Nel nostro manifesto ci definiamo una comunità in lotta e tra i nostri scopi ci diamo quelli di sostenere e diffondere:
- la creazione di comunità bioregionali;
- percorsi pratici di accesso alla terra come scelte di vite basate su principi agroecologici e strumenti di azione politica;
- scelte e pratiche cittadine di resistenza per creare alleanze tra città e campagna riconvertendo l'uso degli spazi e delle risorse sulla base dei principi dell'auto-organizzazione, della solidarietà, della cooperazione e della cura del territorio;
- di sostenere le comunità locali in lotta contro la distruzione del loro ambiente di vita.
Il nostro, poi, è un movimento fatto di reti, non centralizzato e a forte carattere territoriale. Questa è la nostra forza e, sopratutto, rispecchia ciò che siamo: contadin*, allevator* e raccoglitor* che fanno della terra non solo il loro sostentamento ma che, attraverso pratiche quotidiane portano avanti un'alternativa concreta ad un sistema politico ed economico mortifero (ed è in questo senso che facciamo esistere un'azione politica).
Nella nostra visione, che ha forti radici nell'antiautoritarismo e nell'autodeterminazione, è dalla moltiplicazione e diffusione delle esperienze pratiche e, quindi, territoriali, che emerge quello che si può definire un movimento che, nella condivisione di certi valori e nella riproduzione di certe pratiche, assume un respiro più ampio (possiamo dire, provvisoriamente, nazionale, anche se il termine nelle sue declinazioni storiche e politiche forse non ci appartiene).
Possiamo dire che con il lavoro degli ultimi otto anni questa condizione si è, in parte, realizzata. I nodi si sono moltiplicati, il nostro discorso si è affinato e arricchito, la sensazione di appartenenza va radicandosi in ognun* di noi, certi temi e certe pratiche si sono diffuse pur mantenendo la libertà di declinarle in ogni luogo in modo diverso, rispetto alle esigenze a al contesto delle singole realtà territoriali.
Ma sentiamo anche, da qualche anno, che arrivat* a questo punto abbiamo bisogno un altro passo in avanti che facciamo fatica a concretizzare.
Possiamo dire che con il lavoro degli ultimi otto anni questa condizione si è, in parte, realizzata. I nodi si sono moltiplicati, il nostro discorso si è affinato e arricchito, la sensazione di appartenenza va radicandosi in ognun* di noi, certi temi e certe pratiche si sono diffuse pur mantenendo la libertà di declinarle in ogni luogo in modo diverso, rispetto alle esigenze a al contesto delle singole realtà territoriali.
Ma sentiamo anche, da qualche anno, che arrivat* a questo punto abbiamo bisogno un altro passo in avanti che facciamo fatica a concretizzare.
Certo, nei momenti dell'urgenza abbiamo vissuto fondanti e meravigliose esperienze di mutualismo che ci danno la consapevolezza di poter contare le/gli un* sulle/gli altr* ma in molt* sentiamo l'esigenza di agire prima dell’emergenza, costruendo qualcosa di più: un'infrastruttura in grado di organizzare, sostenere e difendere le forme di vite agroecologiche che creano territori resistenti.
Un'organizzazione strutturata in modo da non prescindere dai nostri valori fondanti: la territorialità, l'autodeterminazione, l'antiautoritarismo.
Come nodo fiorentino crediamo che il fatto che questo nazionale si svolga a Mondeggi ci dia l'occasione di confrontarci su questa questione, forti di un contesto fecondo: da un lato, infatti, c'è la chiara volontà politica da parte delle/gli occupant* di creare le condizioni perché nascano mille Fattorie senza Padroni, rifuggendo dall'idolatria della singola situazione; dall'altro come nodo territoriale siamo consapevoli dell'importanza di quest’esperienza che è una messa in pratica di una serie di principi di cui GC si vuole promotore e difensore.
Come nodo fiorentino crediamo che il fatto che questo nazionale si svolga a Mondeggi ci dia l'occasione di confrontarci su questa questione, forti di un contesto fecondo: da un lato, infatti, c'è la chiara volontà politica da parte delle/gli occupant* di creare le condizioni perché nascano mille Fattorie senza Padroni, rifuggendo dall'idolatria della singola situazione; dall'altro come nodo territoriale siamo consapevoli dell'importanza di quest’esperienza che è una messa in pratica di una serie di principi di cui GC si vuole promotore e difensore.
Muovendoci dalla convinzione che queste due constatazioni non siano affatto in antitesi crediamo che la partecipazione di tutta la rete nazionale alla cura e alla difesa di questa esperienza possa essere un'importante banco di prova per concretizzare i progetti sospesi e iniziare a costruire le infrastrutture proprie di un movimento.
Se riusciamo a costruire sostegno e supporto anche al di la del momento critico di un eventuale sgombero questo stesso fatto sarà stimolo e rilancio sia per la rete; sia (soprattutto) per tutt* quell* che desiderano e sognano di intraprendere un percorso simile perché dimostrerebbe a tutt* di avere alle spalle un sostegno forte in grado di creare e difendere i nostri spazi, rendendo la prospettiva di riappropriarci della terra, delle modalità produttive e di mettere in atto una scelta di vita agroecologica svincolata dall’economia neoliberista più di una speranza: un'alternativa percorribile.
Come ben detto dal Collettivo di agricoltori contro le norme a seguito dell'uccisione da parte della gendarmeria francese dell'allevatore Jerome Laronze, da cui il nostro nodo prende il nome: «sono necessari atti di resistenza collettivi [...] perché solo un movimento collettivo ci permetterà di fermare la macchina che ci riduce in frantumi».
È questa, dunque, la questione che vorremmo porre a questo nazionale:
Vogliamo tentare, nel corso del prossimo anno, di elaborare e mettere in campo le pratiche per iniziare a costruire un'infrastruttura che abbia come scopo l'organizzazione, il sostegno e la difesa delle forme di vita agroecologiche approfittando anche dell'opportunità di avere un'esperienza come Mondeggi come banco di prova? Se si, quali risorse può mettere a disposizione ogni realtà territoriale? Quali le priorità in questo senso?
Per concludere, abbiamo pensato di creare un momento che ci dia la possibilità di unire al pensiero l'opera e l'azione, pur trovandoci costretti a sacrificare parte del prezioso tempo alle consuete attività del nazionale. Per questo la scelta di ravvivare il tardo pomeriggio e la serata del sabato con un corteo per le strade di Firenze a difesa di Mondeggi Fattoria senza Padroni, contro la svendita del beni comuni, per l'autodeterminazione dei territori attraverso esperienze di vite agroecologiche.
Comunità di resistenza contadina Jerome Laronze
Genuino Clandestino - Genuinoclandestino@autistici.o rg
Se riusciamo a costruire sostegno e supporto anche al di la del momento critico di un eventuale sgombero questo stesso fatto sarà stimolo e rilancio sia per la rete; sia (soprattutto) per tutt* quell* che desiderano e sognano di intraprendere un percorso simile perché dimostrerebbe a tutt* di avere alle spalle un sostegno forte in grado di creare e difendere i nostri spazi, rendendo la prospettiva di riappropriarci della terra, delle modalità produttive e di mettere in atto una scelta di vita agroecologica svincolata dall’economia neoliberista più di una speranza: un'alternativa percorribile.
Come ben detto dal Collettivo di agricoltori contro le norme a seguito dell'uccisione da parte della gendarmeria francese dell'allevatore Jerome Laronze, da cui il nostro nodo prende il nome: «sono necessari atti di resistenza collettivi [...] perché solo un movimento collettivo ci permetterà di fermare la macchina che ci riduce in frantumi».
È questa, dunque, la questione che vorremmo porre a questo nazionale:
Vogliamo tentare, nel corso del prossimo anno, di elaborare e mettere in campo le pratiche per iniziare a costruire un'infrastruttura che abbia come scopo l'organizzazione, il sostegno e la difesa delle forme di vita agroecologiche approfittando anche dell'opportunità di avere un'esperienza come Mondeggi come banco di prova? Se si, quali risorse può mettere a disposizione ogni realtà territoriale? Quali le priorità in questo senso?
Per concludere, abbiamo pensato di creare un momento che ci dia la possibilità di unire al pensiero l'opera e l'azione, pur trovandoci costretti a sacrificare parte del prezioso tempo alle consuete attività del nazionale. Per questo la scelta di ravvivare il tardo pomeriggio e la serata del sabato con un corteo per le strade di Firenze a difesa di Mondeggi Fattoria senza Padroni, contro la svendita del beni comuni, per l'autodeterminazione dei territori attraverso esperienze di vite agroecologiche.
Comunità di resistenza contadina Jerome Laronze
Genuino Clandestino - Genuinoclandestino@autistici.o
RispondiEliminaCommento integrazione di Giuseppe Finamore:
"...oggi pensavo all'alimentazione che noi bioregionalisti cerchiamo di praticare, dirigiamo le nostre scelte su prodotti naturali, biologici, integrali... Poi vengo a sapere che dagli anni 70 del 900 il grano, denominato "grano creso" una qualità di grano con il quale viene prodotta tutta la pasta, il pane e una miriade di prodotti derivati, è bombardato con raggi gamma del cobalto. Pare che sia stato ottenuto presso i laboratori Enea della casaccia e, rappresenta tutt'ora uno dei fiori all'occhiello dell'Enea. Il grano antico era più difficile da impastare poiche conteneva un quarto del glutine che invece contiene il grano creso... Questo creso ha la proprietà di rendere più facile la lavorazione, a causa della quadrupla presenza di glutine, quindi si agglutina molto meglio... Ma chiaramente l'abnorme presenza di glutine crea non pochi problemi, non è un caso se le persone con morbo celiaco sono aumentate in modo esponenziale dagli anni 70 del secolo scorso in poi. Prima di allora questo problema era quasi sconosciuto; certo non è l'unica causa questa ve ne sono anche altre ma di sicuro questa fornisce un cospicuo contributo... per non parlare poi degli squilibri glicemici che questa modificazione genetica, aumentando il glutine, può causare ad un numero incalcolabile di persone... Non vorrei che tutta la storia degli OGM sia una presa in giro, la Monsanto con il suo glifosato.... Ci fanno pensare a questa azienda quando sono quasi 50 anni che ci mangiamo sta roba... grano modificato geneticamente..."