lunedì 24 ottobre 2011

“Oltre il Cielo dei Giusti” di Simone Sutra – Recensione di Paolo D’Arpini, con annotazioni di Ilaria Gaddini

Foto celeste di Gustavo Piccinini


Fra i libri  di spiritualità laica che ho più apprezzato negli ultimi anni  compare “Oltre il cielo dei giusti” di Simone Sutra.

Simon é   una persona squisita che ebbi anche il piacere di incontrare in varie occasioni traendone spunti di riflessione sull’auto-conoscenza.  Assieme a lui –tra l’altro-  ho  passeggiato nel bosco sacro di Manziana per il Wesak 2009,  anche  dialogando in varie occasioni culturali come  al Ciclo della Vita del 2008, a Ronciglione ad un convegno sulla paganità nel 2007, etc.

L’argomento  che egli tratta nel suo libro è quello del ritorno all’insegnamento principale della tradizione laica: “Conosci te stesso”.

Superare il concetto del buon comportamento in funzione del quieto vivere o dell’interesse speculativo. Questo concetto (tutto racchiuso “nel limite  dell’utile” come afferma Battaile)  è ciò che impedisce alla coscienza umana di crescere in piena libertà espressiva. Restare succubi dell’interesse contingente è quanto Dante riferisce all’inferno degli ignavi. 


Ma andiamo per ordine.  Nel  libro di Simone Sutra “Oltre il Cielo dei Giusti” vengono affrontati argomenti seri, fondati sull’analisi del pensiero filosofico classico.  Simone Sutra  ha scritto il suo libro  “sotto ispirazione”, quasi  una lettura nell’akasha o nell’inconscio collettivo.

”Questo libro non cerca di spiegare nulla è solo rappresentativo del mio viaggio interiore” egli afferma con modestia.   Simone Sutra ha compiuto  un exursus  riepilogativo, per descrivere  quella che è stata la strada, liberatoria dal concetto di vuoto culto esteriore,  dei grandi filosofi greci, da Socrate a Platone ed infine Pitagora (uno dei personaggi nello stesso libro) i quali hanno portato l’attenzione sul “soggetto” -  sull’io cosciente.  Egli descrive l’unione fra i  due aspetti  fisico ed emozionale come una risposta  naturale delle propensioni amorevoli verso ogni forma. 


Possiamo  definire questa  strada: “l’amplesso fra Eros e Psiche”.   In verità il pensiero pitagorico non si è mai estinto  anzi è  fiorito negli anni, passando per Dante, Giordano Bruno e tanti altri eroici esponenti della libera intelligenza. 

Nel suo  romanzo  Simone Sutra   tocca anche il discorso della sofferenza spirituale, del passare attraverso il proprio inferno egoico (quello che Gurdjeff chiama “vuoto purgatoriale”) fino ad uscirne consapevolmente liberi.

Ecco una riflessione di Ilaria Gaddini,   sul tema del superamento degli opposti sollevato nel libro: “L’infelicità è una realtà terribile, che è assolutamente impossibile negare. Un insegnamento spirituale non  dirà che, qualsiasi cosa  accada, noi dobbiamo ripetere: «Io sono felice, io sono felice!»


Il vero insegnamento dirà semplicemente che  non serve perdere la fiducia in se stessi e nella vita. La sofferenza che ci raggiunge su un certo piano non  impedisce di provare gioia su un altro piano. Lavoriamo sul pensiero, non soltanto per tener duro in mezzo a quelle prove, ma per uscirne arricchiti. Una volta ottenuta quella ricchezza, o saggezza,  viene spontaneo di renderne partecipi anche gli altri.

Paolo D’Arpini

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