Secondo uno studio pubblicato sulla rivista “ Nature Water” circa 5,5 miliardi di persone in alcune zone del mondo potrebbero essere colpite da un pericoloso peggioramento della qualità delle loro acque. Già questo oggi vale per circa 2 miliardi di persone.
Negli ultimi decenni, l'Asia orientale e la regione del Pacifico hanno registrato il maggior inquinamento delle acque superficiali, per due concause, boom dell'industrializzazione e della popolazione ed inadeguatezza infrastrutturale, mancano cioè impianti adatti ed efficienti per la potabilizzazione e il successivo trattamento delle acque reflue. Lo studio ha modellizzato la qualità delle acque superficiali in base a tre diversi scenari ipotizzati dall'IPPC e che comprendono l’evoluzione del riscaldamento globale, l’aumento della popolazione, e lo sviluppo socio economico futuro con 3 modelli di qualità temporalmente articolati in periodi ventennali.
Lo studio prevede che in tutti e tre gli scenari la qualità dell'acqua potrebbe peggiorare nei Paesi del Sud America e dell'Africa subsahariana con economie emergenti. Al contrario, in molti Paesi ricchi, le migliori tecnologie e gli impianti più efficienti porteranno ad una migliore qualità, una maggiore disponibilità, una responsabile attenzione verso la ricchezza acqua.
Secondo gli Obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite, entro il 2030 tutti dovrebbero avere accesso all'acqua potabile, ma di fatto rispetto a questo traguardo va registrato uno scollamento con le politiche globali e la realtà su scala più piccola. In fondo riviviamo il tempo della grande puzza di Londra dell"800 e della nascita dell'ingegneria Sanitaria, con la differenza che allora gli abitanti della terra erano un quarto di quelli di oggi e di conseguenza la soluzione poteva essere più facile, ma oggi abbiamo un'alleanza fortissima, l'innovazione tecnologica avanzata, a cui dobbiamo affidarci forse con fiducia maggiore di quanto facciamo.
Prof. Luigi Campanella - Fondazione Aqua
Prof. Luigi Campanella - Fondazione Aqua
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