domenica 8 febbraio 2015

"Giovanni e Maria di Treia" - Trascrizione popolare di una storia bioregionale



...questa storia è ambientata in una dimensione fantastica nelle campagne vicino Treia della bioregione della Marca centrale o maceratese.


giovanni e maria erano due bionieri biabitanti delle bioregioni. giovanni si era messo in testa quella strana idea sulla autarchia: la produzione di tutto cio di cui avevano bisogno. così aveva coinvolto tutta la rete di appartenenza nella forma dello scambio di aiuto e nel giro di un paio di stagioni si era costruito una bella casa di terra a due piani; sopra due camere sotto la stalla la cucina e un piccolo magazzino, una tettoia per il forno a legna. fuori il compost toilette e il pozzo. avevano scelto di rinunciare ad acqua corrente ed energia elettrica. più in la avrebbero costruito un pannello solare per alimentare i led e quindi autoprodursi anche l'energia elettrica di cui avevano bisogno. possedevano un fornello e la bombola di gas ma preferivano usare il fuoco per cucinare vista l abbondanza di legna e ceppi.


nella stalla cerano una asinella qualche pecora per il latte e il formaggio e un po di galline per le uova. raccoglievano e coltivavano cereali ortaggi legumi e stavano coltivando anche la canapa e il lino soprattutto per i semi, buoni nutrienti e saporiti ma ancora erano riusciti a trasformare le fibre filarle e a mano con il fuso e poi al telaio.


avevano riservato una parte del campo a sperimentare quello che si chiama forest garden sfruttando il cosiddetto effetto margine dell ecotono, fascia di transizione tra diversi ecosistemi, in questo caso ecosistema bosco ed ecosistema campo coltivato. nella fascia ecotonale ce’ maggior biodiversita e competizione tra gli organismi viventi. quindi stavano rinselvatichendo le piante domestiche e controllando le selvatiche. trasformando il limite in opportunita, per esempio, il rovo, lasciato libero occupa tutto il terreno e crea problemi, gestito con dei tutori tipo siepe da frutti, le more, fiori che attraggono impollinatori e uccelli in più crea un microclima fresco trattiene lacqua piovana ospita altri altri uccelli ricci bisce (quello che si chiama nicchia ecologica). frutta selvatica verdure spontanee legna e ceppi erbe e bacche per l etnobotanica. buttavano pure palline di argilla piene di semi che coprivano con paglia e foglie, così magari un giorno avrebbero inselvatichito tutto il campo effettuando solo il minimo controllo della vegetazione e raccolto anche le insalate e le carote inselvatichite creando un sistema totalmente naturale.


quella sera era già passato zi pasqual’ lu scarpar infatti stava ancora lavorando sullaja aggiustando le scarpe di giovanni. maria aveva chiesto a zi pasqual se voleva li pipindun o le patan per cena e lui aveva risposto: bboon… patane e pipindune..!


cosi mentre nella psico-mo-sfera stavano friggendo patane e pipindune e lodore profumato e fragrante si diffondeva verso il sole altramonto si senti la voce di zi gaetan: piatti, piatti di ceramica, piatti. si era fermato sulla aja con la sua asinella carica di piatti brocche tazze in terracotta e ceramica colorata. a maria piacevano molto le ceramiche e avevano deciso di prenderne un po, erano costate diverse caciotte di buon formaggio, mentre si avviava verso casa con il suo carico prezioso si accorse che il grande piatto da portata era crepato. subito torno verso zi gaetan che fumava e parlava con giovanni e zi pasqual. cosi nacque una bella discussione, zi gaetan non voleva riconoscere il danno, secondo lui il piatto si era rotto nelle mani di maria, che a sua volta, negava con forza una simile evenienza, alla fine giovanni stanco della discussione esclamo: va bene questa volta l'hai vinta tu! permettimi almeno di dire una parola alla asino, lui rispose: va bbonn’..! giovanni si avvicino allasinella e facendo finta di parlarle senza farsi vedere le mise la cicca della sigaretta accesa nellorecchio. lasinella inizio a saltare imbizzarrita facendo cadere a terra parecchi pezzi di ceramica, zi gaetano disperato urlava : chi ji si dett… chi ji si dett??

chi ji so dett…?! rispose giovanni: ji so dett ca je’ proprie n asin’…!


(la storia di zi gaetan e’ stata raccolta a casalincontrada da una anziana informatrice )


la storia di zi pasqual, lu scarpar, mi e’ stata raccontata da un anziano contadino di citta santangelo, ora vive a pescara, in origine era pipindune e ove: bbonn’ ov’e pipindun’..!


mi ha altresì raccontato di un messo comunale che si era recato presso una casa colonica ed entrato in casa, morso dal cane, aveva detto: signo’ ca ngista lu can’ e quess ma muccicat.

la donna aveva rispost con: ngista si chiam..!



Ferdinando Renzetti

1 commento:

  1. Commento dell'autore: “Questa è una di quelle storie che proponevo di raccontare durante la Festa dei Precursori, del 25 e 26 aprile 2015, magari durante la visita ad una casa di terra di Treia. Il racconto è ambientato in una sorta di sospensione spazio temporale arcaica e contemporanea allo tempo che mischia scienza tradizione e innovazione, in un sistema a impatto zero, che poi era quello delle case di terra tradizionali dove veramente ci si autoproduceva quello di cui si aveva bisogno, escludendo qualche suppellettile od oggetti in ferro come zappe e vanghe. Diverse dinamiche diversi livelli diverse storie messe assieme anche un po di ecologia vegetale, io ci sono immerso fino al collo...”

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