Uh, Uhu… Certo, mettersi a parlare di UFO ed alieni non è propriamente nel mio filone culturale, anche se talvolta in passato me ne sono occupato.
Veramente ricordo che anche il mio Guru, Swami Muktananda, in vari discorsi parlò di abitanti di altri piani e di altri mondi. E che la vita sia possibile in ogni condizione, anche diversa dal nostro sistema biologico, è una logica conseguenza dell’espressione della Coscienza attraverso i cinque elementi: Etere, Aria, Fuoco, Acqua e Terra.
Si dice che possano esistere intelligenze ed enti persino nelle stelle (trattasi evidentemente di esseri energetici dell’elemento Fuoco).
Beh, comunque l’Universo è praticamente infinito e la considerazione che la vita possa essere presente in esso, nella totalità di esso, è decisamente plausibile.
Anche a titolo personale ho avuto delle “sensazioni” che mi fanno intuire che altre forme vitali possano e vogliano prendere contatto con noi umani, anche se -lo confesso- dal mio punto di vista ritengo che sia opportuna la non interferenza diretta fra le specie in via evolutiva.
Ovvero ritengo che ogni specie vivente, su ogni nucleo o dimensione, debba potersi sviluppare senza che ci siano dirette manomissioni nella sua crescita da parte di entità aliene. Perciò il contatto con gli alieni -secondo me- dovrebbe avvenire unicamente su un piano di parità, almeno in senso spirituale se non tecnologico.
Comunque tutto è possibile… e d’altronde anche noi, in quanto specie umana, abbiamo pesantemente interferito nello sviluppo degli animali (perlopiù sfruttandoli e torturandoli) forse ci meritiamo altrettanto da parte di intelligenze più evolute…
Ma se realmente fossero “più evolute” potranno poi compiere quegli stessi errori nei nostri confronti?
Paolo D'Arpini - Rete Bioregionale Italiana
domenica 31 agosto 2025
Esiste "altra" vita nell'Universo?
sabato 30 agosto 2025
Fiat Lux... (in che senso?)
Nonostante la situazione geopolitica, eufemisticamente drammatica ed esistenzialmente esiziale, non possa che far guardare al futuro con tremante timore, sopravvive in essa il seme di una speranza di luce.
Dell’agonia dell’egemonia mondiale statunitense se ne parla da tempo. La bandiera multipolarista dei Brics ne è il vessillo sul pennone più alto, visibile a tutti. In ordine sparso, Putin, Xi jinping, Modi, Lula, i referenti fondatori della nuova geopolitica, stanno lavorando a uno stato mondiale fondato sul reciproco rispetto e sulla collaborazione. Stanno così dichiarando ai prostrati filoccidentali che il criterio cowboyco degli statunitensi è vicino al termine. Criterio che, con i suoi Texas Ranger armati di mitra e di banconote, aveva confinato in apposite riserve di apparente libertà e democrazia – ma di sicuro controllo – molti paesi del mondo. E che così, grazie alla motivazione dello spirito del Destino manifesto, avrebbe proseguito per mantenere e imporre il proprio modello di pace fondata sul consumo come valore, sull’opulenza come progetto, sull’evirazione della consapevolezza della realtà come culmine.
Di tale tramonto egemonico, tra le righe di quanto si legge e si sente nei canali che non siano i giornalacci pornoinformativi blasfemamente corretti e le emittenti parigrado, si coglie l’auspicio che sia breve. L’idea della caduta dell’astro occidentale oltre l’orizzonte della sua egemonia propaga una vibrazione d’energia, che si somatizza nella speranza dell’avvento di una realtà differente da quella in cui siamo, giocoforza, costretti a vivere attualmente, e da tempo, con impotenza politica e pena esistenziale.
La speranza di liberazione dall’attuale paradigma socio-politico-economico-esistenziale sorge anche dall’essersi sentiti invasi da domande incredibilmente perfino più potenti di quelle imperiture. Chi siamo? Che facciamo qui? Da dove veniamo? C’è uno scopo? Dio esiste? Interrogativi universali che hanno perso la testa della classifica, superati e distaccati da quelle storiche e caduche quali Come siamo potuti finire nel punto in cui ci troviamo? Come è possibile essere guidati da politici non eletti, le cui parole non hanno nulla a che vedere con quanto le nostre orecchie avrebbero bisogno di sentire? Come possono seguitare a stare dove stanno, senza nessuno che li cacci via? Come mai non è ancora emerso un nuovo Gavrilo Princip, capace di far sentire la voce che il regime non ascolta? E la democrazia? Cosa ha a che vedere con l’andazzo censorio, repressivo, con l’imposizione di valori a mezzo di ingiunzioni dedicate a minoranze, la cui mancata accondiscendenza comporta la condanna politicamente corretta del reo, secondo il codice unico del pensiero unico? Nell’insieme, un miasma di virus infettivi per la salute delle identità, da quelle individuali a quelle comunitarie, di varia unità di misura?
I volteggi della speranza di un nuovo paradigma sono sospinti anche dallo stato di mortificazione di coloro che la vivono. Uno stato talmente prostrato che abbisogna di un lenitivo a cui provvede il dottor Rimozione. Una saggia figura nascosta in noi che, quando serve, impone di andare oltre la pena, vincolando l’immaginazione a configurare soltanto il bello e il buono. Un espediente per prevaricare il tratteggio e la predizione di possibili controindicazioni. È l’inconsapevole psicologia del rivoluzionario, il quale dopo i bagliori dell’avvento per cui ha combattuto, gradualmente o meno, scivola a riproporre quanto aveva voluto estirpare.
Intanto, quando ci si dedica a immaginare una realtà non più fondata sull’avidità e le sue prepotenze, ma sul reciproco rispetto e collaborazione, oltre alle decine di conflitti nel mondo provocati, sostenuti, mantenuti e progettati dal sistema di pensiero Nato-statunitense, anche la Gaza-mattanza e l’Ue-Nato-ucraino-follia passano in secondo piano.
Il sistema attuale, come una bombola d’ossigeno dai costi proibitivi, permette alla bruxelliana Vergogna Europea di sopravvivere. Nonostante i suoi 450 milioni di costituenti, di cui 359 con diritto di voto, è nelle mani di una manciata di feudatari, seduti su uno scranno autoreferenziale, appoggiato sul vuoto di un negato suffragio universale. Re, regine, principi e vassalli, teste dipendenti da fili che le guidano, senza corpo politico democratico, senza vene in cui correre verso la luce, nella cui idraulica centralizzata scorre sostanza blu, invece del sangue pulsante di comunità.
Una Vergogna Europea che, come ce ne fosse ancora necessità, ha dato dimostrazione del misero peso internazionale in occasione dell’incontro a Washington del recente 18 agosto 2025, seguito a quello in Alaska, di tre giorni prima, tra Trump e Putin. Dopo essersi indignata per l’estromissione dal tavolo delle trattative sulla vicenda ucraina, evidentemente dimentica d’aver fomentato la guerra senza soluzione di continuità, ha fatto valere la propria voce per la pace, proseguendo sulla medesima linea di sostegno a oltranza della guerra.
La riduzione a pedone dell’Unione Europea, ammesso sia mai stata qualcosa di più, implicita nella dinamica relazionale internazionale, è un esito che, per tutti noi vergogna-europei d’anagrafe ma non di spirito, ha del buono, in quanto goccia che va ad alimentare la speranza dell’avvento del cambio mondiale-geopolitico.
Dopo l’Alaska, Putin ha dato il merito dell’eventuale fine della guerra a Trump. Una mossa che è carburante per il MAGA e, contemporaneamente per la linea guida Brics dedicata alla multipolarità. Mentre Trump ha sostenuto l’ex agente Kgb sul diritto di includere nei confini russi i territori militarmente conquistati. Azione che, a sua volta, disponeva di un doppiofondo, in cui giaceva il contratto di diritto di sfruttamento del sottosuolo – leggi terre rare indispensabili alla tecnologia digitale – e forse di ricostruzione di impianti e industrie incenerite dalla guerra speciale di Vladimir. Dunque, ad Anchourage – come in tutte le relazioni, e chissà quante volte nella storia – tra il judoka russo e il biondo Donald si è giocata una partita truccata, una messa in scena per un’audience immensa. Se c’era da consolidare un rapporto e guadagnare un punto a testa, ognuno dei due l’ha fatto vincere all’altro.
Che fare? – si chiede Trump – per uscire dall’impasse di un possibile, se non probabile, nuovo equilibrio multipolare? C’è una risposta non difficile. Frantumare la nocciolina Europa entro il nuovo schiaccianoci vincolato all’Artide, tra Stati Uniti e Russia.
Se è legittimo ritenere che Trump, per il suo MAGA, voglia uscire dal conflitto ucraino anche al fine di normalizzare le relazioni con la Russia e con la Cina – e così trovare un suo posto nel multipolarismo – lo è altrettanto sospettare che il deus ex machina di tutta questa geopolitica corrisponda al timore statunitense di un declino verso l’instabilità interna e l’autarchia.
Un geopolitico in cui l’Unione Europea non è che una comparsa sullo sfondo. Figura marginale e risibile ormai impotentata rispetto al suo progetto, fondato sull’Euro, di elevarsi per sedersi al tavolo in cui si fa sul serio.
Speriamo! Sì, perché, oggi, qualunque evoluzione che spazzi via questa inimmaginabile orwelliana Vergogna Europea pare meglio dell’attuale stato delle cose.
Un salto nella luce o un ritorno all’eros della vita, a mezzo del quale la storia delle nazioni europee potrà essere recuperata, quando la provincialità internazionale sarà finalmente raggiunta quale conto da pagare per la sequela di nefandezze di cui è stata ed è capace.
Lorenzo Merlo
venerdì 29 agosto 2025
I limiti della crescita...
Il rapporto, basato sulla simulazione al computer World3, predice le conseguenze della continua crescita della popolazione sull'ecosistema terrestre e sulla stessa sopravvivenza della specie umana. Dal 6 giugno 2013 il libro in lingua inglese è disponibile sotto licenza Creative Commons Attribuzione Noncommerciale.
In estrema sintesi, le conclusioni del rapporto sono:
Se l'attuale tasso di crescita della popolazione, dell'industrializzazione, dell'inquinamento, della produzione di cibo e dello sfruttamento delle risorse continuerà inalterato, i limiti su questo pianeta saranno raggiunti in un momento imprecisato entro i prossimi anni. Il risultato più probabile sarà un declino improvviso ed incontrollabile della popolazione e della capacità industriale. È possibile modificare i tassi di sviluppo e giungere ad una condizione di stabilità ecologica ed economica, sostenibile anche nel lontano futuro. Lo stato di equilibrio globale dovrebbe essere progettato in modo che le necessità di ciascuna persona sulla terra siano soddisfatte, e ciascuno abbia uguali opportunità di realizzare il proprio potenziale umano.
Aggiornamenti
Nel 1992 è stato pubblicato un primo aggiornamento del Rapporto, col titolo Beyond the Limits (oltre i limiti), nel quale si sosteneva che erano già stati superati i limiti della "capacità di carico" del pianeta.
Un secondo aggiornamento, dal titolo Limits to Growth: The 30-Year Update è stato pubblicato il 1º giugno 2004 dalla Chelsea Green Publishing Company. In questa versione, Donella Meadows, Jørgen Randers e Dennis Meadows hanno aggiornato e integrato la versione originale, spostando l'accento dall'esaurimento delle risorse alla degradazione dell'ambiente. Nel 2008 Graham Turner, del Commonwealth Scientific and Industrial Research Organisation (CSIRO) Australiano, ha pubblicato una ricerca intitolata «Un paragone tra I limiti dello sviluppo e 30 anni di dati reali» in cui ha confrontato i dati degli ultimi 30 anni con le previsioni effettuate nel 1972, concludendo che i mutamenti nella produzione industriale e agricola, nella popolazione e nell'inquinamento effettivamente avvenuti sono coerenti con le previsioni del 1972 di un collasso economico nel XXI secolo.
(Continua su: https://it.wikipedia.org/
Video collegato: "The Limits To Growth (I Limiti Della Crescita)"
Bel documentario che narra della nascita e delle polemiche che da 50 anni imperversano attorno a uno dei libri più controversi della storia contemporanea: I Limiti Della Crescita. Commissionato dal Club Di Roma nei primi anni '70, fu pubblicato nel 1972 e da allora non cessa di stupire, irritare, appassionare, spaventare, entusiasmare schiere di economisti, ecologisti, industriali, politici, e semplici cittadini. Profetico e allarmista, butta sul piatto un tema che oggi assume connotazioni davvero drammatiche: per quanto ancora la nostra società globale può ancora crescere prima che si superi il punto di non ritorno? Dopotutto noi viviamo in un ambiente di risorse limitate, e queste a un certo punto semplicemente cesseranno di esistere. Cesserà di esistere anche la società attuale? O si trasformerà, obtorto collo, in qualcosa di radicalmente differente da quella che conosciamo? Magari peggiore di quella attuale? Il rischio c'è...
Link: https://www.youtube.com/watch?
La differenza tra importazione agroalimentare e produzione bioregionale...
1 kg di ciliegie del Cile deve attraversare per arrivare da noi 12.000 km, più o meno gli stessi di 1 kg di mirtilli argentini, qualche migliaio in meno rispetto alle angurie brasiliane. Questi dati fanno capire come acquistare prodotti a km zero o direttamente dal produttore contribuisca non solo sul piano economico, ma anche su quello ambientale.
La vendita diretta, adottata in varie bioregioni italiane, ha altri meriti: ha salvato prodotti in via di estinzione ed ha ridotto del 35-25% gli scarti alimentari, i cui valori nella grande produzione possono arrivare al 60% e comunque si attestano intorno al 40%.
mercoledì 27 agosto 2025
La distruzione chiama espiazione... e cambiamento!
...profondamente, capisco che non siamo impotenti, tutti noi, non siamo impotenti, ma soprattutto tutti noi siamo colpevoli.
Colpevoli di trasmettere ai bambini modelli di vita malati
Colpevoli della deportazione di interi popoli
Colpevoli per un mondo che sta velocemente distruggendosi
Siamo colpevoli perché nelle nostre azioni quotidiane tradiamo continuamente la vita.
Ognuno di noi è responsabile del suo spazio, delle persone che lo circondano, delle proprie piccole azioni, dei propri pensieri. Ognuno di noi deve agire pulito e non scacciare i pensieri che lo infastidiscono. Ognuno di noi deve come prima cosa smettere di pensare di essere impotente, perché questo è un buon trucchetto per mantenere la paralisi e continuare su binari prestabiliti.
Ognuno di noi deve smettere di obbedire a sistemi di pensiero preordinati credendo che sia impossibile pensare diversamente.
Smettere di avere paura, paura di non avere abbastanza soldi, paura che qualcosa gli venga tolto, paura di non trovare lavoro, paura di non essere qualcosa o qualcuno.
Smettere di anestetizzarsi con droghe naturali o sintetiche per depotenziarsi, per avere una scusa in più per non agire! Smettere di ubriacarsi per ovattare il dolore, ma imparare a far sbocciare dal dolore la comprensione.
Non esiste DOPO non esiste FARO', non esiste un futuro migliore, esiste solo ADESSO e agire SUBITO facendo della propria vita un piccolo capolavoro, una piccola opera d'arte, senza bramare denaro, senza avere paura di perdere, senza desiderio, senza vizio e per vizio intendo crogiolarsi nel calore di ciò che ci rovina.
La bellezza appare quando si fa pulizia, quando si crea dello spazio dentro e fuori, non c'è bisogno di niente, non abbiamo bisogno di niente.
Solo questo, io credo, può cambiare il mondo.
Simona Costanzo - Ecologista indipendente
Aleksander Dugin: "Può il mondo uniformarsi ad un solo modello politico, culturale, antropologico? Può l’omologazione turbofinanziaria esprimere controllo e dominio su tutti gli spazi geopolitici? Possono gli Stati Uniti attribuirsi una funzione egemonica che domina il senso comune delle masse, penetra nella loro anima, la imprigiona nella falsa coscienza del politicamente corretto?...”
martedì 26 agosto 2025
In solidarietà con la Palestina...
Israele ha approvato il piano di divisione della Cisgiordania e contemporaneamente ha avviato l’operazione di occupazione totale della Striscia di Gaza.
Da una parte è cominciata l’invasione terrestre di Gaza City e l’esercito ha già preso il controllo di buona parte della città: un’operazione militare che si inserisce in un disegno ben più ampio e inquietante.
Dall’altra il governo israeliano ha appena rilanciato il progetto E1: 3.500 nuovi appartamenti per espandere l’insediamento di Ma’ale Adumim, a est di Gerusalemme, in Cisgiordania. Un piano congelato per decenni sotto la pressione internazionale, riattivato con orgoglio come risposta ai Paesi che hanno annunciato il riconoscimento dello Stato di Palestina.
La situazione è inaccettabile, la verità è sotto gli occhi di tutti e non possiamo più restare indifferenti. Il governo italiano ha deciso di restare in silenzio confermando la propria complicità, noi vogliamo attivarci. Per questo dobbiamo essere tante e tanti.
Ecco qui sotto 10 cose che puoi fare
– firma la nostra petizione contro il criminale di guerra Netanyahu
– chiedi con noi il Nobel per la Pace per Francesca Albanese
– non acquistare prodotti israeliani o di aziende che finanziano il genocidio. Il boicottaggio funziona, guarda cos’è successo nelle farmacie di Sesto Fiorentino
– segui e supporta le azioni di BDS Italia per sapere come boicottare nel migliore dei modi
– appendi una bandiera palestinese al tuo balcone o alla tua finestra come abbiamo fatto nella nostra sede nazionale
– chiedi al tuo comune di condannare il genocidio a Gaza e prendere posizione. Come hanno fatto Firenze, Perugia e molti altri
– aderisci allo sciopero degli acquisti. È iniziato il Global Strike for Gaza: nessuna spesa di giovedì, per saperne di più clicca qui
– continua a informarti, leggere, verificare, parlare e condividere
– continuiamo a riempire le piazze come abbiamo fatto insieme a giugno, chiedendo la pace in 300.000
– nei luoghi della politica ci sono molte e molti che alzano la voce ogni giorno per chiedere giustizia, seguici!
Siamo tantissime e tantissimi!
Noi abbiamo scelto da che parte stare. E tu?
Grazie per tutto quello che potrai fare,
Sinistra Italiana
Articolo completo: https://www.labottegadelbarbieri.org/palestina-solidarieta-massima-ogni-giorno/
Altra Petizione: https://mettilafirma.it/?