giovedì 11 agosto 2011

Ecologia Sociale – Ancora sulla solitudine e sulla solidarietà fra esseri umani




 
Ho provato a scrivere un commento sotto lo scritto di Lidia (sul blog http://bioregionalismo-treia.blogspot.com/2011/08/ecologia-sociale-la-condizione.html ) ma mi si è cancellato!

Comunque dicevo più o meno così: penso che ci siano molta pigrizia e un po' di egoismo. Soprattutto ad una certa età si diventa meno adattabili e ci si rinchiude sempre più in se stessi. Le occasioni ed i mezzi per comunicare teoricamente sono più numerosi (internet, i cellulari), ma non c'è più forse la voglia come da giovani di confrontarsi direttamente, come occasione di condivisione e di crescita.

Siamo (parlo per noi cinquantenni) già incancreniti nelle nostre abitudini ed opinioni e facciamo fatica ad aprirci al nuovo sia esso una persona, un nuovo lavoro, una nuova casa.

E' difficile non portarsi dietro il fardello del passato, a meno che non si sia passati attraverso qualche sofferenza o delusione per cui magari dopo un primo momento di empasse si trova l'energia per tornare a galla e ricominciare con occhi nuovi.

A meno che non si sia persone che hanno mantenuto una certa purezza d'animo, come fanciulli giocosi che accolgono il nuovo con tutto l'entusiasmo dell'innocenza.

Ricordo pomeriggi passati al telefono con le amiche o insieme a loro a fare le cose più banali (lavarsi i capelli, fare merenda, andare a fare un giro in centro con l'autobus, scambiarsi i vestiti, raccontarsi i segreti amorosi). Oggi quando mai ti capita di fare cose simili con un'amica "nuova"? Se telefono a qualcuno il più delle volte quel qualcuno è affaccendato in qualcosa: deve uscire, sta lavorando, sta parlando con qualcun altro, sta cucinando, deve portare la figlia dal medico, deve andare dal medico, ecc. ecc. Le persone in età lavorativa, come me (ed avere un discreto lavoro di questi tempi è già una fortuna), restano con poche energie a disposizione per se stesse (si parla per lo più di donne). Sarà allora colpa di questo sistema sociale, di lavoro e di consumi che ci porta a trascurare i rapporti umani?

Mi ritrovo da qualche tempo a scrivere e a dire "una volta....", ma in effetti una volta, vivendo in grandi o piccole famiglie (patriarcali o matriarcali, non so dire) in cui ognuno aveva un suo ruolo per l'età che aveva e per le sue capacità, c'era più spazio per l'accoglienza e per la solidarietà. Penso a mia nonna Annetta che qui a Treia ha ospitato per anni il vecchio Otello, dandogli un letto seppur in uno "scantinato" e un piatto di minestra e lui ricambiava con piccoli lavoretti e con oggettini che trovava nei suoi giri da rigattiere, o alla signora Ida, 96 anni, che ieri mentre zappava l'orto, ha salutato me e Paolo e ci ha offerto una grembialata di bietole e pomodori raccolti apposta per noi.

Mia madre citava un vecchio detto: anche la Regina ha bisogno della sua vicina. Ma non è questione di bisogno, è questione, secondo me, di riscoprire l'umanità che c'è in tutti noi, sbarazzandoci di timori , timidezze, egoismi, insofferenze, schemi mentali, divisioni, criticismo, e ricominciando a valorizzare "l'altro" per quel che è: una parte di noi stessi e del nostro mondo.

Caterina Regazzi

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