Il 9 settembre scorso la Commissione Europea ha definito una proposta di Regolamento per arginare l’impatto delle specie aliene invasive sulla biodiversità degli ecosistemi naturali.
La proposta, che sarà sottoposta ai pareri del Consiglio e del Parlamento, promuove l’attività di prevenzione ma prevede anche la stesura di una lista comunitaria contenente le specie ritenute potenzialmente minacciose, che saranno bandite dal territorio europeo. Le specie, animali o vegetali, si definiscono aliene (o alloctone) quando si trovano al di fuori del proprio habitat naturale, a seguito di un’importazione intenzionale o involontaria.
Tali specie possono assumere carattere invasivo quando, in assenza di competitori autoctoni, la loro riproduzione allo stato selvatico si traduce in un aumento considerevole delle popolazioni, che arriva a minacciare la sopravvivenza delle specie locali. Si stima che nel territorio europeo siano presenti circa 12.000 specie aliene, il 15% delle quali presenta una connotazione invasiva. Il fenomeno è talmente rilevante che la presenza di specie aliene è considerata la seconda minaccia più grave per la biodiversità dei sistemi naturali, dopo la distruzione dell’habitat.
Solo un quarto di queste specie viene introdotto in Europa intenzionalmente, per scopi economici, ricreativi o estetici. I restanti tre quarti vengono invece immessi in modo accidentale, spesso tramite i mezzi di trasporto utilizzati per l’importazione di beni commerciali, com’è avvenuto per la zanzara tigre molti anni fa. Il futuro aumento di volume degli scambi commerciali e turistici si tradurrà probabilmente in un’ulteriore amplificazione globale per questo tipo di minaccia, che riguarda indistintamente specie terrestri e acquatiche, sia vegetali che animali. Le conseguenze sono essenzialmente di 3 tipi:
-Economiche: la presenza di specie aliene può generare problemi per la salute pubblica, danni alle infrastrutture e perdite di raccolti agricoli o stock ittici, per importi stimati attorno ai 12 miliardi di euro l’anno.
-Ecologiche: la regressione delle specie locali può tradursi nell’impossibilità di mantenere l’equilibrio dell’ambiente naturale.
-Strategiche: in assenza di politiche condivise di gestione, l’espansione di una specie invasiva entro i confini di uno Stato può vanificare gli sforzi già profusi all’interno di uno Stato confinante.
Parte della normativa europea a tutela della biodiversità dei sistemi naturali, come la Direttiva Uccelli, la Direttiva Habitat, la Direttiva Quadro sulle Acque e quella per la Strategia Marina, prevede la conservazione e il ripristino delle condizioni di equilibrio ecologico e, in tal senso, fa riferimento alla necessità di considerare la presenza di specie aliene invasive. Nonostante questo, una valutazione approfondita della legislazione vigente ha rivelato che solo una piccola parte di tali specie è disciplinata per legge.
Per questo motivo, la Commissione Europea si è impegnata a elaborare una strategia comunitaria più forte in materia, in linea con quanto già legiferato in Paesi come Australia, Nuova Zelanda, Stati Uniti e Canada, dove si applicano misure rigorose di controllo e quarantene di confine.
Il nuovo regolamento sulla gestione delle specie aliene invasive trae origine dalla strategia europea sulla biodiversità fino al 2020 e dalla tabella di marcia verso un’Europa efficiente nell’impiego delle risorse. La proposta normativa è rivolta soprattutto alla prevenzione e si sviluppa secondo 3 direttrici principali d’intervento: la prevenzione dell’insediamento iniziale attraverso l’individuazione dei vettori volontari e accidentali, lo sviluppo di tecniche di rimozione, ai primi segnali di insediamento, e la messa a punto di strumenti di gestione per minimizzare i danni indotti dalle specie già insediate.
Parallelamente, gli Stati Membri parteciperanno alla stesura di una lista di specie comunitarie potenzialmente invasive, cui farà seguito un piano d’azione congiunto per bandirne l’importo, l’acquisto, la vendita e l’utilizzo su tutto il territorio europeo, con misure speciali di consulenza per accompagnare gli allevatori durante il periodo di transizione.
Il punto di partenza per questo meccanismo di scambio d’informazioni sarà l’European Alien Species Information Network (EASIN), che consentirà l’accesso, da una singola interfaccia, a diversi database già esistenti. Il network sta espandendo il suo campo di applicazione alle specie acquatiche e terrestri, e dovrebbe gradualmente trasformarsi in uno strumento completo di supporto alla corretta applicazione delle nuove regole.
Riguardo alla nuova proposta normativa, Janez Potočnik, Commissario per l’Ambiente, ha dichiarato: "La lotta alle specie esotiche invasive è l'esempio classico di un settore in cui l'Europa dà il meglio collaborando. Il testo di legge che proponiamo aiuterà a proteggere la biodiversità e mira a permetterci di concentrare l'azione sulle minacce più serie. Questo ci aiuterà a migliorare l'efficacia delle misure nazionali e a ottenere risultati nel modo più economico. Mi sta a cuore collaborare con gli Stati membri e il Parlamento europeo per adottare questo testo e incrementare i nostri sforzi per affrontare, su scala europea, questo grave problema".
Anche in Toscana, la presenza di specie aliene invasive è significativa, e viene monitorata attraverso strumenti come il servizio Meta (Monitoraggio Estensivo dei boschi della Toscana ai fini fitosanitari) della Regione Toscana e progetti di ricerca specifici come ALT (Atlante delle specie alloctone in Toscana) e QUIT (Inquinamento biologico e cambi climatici: scenario per la Toscana), cofinanziati dalla Regione Toscana e realizzati in collaborazione con il Museo di Storia Naturale di Firenze, il Dipartimento di Biologia Evoluzionistica dell’Università di Firenze, l’Ente Parco Arcipelago Toscano, la Provincia di Firenze e alcuni enti privati.
Questi progetti hanno evidenziato la presenza, in Toscana, di circa 172 specie alloctone, rappresentate per oltre la metà da insetti, coleotteri in particolare. Le specie a carattere più invasivo sono però il gambero rosso della Louisiana, o gambero killer, (Procambarus clarkii), la tartaruga palustre (Trachemys scripta), il pesce siluro (Silurus glanis) e il bengalino (Amandava amandava).
Fra le aree toscane a rischio, particolare preoccupazione è destata dal lago del Bilancino. Nelle acque del lago infatti, nonostante il breve periodo trascorso dal momento della messa in opera, sono attualmente presenti circa 15 specie invasive, fra cui la cozza zebrata (Dreissena polymorpha), che ha già causato notevoli danni a Publiacqua per spese aggiuntive di pulizia degli impianti, e il gamberetto killer (Dikerogammarus villosus), uno delle 100 specie europee più invasive, che rappresenta la prima segnalazione per la Toscana e per tutta l’Italia centrale. Il lago del Bilancino è considerato un vero e proprio hotspot di allodiversità, e desta preoccupazione fra i ricercatori anche per il suo potenziale ruolo di canale di diffusione: il suo collegamento con l’Arno, tramite il fiume Sieve, lascia supporre infatti che le specie invasive presenti nelle acque del lago possano diffondersi nell’immediato futuro anche in altre zone.
Claudia Becchi
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