venerdì 2 ottobre 2015

Attività antropiche e cambiamenti climatici



La discussione sui cambiamenti climatici e sull’influenza esercitata su di essi da parte delle attività antropiche si articola su due posizioni estreme (è tutta colpa dell’uomo che ha provocato danni irreversibili e continua a provocarne, il riscaldamento globale non è prodotto dall’accresciuto effetto serra ma dalle oscillazioni statisticamente sempre rilevabili) e su molte intermedie fra queste. In ogni caso però l’effetto serra dovuto all’immissione in aria di gas come CO2, N2O, CH4 ed altri ed alla presenza di vapori d’acqua viene considerato il responsabile quasi unico del riscaldamento globale. Di certo è il principale ma la chimica ci aiuta ad individuare altri fenomeni collegati ad esso che possono poi svolgere un ruolo anche significativo.

La produzione di inquinamento comporta l’alterazione di numerosi processi di risanamento naturale primo fra tutti la fotosintesi, il principale antidoto alla sovrapproduzione di CO2. La radiazione solare catalizza con la sua componente UV direttamente o attraverso la produzione di radicali liberi alcune reazioni fotodegradative di composti organici caratterizzati da effetti eso o endotermici da non trascurare.

Il suolo con la sua differente composizione in relazione alla diversa natura delle rocce da cui la pedogenesi lo ha prodotto è un sistema importante nel controllo termico. La presenza su di esso di coltivazioni ne altera la fertilità e la organicità con riflessi sulle capacità di respirazione e produzione di CO2 anche in relazione alle anticipate primavere e prolungati autunni che finiscono per alterare, rispetto al passato, il rapporto fra CO2 prodotta dalla respirazione e consumata dalla fotosintesi.

Il vapore acqueo è un gas serra ma le nuvole che esso produce riducono l’intensità della radiazione solare: qual’ è il bilancio complessivo.

La fusione dei ghiacci diluisce la soluzione salina di cui è costituito il mare: a tale effetto corrisponde un effetto termico che può essere valutato e che viene ad alterare i valori del riscaldamento globale misurato in termini di innalzamento termico. A tutto ciò si deve aggiungere che molti dei processi di combustione che influenzano la temperatura del pianeta avvengono in modo non perfetto (si pensi agli autoveicoli, alle macchine industriali) con la conseguenza di produrre composti con capacità di inibitori enzimatici e conseguente perturbazione di processi naturali con conseguente effetto termico.

Le variazioni climatiche incidono sulla composizione media del legno (rapporto lignina/cellulosa) e quindi, tenuto conto del ruolo regolatore che la cellulosa può assumere, anche questa composizione può essere un elemento capace di esercitare la sua influenza.

Molto di quanto su detto ha vera, sola, propria chimica, altro è chimica con altre discipline correlate.

Spesso la nostra disciplina viene trascurata o sottovalutata: certamente le scienze ambientali, la fisica, e la matematica sono discipline precise che non possono essere trascurate, ma dinanzi alla vita – ed il clima con i suoi limiti alla compatibilità con la vita stessa ne è certamente riflesso essenziale – credo che la chimica sia la disciplina madre se si vuole accrescere il livello di comprensione e quindi di intervento.

Luigi Campanella, Presidente SCI


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