lunedì 29 agosto 2016

Se fossimo come le lucciole avremmo risolto il problema energetico...


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Le lucciole, luce ad altissima efficienza energetica

L’insetto che prende comunemente il nome di “lucciola” è sicuramente
noto a tutti. Un tempo, in Italia, era una consuetudine e un piacere
vederla illuminare le notti estive, oggi, purtroppo, è diventata una
“rarità”, poiché in via d’estinzione a causa del massiccio uso di
pesticidi in agricoltura. Pertanto la sua presenza, ove si abbia
ancora la fortuna di vederla, è un buon indicatore della salubrità
dell’ambiente (funge da bioindicatore).

Scientificamente con “lucciola” (genere Luciola) si identifica in un
piccolo insetto coleottero notturno (massimo 2,5 cm di lunghezza)
appartenente alla famiglia dei lampiridi (Lampyridae). Questo genere è
composto da tre specie, la Luciola novaki endemica dei Balcani
occidentali, la Luciola lusitanica endemica del Portogallo, della
Spagna, della Francia, dell’Italia, dei Balcani e della Russia
meridionale e la Luciola italica endemica dell’Italia.

Va specificato che tutti i coleotteri appartenenti alla famiglia dei
lampiridi (circa 2000 specie sparse sul pianeta) sono dotati di
bioluminescenza, motivo per il quale comunemente vengono identificati
tutti come “lucciole”, sebbene la cosa rappresenti, da un punto di
vista prettamente scientifico, un’imprecisione.

La produzione di luce è principalmente collegata alla riproduzione,
più precisamente alla fase del corteggiamento prima
dell’accoppiamento. Non a caso la loro luce è intermittente e
lampeggia secondo modalità uniche per ciascuna specie, in modo da
creare dei precisi e ben distinti “segnali ottici”, riconoscibili dai
potenziali partner intraspecifici.

La bioluminescenza di questi insetti è dovuta alla presenza di un
substrato fotogeno nella parte terminale dell’addome, nello specifico
alla presenza, all’interno di particolari cellule, di un composto
chimico, la luciferina, e dal relativo enzima catalizzatore, la
luciferasi. La luciferina in presenza di ossigeno e del catalizzatore
luciferasi subisce un’ossidazione in ossiluciferina; la cessione di
energia che ne consegue avviene sotto forma di luce.

La luce emessa dalle lucciole è compresa tra i 500 e i 650 nm di
lunghezza d’onda, da qui il tipico colore verde-giallastro. Inoltre, a
differenza della luce prodotta dalle lampadine ad incandescenza, è
“fredda”. Nelle normali lampadine il 90% dell’energia prodotta viene
dispersa sotto forma di calore, nelle lucciole la dispersione non
supera il 10% ! Questo a testimonianza della sempre grande efficienza
energetica che contraddistingue tutti i processi naturali (con le
moderne lampadine a LED l’efficienza è aumentata, ma risulta sempre
ben lontana dai valori d’eccellenza di cui la natura è capace).

Tra i maschi e le femmine del genere Luciola c’è un certo dimorfismo,
anche se non marcatissimo. I maschi hanno ali pronunciate ed un corpo
lungo e snello, le femmine presentano ali più piccole e un corpo tozzo
e corto. In genere i maschi volano ad un metro da terra, mentre le
femmine si trovano a terra parzialmente nascoste dall’erba. Altra
differenza tra i sessi è che i maschi possono produrre luce solo per
brevi istanti, mentre le femmine anche per più di due ore.

Una funzione indotta delle bioluminescenza, probabilmente meno nota, è
quella di avvertimento verso i potenziali predatori. Le lucciole
producono metabolicamente delle sostanze tossiche simili a quelle dei
rospi, fatto che le rende piuttosto inappetibili, quindi la loro
luminescenza avvertirebbe i predatori di essere “indigeste”. Ciò
spiegherebbe anche il fatto per cui, in alcune specie, la
bioluminescenza è presente sin dallo stadio larvale.

Nella fase adulta le lucciole vivono non più di 1 o 2 mesi. In questo
periodo tutte le risorse dell’animale sono rivolte alla riproduzione.

Le larve sono sotterranee e si nutrono di vermi e lumache, che
immobilizzano iniettando una sostanza paralizzante. Gli adulti,
diversamente, non hanno indole “predatoria” e in genere si nutrono di
nettare e/o polline.

Solitamente le lucciole, con i loro voli di corteggiamento, sono
visibili nelle notti estive tra le 22 e la mezzanotte.

Gabriele La Malfa


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