Si è concluso il 4 agosto 2016 il raduno estivo dei “Rainbow”, che per la prima volta si è svolto sul Gran Sasso, a Pietracamela, e ha visto la partecipazione di circa 600 persone provenienti da tutto il mondo. Si tratta di una comunità mondiale che si ispira ai principi dei nativi americani e alla controcultura a stelle e strisce degli anni ’70, predica la non violenza, l’amore libero, la condivisione, la fratellanza, la libertà a 360 gradi intesa anche nello stare nudi e scalzi e predilige per i propri incontri di 28 giorni (si inizia e termina con la luna nuova) posti incontaminati. C’è chi vive “rainbow” tutto l’anno e chi, invece, dopo il raduno, torna alla routine giornaliera. Nella comunità ci sono persone di genere, età e professioni differenti.
«Per la natura benevola ricca di acqua e legna secca, ma soprattutto per la presenza del Gran Sasso che è a pochi chilometri da dove sorgerebbe l’autodromo abbiamo scelto questo posto», spiega la “famiglia arcobaleno” abruzzese promotrice dell’incontro, «la famiglia mondiale è unita contro la costruzione dell’autodromo che farebbe una violenza alla terra montoriese e porterebbe inquinamento acustico in questa bellissima montagna che vogliamo resti sana e dove vorremmo si possa procedere alla riqualificazione dei tanti borghi abbandonati e alla riscoperta dei vecchi mestieri».
Il villaggio Rainbow è stato allestito nel bosco dei Prati di mezzo, a 1600 metri di quota, con il Corno piccolo che domina il panorama. Il benvenuto, il “welcome” tra abbracci, è una consuetudine per chi arriva nella comunità dove l’accoglienza è la parola d’ordine. Nel piazzale spicca una teepee, una tenda degli indiani Sioux, con accanto un cerchio di pietre con il fuoco e la cucina dove c’è il pentolone, la dispensa e il forno costruito a mano con il fango e a forma di drago.
Il fuoco è un elemento fondamentale per la comunità: esso è il salotto dove radunarsi in cerchio a cantare mano nella mano, mangiare, prendere le decisioni rigorosamente all’unanimità; qui si cucina vegano, ci si ripara dal freddo e sacra è la figura del “guardiano del fuoco”. Quando è pronto il pasto tutti gridano in coro per tre volte a intervalli “food circle” invitando i membri a raccogliersi; quando qualcuno deve comunicare qualcosa alla comunità grida “talking circle” e può prendere la parola solo chi ha in mano un originale bastone decorato.( in realtà si dice FOCUS, e tutti entrano in ascolto)
«Qui non ci sono orologi, tecnologia, l’ansia della vita quotidiana e la schiavitù dal tempo», spiega Mathias, «il tempo rainbow è il tempo del sole». La comunità si lava nel fiume o nella sorgente con la cenere come sapone, raccoglie funghi e legna, trascorre il tempo con lo scambio dei saperi e ogni mattina alcuni di loro scendono in paese. «Amiamo la terra che ci ha ospitati, la rispettiamo e lasceremo tutto come abbiamo trovato. In paese conosciamo tutti», racconta Jacopo, «qui la gente è gentile, ci hanno invitato a tornare».Adele Di Feliciantonio
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