martedì 8 marzo 2022

Il topo è destinato a succedere all'uomo?



Pare che l'uomo sia uscito fuori di testa, tanto che minaccia di autodistruggersi con un bell'olocausto termonucleare ed a  proposito di storie "fuori di testa"  affrontando il  discorso del possibile successore, come razza dominante sul Pianeta,  prendo l'esempio dalla vita selvatica che resiste alle radiazioni atomiche  (vedi: http://bioregionalismo-treia.blogspot.it/2014/07/natura-ed-animali-quando-la.html). Tempo fa  ho scoperto che nei luoghi in cui erano stati fatti esperimenti nucleari erano sopravvissuti particolarmente bene i topi.




Cosa strana, aggiungo, è che il topo (od un animale molto simile al topo)  è stato il progenitore di tutti i  mammiferi sul pianeta. Caterina, la mia compagna che è veterinaria, ha espresso dubbi su questa mia affermazione, non ne aveva  mai sentito parlare nei suoi studi di zoologia. Veramente lì per lì non ricordavo nemmeno io la fonte di questa informazione, ricordavo soltanto che dai miei studi sullo zodiaco cinese risultava che il Topo è l'iniziatore della fila, il primo a comparire davanti al Buddha. Però  avevo letto da qualche parte che c'era una conferma scientifica,  non era solo una fantasia zodiacale. Ed a conferma di quanto sopra affermato riporto un articolo scientifico sul primo mammifero apparso sul pianeta Terra...

Paolo D'Arpini




Pesava 200 grammi, era piccolo, con la pelliccia e insettivoro.
Comparve dopo l’estinzione dei dinosauri, circa 66 milioni di anni fa.
Ecco il nostro antenato


Piccolo, ricoperto da pelliccia, con una lunga coda e zampe corte. Non
è un topo ma il progenitore dei mammiferi placentati, un animaletto
dal peso poco superiore ai 200 grammi e ghiotto di insetti che, circa
66 milioni di anni fa, ha occupato le nicchie ecologiche lasciate
vacanti dai dinosauri e dagli altri animali spazzati via da uno dei
più grandi eventi di estinzione della storia della Terra. L’identikit
di questa creatura è stato ricostruito da un gruppo di ricerca
coordinato da Maureen O'Learydella Stony Brook University, in Usa,
grazie all’analisi di tratti anatomici e dati genetici ricavati da 86
specie di mammiferi placentati, viventi e fossili. Tutti i dettagli
dello studio sono nell’articolo pubblicato su Science.

Quando ha avuto inizio il processo di diversificazione che ha portato
alla comparsa delle oltre 5mila specie di mammiferi placentati oggi
esistenti? I ricercatori se lo chiedono da anni, e non sempre sono
arrivati alle stesse conclusioni. Basandosi esclusivamente sui
fossili, alcuni hanno collocato l’origine del primo mammifero dotato
di placenta (l’organo che regola gli scambi metabolici tra madre e
figlio) subito dopo l’estinzione del Cretaceo-Paleocene (K-Pg)
avvenuta all’incirca 66 milioni di anni fa. Fu un evento che eliminò
il 75% delle specie allora presenti sulla Terra, dinosauri non aviani
compresi. È naturale che con la scomparsa di tutti questi animali si
liberarono spazi e risorse, e di questa improvvisa abbondanza
approfittarono i mammiferi placentati che iniziarono a diversificarsi
così da evitare unacompetizione interna.

A partire dagli anni ’90, però, la crescente disponibilità di dati
genetici ha rivoluzionato questo scenario spostando l’origine e la
diversificazione della linea evolutiva dei mammiferi placentati al
tardo Cretaceo, prima dell’estinzione K-Pg a cui, secondo questa
ipotesi, sopravvissero. Qual è la storia più convincente? Per
scoprirlo, l’équipe di O’Leary ha deciso di combinare l’analisi dei
fossili con quella deldna. In questa operazione, di grande aiuto è
stato il progetto fondato dalla National Science Foundationconosciuto
come MorphoBank, un immenso database di immagini e dati anatomici di
animali estinti e viventi. Da questa banca dati, i ricercatori hanno
scelto 86 specie di mammiferi placentati (di cui 40 fossili) da cui
hanno selezionato oltre 4.500 tratti fenotipici come la presenza o
assenza di denti, ossa particolari, pelliccia.

Mappando questi tratti fenotipici sull’albero genealogico dei
mammiferi placentati, e combinando quest’approccio a quello
dell’analisi genetica, i ricercatori hanno ricostruito l’aspetto dell’
antenato di tutti i mammiferi dotati di placenta e, soprattutto, gli
hanno dato un’età. Precisamente, questo animaletto comparve circa
200-400 mila anni dopo l’estinzione K-Pg, molto più tardi rispetto a
quanto ipotizzato sulla base dei soli dati genetici. “Immaginiamo di
essere sulla scena del crimine: il dna è un indizio importante, ma lo
è anche il corpo. Per la scienza è la stessa cosa, e solo combinando i
dati genetici con quelli fossili siamo riusciti a ricostruire la
storia passata con una precisione mai raggiunta prima”, ha spiegato
O’Leary.


Fonte:  - http://daily.wired.it/



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