giovedì 13 febbraio 2025

Raccolta di scritti pseudo psico-bioregionali...




 abbracciamo un albero 

 
il silenzioso scorrere della linfa la corteccia rugosa ossidata di luce e ossigeno il sapore di muschio. rivediamo a colori dopo i lunghi giorni di bianconero invernali abituiamoci per gradi alle sfumature della luce fuori dai giorni bui, spalanchiamo le finestre degli occhi sulle campiture giallo arancio profumo di rose arte e bellezza per guardare avanti e ritrovare l’ottimismo di un nuovo inizio: vediamo e sentiamo tutto in modo intenso! ascoltiamoci sinesteticamente al ritmo di musica modulando sensi suoni gusti colori profumi aromi sapori ed esperienze tattili. nel bosco mi appoggio alla mia quercia preferita e mi sento foglia vento radice fronda, mi perdo nella goccia di rugiada e divento io stesso quella goccia. 
 
tutto cambia! sono stato nel bosco a passeggiare e ho scoperto di aver fatto il bagno di foresta se per thoreau il contatto con il bosco era esistenziale e filosofico oggi sappiamo che dallo stare nella natura noi tutti non possiamo prescindere se vogliamo garantirci salute benessere centratura e riparo sicuro dallo stress e dalla velocità che domina la nostra vita. è un po la scoperta dell’acqua calda e dato che viviamo in un epoca in cui subiamo sia il fascino della scienza sia quello delle antiche tradizioni siamo felici di sapere che le ricerche scientifiche e la saggezza zen giapponese che lo chiama shinrin-yoku sono concordi nell’indicare il contatto con la natura per boschi e foreste come una vera terapia per stati d’ansia depressione stress. la sensazione di benessere e relax che si prova dopo aver trascorso una giornata tra alberi secolari con le narici ben aperte e occhi spalancati rispettando il silenzio e assaporando tutti i profumi i colori e i suoni offerti dalla natura, è impagabile. benefici del bagno di foresta rinforza il sistema immunitario; regolarizza la pressione sanguigna; seduta di aromaterappia; riduce ansia depressione; accelera il recupero dalle malattie; aumenta l’energia vitale
 
vivio in un territorio ancora abbastanza selvatico e curo un piccolo orto urbano dove ancora esiste un briciolo di selvaticità. in questo contesto le siepi sono quel groviglio di vegetazione che vediamo al bordo di campi abbandonati, di qualche stradina sterrata di campagna, di qualche margine. un groviglio di arbusti intricati in cui si annidano animali selvatici, nascondiglio di entità supreme, puro disordine, caos… quelle siepi sono custodi del principio vitale dove c’è la vita spontanea e inesauribile, dove tutto si accresce e si moltiplica muore e rinasce senza la mano dell’uomo. qui vige armonia totale equilibrio dinamico socialità ad alto livello, convivenza stretta di una infinità di esseri; barriera frangivento condensatore d’umidità protezione dallo smog, habitat di insetti utili confine naturale, risorsa di ombra e frescura, culla di alberi secolari, fonte di cibo e di rimedi erboristici. quindi lasciamo quella siepe! lasciamo stare tutto com’è! fermiamoci osserviamo e impariamo…
 
quando mangiamo una mela non stiamo solo mangiando una mela stiamo compiendo un atto sacro significativche trascorrere tutto il nostro tempo in ambienti artificiali bene non ci ta o; la mela entra in noi si dissolve ci nutre e diventa noi; non stiamo solo mangiando una mela come fosse una cosa separata da noi; ogni mela rappresenta molto di più; mangiandola assimiliamo la pioggia le nuvole e tutti gli agenti che hanno portato alla nascita dell’albero, anche le lacrime il sudore i corpi i respiri delle innumerevoli generazioni di animali piante e persone che a loro volta sono diventati pioggia humus vento che hanno nutrito il melo; il nostro corpo funziona come un crogiolo alchemico a partire dalla bocca con la masticazione e la ptialina contenuta nella saliva inizia il processo di trasmutazione energetica delle molecole della mela in zuccheri in cibo per il corpo per l’anima per lo spirito.
 
omeodinamica Nel mio solito giro di erranza urbana in cerca di spunti notizie e immagini trovo un giornale che scorro velocemente contando le parole che vi si ripetono maggiormente, leggo 12 volte la parola bio, otto volte sostenibilita, quattro volte resilienza. Parole un tempo poco usate, oggi invadono continuamente il nostro campo semantico: bio[dal gr. -βίος «che vive»]. significa “vita”. Enzo Tiezzi autore del libro “Tempi Storici Tempi Biologici” nelle sue lezioni spiegava che il termine sostenibilità deriva dal termine inglese “sustain” il pedale del pianoforte che serve a sostenere la nota nel tempo. Lo stesso concetto guida un progetto ecologico che diventa sostenibile quando appunto sostenuto nel tempo si può considerare riuscito quando inizia a funzionare senza più il sostegno esterno. La parola resilienza deriva dalla fisica meccanica e dai nuovi materiali come la gommapiuma che appunto quando riceve la spinta di una forza, prima la assorbe e poi pian piano torna alla sua condizione originaria, questa qualità o capacita di assorbimento è detta resilienza di un materiale. Altra parola molto ricorrente nel giornale è biodinamica; composta da bios, vita, essere vivente, che vive e dinàmica s. f. [dall’agg. dinamico]. l’insieme degli aspetti che esprimono movimento, sviluppo, vigore. Mi viene in mente anche un altra parola composta: omeodinamica; omeo, nei quali significa ‘simile’, quindi omeodinamica: stesso movimento o movimento simile. E’ un termine che uso spesso per definire alcune sculture volatili appese qua e là nel giardino, composti di legnetti e pezzi di bambù con dei fili che li fanno muovere; a chi mi chiede a che servono, rispondo che producono energia omeodinamica, nello stesso movimento come l’ aria con aria, l’acqua con l’acqua, la terra con la terra, il fuoco con il fuoco.A volte li uso per praticare massaggi omeodinamici.
 
in cerchio noi ci muoviamo isole viaggianti nella notte delle ombre quotidiane il giallo colore della gioia della follia tanto da sottolineare io mi fermo qui, qui dove vivi tu, metafora di libertà: i sentieri secondari sono quelli che ci portano fuori dalla strada maestra anche se impervi ci consentono di scoprire nuove cose e di essere più liberi. le stelle che vediamo nel cielo notturno si sono spente milioni di anni fa e quelle che splendono ora noi non le vediamo
 
mondi possibili e
frammenti d'infinito
nessuno come noi 
negli anni dell’abbondanza
 
pentatonia pitagorica
cinque campane che suonano inno alla gioia
come cinque bolle di sapone una dentro l’altra
nello stile non so dove non so come non so quando
 
Ferdinando Renzetti 



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