Resoconto del 6° incontro di Sentiero Bioregionale
a Casa La Lodola - Appennino bolognese, valle del Samoggia, bacino idrografico del Reno,
27/28/29 Maggio
L’incontro annuale di Sentiero Bioregionale si è svolto anche quest’anno nell’alta valle del fiume Samoggia (un corso d’acqua che più a valle drena nel fiume Reno a nord-est di Bologna), nella struttura agrituristica per gruppi in autogestione di “Casa La Lodola”.
Per una serie di coincidenze il numero dei presenti era inferiore all’anno scorso, nonostante questo è stato un incontro molto partecipato, sentito e fruttuoso. Il cibo, biologico, in parte di nostra produzione, in parte acquistato, in parte condiviso (le torte di Meme, portate da Carlo e Paola, le insalatine di Vincenzo e Claudia) e le fragole omaggio della Cooperativa Cà Magre… (se ho dimenticato qualcuno, mi scuso) erano buone e l’entusiasmo del rivedersi era alto. Sono stati allestiti vari banchetti con cose in vendita o in scambio: Felice con le sue erbe e frutta secca, nonché il Seminasogni e i libretti di poesie, Massimo ha portato i libri di Pentàgora (www.pentagora.it ), Laura i suoi saponi, Vanessa i suoi oggetti in pelle, c’erano i libri di Etain, portati da Cosetta, ma non c’era Etain, costretta a casa all’ultimo momento per un problema di salute, la serie di CD di Fabrizio, i libri e le ricette di Paola N., Franziska della Valle dei Burroni ha portato i suoi estratti di erbe di bosco e cesti in vimini, e poi Lato Selvatico con i suoi libri e pubblicazioni varie e, infine, un banchetto con cose da portare e prendere liberamente, che ha avuto una buona partecipazione. Direi che erano rappresentate un po’ tutte le fasce d’età, dai pochi anni di Guido, ai giovani come Elisa, poi su su fino a Vincenzo e Claudia. Il tempo è stato buono fino a domenica mattina, quando scrosci d’acqua hanno bagnato la valle e ci ha costretti ad utilizzare la sala degli incontri interna.
Ad ogni modo il diario dei tre giorni inizia dal venerdì, che è stato giorno di arrivi, alla spicciolata, viste le distanze di molti dei partecipanti: bassa valle del Tevere, costa tirrenica, alto bacino del Po etc… Dopo cena, ci siamo occupati della redazione e messa a punto dei temi da trattare nei due giorni successivi e all’assegnazione delle varie mansioni: turni di cucina, moderatori per i vari temi, conteggio definitivo delle spese e definizione dei costi per partecipante (i bambini, 11 quest’anno, come sempre non hanno pagato).
Il sabato mattina l’incontro si è aperto con il benvenuto ai presenti, i saluti degli assenti e un ringraziamento allo spirito del luogo, che ci ospitava. Subito dopo è stato fatto seguire il Cerchio delle presentazioni. Quello del cerchio delle presentazioni (cioè, il momento in cui ognuno dei presenti si presenta, parla di sé, racconta la sua direzione, aspirazioni, sogni etc … in un tempo congruo affinché tutti abbiano pari possibilità per farlo) è un rito che da sempre caratterizza gli incontri di Sentiero Bioregionale, e che, anche questa volta, non ha mancato in suggestività, varietà e ricchezza di spunti, situazioni e storie tanto che si è protratto sino all’ora di pranzo. Nel pomeriggio il Cerchio si è riaperto con due temi abbastanza impegnativi “Quando è il luogo che sceglie noi, e non noi che scegliamo il luogo?” e “Prendersi cura come atto creativo e ribelle”.
Prima di proseguire occorre dire che, a differenza del “Cerchio delle presentazioni”, che ha andamento circolare ed è energizzato dal passaggio del “bastone della parola”, nel trattamento dei temi la scelta di Sentiero Bioregionale è quella di far passare il ‘bastone’ direttamente a chi vuole intervenire sull’argomento, questo per due motivi: primo, perché così la discussione si mantiene virante e, secondo, per evitare la sindrome del “oddio cosa dico ora?”, soprattutto per chi è nuovo, oppure per evitare il ‘parlare tanto per parlare’. E’ vero che così facendo si corre il rischio che parlino sempre i soliti, quelli più abituati ad argomentare, ma lo spirito di convivialità che si crea nei nostri incontri pensiamo faccia superare la timidezza e piano piano spinga le persone ad ‘aprirsi’ e quindi a partecipare.
Relatori del primo tema sono stati congiuntamente Giampietro e Laura T. La discussione, come tutte le altre, aveva un moderatore, incaricato di vigilare sui tempi e mantenere la discussione nel merito. Siccome non li ricordo per argomento, per non sbagliare dico che in questo ruolo si sono alternati Cosetta, Andrea, Egidio e Giampietro. Il tema ha suscitato l’interesse dei presenti e nonostante si dibattesse sulle energie sottili un po’ tutti si sono cimentati raccontando le proprie esperienze come ri-abitanti nei propri rispettivi luoghi. Indubbiamente, per quasi tutti il percorso è stato, ed è, attraversato da interrogativi, titubanze, ripensamenti (e chi non ne ha nel mondo oggi?), quello che è certo è che una volta che si è scelto di vivere in un luogo, prima o poi il luogo stesso si svela, e allora il cammino diventa meno impervio e solitario.
Il secondo tema era invece solo di Laura T., e nasce dal dramma che ha colto il suo corpo e di come con caparbietà e determinazione se ne sta prendendo cura. Per altri il “prendersi cura” partiva da altre angolazioni: dell’ambiente, del cibo, del vicinato, della comunità… ma non per questo sono meno importanti. In definitiva, per molti una volta sul sentiero il prendersi cura è un tutt’uno con il sentiero stesso.
Terzo tema: “Gemellaggio bioregionale tra l’Ozark Area Community Congress (www. ozarkareacommunitycongress.org ) e Sentiero Bioregionale”. Trattava una proposta avanzata l’anno scorso dal portavoce dell’OACC, David Haenke, al relatore del tema, Giuseppe, il quale ha raccontato gli antefatti, letto in italiano il documento d’intesa di questo gruppo che opera nella bioregione Ozark, un’area specifica per continuità culturale, idrografica, orografica, di specie di animali e piante, posta tra i confini del Missouri e l’Arkansas, nel nord America/Turtle Island. La domanda di molti: quali sono le implicazioni di questo gemellaggio? Nessuna che non sia un arricchimento reciproco, una condivisione/scambio più o meno diretto di esperienze, racconti di vita, programmi e incontri (magari noi che partecipiamo ai loro, e loro ai nostri). La proposta è stata messa ai voti ed è passata all’unanimità.
Quarto e ultimo tema della giornata: “Incontri intermedi di Sentiero Bioregionale ristretto alle persone della stessa bioregione”. Dopo l’introduzione del tema da a parte di Giampietro, la discussione è andata molto presto sul perché non discutiamo se sia il caso invece di far partire incontri specifici per bioregione, su iniziativa di persone che decidono di impegnarsi per la propria bioregione di appartenenza? Diversamente da Sentiero Bioregionale, che funge da ‘ombrello’ per gruppi e realtà bioregionali sparse un po’ su tutta Italia, questi incontri rappresenterebbero un concreto passo in avanti verso l’attuazione dell’idea bioregionale. A questo proposito è stato annunciato un primo tentativo in questo senso per la bioregione del bacino idrografico del Po, quando un primo incontro si svolgerà nel basso mantovano il 19 giugno prossimo.
Dopo cena c’era in programma la performance teatrale di Silvana, ma un fatto inatteso ne ha ritardato l’inizio. Infatti era successo un incidente nell’ovile di Lucrezia, che nel podere “La Lodola” svolge la sua attività. Un agnellino del gregge si era fatto male alle gambe. Non è stato chiaro come sia successo, ma sta di fatto che aveva profondi tagli ad entrambe le gambe posteriori; fortuna ha voluto che tra di noi ci fosse una ex infermiera, LauraV., ora ri-abitante nella bioregione Versilia, che ha provveduto a suturare le ferite (33 punti!) e rimettere in sesto il piccolo, poi prontamente riportato alla propria madre nell’ovile.
La performance di Silvana aveva come titolo “La Grande Madre”, in riferimento al “culto della Grande Madre, venerata sin dal paleolitico in tutto il mondo, e ancora presente iconograficamente in tutte le culture e religioni come colei che riporta all’essenza di tutte le cose: la Natura”. Sostenuta da una eccellente scenografia (alla cui realizzazione hanno partecipato anche in bambini. S’è venuto a sapere dopo), da un appropriato sottofondo musicale, fornito da Egidio e adeguatamente presentata da Cosetta, l’interpretazione di Silvana, posta in alto da sembrare un’entità molto-più-che-umana, ha calamitato l’attenzione dei presenti, che hanno applaudito con convinzione. (Chi volesse può rintracciare il testo completo nel n°7 del notiziario di Sentiero Bioregionale. Oppure chiedere a Silvana: salva.selve@gmail.com ).
Il giorno dopo, domenica mattina, il Cerchio si è aperto salutando un piccolo gruppo di partecipanti in partenza, per impegni vari a casa. Ma siamo stati anche gratificati da nuovi arrivi, nello specifico Paolo e Caterina della Rete Bioregionale, ai quali, dopo una breve sintesi della giornata precedente, è stato consegnato il “bastone della parola” per presentarsi. Caterina ci ha raccontato che è veterinaria dell’Asl nel modenese e che ha sentito parlare di bioregionalismo quando ha conosciuto Paolo. Paolo, come probabilmente molti di voi ricordano e stato nostro compagno nella Rete Bioregionale fino al 2010, anno in cui vi fu la nota diatriba e nostra conseguente fuoriuscita, e quindi la nascita di Sentiero Bioregionale. Paolo ci ha raccontato il suo lavoro come referente attuale della Rete e che il 25 e 26 giugno prossimo si svolgerà il loro Incontro Collettivo Ecologista a Ronciglione, nel Lazio: http://bioregionalismo-treia.blogspot.it/2016/05/ronciglione-incontro-collettivo.html -
A conferma della sua indole aggregatrice, ha terminato augurandosi quanto prima un incontro congiunto fra SB e RBI. La cortesia è stata apprezzata ma la nostra risposta è stata che è presto, serve tempo. Anzi sarà il ‘tempo’ che dirà quando ciò potrà avvenire… non prima.
Come previsto le prime gocce hanno iniziato a cadere, e di conseguenza ci siamo ritirati nella sala riunioni all’interno di La Lodola. A Cerchio riformato siamo passati a trattare gli ultimi due argomenti in programma: “Vivere nella presenza o nella mancanza di una comunità consapevole del vivere bioregionale” e la “Presentazione del libro di Peter Berg Alza la Posta, saggi storici sul bioregionalismo” Mimesis, 2016, da poco uscito nelle librerie.
“Vivere nella presenza o nella mancanza di una comunità consapevole del vivere bioregionale”, con Giampietro ancora una volta relatore. Il tema ci ha portato a considerare e riflettere sulla vita quotidiana e sui percorsi di ognuno di noi: quanto pesa il fatto di vivere in una società sempre più nevrotizzata e disattenta e quanto invece può essere vincente un atteggiamento di ascolto e di attenzione verso quegli scampi di cultura locale, che ancora esistono nelle figure di qualche anziano custode degli antichi saperi? Naturalmente, molti degli interventi erano rivolti a quest’ultima ipotesi.
Per ultimo c’è stata la presentazione del libro di Peter Berg, da parte di Giuseppe, cioè io. Un libro che va considerato prima di tutto come un tributo a questo autore e attivista, purtroppo scomparso nel 2011, che ha dedicato la propria vita alla ricerca di un cambiamento nei paradigmi dominanti della società moderna, ma anche e soprattutto per rendere disponibili anche nel nostro paese alcune delle cose che ha scritto e che hanno fatto grande la visione e la pratica bioregionale nel mondo. Ancora una volta un ringraziamento va al gruppo traduttori di Sentiero Bioregionale che ha reso possibile questo libro: Silvia Cervigni, Egidio Grasso, Martin Lanz, Francesca Mengoni, lo scrivente, Claudio Sireos, Laura Viviani, Chiara Zagonel, nonché Etain Addey e Rita Degli Esposti che hanno rivisto e ottimizzato le traduzioni.
Il Cerchio è tornato a riunirsi, dopo pranzo, per chiudere l’incontro. La pioggia ha avuto un attimo di pausa (o ha voluto darci?), così abbiamo potuto svolgerlo all’esterno, nel prato, attorno ad una stele colorata in legno, raffigurante un’immagine femminile orante. Ad essa sono stati offerti dei doni, parole gentili e brevi riflessioni finali. Al suono primordiale dell’OM, infine, s’è chiuso l’incontro.
Giuseppe Moretti
X Sentiero Bioregionale
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