martedì 24 settembre 2013

Risorsa idrica e stato delle acque - Norme e cavilli gestionali




Con il D.Lgs. 152/06 e i successivi decreti nazionali che ne modificano le norme tecniche, è stata recepita anche nel nostro Paese la Direttiva Europea 2000/60/CE (WFD) sulle acque, che delinea la riforma della legislazione in materia di risorsa idrica, sia dal punto di vista ambientale che tecnico-gestionale.  

L’unità base di gestione prevista dalla normativa è il Corpo Idrico, cioè un tratto di un corso d’acqua appartenente ad una sola tipologia fluviale, che viene definita sulla base delle caratteristiche fisiche naturali, che deve essere sostanzialmente omogeneo per tipo ed entità delle pressioni antropiche e quindi per lo stato di qualità. 

L’approccio metodologico prevede una classificazione delle acque superficiali basata soprattutto sulla valutazione degli elementi biologici, rappresentati dalle comunità acquatiche (macroinvertebrati, diatomee bentoniche, macrofite acquatiche, fauna ittica), e degli elementi ecomorfologici, che condizionano la funzionalità fluviale. A completamento dei parametri biologici monitorati si amplia anche il set di sostanze pericolose da ricercare.  La caratterizzazione delle diverse tipologie di corpi idrici e l’analisi del rischio è stata eseguita per un campionamento su tutti i corsi d’acqua della Toscana, il cui  territorio è suddiviso in due idroecoregioni: Appennino Settentrionale e Toscana.  

Tale suddivisione è stata effettuata al fine di individuare: 

a) corpi idrici a rischio ovvero che in virtù dei notevoli livelli di pressioni a cui sono sottoposti vengono considerati a rischio di non raggiungere gli obiettivi di qualità introdotti dalla normativa. Questi corpi idrici saranno quindi sottoposti ad un monitoraggio operativo annuale, per verificare nel tempo quegli elementi di qualità che nella fase di caratterizzazione non hanno raggiunto valori adeguati. 

b) tratti fluviali non a rischio o probabilmente a rischio che, in virtù di pressioni antropiche minime o comunque minori sono sottoposti a monitoraggio di sorveglianza, che si espleta nello spazio temporale di un triennio e che è finalizzato a fornire valutazioni delle variazioni a lungo termine, dovute sia a fenomeni naturali, sia ad una diffusa attività antropica.

Infine, nel caso di fenomeni di impatti non del tutto chiari, è richiesto un monitoraggio di indagine che sarà la base di un successivo monitoraggio operativo . 

Novità significativa della norma europea è il calcolo degli indicatori di qualità ambientale, non più assoluti ma relativi: lo stato di qualità studiata è messo cioè in relazione a siti di riferimento con pressioni pressoché nulle; per ogni parametro si ottiene un EQR (Environmental Quality Ratio - rapporto di qualità ecologica). 


L’EQR varia da 0 a 1, corrispondenti ad uno stato ecologico pessimo (0, colore rosso) o elevato (1, colore blu). La gamma dei valori risultanti da tale rapporto definisce i limiti delle cinque classi di stato ecologico elevato, buono, moderato, mediocre, pessimo. L’obiettivo ultimo richiesto dalla WFD è il raggiungimento di un “buono stato” ecologico e chimico di tutte le acque comunitarie entro il 2015.

Arpat

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