Quasi si odono i prodromi di una primavera mai tanto attesa, dopo un inverno gelido e carico di tragedie che hanno duramente colpito l’Abruzzo. Oggi l’aria è tersa e il sole illumina le montagne ancora innevate. La luce filtra tra i rami spogli ad allungare l’ombra sui prati non ancora fioriti. In campagna si vedono le prime lucertole rincorrersi tra i sassi e qualche tenero germoglio s’intravede tra i rami di un sambuco ai bordi della strada.
Com’è mia abitudine, durante le ore più calde, amo fare jogging al mare. Se nelle scorse settimane la spiaggia era semideserta, oggi c’è una discreta presenza. Un variopinto campionario umano che mi sorprende e mi suscita una sana curiosità. Ma il mare è innanzitutto una dilazione dello spazio interiore, è il luogo di tutti e di nessuno, specie in questa stagione. Il mare, quando è calmo, svuota la mente e accompagna l’assenza dei pensieri con la fluidità dell’emozioni. Il mare è un’ emozione radiante, non è un contenitore di acqua dolce, è una poesia senza versi!
Durante la passeggiata vengo rapito da alcune situazioni che destano la mia attenzione. Incontro una donna anziana che in costume da bagno avanza verso gli scogli. La donna leggermente curva si siede nell’acqua bagnandosi completamente. Con questo freddo, che coraggio! Mi chiedo.
L’insolita scena frena i miei passi e mi avvicino con discrezione ad un’altra donna che staziona sulla riva e le chiedo, non senza un certo imbarazzo, se tutto è a posto. La donna con un italiano incerto mi rassicura che la persona anziana è sua madre e che provengono dalla Russia. Sono abituati a farsi il bagno nelle acque gelide dei loro mari, altro che Adriatico! Vedi, mi sono detto, tutto è relativo, cerca di mettere a fuoco e scoprirai il bersaglio!
Proseguo la mia passeggiata, mentre sta rientrando un peschereccio. E’ a pochi metri dalla riva e i due uomini a bordo ridono a crepapelle. Il più anziano invita il più giovane, che nel frattempo è sceso, ad azionare il verricello per tirare la barca sulla battigia. I due uomini erano talmente euforici che ho pensato ad un pescato generoso! Oppure a qualche episodio esilarante. Bontà loro!
Riprendo il mio jogging, il mare è quasi piatto e sulla linea dell’orizzonte un leggero velo impedisce di cogliere con nitidezza la linea di confine tra il cielo e il mare. Tutto sembra immobile. Sono giunto quasi al giro di boa, quando vedo un uomo di mezza età seduto su una sedia a sdraio. E’ già mezzo abbronzato, ha i capelli brizzolati ed gli occhi chiusi. La sua faccia esprime un mezzo sorriso tra il godereccio e il sornione. Sarà un vecchio lupo di mare? Mi chiedo con una lieve punta di malizia! Oppure un uomo che semplicemente si gode beato il suo sole.
Il clima è mite e il sole illumina gli scogli su cui è appollaiato uno stormo di gabbiani. Durante il mio ritorno, due donne, probabilmente mamma e figlia, visto che sono simili come due gocce d’acqua, portano a spasso un grosso cane. Camminano lentamente, ma il cane all’improvviso comincia a tirare il guinzaglio e corre verso l’acqua obbligando la ragazza ad assecondare il suo movimento. Entrano in acqua, schizzi dappertutto, e la mamma dalla riva senza scomporsi osserva la scena.
La sensazione di felicità è palpabile mentre il cane e la ragazza, usciti bagnati dall’acqua, si mettono a correre a perdifiato! Fine della passeggiata. Prima risalire in macchina una fontanella mi “invita” a sorseggiare la sua acqua e poi un ultimo sguardo all’orizzonte verso questa linea puramente immaginaria che tanto ci cattura dilatando il nostro spirito.
Montesilvano, 17 Febbraio 2017
Michele Meomartino
Nessun commento:
Posta un commento