lunedì 12 marzo 2018

Bioregionalismo pratico - Il pianeta non è una discarica... basta con la plastica!


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“L’età della pietra non finì perché finirono le pietre, l’età del petrolio non finirà perché finirà il petrolio”, Ahmed Zaki Yamani. Parafrasando questa frase molto illuminante potremmo dire che non bisogna aspettare che finisca la plastica, anche perché nel mondo c’è ancora tanto petrolio per produrla, ma bisogna eliminarla subito il più possibile dalla nostra vita quotidiana per evitare tutti gli effetti negativi. D’altronde se l’umanità è riuscita a sopravvivere per centinaia di migliaia di anni senza plastica è possibile che non ci riusciamo noi adesso? 

E’ altrettanto possibile che ogni dannata cosa che io compri sia avvolta da strati e strati di plastica che vengono immediatamente gettati e spesso non vengono nemmeno riciclati? Perché non possiamo usare confezioni ed imballaggi di semplice carta biodegradabile, riciclabile ed ecologica? Oppure perché non tornare alle confezioni metalliche o di vetro ? Molti diranno che la plastica costa di meno ma siamo sicuri di questo ? Se andiamo a sommare tutti i costi ambientali odierni con quelli futuri, che ancora sono molto sottostimati, allora forse l’uso della plastica non è tanto conveniente per la collettività ma solo per le grandi multinazionali del commercio! 

Per fortuna ultimamente si nota un certo fermento in questo campo e si stanno cercando di trovare soluzioni, vecchie e nuove. L'Unione Europea, di recente, ha dichiarato guerra alla plastica, chiedendo ai paesi membri di limitarne l’uso e far sì che quella utilizzata sia tutta riciclabile entro il 2030 mentre la Cina ha fatto sapere che non accoglierà più le milioni di tonnellate di plastica che sinora accettava dai paesi occidentali per smaltirli sul proprio territorio. L'Europa produce oggi 25 milioni di tonnellate di plastica e solo il 30% finisce nel circuito del riciclaggio il resto diventa spazzatura che finisce in mare e in spiaggia, ogni minuto ne finisce in mare una quantità pari a un camion della spazzatura, e nel 2050, se le cose proseguiranno a questo ritmo, ci sarà più plastica che pesce (in peso) negli oceani. 

I consumi, tra l'altro, non accennano a fermarsi: la produzione si è moltiplicata per 20 nell’ultimo mezzo secolo e i 311 milioni di tonnellate di oggi diventeranno 630 nel 2036. 

Anche la premier britannica Theresa May ha proclamato nuove misure per ridurre sensibilmente l'utilizzo di questo materiale, ingaggiando una nuova “battaglia di Inghilterra" quella del vetro contro la plastica, con un ritorno sulla scena, sotto vari aspetti, dei contenitori di vetro. Sadiq Khan, sindaco di Londra, ha lanciato nei giorni scorsi un piano triennale da 750 mila sterline (poco meno di 1 milione di euro) per creare 20 nuove fontane pubbliche nella capitale: lo scopo è permettere alla cittadinanza non solo di bere un sorso di acqua potabile sul posto ma soprattutto di riempire bottiglie, di vetro o comunque sempre le stesse, per portarsela a casa. I benefici sono duplici: risparmio di denaro, perché l’acqua delle fontane è gratis, mentre quella minerale in negozi e supermercati costa, e riduzione dell’inquinamento, perché si generano meno rifiuti. 

All’iniziativa collaborano anche le aziende private, con incentivi a offrire fontanelle di acqua potabile ai dipendenti invece di bottiglie di acqua minerale di plastica da acquistare. Il supermercato Iceland, leader nel mercato britannico dei prodotti surgelati, gioca la sua scommessa per l'ambiente anche nel gesto quotidiano di riempire il carrello. La catena ha annunciato un piano per arrivare a bandire - entro la fine del 2023 – la plastica dalle confezioni dei prodotti che portano il suo marchio. 

La scommessa dei supermercati è quindi di sostituire tutta questa plastica, 1 milione di tonnellate l'anno, per la rete di punti vendita in Inghilterra, con nuovi materiali per il packaging, dalla carta alle più recenti tecnologie disponibili. Un sondaggio citato dalla stessa nota del gruppo, sulla base delle risposte di 5mila consumatori, dice infatti che l'80% dei clienti supporta una simile scelta. E che il 91% sarebbe più propenso a consigliare a familiari e amici di fare acquisti presso i negozi "plastic-free", mentre quasi il 68% segnala che altri supermercati dovrebbero emulare questo piano. Ma sarà possibile un giorno andare a fare la spesa in un supermercato con prodotti "plastic-free", senza plastica? 

Ad Amsterdam, nei Paesi Bassi, è possibile. Ultimamente nella città olandese, infatti, ha aperto il primo reparto al mondo di un supermercato in cui, in oltre settecento prodotti esposti, gli imballaggi sono costituiti da materiali di vario genere, ma tutti rigorosamente "compostabili" oppure vetro e metalli. Non viene utilizzata in alcun modo la plastica. Si tratta di un punto vendita della catena di cibo biologico Ekoplaza, che ha promesso di estendere simili reparti in tutti i suoi 74 supermercati del Paese entro la fine del 2018. Sperando che questa filosofia prenda sempre più piede anche da noi, perché non iniziare subito varando delle leggi che prevedano la sostituzione degli imballaggi di plastica con quelli di sola carta e cartone?

Giorgio Giannini


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(Fonte: Accademia Kronos)

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