sabato 17 marzo 2012

15, 16, 17, 18 marzo 2012 - Da Spilamberto a Treia.... dove tutto il mondo è paese...

Da sinistra: Paolo D'Arpini, Amma Anasuya Devi e nipotini - Jillellamudi 1980 (?)


Compito impegnativo anche solo raccontare le  ultime  giornate passate con Paolo. Era giunto il momento del suo ritorno a Treia, deciso già da tempo.

Il pomeriggio del 15 marzo abbiamo salutato il fiume Panaro e qualche amico, alcuni solo telematicamente o telefonicamente, il tempo (un mese trascorso a Spilamberto) é passato in fretta e non abbiamo neanche fatto tutto ciò che avevamo preventivato, avremmo voluto incontrare alcuni altri amici, ma gli impegni sono tanti per tutti. Sarà per la prossima volta!

La mattina della partenza, il 16 marzo,  é cominciata male. Per il viaggio di  ritorno a Treia avevamo previsto che, come al solito, io l'avrei accompagnato. Un mese fa ero andata a prenderlo e, visto che fare quel viaggio non mi diverte, alla sua battuta "ti devi sempre sacrificare!" io ho risposto, seccamente di "si".

Lui si é offeso e si é "vendicato" facendomi una dissertazione di circa un'ora, in macchina, sul karma, sul dharma, sulla consapevolezza del nostro stato, sul libero arbitrio, ecc.

Io come al solito, ho capito il giusto. Dato che ognuno di noi segue un destino preordinato, se ne é consapevole e lo accetta, vive con leggerezza, se cerca di opporsi, cercando di seguire desideri e paure e aggiustamenti con il mondo delle esternalizzazioni, soffre, comunque.

La notte precedente avevo dormito poco e male, mi ero dovuta alzare alle due di notte per andare a prendere mia figlia Viola a Vignola, di ritorno dalla gita scolastica ed avevo fatto fatica a riaddormentarmi, con il pensiero del viaggio dell'indomani.
Infine all'arrivo a Treia (3 ore e mezza di auto) ero stanchissima, abbiamo cotto un po' di pasta condita con un sughetto al pomodoro che avevo preparato la sera prima (all'arrabbiata, tanto per restare in tema, come lo faceva mia madre), dopo mangiato  mi sono cacciata immediatamente sotto le coperte con la borsa dell'acqua calda (in casa si gelava) ed ho dormito dalle 14 alle 17.30.

Paolo ha almeno avuto la gentilezza di lasciarmi dormire, invece di farmi alzare per andare a fare un carico di legna, come avevamo previsto in precedenza. Tra l'altro, il nostro abituale fornitore di legna, a cui avevamo telefonato appena arrivati, ci aveva detto di aver smesso l'attività, ma ci ha dato il recapito di un altro, sempre in zona, ma si sa, chi lascia la strada vecchia per la nuova (anche se contro la sua volontà) sa quel che lascia e non sa quello che trova.

Al mio risveglio siamo andati a fare una passeggitina serale, Paolo mi ha mostrato un fornaio che vende cose buone da loro prodotte, ed io ho acquistato  dolci e dolcetti da riportare a Viola a Spilamberto e per concludere la serata  siamo andati a cena da Piero e Adriana, i miei cugini treiesi,  dove c'erano anche l'anziana madre di Adriana, Ida (97 anni) e la giovane figlia Karina, c'era anche la cara cugina Valeria che sta per compiere una rispettabile età (ma non diciamo quanti anni sono perché lei legge il Giornaletto e se ne potrebbe avere a male...).

Tutti loro sono normalmente carnivori (cioé onnivori), ma sapendo che noi non mangiamo carne  hanno preparato: minestrone di verdura, verdure cotte, tra cui pomodori gratin cotti nel camino, e frittatine con verdure varie, come dolce un salame di cioccolato, il tutto innaffiato da vino rosso cabernet dell'azienda agricola biologica il Folicello di Castelfranco Emilia (portato da noi) e bianco dei colli maceratesi. Per Paolo, che è astemio,  acqua minerale, purtroppo (per lui) non frizzante....

Durante la cena si é discusso animatamente del futuro del pianeta e soprattutto del nostro futuro e di cosa potremmo fare per migliorare le nostre prospettive di vita  in sintonia con la natura e riscoprendo un muoversi sulla terra, senza appesantirla, direbbe Stefano Panzarasa "un antico futuro"  (ma non arretrato). Un tempo in cui  il genere umano aveva ancora l'intelligenza e la capacità di risolvere i problemi e di coprire le necessità della vita che ogni giorno si presentavano.

Stamattina, 17 marzo  (oggi é San Patrizio che é il patrono di Treia), siamo andati come al solito con Magò, a fare colazione al baretto di Giovanna, dove abbiamo commentato la differenza di prezzi tra qui e l'Emilia (un cappuccino, un caffé e una pasta 2 euro e sessanta, a Spilamberto sarebbero stati 3 euro e quaranta), e poi siamo andati a far rifornimento di denari alla posta. Paolo doveva ritirare la sua pensioncina, ma essendo la festa del patrono l'ufficio era chiuso, così gli ho mostrato come ritirare il denaro dallo sportello automatico (Postamat) e lui ne é stato molto felice... (non so però se sarà in grado di ripetere l'operazione quando sarà da solo). 


Eccoci poi in giro per i banchi del mercato, molto numerosi e pieni di ogni cosa (ma non abbiamo comprato niente) e siamo tornati indietro passando dall'interno. Per strada abbiamo incontrato Peppe, un mio vecchio amico di gioventù.

Di nuovo a casa, abbiamo lasciato Magò, abbiamo preso una vecchia foto di Paolo con  la sua madre spirituale Amma Anasuya, a Jillelamudi, in India, una delle poche cose che ha portato via da Calcata. Pare che un certo James, che io non conosco, stia scrivendo un libro su di lei e Paolo vuole mandargli questa foto. Siamo andati al Computel House, fuori al borgo, per farla scannerizzare. Il ragazzo che era lì  l'ha fatto di buon grado e non voleva farsi pagare. Paolo ha voluto lasciargli comunque  un paio di euro e il giovane ha ringraziato e ha detto che si sarebbe andato a prendere un caffè.

Da lì siamo andati al nuovo fornitore di legna, in una contrada di Treia che prima non avevo mai esplorato, Camporota. Una zona con bei campi, belle case coloniche, attorno alle quali si vedevano fervere varie attività, agricole e artigianali. La giornata, tra l'altro, é stata splendida ed abbiamo visto diverse mimose fiorite. Il legnaiolo (veramente "la legnaiola"), una signora robusta e un po' mascolina, ma con una vocina gentile, ci ha fatto accomodare con l'automobile sulla pesa e da lì in una specie di garage ove c'era un mucchio di legna tagliata. Abbiamo riempito il bagagliaio e poi di nuovo sulla pesa. Ho chiesto a Paolo, sottovoce "Le hai chiesto quanto costa?" Lui "No". Finita la pesata la signora é andata alla calcolatrice e ci ha fatto il conto dandoci la ricevuta. Un quintale di legna: 13 euro! Fantastico! Meno di quanto la pagavamo dall'altro legnaiolo.

Siamo tornati a casa tutti felici, abbiamo scaricato la legna e l'abbiamo sistemata nel ripostiglio, poi di filato nell'orto a potare gli ulivi. Questi ulivi erano stati piantati 15 o 20 anni fa dai miei genitori, ma non avevano mai prodotto, o almeno non ce ne eravamo mai accorti, ma l'anno scorso, Paolo ha provveduto ad una potatura abbastanza radicale e quest'autunno ha raccolto circa due chili di olive che poi sono state trattate e messe in salamoia  e sono pure buone!  Dopo tutte queste imprese Paolo era alquanto stanco e sudato così si é lavato e si é "ripulito" tagliandosi barba e capelli con la nuova "tosatrice" che ha acquistato a Spilamberto.

Seduti a tavola dopo queste fatiche e dopo un pranzetto  a base di avanzi (regalatici  dalla cugina Adriana), ci siamo riposati davanti alla porta-finestra aperta in cucina.... in vista del sole di Treia.

Ma ora dovete accontentarvi, il racconto finisce qui.  Scende il crepuscolo.  Devo andare a stendere il bucato e poi a fare una passeggiata  sotto le mura: andiamo in cerca del ramoraccio! Domattina, 18 marzo,  riparto per Spilamberto.

Alla prossima, per voi. (Ciao, Paolooooo!!!!!)

Caterina Regazzi


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