Sabato 14 febbraio 2015 al Museo della Tessitura - Laboratorio La Tela - di Macerata si è tenuto un evento dal titolo "Da la conocchia a lu' guarnellu"...usi costumi e tradizioni del folklore maceratese.
Con Manuela Ruffini: Il folklore, caratteristiche generali del Folklore, il significato del termine, la sua nascita, e il folklore nel nostro secolo e Roberta Giannangeli:Da la conocchia.... fino all'abito da sposa, passando per il corredo e tutto quanto si svolge nella vita di una ragazza dalla sua adolescenza fino al matrimonio, nel periodo di fine 800 nel maceratese.
L’evento è stato allietato dagli organettisti de “Li Pistacoppi”con la musica del ballo tipico maceratese: il saltarello.
Alcune immagini nella descrizione dell'argomento di Roberta Giannangeli
"Oggi la parola “conocchia” indica il dono nunziale, ma un tempo era uno dei tanti strumenti della filatura e tessitura,insieme a “lu fusu,lu filarellu,lu depanato’,la nnaspa,lu tela’,la naetta,li licci.” Biancheria e stoffe oggi le acquistiamo ma anticamente “lu corredu o accungiu” erano tessuti in casa. Con le diverse tele, ricavate dalla tessitura di canapa o lana o cotone o lino,venivano confezionati gli indumenti utili al vivere quotidiano,dal corredo da letto,asciugamani,rotoli di biancheria per la cucina, fino ai lenzuolini di battesimo o “ sciuccato’ ” per il letto di morte. La preparazione del corredo accompagnava tutta l’adolescenza della ragazza. Il suo vestito da sposa non era altro che il costume locale con alcuni abbellimenti.
Sempre presente la camicia bianca per lei e per lui finemente ricamata. Le spalle della sposa erano coperte da un fazzoletto bianco con lunghe frange. In testa aveva la vettarella bianca. La gonna o “guarnellu” era di cotone con righe verticali a vivaci colori e sopra vi era la pannella bianca con falpala’. Il busto era rigido e coperto di velluto ricamato a mano. Muovendosi la sposa faceva intravedere i pizzi, le trine rosse e merletti del sottogonna e mutandoni. L’abbigliamento era completato da collane di perle scaramazze, di oro e corallo, orecchini con pendenti o buccole d’oro. Ai piedi calzavano scarpe “a trunghitti” con tacco a rocchetto. I calzetti erano di cotone bianco lavorati con ferri appositi. Lo sposo, sopra la camicia bianca ricamata sul davanti con motivi floreali dai vivaci colori, indossava il corpetto della festa, confezionato con stoffa damascata, celestina o gialla, con doppia fila di bottoni ricoperti della medesima stoffa e con due piccoli taschini sul davanti. I calzoni secondo la tradizione erano lunghi fino al ginocchio con pattina alla marinara, una sola tasca laterale a sinistra e un taschino sul retro, ed erano sostenuti da una ricca fascia di cotone ricamata a uncinetto dalla sposa. Il colore della fascia era bianco per gli scapoli e rosso per gli ammogliati. I calzoni erano fermati al ginocchio da lunghi calzettoni di cotone bianco ricamati lateralmente e cinti da giarrettiere di velluto policromo. Le scarpe erano di colore nero con tacco basso e stringhe colorate."
Peccato non esserci potuti essere, speriamo che le ragazze della Tela vengano a Treia alla Festa dei Precursori del 25 e 26 aprile 2015 a raccontarci un po' di queste belle storie!
Caterina Regazzi
Peccato non esserci potuti essere, speriamo che le ragazze della Tela vengano a Treia alla Festa dei Precursori del 25 e 26 aprile 2015 a raccontarci un po' di queste belle storie!
Caterina Regazzi
Nessun commento:
Posta un commento