sabato 12 marzo 2022

Plastica monouso, un male irrimediabile...?



Il sondaggio Ipsos, realizzato in collaborazione con Plastic Free July, ha evidenziato come una media di tre quarti delle persone, in 28 paesi al livello mondiale, concordi sul fatto che la plastica monouso dovrebbe essere vietata il più presto possibile.

Nel nostro Paese, il 14 gennaio 2022, è entrato in vigore il nuovo decreto legislativo 8 novembre 2021 n. 196, che mette al bando alcune tipologie di prodotti in plastica. Il decreto, che recepisce una direttiva dell'Unione europea, si occupa di:

prodotti in plastica monouso
prodotti in plastica oxo-degradabile
attrezzi da pesca contenenti plastica.

Questa normativa limita l'utilizzo di alcuni prodotti in plastica monouso in Italia ma in molte altre aree del mondo non esiste una normativa simile, nonostante gran parte dell'opinione pubblica ritenga giusto eliminare o ridurre quanto più possibile i prodotti in plastica usa e getta, come evidenzia anche la ricerca Ipsos "Atteggiamento verso la plastica monouso", condotta tra 20.513 adulti sotto i 75 anni in 28 paesi del mondo.

In media, l'88% delle persone intervistate nei 28 paesi crede che sia essenziale, molto importante o abbastanza importante avere un trattato internazionale per combattere l'inquinamento da plastica. L'America Latina, i paesi BRIC  (Brasile, Russia, India e Cina) e il Medio Oriente/Africa risultano le regioni con i più alti livelli di accordo, rispettivamente il 93%, il 91% e il 90%.

Per quanto riguarda, nello specifico, il divieto di utilizzo delle plastiche monouso, che rappresentano il tipo più comune di plastica, le persone intervistate nei paesi dell'America Latina e del BRIC si mostrano molto d'accordo con l'introduzione di questo divieto, rispettivamente l'88% e l'80%. Il Nord America ha invece i livelli più bassi, in questa area geografica si mostrano d'accordo con questa opzione il 61% delle persone intervistate.

Alti livelli di consenso si evidenziano invece in Colombia, l'89% degli intervistati è favorevole e in Cile, l'88%, percentuali simili si registrano anche in Messico. Sono a favore del divieto anche l'84 % delle persone intervistate in Argentina e in Cina mentre la percentuale cala al 37% in Giappone, al 55% negli Stati Uniti e al 66% in Canada.

Dal sondaggio emerge che una netta maggioranza di consumatori in ogni paese e una media globale dell'82% si mostra d'accordo nel preferire prodotti con una quantità ridotta di imballaggio in plastica. Ancora una volta, l'America Latina e i paesi BRIC mostrano i più alti livelli d'accordo, rispettivamente l'89% e l'84%. Cina, Messico e Colombia sono in cima alla lista con il 92% di favorevoli, seguiti da Cile (90%) e Perù (87%). Di nuovo, il Giappone è il paese con la più bassa percentuale di accordo (56%), seguito dagli Stati Uniti (71%) e dai Paesi Bassi (73%).

La stragrande maggioranza delle persone intervistate (85%), in tutti i 28 paesi, concorda sul fatto che i produttori e i rivenditori dovrebbero assumersi la responsabilità di ridurre, riutilizzare e riciclare gli imballaggi di plastica, quella che, in Europa, definiamo"responsabilità estesa del produttore". Anche in questo caso, i paesi latino-americani si mostrano tra quelli più concordi su questo punto (89%), seguiti dagli europei. Al contrario, le persone intervistate in Giappone non si mostrano così unanimi sull'adozione della misura della responsabilità estesa del produttore.

I cinque paesi, dove si punta di più ad avere produttori e rivenditori che si assumono la responsabilità di ridurre, riutilizzare e riciclare gli imballaggi di plastica sono: Brasile, Cina, Gran Bretagna e Messico, tutti con percentuali che raggiungono il 90%, seguiti dalla Svezia con l'89%, mentre quelli meno concordi sono il Giappone (72%), l'Arabia Saudita e la Corea del Sud, entrambi al 79%.

(Fonte: Arpat)

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