
Black Friday. E se il popolo non è contento basta
alzare lo sconto del Black Friday).
Insomma, un Carnevale perpetuo che tanto il potere è in grado di
gestirlo perfettamente.
E
il Carnevale non a caso serviva, antropologicamente parlando, proprio
a questo: a dare alle masse un periodo di sfogo degli istinti
repressi. Oggi, nell’era del Carnevale perpetuo (ripeto: facebook,
instagram, il calcio, ecc.), viviamo sfoghi perpetui figli di una
schiavitù perpetua. Sfoghi, in altre parole, che servono ad
accettare le tragedie, perpetue, in cui siamo immersi.
Forse
la gente non capisce che la
droga-malattia (droga
perché dà assuefazione e malattia perché comprare cose di cui non
si ha alcun bisogno è una malattia) chiamata
Consumismo addormenta le nostre emozioni e al tempo stesso
anestetizza la nostra coscienza. E cosa è un uomo senza emozioni
e senza coscienza: un anestetizzato, un lobomotizzato, un controllato
mentale, in pratica uno Zombie (da
qui il titolo al mio libro Zombies).
Concluderei
tornando all’incipit
iniziale: nella preistoria, cioè prima della storia, la vita
scorreva in relazioni perlopiù paritarie in cui non c’erano
oggetti ma solo soggetti. Tra soggetti le relazioni possono non
essere “giuste” secondo gli schemi umani (la Natura rispetta gli
equilibri a modo suo, non ha nessuna idea di “giusto” o
“sbagliato”) ma rimangono pur sempre relazioni tra soggetti. Per
essere chiaro: il leone e la
gazzella sono entrambi soggetti anche se uno fa fuori l’altra.
Quindi la relazione non è proprio paritaria tra i due, ma non è che
il leone dice: “Ah, tu gazzella sei di mia proprietà, sei un
oggetto, e quindi ti faccio fuori come mi pare e piace!”. Gli
stessi nativi americani (come qualunque altro popolo nativo)
uccidevano l’animale, talvolta addirittura con afflizione e sincero
dispiacere, per sostentamento e sempre ringraziandone lo spirito.
L’animale non era visto come un oggetto ma un soggetto il cui
sacrificio (rendere sacro nella sua accezione originaria)
serviva al perpetuamento del ciclo della Vita stessa.
Cambiano
le cose quando noi vediamo nel maiale o nella mucca che ci mangiamo
un oggetto, con ciò lo mercifichiamo (infatti lo andiamo a comprare
al supermercato), con ciò gli facciamo vivere una orrenda esistenza
in quelle orribili fabbriche della morte che sono gli allevamenti
intensivi, per poi terminargliela tra atroci sofferenze nei mattatoi
(cioè le “case del massacro”, dall’inglese slaughterhouse.
E già questo dovrebbe dar conto
della follia implicita dell’alimentazione carnivora).
Da
quando con l’avvento dell’agricoltura abbiamo sottomesso la
terra, poi è stata tutta una sottomissione, cioè una trasformazione
in oggetto: abbiamo sottomesso gli animali con l’allevamento, altri
uomini con la schiavitù, la donna con la società patriarcale, un
po’ tutti con il mondo moderno lavorativo che ci definisce risorse
umane. Siamo appunto, risorse, cioè oggetti.
Questo
per dire che alla fine c’è poco da sorprendersi e scandalizzarsi
se poi veniamo controllati e dominati da chi sta sopra di noi. È la
storia della civiltà e delle società piramidali che, solo con la
civiltà e solo in essa, nascono e prosperano. Di un oggetto, che si
chiami scarpa, auto, mucca, maiale o essere umano, si fa quello che
si vuole: lo si schiavizza, lo si brutalizza, lo si sfrutta, lo si
butta e così via. Questo con tutte le ovvie differenze nei modi e
nelle tecniche di sottomissione. Ma la sostanza non cambia.
Ho
scritto questo articolo con la speranza che aiuti a riflettere e
soprattutto che aiuti a ritrasformare, ove possibile, il più
possibile, degli oggetti in soggetti.
Andrea Bizzocchi - www.andreabizzocchi.it
info@andreabizzocchi.it mob. 334/3797324
1.
Termine coniato dal sociologo statunitense Lewis Mumford, poi
ripreso da Serge Latouche nel suo testo omonimo.
2.
In primis Edward Bernays, nipote di Freud, considerato il
padre degli spin doctors.
Articolo molto bello, Grassie.
RispondiEliminaGià con le 2 foto e commento, fà già il suo effetto, quello delle " Teste dentro i saccheti della spesa " e il Codice a Sbarre ".
-- Il passaggio Paleolitico finale, Eneolitico e Neolitico è 1 Passaggio molto Graduale e lungo da definire.
Già chi ci ha studiato nel secolo precedente ha dovuto fare sforzi continuativi x identificare cosa, come e quando all'interno dei millenni; prima con 1 solo parametro, la pietra + o meno scheggiata, come la Storia e Preistoria con la scrittura in mezzo.
La cosa è + complicata perchè molti sono gli Oggetti da utilizzare come Parametri, e 1 di questi è proprio la nascita dell'Agricoltura, passaggio però successivo alla merce animale, prima come selvaggina, poi allevata.
Le sementi furono la merce x Eccellenza, sia perchè trasportabile e non avariabile (se non bagnata), sia perchè cumulabile come Riserva, che come baratto.
E' stato il primo OGM, perchè selezionato x aumentare la produzione, ma anche i cavalli e poi gli ovini e maiali lo furono già nel 5.000 a.C..
Oggi siamo noi allevati come merce ?