“Fidati dei veri
giornalisti” come per anni si è letto sui giornalacci sostenuti
dallo stato cioè dal nostro denaro. Fidati per non finire nelle mani
sbagliate. I veri giornalisti siamo noi che non ci facciamo scrupolo
alcuno a piegare la schiena davanti a qualunque vergogna che il
politicamente corretto ci impone, che pubblichiamo video forniti da
gente comune e che noi facciamo diventare giornalismo, nonché video
che non contengono mai quanto il titolo che gli diamo promette, video
e articoli per elemosinare un click, che avvisiamo della loro
scabrosità affinché il pubblico sensibile sia informato e possa
scegliere in tutta autonomia, nonostante non contengano nulla di
scioccante, nonostante dopo aver informato il pubblico sensibile, le
parti forti si vedono sfocate.
Fidati, i veri
giornalisti siamo noi, quelli che più ideologici non se ne trovano,
che avrebbero goduto veder morire nel più atroce dei modi chi ha
scelto di non farsi intrugliare.
I veri giornalisti sono
in testa al battaglione che lotta contro la dimensione umana, contro
le identità, a favore di chi li paga, ai problemi che tralasciano,
al degrado che generano.
Sono un pubblico sensibile,
non posso pensare bene di voi che riempite i giornalacci di titoli
come il miele per gli orsi, il vero segnale che non siete lì per
informare ma per vendere, non siete giornalisti ma bottegai.
Avvisatemi prima di cadere a leggere o guardare le vostre cinesate
senza valore.
“Gioca responsabile” e
poi comprati tranquillo una cassa di Stok 84.
Si può contenere la
dipendenza al gioco d’azzardo con un annuncio razionale? Se sì,
sei un “vero giornalista”, se no e ridi disperato e inorridito
dal loro comportamento, dalla cultura che promuovono, dall’impunità
di cui godono, non puoi che essere un pubblico sensibile.
Sono un pubblico sensibile,
non voglio più vedere il silicone delle donne-barbie, non voglio più
leggere “Dieci segreti per non invecchiare”. Dovete avvisarmi
prima in modo che possa evitare la vostra blasfema informazione, la
vostra cultura tecno-bestiale.
Sono un pubblico sensibile
non parlate di riarmo, se cadono i solai degli asili, se per farlo
lasciate la sanità ai privati, se serve per proteggere non so da
quale Putin ma certo non l’Italia.
Sono un pubblico sensibile,
ho pianto per le favole stravolte dall’ideologia dei capricci che
vendete come progresso, dai russi banditi dai concerti, da quelli
derubati dei loro beni, mentre proteggete gli ebrei credendo basti
per non vedere il razzismo che c’è in voi politicamente
svergognati.
Per un pubblico sensibile,
la vostra “Pubblicità progresso” è stato un picco negativo
della vostra comunicazione. Ideologia all’olio di ricino versata
nelle menti più semplici, alle quali avete tolto anche il potere del
voto, il loro ultimo baluardo per sperare.
Sono un pubblico sensibile e
vorrei che si diffondesse la consapevolezza che la comunicazione non
ha ponti razionali ma emozionali, affinché la nefasta scritta sulle
sigarette che provocano il cancro da importante monito diventasse
ridicola espressione. E poi perché un pubblico sensibile dovrebbe
essere informato prima di vedere le immagini poste sul pacchetto. Non
è così che fate di solito?
Da un pubblico sensibile che
non può accendere la tv per vedervi, per vedere ciò che
trasmettete, imponete il canone, senza informarlo che si tratta di
un’estorsione, non potete avere alcuna credibilità, ma solo
rabbia. E solo voi non volete considerare che si tratta di un gas
comprimibile ma non oltre lo stato liquido.
Non potete diffondere video
di questo genere senza informare che può offendere
profondamente un pubblico sensibile. E se non lo fate è perché non
vi rendete conto quanto avete piegato la schiena. Dovete riconoscere
che non state promuovendo altro di quanto già visto in What’s
in my bag (Cosa c’è nella
mia borsa), la moda adolescenziale sviluppata negli anni dieci per
mostrare trucchi e ammennicoli frivoli. “What’s in my bag:
Survival edition” (Cosa c’è nella mia borsa: edizione
sopravvivenza) non fa differenza se si ritiene importante diffondere
promuovere un video per prepararsi ed educare alla guerra. Ma a che
pubblico vi rivolgete?
Sono un pubblico sensibile e rimango interdetto
davanti al vostro surfare su onde di amenità consumistiche,
densamente contaminate da plastiche, veleni, scorie, rifiuti.
Sono un pubblico sensibile non potete essere così
ipocriti da gonfiare il calcio e qualunque altro argomento per far
colare grasso nelle vostre pidocchiose tasche da usurai della cultura
e dell’informazione, tacendo da
chi è stato spremuto.
C’è un pubblico sensibile
che è molto scosso nel vedere Mattarella, Von der Leyen, Kaja
Kallas, Hadja Lahbib, il parlamento
di Bruxelles, Mentana,
Formigli, Vespa, De Bortoli, Giannini, soprattutto la Gruber – ma
chi le ha dato la tessera? –. Mettete un avviso prima di mostrarli.
Vorrei perciò che la scritta
“immagini non adatte a un pubblico sensibile”, sia posta davanti
a queste persone affinché possa evitare il rischio di incontrarle.
E che insieme all’allerta inadatto a un pubblico
sensibile si sia informati che si tratta di gente in preda
all’apologia di onnipotenza.
E anche prima di Mattarella, quello smemorato che
ha sostenuto i bombardamenti sui civili di Belgrado, che grazie
all’UE abbiamo avuto 70 anni di pace e
parla del ritorno della guerra in Europa per opera di Putin. Uno che
è arrivato a paragonare Putin a Hitler dicendo che l’invasione
dell’Ucraina è della stessa natura di quanto fatto dal Terzo
Reich. E voi, veri giornalisti, siete stati il suo megafono. Sono un
pubblico sensibile non voglio più ascoltare le vostre meschine
mediocrità.
Per un click in più
massacrate chi dice negro e vendete boriosi la
tennista puzzona senza avvertire che nel primo caso non c’è
offesa alcuna e che il secondo, non è che un’alternativa a sporca
tennista.
Perché diffondete senza
ritegno le immagini di chi si getta dai precipizi con la tuta alare,
perché mostrate i grovigli delle cadute dei gruppi di ciclisti,
perché vendete il pugilato, la kickboxing, persone menomate, mentre
trovate giusto nascondere al pubblico un’invasione di campo, il
volto di un minore, una foto di cronaca nera? Sono un pubblico
sensibile, voi siete offensivi.
In nome della protezione delle minoranze e delle
pari opportunità in quanto pubblico sensibile, vorrei essere
avvisato prima di aprire un video con la presenza al suo interno di
immagini che sbattono in prima pagina valori estranei alla cultura di
molto pubblico sensibile.
In quanto pubblico sensibile vorrei anche cessare
di vedere immagini pubblicitarie, spesso legate al lusso e alla
lussuria o comunque a sfondo sensuale, affiancate da notizie tragiche
e drammatiche.
Per lo stesso motivo, ma con una ragione diversa,
vorrei che la segnalazione di immagini
forti non adatte a un pubblico sensibile,
fosse eliminata del tutto e definitivamente. Diversamente si
tratterebbe di fare protezione fasulla in un mondo liberista in cui
la sola regola è la competizione, l’accumulo di beni, di denaro e
di potere. Come se le persone non sapessero chiudere gli occhi,
cliccare stop, voltarsi. Scegliere.Eliminare il pernicioso e ipocrita annuncio fa
riferimento al rispetto, diversamente, essendo il pubblico sensibile,
prima o poi arriva lì e vi cancella dalla faccia della terra.
Essendo un pubblico sensibile, vorrei che la
stampa, tornasse a fare la stampa. Adeguarsi all’andazzo non
nobilita né voi né quelli che, con la vostra ipocrisia, credete di
proteggere.
Ogni società, di ogni orientamento politico,
dovrebbe operare per concorrere a realizzare uomini compiuti non
alimentare e mantenere uno status quo dallo spirito vittimistico.L’assistenzialismo, il protezionismo creano
dipendenza. Sono una specie di blocco ormonale della necessaria
compiutezza che ogni uomo dovrebbe raggiungere affinché qualunque
cosa gli venga detta, qualunque cosa gli capiti, resti una cosa detta
e una cosa capitata e non muti in offesa e annichilimento. Affinché
prenda coscienza che la realtà è nella sua interpretazione.
Vorrei togliere l’apologia del fascismo, perché
non è per legge che maturano nelle persone le consapevolezze
necessarie affinché il deliberato uso della forza come modalità
politica, venga meno.
Vorrei non aver mai visto il culto del
politicamente corretto e delle quote rosa, sintomatici campioni di
una cultura costretta nelle leggi o “senza cuore”, come direbbe
Castaneda.
A questo proposito vorrei una classe politica che
invece di sembrare avvinghiata alla sedia, pronta a espressioni,
comportamenti e scelte, quantomeno opinabili, si faccia carico e si
senta responsabile dell’esempio che offre a tutti noi.
Vorrei sentire “scusate”, da parte di colore
che sui novax hanno detto e scritto cose che il Mein Kampf, diventa
passatempo da salotti per bene.
Vorrei che tutti gli scempi, dalle plastiche
sparpagliate, alle morti sul lavoro, alle coste e alle valli
devastate dal progresso, alle banche usuraie, al capitalismo come
migliore economia possibile cessino e i responsabili inizino a
occuparsi del recupero di quanto hanno distrutto e depredato. Quindi
vorrei si evitasse che ancora si sia noi a dover butare l’auto a
causa dei vostri danni. Sono un pubblico sensibile non posso
accendere la tv e rischiare di incontrarvi, non vi leggo nel web, ho
paura di voi.
Vorrei cancellare lo stillicidio di dj e di
pubblicità sotto qualunque forma, perché non solo inquinano l’aria,
l’ambiente e il paesaggio ma anche, e soprattutto, le persone.
Vorrei che chi impiega il concetto di sostenibile,
economia circolare, impatto zero, gioco responsabile, e simili lo
faccia precedere dall’avviso che si tratta di bufale, in quanto
irrealizzabili nell’attuale sistema
politico-economico-materialista. In quanto è demagogia, cioè
assolutamente insufficiente se non ad allungare l’agonia della
terra.
Vorrei si smettesse di dire bugie quali ricordiamo
affinché la storia non si ripeta. Se
il livello evolutivo è fermo al punto in cui siamo, ciò che la
storia offre, è anche una garanzia che essa si ripeterà. Perché
non è razionalmente che essa verrà meno, ma è emozionalmente che
saremo, eventualmente in grado, di adottare scelte che tendano a
eludere lo scontro e la sopraffazione come ordinaria modalità di
vita sociale.
Vorrei perciò che quanto eventualmente messo in
campo affinché da ogni bimbo, divenga un adulto forte, di qualunque
orientamento sia in qualunque campo, sia pari pari adottato per
riconoscere la fratellanza in cui versiamo, per prendere coscienza
che l’io che crediamo di essere, sì, fa servizio identitario e
amministrativo della vita, ma non siamo lui. Lui è un parassita che
ci erode l’esistenza che si alimenta delle energie che
incondizionatamente gli evolviamo, in cambio di vanità e altre
futilità. Comunque tutte strade chiuse, al cui termine si trovano
solo due imprevisti stati, la disperazione del nichilismo e della
violenza contro noi stessi e la scelta della sopraffazione.
E vorrei che il padre palestinese che tiene in
mano la testa – sfocata – del figlioletto decapitato da un
ordigno israeliano, potesse bastare alla schiatta di persone che
pongono nella loro dialettica il dovere di sostenere la geopolitica
degli egemoni.
E visto che ci siamo, vorrei che prima di dire
democrazia, il pubblico sensibile fosse informato.
E poi sono mancino, penserò qualcosa anche per
questa vilipesa categoria, presente da prima di tante altre
dell’ultimora.
Lorenzo Merlo