martedì 11 novembre 2014

Estate di San Martino a casa di Valeria


 
svegliarsi a casa di valeria e’ veramente una esperienza fantasmagorica. la casa e’ un enorme contenitore di libri quaderni disegni manifesti oggetti particolari strumenti musicali costumi teatrali e quanto altro, tutto rigorosamente disposto nel caos più totale. mi soffermo  a guardare libri o manifesti per trovare qualche elemento comune alla mia sfera creativa, ma nella  confusione  non riesco a dare profondità al caos. lungo il sottoscala che porta nella piazza del paese, altri oggetti seguono il mio sguardo tra questi l’incredibile bagaglio della gioia, realizzato da valeria, sul bagaglio campeggia un biglietto: grazie per aver portato la gioia in questo paese.

al bar ordino un caffe, mentre verso lo zucchero di canna nella tazzina e giro il caffè col cucchiaino, lo sguardo si poggia sulla scritta della bustina: anche un orologio rotto due volte al giorno segna l ora giusta (h.esse). penso quindi che se sto fermo, due volte volte al giorno, faccio una cosa giusta. anversa e’ un posto magico, circondato dalle montagne, con sguardo aperto sulle gole del sagittario. a pochi km scanno e cocullo e in alto l'incredibile sperone roccioso, su cui sorge castrovalva. anversa. anticamente, ultimo avamposto dei marsi, sulla valle dei peligni, ha affascinato frotte di viaggiatori di diverse epoche, tra i quali gabriele d annunzio che vi ha ambientato la tragedia teatrale la fiaccola sotto il moggio. sembra che tempo e spazio siano in continua lotta per la conquista del luogo. si avverte il senso della storia e il respiro della natura. scendo nella valle verso sulmona dalla vecchia strada statale, sulla destra l'autostrada con lunghi viadotti, taglia a meta la montagna, si passa sotto gli archi di un vecchio e alto ponte della ferrovia, sulla destra il paese di bugnara, dove vivono alcuni amici. sono a pacentro, borgo turrito degli zingari scalzi: la luce dell estate di san martino e’ ridondante con tramonto vertiginoso. nella piana gli ulivi e gli orti, alle spalle il morrone, montagna celestiniana nel parco della maiella. nella piazza la chiesa, enorme accumulatore di energia e il campanile trasmettitore di tale energia, per mezzo delle campane, nel borgo, per le campagne e poi verso lo spazio e il cosmo come un trasmettitore cosmico. la sera sono a pettorano, pietroso e salitoso paese alla tradizionale festa di san martino denominata “capetiempe” , capotempo, festa legata ai cicli dell anno rurale di una volta. il 10 novembre con la raccolta delle olive finiva  la stagione dei lavori,  l anno agrario che reiniziava il 16 gennaio con l'uccisione del maiale. la stagione del riposo, una  sorta di letargo durava quasi due mesi. vino castagne e torta di san martino preparata con uova noci tritate mostocotto  con o senza  cioccolata.

la mattina dopo sono a introdacqua alla festa di ringraziamento dei frutti della terra che si festeggia ogni anno la seconda domenica di novembre. arte storia cultura sapori suoni e colori dalla valle per la via principale del paese. la benedizione dei cesti votivi ricolmi di frutta autunnale. degustazioni negli angoli pittoreschi del paese: minestra di farro con fagioli polenta verdure di campagna pizze fritte pizza gialla con zucca pizza gialla con uva passa e noci calici di vino novello. assaggio lottimo pane di solina con la buonissima salsa fatta con le tolle dell aglio. a proposito di agli incontro un loquace e giovane agricoltore che me ne procura una treccia e mentre si parla di cipolle dolci e mais otto file ci si ritrova tutti assieme a intagliare castagne da abbrustolire e gustare con lottimo vino rosso fatto da lui. oggi lunedì sono a sulmona nel giardino segreto di alessandro e cateriina. vivono in una colorata casupola di legno con le ruote, costruita da loro come i carri degli artisti girovaghi della commedia dell arte. coltivano i loro campi in modo naturale, hanno anche degli asinelli.

le strisce di terreno coltivato richiamano l'antico disegno della centuriazione romana, con tanti quadrati con lati di cento metri. penso che dall alto si legga ancora parte di questo disegno. sono seduto al bar di piazza garibaldi di sulmona. sul fondo intravedo l acquedotto medievale e in alto le montagne innevate sulle cime. leggo sul giornale un servizio sull annazzicarsi annazzicare come cullare cullarsi che prevede il muoversi il minimo per spostarsi il massimo come danza immobile attorno alla geografia alla filosofia alla storia al folklore e alla gastronomia, scoprendo che fra le diverse discipline esistono continui rimandi e una trama inestricabile: nazzicare come atto d amore per cio che si ama con spirito capace di assimilare l'essenza delle metamorfosi del mondo fluttuante, aperto alla imperfezione del mutamento, capace di scorgere persino nell abbandono e nella desolazione una possibilita di bellezza. un granello di sabbia sulla strada del cambiamento, più che un granello un seme che occorre ricominciare a piantare cercando di recuperarlo dal vecchio raccolto.

 

e’ vero che la campagna e le olive sono bellissime,

suoni di campane dai trasmettitori cosmici…

grida di bambini…

odori di foglie e fronde…

cosi ti lancio un pensiero

nel caldo sole di san martino

che ti bacia sulla fronte.


Ferdinando Renzetti

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