domenica 14 agosto 2016

Arsenico a piccole dosi, il limite "politico" della Regione Lazio



Lo studio sulle esposizioni e sulle conseguenze del “consumo”  a basse dosi di arsenico e per lunghi periodi agli inquinanti è la “bestia nera” dell'indagine epidemiologica della Regione Lazio. 

Il problema è infatti quello di seguire migliaia di casi (persone) per un lungo periodo (40 anni in questo studio) e quindi avere alla fine dati statisticamente confrontabili e possibilmente certi. Lo studio il cui titolo ufficiale è: ”Valutazione Epidemiologica degli effetti sulla salute in relazione alla contaminazione da arsenico nelle acque potabili” è un lavoro che si pone per documentazione, periodo valutato ed analisi, ai vertici europei di studi analoghi. 

E’ anche un lavoro “onesto” in quanto cita spesso i limiti oltre i quali gli analisti non sono riusciti ad andare per carenza d’informazioni. Uno studio quindi attendibile che ci riguarda da vicino anche se limitato ad un’area del viterbese che comprende numerosi comuni in area vulcanica e cronicamente quindi esposti ad Arsenico (come l’Orvietano) nell’acqua potabile e per altri usi.

Le dolenti note evidenziate nello studio sono purtroppo numerose “eccessi di mortalità si evidenziano in modo particolare per il tumore polmonare” e continua “ per le malattie del sistema circolatorio, le malattie respiratorie ed il diabete, con rischi anche due volte superiori a quelli di riferimento”. I dati di riferimento sono poi quelli di chi ha consumato per decenni, sia bevendola che cucinandoci, acqua con Arsenico all’interno della soglia prevista per legge dei 10 microgrammi/litro. Tale soglia è però già ritenuta alta dalla UE e probabilmente verrà ridotta in un prossimo futuro.

Quindi i dati di mortalità attribuibili all’Arsenico, molto preoccupanti di questo studio, lo sarebbero probabilmente molto di più se fossero confrontati con popolazioni che l’arsenico nell’acqua non ce l’hanno o ne hanno pochissimo. L’attuale limite di legge dei 10 microgrammi/litro è infatti un limite “intuito” come massimo sufficiente per non compromettere la salute di chi beve quell’acqua. 

Ma è anche un limite “politico” per consentire in aree, generalmente vulcaniche, di usufruire delle risorse idropotabili localmente disponibili. Ricorderete il pastrocchio del 2010 quando la UE abbassò, per garantire la salute pubblica, i limiti di Arsenico nell’acqua da 20 a 10 microgrammi/litro ed Orvieto, Castel Giorgio, Castelviscardo e molti altri comuni del viterbese risultarono ben fuori i limiti consentiti, ebbene oggi sappiamo, anche grazie a questo studio promosso dalla Regione Lazio, che i vecchi limiti erano assolutamente inadeguati e probabilmente lo sono anche i nuovi. Insomma l’Arsenico anche a piccole dosi (che aumentano nella cottura dei cibi per concentrazione) fa male! Non a caso infatti lo IARC (Agenzia Internazionale Ricerca sui Tumori) lo ha identificato come “cancerogeno di prima classe”.

L’indagine della Regione Lazio individua, anche altri effetti di tipo tumorale rilevati in studi più puntiformi effettuati da altri ricercatori che hanno rilevato danni da Arsenico di tipo cardiaco preclinico quali le placche carotidee, disfunzioni endoteliali e danni all’apparato respiratorio ed in particolare sulla BPCO (Broncopatia Cronica Ostruttiva). Grazie all’arsenico quindi ce n’è per tutti.


Dunque a questo punto la domanda è: questa l’analisi, ma che si può fare? Innanzitutto fare in modo che le Amministrazioni, locali e non, facciano la loro parte. Se il 28 Ottobre 2010 la UE (benedetta sia!) non ci avesse imposto la riduzione dei limiti da 20 a 10 microgrammi/ litro di Arsenico, rigettando così le ulteriori richieste di proroga che venivano dall’Italia, le acque potabili di Orvieto, Castel Giorgio, Castelviscardo e di altre decine e decine di comuni del viterbese avrebbero ancora acqua di rubinetto ben arsenicata. Questo per quanto riguarda l’Umbria e il Lazio, oltre a circa altri duecento comuni sparsi per l’Italia. Quindi come al solito la risposta è: ESSERE INFORMATI. Anche il miglior amministratore del mondo va seguito nel suo operato e, se è realmente bravo, ne è anche contento. Su queste tematiche così importanti c’è spesso la tendenza a minimizzare i problemi e meno male che nel nostro amato Paese ci sono sempre più associazioni, comitati e organizzazioni realmente indipendenti che si fanno carico di informare le cittadinanze su queste tematiche. 

Gruppi organizzati e consapevoli che i loro detrattori amano definire i “Signori del no”, e non si rendono conto che vivono solo il presente senza chiedersi mai dove stiamo e dove stiamo andando, dei “fatalisti” fautori di un progresso incontrollato, indifferenti alle sue conseguenze in costi sanitari, vite umane e irreversibili danni ambientali. Gente che ha figli e nipoti e che non vede che è sempre più difficile trovare un bambino o un ragazzo che non abbia un’allergia, un’asma, un’intolleranza al cibo. Un vero peccato che una specie così intelligente e tanto “superiore” e dominante come la nostra non riesca che a vivere il presente, così come fanno tutti gli altri animali. “Però la vita media è comunque aumentata” a questo punto obietta sempre qualcuno. Beh, sembra che non sia più vero neanche questo, almeno per il nostro Paese e stando alle statistiche ufficiali, dato che dal 2015 c’è stata la prima inversione di tendenza in quanto l’aspettativa di vita si è ridotta di qualche decimale rispetto al 2014. 

E’ l’inizio di una inversione di tendenza? Stiamo per entrare in un nuovo ciclo di vulnerabilità sanitaria? I nostri moderni stili di vita stanno “infiacchendo” il nostro fisico esponendoci ai tanti e non prevedibili “attacchi” della chimica che ci pervade dai cibi, alle bevande, all’agricoltura, all’aria che respiriamo e a tutto il resto?

Sono solo alcune delle tante domande possibili ed a cui saranno in grado di dare risposte solo i nostri nipoti, nel frattempo suggerisco, come minimo (ma non è poco e non è facile), di mangiare sano e di bere acqua pulita... Ah! Scusate, dimenticavo: ricordatevi di non mangiare il pesce pescato nel fiume Paglia (come da ordinanza del Comune di Orvieto), è pieno di mercurio che viene dalle attività industriali sul Monte Amiata .... ma questa è già un’altra storia.    

Roberto Minervini - Resp. Scientifico di Accademia Kronos

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