venerdì 11 marzo 2022

Velletri e i platani di Garibaldi malati di "assessorite"

 


C’è una malattia, ancora non codificata dai manuali di botanica, che colpisce quasi esclusivamente gli alberi cittadini e che fa sì che nessuno di essi possa tranquillamente morire di vecchiaia. La malattia si chiama assessorite, ed è causata da un virus detto, appunto, il “virus dell’assessore” (in genere ai lavori pubblici). Esso può restare latente per anni. I vari ceppi si possono susseguire silenziosi, dando l’impressione di lasciare che gli alberi cittadini continuino a svolgere la loro funzione di fornire ossigeno e migliorare la salute psichica dei cittadini finché un giorno… 

Il nuovo assessore, una mattina, si alza; durante la notte non ha chiuso occhio, rimuginando che al posto di quel viale di inutili alberi ci potrebbero stare tanti bei parcheggi per le auto dei cittadini che non sanno più dove metterle, oppure che nel sottosuolo occupato dalle loro radici potrebbero passare fibre ottiche, tubature, fognature… “Ma come avranno fatto quelli prima di me  - pensa - a non accorgersi di quante cose si potevano fare tagliando quegli alberi? Che cretini!”

Basta che un temporale faccia cadere un ramo secco che sfiora un’auto parcheggiata. “E io – riflette l’assessore – dovrei vivere con la paura che un giorno qualcuno mi chiami a rispondere dei danni? No no, questi alberi devono sparire”. Oppure, si “mettono in sicurezza”, ma cosa? Gli alberi, i cittadini, o… il sedere dell’assessore?

Nelle mie raccolte che comprendono oltre mille alberi di tutta Italia ho fatto fatica a trovare un albero “cittadino”, se si escludono quelli all’interno dei parchi di ville antiche o di orti botanici, che sia arrivato alla monumentalità. Alla fine penso di averne individuati alcuni nei Platani di Garibaldi di Velletri, da me già pubblicati qualche anno fa.

La tradizione di Velletri con i platani va indietro nel tempo di quasi due millenni. Era proprio qui, nella villa di Caligola, che si trovava il grande platano raccontato da Plinio. Oggi la tradizione viene perpetuata da quattro grandi platani che si trovano in Piazza Garibaldi. Il più grande, visibile nella foto, Misura m. 6,04 di circonferenza rilevati da Susanna Vecchioni nel 2018.

Nel 1848, durante la Repubblica Romana, Giuseppe Garibaldi affrontò Ferdinando II di Borbone in una battaglia campale presso Velletri, ottenendo una clamorosa vittoria. Secondo una versione dei fatti, in tale occasione sarebbero stati piantati i quattro platani a ricordo. In seguito Garibaldi, rimasto affezionato a Velletri, scriverà alcune parole dedicate alla battaglia, ora scolpite su una parete del cascinale su via Ariana, che ospitò il quartier generale garibaldino:
«Qui ebbero stanza alcuni italiani
insofferenti di tirannide
e di menzogne sacerdotali.
Possano le generazioni che seguono
emanciparsi da tali brutture”.

Secondo un’altra versione, i platani sarebbero stati già esistenti al momento della battaglia e i combattenti al seguito di Garibaldi si sarebbero serviti di loro per osservare dall’alto l’eventuale arrivo di rinforzi da parte del re al papa. Una rarissima foto d’archivio del 1849 (fornita da Anna Morsa) mostra l’arrivo di Garibaldi l’anno dopo sulla piazza a festeggiare l’anniversario della vittoria: nella foto si vedono alcuni platani e sono già grandi. Il dubbio è, pertanto: sono gli stessi oggi presenti che, perciò, avrebbero ben più dei 174 anni che oggi vengono loro attribuiti, o sono altri platani oggi scomparsi? Un po' di mistero non guasta mai.







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