Ritorno alla Terra
Ognuno sa che nel sangue di un animale ucciso si depositano immediatamente alcune tossine, sia quelle legate al terrore della morte che quelle legate al processo di decomposizione che si avvia pressoché immediatamente dal momento dell’uccisione.
La carne degli animali appena macellati contiene adrenalina e altri neurotrasmettitori legati alla paura, altre sostanze tossiche, come la cadaverina, si formano conseguentemente e in condizioni di conservazione sfavorevole. Per questa ragione gli animali predatori preferiscono cibarsi immediatamente dell’animale ucciso soprattutto ingerendo gli organi interni e lasciano la carcassa con il sangue rappreso al consumo degli spazzini (canidi, avvoltoi, etc.).
Per poter assimilare le sostanze del cadavere, comunque, anche questi spazzini debbono attendere la frollatura del cadavere.
Infatti chi vive in campagna sa benissimo che le volpi uccidono gli animali da cortile ma non li consumano immediatamente, li sotterrano per mangiarseli a frollatura ultimata dopo diversi giorni dalla morte (cioè quando il cadavere é stato abbastanza “purificato” dall’azione dei germi e vermi della putrefazione).
L’uomo che di natura è un frugivoro, come tutte le scimmie antropomorfe, ha anch’egli problemi di assimilazione della carne.
Anticamente i cosiddetti cacciatori vagavano nelle savane alla ricerca di animali uccisi dai grandi predatori (leoni, tigri, etc.) ed osservando il volo degli uccelli individuavano il cadavere dell’erbivoro, nell’eventualità scacciavano le jene che vi pasteggiavano e “rubavano” la carcassa bella e frollata e quindi commestibile (magari abbrustolita al fuoco).
Il processo di “maturazione” è assolutamente necessario per nutrirsi delle carni tant’é che anche oggi nei macelli l’animale ucciso viene lasciato nella cella frigorifera per almeno una decina di giorni prima di passarlo al consumo umano. La carne degli animali macellati (o comunque uccisi) viene fatta frollare prima del consumo in quanto inizialmente è dura, a causa del rigor mortis, che consiste in una serie di reazioni biochimiche che avvengono nel muscolo in assenza di ossigeno, che dopo poco dalla morte viene a mancare; la frollatura inoltre porta ad altre reazioni biochimiche con spezzettamento delle proteine, cosa che rende la carne più digeribile.
Ma torniamo al sangue… Nei luoghi dove la temperatura è troppo calda, e nell’animale ucciso il processo di decomposizione e di rilascio di cadaverina nel sangue è veloce, è consigliabile che l’animale venga dissanguato, da qui l’usanza musulmana ed ebrea di sgozzare l’armento lasciando colare il sangue (l’antico tempio di Gerusalemme era in verità un enorme macello).
Alcuni lettori che vivono al sud, in campagna, ricorderanno che le massaie quando tagliavano la gola a qualche animaletto da cortile lo appendevano poi a testa in giù per lasciar colare tutto il sangue. Queste usanze avevano una ragione salutistica legata soprattutto al luogo in cui si vive ed al tempo in cui tali dettami igienici furono individuati. La stessa cosa dicasi, ad esempio, per la proibizione, rivolta a musulmani ed ebrei, di cibarsi di suini, che mangiano pure la merda e per loro natura sono portatori di malattie varie…
Pertanto le proibizioni e le ingiunzioni sui modi “sacri” di uccidere l’animale e cibarsene sono diventati una norma religiosa, che come sappiamo nell’antichità era l’unico modo per far sì che venissero rispettate regole igieniche (magari per paura dell’inferno o della punizione divina). Oggi queste norme in massima parte son divenute obsolete ma in qualsiasi luogo o latitudine restano in vigore a causa di bigottismo….
Notiamo che oggi la reperibilità di cibo vegetale è estremamente facilitata per cui la necessità di nutrirsi di animali (come avveniva due o tremila anni fa per gli abitanti di zone aride o ghiacciate) è praticamente nulla. L’agricoltura moderna, anche senza ricorrere agli ogm o ai pesticidi, può sfamare i miliardi di abitanti del pianeta, se la produzione alimentare non venisse utilizzata massimamente per nutrire le bestie da macello (cosa antiecologica ed antieconomica), con forte ricaduta di inquinamento e aumento dell’effetto serra (consumo eccessivo di acqua, deiezioni animali, consumo dei suoli, desertificazione, etc.).
Sarebbe perciò opportuno, anche dal punto di vista dell'ecologia e della economia, di abbandonare l'agricoltura e l'allevamento industriale.
A tal proposito ricordo che la Rete Bioregionale Italiana ha aderito alla campagna per una Agricoltura Contadina per la quale si sta sollecitando una specifica proposta di legge.
Paolo D'Arpini
Rete Bioregionale Italiana
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