giovedì 2 agosto 2012

Incontro con Karmapa... svuotamento dell'io ed il verbo degli uccelli di Farid al-Din ‘Attar

Uccelli e fiori



“…abbandonarsi alla volontà di Dio è l’unica azione consona alla sua volontà…” (Saul Arpino)


Oggi sembra normale  parlare di buddismo tibetano, le  frequenti visite del Dalai Lama, i numerosi libri scritti sulla spiritualità del Tetto del Mondo e la  rivolta in corso in  Tibet, hanno contribuito enormemente a pubblicizzare un sistema di pensiero che sino a trent’anni fa era riservato a pochi studiosi, e di cui  le vestigia “ammuffivano” nelle sale dell’Ismeo (Istituto per il medio ed estremo oriente) di via Merulana o nella libreria esoterica di Rotondi (sempre in Via Merulana).

Ci fu però un’occasione, che voglio qui ricordare, in cui improvvisamente quella antica conoscenza venne alla luce…

Lo spiraglio sul mistero, l’aurora della trasmissione eclissata risorse durante la visita in Italia di un  gran santo, l’erede spirituale nella linea di Milarepa (ricordate il film della Cavani?). Questo santo si chiama Karmapa ed è una “manifestazione” come lo è il Dalai Lama, solo che Karmapa è il simbolo di  un grande potere spirituale  e non politico.


Sentii parlare di Karmapa (incarnazione riconosciuta  del mistico  Milarepa)  in India, allorché visitò l’ashram di Muktananda nel 1973. Il suo carisma spirituale era molto forte ed affascinò -sembra- non pochi ashramiti occidentali lì residenti.

Personalmente invece lo conobbi  un anno più tardi a Roma (credo nel 1974)  accadde quasi per caso,  egli era in visita ed ospite dell’ambasciatore indiano in Italia, che  risiedeva in una villa all’Olgiata, sulla via Cassia. Qualche amico (od amica) del giro sincretico mi invitò a partecipare ad un incontro ufficiale a cui sarebbe seguito  un rinfresco vegetariano.

Avevo  letto  la vita di Milarepa, che viveva di sola ortica in mezzo ai monti, e l’avevo trovata avventurosa, piena di alti e bassi, affascinante e protesa  inflessibilmente  verso l’affrancamento, verso la totale libertà dall’io.

Certo, mi interessava conoscere il suo diretto successore ed accettai prontamente l’invito. Il satsang (dialogo con un saggio) era alquanto informale, Karmapa sedeva su una poltroncina leggermente elevata, vicino a lui c’erano l’ambasciatore ed altre persone di riguardo. Vestito d’indaco, con l’aria sorniona ed un po’ ironica, il santo dei “Berretti Rossi” dominava la sala con la sua energia.

Circolava una storia su di lui, pare che durante la permanenza a Roma avesse visitato un negozio di uccelli acquistando alcuni volatili lì prigionieri ma non per restituirli al cielo bensì per liberarli definitivamente dalla gabbia della vita. Non so se questa storia fosse vera ma spesso avevo sentito parlare degli strani comportamenti di certi lama tibetani,  fra cui alcuni non sono vegetariani e seguono misteriose pratiche  tantriche.  Insomma, pare che gli uccelli “prigionieri di un brutto karma (destino)” fossero stati liberati dal Karmapa nello stesso modo in cui l’avatar Krishna “liberò” i demoni ed i Kaurava (opponenti dei Pandava nel Mahabarata) cioè uccidendoli. 

Comunque sia il discorso durante il satsang andò spontaneamente  sull’argomento del destino e sulla reincarnazione. In particolare vi fu un dialogo con un anziano diplomatico italiano, che evidentemente conosceva la cultura tibetana,  egli sembrava sinceramente interessato all’argomento. Poneva insistentemente domande riguardanti qualche sua esperienza,  e voleva  che gli fossero svelati i segreti della rinascita,  ma Karmapa nicchiava e scherniva dicendo che certe  cose non si possono capire razionalmente. Il diplomatico sembrava  a disagio mentre il Karmapa allegramente ed affettuosamente gli batteva una mano sulla spalla, come volesse tener calmo un bambino irrequieto. 

L’anziano signore  era evidentemente imbarazzato, forse offeso,  rosso in viso ed  emozionalmente a disagio, stava per scoppiare in una crisi isterica ed in effetti pianse, ma quando alzò lo sguardo incontrando quello di Karmapa che rideva, anch’egli si illuminò in volto, come se veramente tutto ciò non avesse importanza.

L’atmosfera attorno era molto carica, piena di energia spirituale.
Io ero rimasto per tutto il tempo in piedi, appoggiato ad una parete,  e non perdevo nulla di quel che accadeva, intuitivamente percepivo che c’era un messaggio.
Terminato l’incontro Karmapa si alzò e si diresse verso il lato della sala, dov’ero stazionato,  lì c’era un passaggio fra le sedie che conduce al salone ove si sarebbe tenuto il rinfresco.  In quel momento egli stava transitando proprio davanti a me,  quasi ci toccavamo,  allorché senza alcuna ragione apparente egli si voltò verso di me e mi guardò fisso negli occhi. Sentii il mio io esplodere,  la mia mente rovesciata come una saccoccia, quel che c’era venne fuori, ero nudo, totalmente nudo. Provai un’espansione di coscienza incredibile, non vi erano dubbi o segreti,  solo lucida consapevolezza, vuoto pieno.
Quel “gesto” dirompente ed inaspettato che Karmapa aveva compiuto (ma perché proprio a me?)  mi aveva spogliato di ogni maschera, l’io solo un fantasma. Uno shock forse troppo forte per un “apprendista” come me e dopo i primi attimi di totale apertura, mentre lui si gira e continua a camminare con indifferenza,  cominciai a sentire le maglie dell’ego che tesseva ancora la sua tela. 

Mi scoprii a  sospettare  che Karmapa avesse  “violato la mia privacy” e sentii  l’io   ricostruire la gabbia della  schiavitù. Provavo rabbia verso Karmapa ed anche verso la mia stupidità, l’impotenza l’incapacità di essere libero, senza  bisogni aggiunti, senza orpelli…. (e l’analogia con gli uccelli mi viene spontanea).

Paolo D'Arpini


Ma che valgono le parole? Tu sfuggi a ogni descrizione! Che mai posso osare non avendo conoscenza? O cuore,se desideri cercare,incamminati lungo la via, guarda innanzi e indietro,divieni cosciente! Osserva i viandanti che giunsero a corte, sostenendosi l’uno all’altro.

Ogni atomo trova una porta diversa, una via particolare che a Lui conduce. Ma come puoi sapere quale strada percorrerai,da quale direzione entrerai in quella corte? Quando segretamente Lo cerchi, Egli si palesa; quando Lo cerchi apertamente, Egli si cela. Così se andrai alla ricerca di Lui, Egli rimarrà celato; se invece Lo cercherai in segreto, Egli si renderà manifesto. E in qualunque modo Lo cercherai, Egli sfuggirà comunque, essendo inafferrabile.
Oh tu che nulla hai voluto perdere,non cercare! Egli non è quel che tu credi, e allora taci una buona volta! Ogni tua parola, ogni tua conoscenza si riferisce a te soltanto -e però conosciti meglio- non a Lui!

………Ma non osare analogie, o tu che vuoi conoscere Iddio, perché un azione indescrivibile non le tollera. La sua gloria sconvolse la mente e il cuore di coloro che ti precedettero, lasciandoli attoniti a mordersi le dita. Contemplando la sua perfezione,lo spirito e l ‘intelletto annichilirono: l’uno si scompose e l’altro si confuse. Né i profeti, né gli inviati riuscirono a cogliere un solo atomo del tutto e alla fine, dichiarandosi impotenti, chinarono il capo e ammisero:” Non Ti conosciamo”.

Ma chi sono io per poter aspirare a conoscerLo? Può farlo solamente chi stabisca con Lui un rapporto totale.


…………..Scompari a te stesso, giacché questo richiede l’unione! Perditi in Lui, giacché tutto il resto non è che delirio. Entra nell’Uno, da “due” trasformati in Uno! Sii un cuore, un volto, una direzione.


(Da “Il verbo degli uccelli” di FARID AL-DIN ‘ATTAR)


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