martedì 14 febbraio 2017

Polveri Sottili: causa di Alzheimer e altri tipi di demenza



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Il caso è ancora controverso. E molti studi necessitano ancora di una conferma. Ma alcuni recentissimi report, come racconta la rivista Science, sembrano corroborare l’ipotesi che le PM2,5, le polveri sottili, e soprattutto quella ultra sottili, di diametro inferiore a 0,2 µm, possono attaccare non solo i polmoni e il cuore delle persone particolarmente esposte, ma anche il loro cervello. 


E più piccole sono le particelle inalate, maggiore è il rischio di un invecchiamento cognitivo veloce, dell’Alzheimer e di altri tipi di demenza. Uno studio epidemiologico condotto negli Stati Uniti, durato 11 anni, i cui risultati sono stati pubblicati la scorsa settimana sulla rivista Translational Psychiatry, sostiene che vivendo in determinati luoghi – ad esempio vicino a una strada molto trafficata – dove l’esposizione alle PM2,5 è superiore alla soglia indicata dall’EPA, l’Agenzia USA per la protezione dell’ambiente, di 12 μg/m3, raddoppia il rischio di demenza nelle donne più anziane. 

Pochi giorni prima alcuni ricercatori della University of Toronto, hanno pubblicato un articolo su The Lancet  proponendo che, tra i 6,6 milioni di cittadini dello stato dell’Ontario, quelli che vivono a 50 metri appena da una strada a grande scorrimento sono esposti a una quantità di polveri ultrasottili 10 volte superiore a coloro che abitano poco più in là, a 150 metri, e hanno una probabilità più alta del 12% di sviluppare la demenza rispetto a coloro che vivono ad almeno 200 metri della strada.

In realtà sono molti anni che si sospetta ci sia una relazione tra esposizione a particelle sottili e malattie cerebrali degenerative. Nel 2015, per esempio, a Boston un gruppo di ricercatori della Boston University School of Medicine e del Beth Israel Deaconess Medical Center hanno pubblicato sulla rivista medica Stroke  i risultati di un’indagine epidemiologica che sembravano dimostrare come persone che abitano da tempo in zone ad alto tasso di inquinamento vedono aumentare anche del 46% il rischio di subire danni alle strutture cerebrali. 


Ancor prima, uno studio pubblicato nel 2012 da un gruppo di ricercatori del Rush Institute for Healthy Aging del Rush University Medical Center di Chicago e che ha coinvolto 19.000 infermiere, ha rilevato una forte correlazione tra l’esposizione alle polveri sottili e ultrasottili e il declino della capacità cognitiva in donne che hanno superato i 70 anni di età. 

E in uno studio ancora più ampio pubblicato nel 2015, relativo a 95.690 anziani, un gruppo di ricercatori della China Medical University di Taichung, Taiwan, ha calcolato che un’esposizione di almeno 10 anni alle polveri sottili comporta un aumento del rischio di ammalarsi di Alzheimer del 138%.
Sempre nel 2015, Annals of Neurology  ha pubblicato uno studio su 1.403 anziani sani – senza problemi neurodegenerativi – in cui si dimostra che quelli esposti più a lungo alle polveri sottili hanno una quantità ridotta di “sostanza bianca”, una sostanza che collega l’encefalo al midollo spinale e che è coinvolta nell’apprendimento così come nello sviluppo di malattie del cervello. 


Ancora nel 2015 uno studio di ricercatori di Boston sembra poter dimostrare che, a pari di ogni altra condizione, maggiore e più a lunga è l’esposizione alle PM2,5, più piccolo in media è il volume del cervello. Science  ricorda che vari studi condotti su animali – dai topi di laboratorio a quelli di Lilian Calderón-Garcidueñas, considerata una delle città con l’aria più inquinata del mondo – sembrano concordare. Maggiore è l’esposizione al particolato fine e ultra fine, più gravi sono i danni alle strutture cerebrali. E non solo tra gli individui anziani.

Le cause, a grana grossa, sembrano abbastanza chiare. Il punto debole è il naso, capace di bloccare le particelle più grandi, ma non quelle più sottili. Ma il naso ha collegamenti diretti e rapidi col cervello, ecco che le particelle più piccole vengono presto a contatto con la materia cerebrale e possono contribuire a devastarla. 


Molti studi hanno dimostrato che un cervello esposto a polveri sottili mostra formazioni di proteine β amiloidi, ovvero di placche simili a quelle che si formano nel cervello dei malati di Alzheimer. Qualche ricercatore giunge a sostenere che oltre il 20% delle malattie del cervello sono causate dall’esposizione a polveri sottili.

Fonte: Science


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Abbiamo, dunque, trovato la soluzione all’enigma delle peggiori malattie neurodegenerative? La colpa è delle PM2,5? Molti altri studiosi invitano, prudentemente, alla cautela. Alcuni anni fa si era creduto di aver individuato nell’esposizione ad alti livelli di alluminio il killer del cervello. Ma poi si è visto che se l’alluminio è colpevole, non è né l’unico né il principale. Allo stesso modo: a tutt’oggi non ci sono studi sufficienti per dimostrare, al di là di ogni dubbio, che siano le polveri sottili a causare le più gravi malattie del cervello. È molto probabile comunque che le PM2,5  possano essere una concausa, insieme ad altri fattori, come i fattori genetici, la dieta e lo stile di vita, che concorre in maniera non deterministica a generare la demenza senile, l’Alzheimer o il Parkinson. La verità è che questo tipo di malattie sono multifattoriali. E si scatenano, appunto per un concorso di cause, tra cui l’inquinamento. Riconoscere che le polveri sottili hanno solo una parte di responsabilità non significa affatto minimizzare il rischio.
Al contrario, la relazione tra demenza e polveri sottili, per quanto non ancora definitivamente provata, può (deve) indurci ad agire. Per esempio, facendo in modo che non ci siano case a 50 metri da un’autostrada. Ma le fonti di polveri sottili sono tantissime. Oltre al traffico (in particolare i motori esausti di autobus e camion diesel), ne producono in gran quantità, alcuni sistemi di riscaldamento domestico, le centrali elettriche, gli inceneritori, la raccolta delle nocciole (soprattutto nel viterbese ), ecc. 

Dunque, bisogna agire in maniera precauzionale su tutte queste fonti, ma in fretta. Qualcosa si sta già facendo. In Europa come negli Stati Uniti l’aria è in generale meno inquinata di alcuni decenni fa, quando probabilmente gli anziani di oggi sono stati esposti ad altissime concentrazioni di polveri sottili. Occorrerebbe abbattere dunque l’inquinamento atmosferico anche in India, in Cina, in Messico e in tutti i Paesi a economia emergente dove l’inquinamento dell’aria ha raggiunto livelli altissimi. Si deve tener conto anche del fatto che le PM2,5, al contrario delle particelle più grosse, vengono naturalmente abbattute in un raggio relativamente piccolo dalla fonte. Molti medici negli Usa, ma anche europei, consigliano di abitare in case e di lavorare in ambienti distanti almeno 50 metri dalle grandi strade.
Ma è chiaro che il problema ha correlati di tipo sociale: chi, infatti, abita in una casa che affaccia su una strada ad alta intensità di traffico? Le persone meno abbienti. Ecco dunque che il rischio di malattie neurodegenerative causate (anche) dalle polveri sottili è correlato alla classe sociale. E l’opera di prevenzione non può che essere, dunque, a sua volta multifattoriale
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Fonte A.K. N.6 2017

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