attraverso le vuote case di Dite e i regni muti,
e il cammino era incerto nel bosco sotto pallida luna,
quando Giove il cielo raccoglie in un nero velo
e la notte tetra al mondo cancella il colore"
(Eneide, Libro Sesto)
Il Seme della Vita di Sofia Minkova
Nel mondo dei concetti e delle convenzioni sociali possiamo dare il nome “spiritualità laica” a quella “nostalgia” per ciò che realmente siamo: quel Cuore. I cercatori spirituali che riconoscono in sé e negli altri la presenza dello spirito (coscienza ed intelligenza) si fondono nel tutto in una condivisione “alchemica”, un’unione osmotica di intelligenza laica e libera da dogmi ma “vicina” al Cuore di ognuno.
Si parla tanto, in questo periodo, di riscoperta della sacralità della natura! E cosa è quest’ultima se non la visione spirituale di tutti coloro che si sentono parte indivisa della natura e del cosmo? Correttamente parlando questa “spiritualità laica” (comune a tutti) non è una religione, come non lo è l’ecologia profonda, ma un moto spontaneo interiore dell’uomo che ricosce l'integrità dell' "olos" e di se stesso.
Una degli aspetti più coinvolgenti del panteismo, o della spiritualità laica, è il culto della vita, l’adorazione delle forze naturali identificate nella Terra Madre e le sue stagioni. In questa riscoperta si inserisce ad esempio la spiritualità centrata sul femmineo sacro, il matrismo e lo shaktismo, e la venerazione degli aspetti femminili che rappresentano la creazione, il sostentamento e la trasformazione, insomma: morte e rinascita.
Questo movimento olistico tende soprattutto alla rivalutazione del femminile in un mondo dominato dal patriarcato e dalla ragione. E ciò è anche un bene... ma finché la sacralizzazione non coinvolge anche il mascolino restiamo nei termini di una dualità in cui una parte viene ad essere considerata migliore dell’altra. Occorre quindi riconoscere il sacro in entrambi i generi: maschile e femminile.
La nobiltà del maschile sovente è anch’essa collegata alla nascita ed alla morte, ad esempio il sangue versato dall’eroe rappresenta il sacrificio che conduce alla vita allo stesso modo del sangue mestruale femminile che significa fecondità.
La sacralità dell’energia sessuale maschile, unita al femminile, è simboleggiata orograficamente, in chiave bioregionale, allorchè si osserva una collina circondata da uno o più corsi d'acqua, un acrocoro erto in una valle, un'isola nell'oceano, etc. In India questa immagine si definisce shivalingam-yoni e rappresenta l’incontro creativo del maschile e del femminile. Il lingam è il fallo di Shiva e la yoni umidificata dalle acque fecondanti è la vagina della matrice universale.
Nel bellissimo romanzo di Maria Castronovo “Il silenzio del fauno” l'attenzione è tutta centrata, come il titolo stesso lascia supporre, su una religiosità maschile che è rimasta in silenzio ma che chiede riconoscimento, questo romanzo secondo me è stato il primo vero tentativo di riscoperta della venerabilità maschile compiuto negli anni recenti. Ricordo inoltre il libro "Shiva e Dioniso" di Daniel Danielou, in cui si parla dell'adorazione fallica e della vagina e delle analogie di questo culto, nella tradizione induista, in quella della antica Grecia ed in altre culture.
La Resurrezione del Dio Pan, che non è mai morto nelle coscienze degli uomini delle grandi civiltà, non è semplicemente un fatto ritualistico è un modo per elaborare una “filosofia politica”, intendendo con ciò una potenzialità culturale ed un percorso esistenziale capaci di amalgamare persone coscienti della crisi in atto per le quali il cambiamento sia condizione per l’esistenza.
Sulla base della teoria unitaria del mondo fisico e biologico in natura esistono due opposte tendenze. Una entropica, verso la degradazione ed il livellamento, caratteristica dei fenomeni fisici, ed una opposta tendenza sintropica verso l’organizzazione e la differenziazione, caratteristica dei fenomeni biologici. Tale doppia tendenza si manifesta a tutti i livelli, e dalla lotta tra l’ordine ed il disordine ha origine il divenire.
Secondo la teoria shivaita, l'aspetto maschile viene visto come latenza, o coscienza, mentre l'aspetto femminile, o Shakti, rappresenta l’energia creatrice, o Madre Divina, che tutti ci compenetra e che produce ogni fenomeno. Nella consapevolezza di questo costante flusso, presente in tutto ciò che vive, si manifesta la libertà espressiva della Spiritualità Laica.
Ma una volta accettata la teoria come si fa a realizzarla nella pratica, nel contesto della vita quotidiana, senza dover ricorrere a forme religiose? Il metodo consigliato, è quello dell’interrogarsi sul “qui ed ora” sul “carpe diem” soprattutto chiedendoci: “Chi è che vive questo momento?” “Cosa è questo sè che percepisce i fenomeni?” “Non è forse la stessa mente cosciente della sua esistenza, la consapevolezza priva di esternalità e di pensieri?”. Infatti si dice che la mente pulita dai pensieri è il Sé supremo, il substrato, la base, senza cui non potrebbe esserci alcunché… Ogni pensiero è solo un riflesso, un’increspatura, in questa pura coscienza. Nella quiete dell’osservazione distaccata ci godiamo la presenza, restiamo assorti nella eterna beatitudine dell'Essere.
Questa sì che è Vita!
Paolo D’Arpini
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